Bolgheri e Montalcino: i volti vincenti della Toscana nel mondo

Bolgheri e Montalcino: due volti di un’unica regione, si sono uniti per una sera a mostrare il filo rosso che li unisce: la capacità dei propri protagonisti di portare la Toscana in giro per il mondo. Location dell’evento il ristorante C’è posto per te a Castellammare di Stabia, che, nella consueta formula mensile ideata dal patron Pasquale Esposito, ha proposto una serata a tutta Toscana, non solo nei vini ma anche nei piatti eseguiti dalla resident chef Angela Esposito.

La conduzione di Luca Matarazzo, direttore della testata 20Italie e relatore AIS esperto di Toscana, ha accompagnato l’evento: partendo dall’assunto che bere è un atto d’amore, Luca ci ha portato alla scoperta di luoghi e personaggi di due territori iconici, permettendoci di riconoscerli nel bicchiere.

Iniziamo il racconto da Bolgheri, territorio rinomato e riconosciuto a livello internazionale, ma fino agli anni quaranta del secolo scorso zona paludosa di recente bonifica. Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, riconobbe qualcosa che gli ricordava la Graves bordolese. Impiantò Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc e diede vita al vino bolgherese più noto, il Sassicaia. Un vino fatto in garage, amava scherzosamente definirlo, ma che ha fatto la storia dei grandi Supertascans, grazie all’enologo Giacomo Tachis proposto dal cugino Antinori.

Bolgheri è strettamente legata ai vitigni cosiddetti internazionali, che, per tipologia di terreni ed esposizione, trovano qui un habitat vocato. Vicino al mare (ma non troppo), è presente un paesaggio a mo’ di gradoni, tra le terre più antiche della Toscana, di circa un milione di anni. Si parte dalle colline metallifere e si arriva fino a terreni argillosi, molto simili al flysch cilentano, che donano sapidità e verticalità al vino. Un anfiteatro naturale all’interno del quale sono stati individuati ventisette tipi di terreni diversi, con diverse caratteristiche nei prodotti.

Il primo dei vini in degustazione, Noi 4 Bolgheri doc 2020 di Tenuta Sette Cieli, è il classico taglio bordolese da Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot e Cabernet Franc impiantati a 400 metri d’altitudine. Nel calice sembra di sentire il soffio del mare, tra note officinali, speziate e mentolate che caratterizzano una bocca giovane e scattante.

Il Piastraia 2019 Bolgheri Superiore doc di Michele Satta, ottenuto da Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese prevede, invece, l’inserimento della varietà dominante in regione. La Famiglia Satta oltre a lavorare in questo territorio le quattro uve bordolesi, è meritevole di aver sperimentato anche il Syrah, il Teroldego e aver riportato in auge il Sangiovese stesso, quando la maggior parte dei vignaioli lo stava espiantando. Giacomo Satta, figlio di Michele, racconta la storia di una realtà vinicola da chi la vive nel quotidiano ed è emozionante cogliere quei piccoli particolari che sembra poi rivedere al sorso. Michele Satta, lombardo con origini sarde, adottato professionalmente a Bolgheri, si trasferisce sulla costa toscana negli anni Settanta del secolo scorso. Non sa nulla di vigna e vinificazione e quando decide di mettersi in proprio nel 1983, sceglie di fare vino perché a quei tempi i terreni coltivati a vigna costavano meno di qualsiasi altro tipo di terreno. Gli stessi momenti in cui Ludovico Antinori fonda Ornellaia, Piermario Meletti Cavallari Podere Grattamacco e, poco dopo, Eugenio Campolmi con Le Macchiole.

“Mio padre si introduce casualmente in una storia di vino, e lo racconta sempre per sottolineare come nella vita accadono cose speciali, da cui non si sfugge”. Il Piastraia 2019 è scuro e impenetrabile. All’inizio, necessita di tempo per rivelare la sua pienezza, ma al contempo riflette l’annata di cui è figlio: equilibrata per clima, piogge ed escursioni termiche. Un vino materico che ci parla di affetto per il territorio.

In abbinamento ai primi due vini, l’Antipasto Toscano con Finocchiona, bis di pecorini, pappa al pomodoro, fagioli all’uccelletto e bombetta al formaggio. Con i fusilli al ferretto al ragù di cinghiale, approdiamo nel secondo dei territori in esplorazione: Montalcino.

La nascita del Brunello di Montalcino è inscindibile dalla famiglia Biondi Santi, in particolare da Clemente, che nel 1820 iniziò a coltivare Sangiovese Grosso in un territorio dove si produceva prevalentemente Moscato Bianco nella tipologia dolce “Moscadello”. Il successo di questo vino è poi dovuto, come per Bolgheri, a giovani imprenditori che hanno creduto nelle potenzialità del territorio. In primis i fratelli Mariani che, coadiuvati dall’enologo Ezio Rivella, hanno dato vita all’azienda che ha portato il nome del Brunello di Montalcino prima negli Stati Uniti: Banfi.

