Fattoria Il Capitano, la “Signora del Chianti”.
L’aria di grande fermento che sta colpendo la Toscana e l’areale del Chianti Rùfina è sotto gli occhi di tutti. C’è voglia di tornare profeti in patria, di fare chiarezza rispetto a quei preconcetti e quella cattiva comunicazione che negli anni ne hanno parzialmente frenato la crescita. Scopriamolo attraverso un assaggio d’eccezione.
Rùfina
La Rùfina è al centro di questo movimento. Un piccolo areale pregno di storia, famiglie, terroir del vino. Il Bando di Cosimo Terzo de’ Medici del 1716 ne è la testimonianza più importante: con esso si delinea la regione vinicola per i vini di pregio: Chianti (ora Chianti Classico), Pomino (ora Chianti Rùfina e Pomino DOC), Carmignano e Valdarno di Sopra. Nel 1932 un decreto ministeriale crea i confini attuali e le sottozone del Chianti, tra cui appunto Rùfina.
La pedologia della zona vanta una zonazione condotta dal Prof. Scienza. Siamo a 20 km da Firenze, nel medio versante della Sieve, le altitudini vanno dai 200 ai 700 mt e le escursioni termiche tra giorno e notte creano un clima ideale per la viticoltura. La traduzione nel calice è nell’acidità, la vera spina dorsale e firma di quest’areale e gioca sinuosamente con la struttura importante e piena di un Chianti.
Terrӕlectae
Al centro del cambiamento si erge il progetto Terrӕlectae, nato nel Maggio ’22. Con un “marchio collettivo volontario” si ha l’ambizione di evidenziare, attraverso singolarità selezionate, le sfaccettature, i comuni denominatori e la grande vocazione nella qualità dei vini.
Ogni azienda aderente ha “eletto” un vigneto più rappresentativo, esclusivamente a Sangiovese. Le uve sono quindi vinificate secondo regole uniformi: 30 mesi minimo di affinamento. Il vino ricade quindi naturalmente sotto i dettami della “Riserva” e della menzione “Vigna”.
Con il Prof. Massimo Castellani ci siamo confrontati e ciò che emerge è che si tratta di un progetto ambizioso, che cerca di cambiare le carte in tavola, attualizzare e dare concretezza a una terra di gran qualità dal passato non sempre felice.
FATTORIA IL CAPITANO
La Location scelta per la presentazione dell’azienda è la Galvanotecnica Bugatti, ex spazio industriale riconvertito dalla matita del celebre Architetto Luigi Caccia Dominioni, nel quale Brunella e Roberta Barattini hanno creato uno scrigno d’arte all’interno della frenesia cittadina, prediletto da Étoiles come Alessandra Ferri e Roberto Bolle che per anni si sono allenate qui.
Ad accoglierci è stato Stefano Alacevich, primo volto maschile di una realtà che ha visto avvicendarsi 4 generazioni di donne e che attualmente dirige l’azienda assieme ai suoi fratelli.
Nasce per volere di Francesca Campanari Balbi che acquista i terreni nel 1877, una Donna visionaria, che ai tempi finanziò le imprese e ospitò anche Garibaldi. Il nome Capitano deriva da una Torre di avvistamento detta appunto “Il Capitano”.
La nuora Marianna prende l’eredità, un complesso unico e estremamente all’avanguardia per il panorama dell’epoca, quarto edificio in cemento armato in Italia, luogo deputato esclusivamente alla vinificazione, con soluzioni su misura come il portone, sovradimensionato per far passare le botti, vinificazione in verticale gia nel 1911.
Oggi a curare l’azienda è appunto Stefano, che ha posto la certificazione Biologica a chiave di volta della sua direzione aziendale e puntato la freccia verso una visione di qualità sostenibile e legata al territorio. Dal 2018 sceglie l’enologo Maurizio Alongi che con lui condivide la visione di questo territorio in termini di eleganza spiccata più che potenza.
Si vinifica perciò a grappolo intero come nei Pinot Neri dell’Oregon, allungando i periodi di macerazione. Il Vigneto del Poggio è il loro Cru per Terrӕlectae, fra 200 e i 400 metri, rivolto a sud, terreno franco-argilloso, vigna di 25 anni. Si distingue per fragranza aromatica e profilo superiore alla media. Circa 18 mesi di Tonneau in parte nuovi in parte usate, di rovere francese.
Verticale di Chianti Doc Terrӕlectae di Fattoria il Capitano
Seguo l’ordine di assaggio proposto, volto ad enfatizzare l’entrata in azienda del nuovo enologo, che nel 2018 eredita l’annata (e usa dei legni nuovi), mentre nelle successive compone secondo i suoi schemi, definendo uno spartito nettamente differente.
2018 – Vino di Carattere e potenza, la frutta è nera e matura, note di incenso, vaniglia bourbon. Il sorso potente e dal tannino che vuole essere evidente, succoso e salato finale agrumato, stile classico.
frutta nera, cassetto nonna, lavanda al fuoco e vaniglia stecca, pulita e piacevole.
2019 – Il ventaglio olfattivo è nitido, si svela solo dopo qualche minuto, delle piccole more fresche aprono a un naso che nel tempo scandirà la confettura, l’agrume, il pepe nero e sigaro toscano. Sorso agile, pulente, dal tannino setoso, lungo e fruttato, in un percorso nettamente ascendente.
2020 – Con l’annata precedente condivide lo stile ma il frutto qui riesce a farsi più incisivo, inizia con un mirtillo ma svela quasi subito note di spezia mediterranea e tanto varietale, viola, bacca di ginepro. Il sorso è dinamico, succulento, i tannini giocano in simbiosi con la sapidità, l’agrume, che faceva capolino al naso ci accompagna nel lungo finale di bocca. Un vino dai merletti umami che lo rendono trasversale e attraente
2021 – È il più incerto dalla sequenza, imbottigliato solo da pochi mesi, ma ha già imparato come far colpo. La rosa, la ciliegia e la susina fanno da apripista ad un naso piacevole, speziato, con richiami di ginepro e lievi sbuffi di agrume. C’è una bella sapidità, un bel tannino, che si stanno ben amalgamando con la preziosa acidità del territorio, che ci rende già molto piacevole un vino che col tempo si complesserà e allungherà molto il suo sorso, oggi scattante.
Durante la giornata è stato servito un outsider: Torricella Rosato Toscano I.G.T., un Sangiovese in purezza rosè, molto piacevole. Si veste dei toni del corallo, sfumatura che segue anche all’olfatto, molto rosso, da fragolina di bosco, melagrana e fiori di ciliegio. Sorso attrattivo, materico e agile, irresistibile e dissetante, chiusura agrumata e grande pulizia.
Terrӕlectae sta prendendo ormai piena coscienza di sé.