Il primo Brunello di Montalcino in degustazione è Fattoi 2018.

Fattoi è un Brunello “tradizionalista”: prevede l’invecchiamento in botti di rovere da 40 Hl. Legno grande quindi, che mantiene integro il frutto del sangiovese, ancora pienamente godibile in questo bicchiere.

Caprili Brunello di Montalcino docg 2018 dell’Azienda Agricola Caprili è il secondo vino dell’areale. Anche questa una storia di famiglia riscattata dalla mezzadria; anche questo può considerarsi di fatto un Brunello tradizionalista che affina in botte grande. Al naso il frutto fragrante del sangiovese è controbilanciato da arancia essiccata, viola appassita, incenso. Il sorso è carezzevole grazie al tannino finissimo ma presente e risulta spiccatamente saporito. Sia Fattoi che Caprili si trovano su territori esposti ad ovest, un tempo più freschi, ma oggi, col cambiamento climatico in atto, espressione di un sangiovese equilibrato. I terreni prevalentemente argillosi danno nerbo e struttura al tannino. Esattamente ciò che sentiamo al sorso.

Il Peposo dell’Impruneta ci porta nella tradizione più autentica della cucina di Firenze, con uno stracotto che ha origini nel Medioevo e  deve il suo nome all’utilizzo abbondante di pepe in grani durante la cottura nei corposi vini toscani. La chef Angela lo propone insieme ad un piatto della tradizione campana, salsiccia e friarielli, per sperimentare un abbinamento non propriamente regionale – ma perfettamente riuscito – con i vini in degustazione.

Non ci spostiamo da Montalcino, degustando la superstar del 2023, il miglior vino del mondo, come lo ha definito Wine Spectator: Argiano Brunello di Montalcino docg 2018. Un vino italiano, toscano, salito sul podio a portare il vessillo del Made in Italy, cosa fino a qualche decennio fa impensabile.

Fine al naso, dai sentori di un frutto carnoso, e dal palato declinato su scie balsamiche, colpisce per l’equilibrio tra eleganza e potenza. Il sipario si chiude a Bolgheri con due pezzi autentici cavalli di razza.

Partiamo da Ornellaia L’essenza 2014 Bolgheri Doc Superiore, frutto di un’annata impegnativa che si esprime nel bicchiere comunque ad alti  livelli. La 2014 è composta nel blend bordolese con le seguenti proporzioni: 34% Cabernet Sauvignon, 32% Merlot, 20% Petit Verdot, 14% Cabernet Franc. Il naso è un pot-pourri di petali essiccati, spezia e salamoia. Il sorso è pieno, rotondo, con richiami di cioccolato ed una nota piccante nel finale, seguita da tannini morbidi e levigati.

Cavaliere Toscana IGT 2008 di Michele Satta, da Sangiovese in purezza è stato l’omaggio di Giacomo Satta a una serata dedicata alla convivialità. Naso di grande spessore, che spazia dalla moka, all’incenso, dall’arancia essiccata, alla felce e alla macchia mediterranea. Il sorso è progressivo e sferza il centro della lingua, chiudendo lungo e ampio su tostature di caffè.

C’è posto per te

Via Venezia 80053 Castellammare di Stabia

Tel: 081 870 1746

Chiuso il lunedì

Chianina & Syrah 2024: i Syrah di Sicilia

Abbiamo già parlato della kermesse Chianina & Syrah al link Chianina & Syrah a Cortona: dove la “ciccia” si sposa alla perfezione con il vino. Oltre a dare risalto alla denominazione Cortona Doc, valorizza anche un’altra importante eccellenza del territorio, come la carne della razza chianina, binomio perfetto tra cibo e vino.

Al Centro Convegni Sant’Agostino v’erano in degustazione i vini della Denominazione di Cortona ed altri areali sia nazionali sia internazionali. La masterclass ” Il Syrah di Sicilia a spasso nel tempo – 2008 – 2021″ è stato un percorso sensoriale con 7 vini di varie annate da Monreale a Menfi, fino al lembo estremo meridionale di Noto. Condotta dall’esperta  giornalista ed enocritica del Corriere della Sera e Gambero Rosso, Divina Vitale con gli interventi di Francesco Spadafora,  titolare dell’omonima cantina e Stefano Amerighi, anch’egli titolare dell’omonima cantina, nonché Presidente del Consorzio Cortona Vini.

La Syrah è un vitigno internazionale che affonda le radici in diversi areali del globo, si ipotizza che l’etimologia del nome derivi dalla cittadina di Shiraz dell’antica Persia, anche se  esistono diverse altre versioni. Ha trovato terra di elezione nella Valle del Rodano in Francia, soprattutto nella Côte Rôtie, Hermitage e Gigondas, ma anche in Australia e Nuova Zelanda e viene allevato in molte nazioni del mondo. 

In Italia la Syrah viene  coltivata principalmente in Sicilia, soprattutto nelle province di Palermo, Agrigento e Trapani  dove ha trovato condizioni pedoclimatiche ideali per dare origine a vini di eccellente qualità e longevità.  L’altra regione ad alta vocazione è la Toscana e in particolare la zona di Cortona, qui la Syrah ha trovato habitat ideale, grazie alla composizione dei terreni e a un clima idoneo. Cortona DOC Syrah è nata nel 2000, un  vino di grandissimo carattere e finezza. In Italia viene allevato anche in diverse altre regioni.

Un vitigno migrante capace di dare origine a grandi vini, sia vinificato in purezza, talvolta, è anche il compagno ideale di altri vitigni che in assemblaggio concorre a dare il suo contributo varietale, originando vini di grande pregio.

I vini degustati

Principi di Spadafora – Terre Siciliane Igp Sole dei Padri 2008 – Rosso rubino profondo con sfumature granato e sentori di prugna, spezie orientali, polvere di caffè. Al palato è ancora fresco, tannino poderoso, ma setoso, lungo e duraturo; un vino contemporaneo e sorprendente.

Planeta – Menfi Doc Maroccoli 2008 – Rosso rubino impenetrabile, emana note di frutta rossa matura, pepe nero, cuoio, tabacco e menta Gusto fresco e soddisfacente, coerente e persistente.

Tasca d’Almerita/Tenuta Sallier De la Tour – Monreale Doc La Monaca 2010 – Rosso Rubino con riflessi granato, note di mora, frutti di bosco, erbe mediterranee e bacche di ginepro. Dal sorso sapido e fresco, avvolgente e pieno.

Tenuta Zisola – Sicilia Doc Achilles 2015 – Rosso rubino profondo, sprigiona note di confettura,  in primis, mora, mirtillo e poi sottobosco. Avvolge al gusto ed è gastronomico e persistente.

Feudo Disisa – Monreale Doc Roano 2018 – Rosso rubino impenetrabile, rivela sentori di, visciola, lampone, amarena e foglia di pomodoro. Piacevole la scia mentolata, con sorso dinamico, coerente, accattivante e duraturo.

Alessandro di Camporeale – Sicilia Doc MNRL Vigna di Mandranova 2019 – Rosso rubino profondo, emana note floreali di viola, poi fragolina di bosco, mora e bacche di ginepro. Sapido e dotato di buona piacevolezza di beva. Dinamico e persistente.

Feudo Maccari – Sicilia Doc Maharis 2021– Rosso rubino vivace, rivela sentori di ribes, amarena, mora e lieve spaziatura. Bocca elegante, vibrante, rotonda e decisamente durevole.

Chianina & Syrah a Cortona: dove la “ciccia” si sposa alla perfezione con il vino

Esiste un luogo senza tempo, dove da 7 anni (non considerando lo stop forzato per la pandemia) si uniscono eccellenze enogastronomiche dai contorni tipicamente toscani. Per un attimo le lancette dell’orologio si sono fermate durante l’evento Chianina & Syrah, per non scandire il solito ritmo incalzante dello stress quotidiano.

La bellezza di un territorio come Cortona, patria del buongusto e del viver sano, con la sua storia, cultura, passione per il mondo agricolo e per l’accoglienza turistica da cui ne deriva, in gran parte, il benessere stesso dei cittadini.

Vittorio Camorri di Terretrusche e Stefano Amerighi, presidente del Consorzio di Tutela dei vini DOC Cortona, hanno saputo intercettare con maestria le sensibilità dei palati di avventori e specialisti del settore. Non è un evento da bosco e da riviera o una sagra godereccia, tutt’altro! La specializzazione gourmet si dimostra al calar della notte, nelle cene di gala, quando ci si ritrova al Teatro Signorelli, location incantevole come tanti altri teatri italiani, patrimonio della lirica e della musica classica.

L’occasione ideale per degustare, dopo una giornata spesa tra masterclass ed incontri con i produttori, le pietanze di chef stellati e attori primari della cucina nostrana accorsi dal richiamo irresistibile di Fausto Arrighi (già direttore della Guida Michelin per l’Italia) e di Annamaria Farina, splendidi nell’allestimento e nell’organizzazione di un servizio difficilissimo da eseguire visto il contesto speciale.

La Chianina proposta in ogni versione: dalla classica costata alla brace, all’hamburger, al bollito, per finire verso il quinto quarto tra trippa e lingua di cui siamo specialisti assoluti. E poi le salse ed i condimenti, l’utilizzo degli scarti nei brodi e sughi, per rivoluzionare il piatto e dare quel tocco di sapore alle materie prime più delicate.

Quest’anno è andato davvero tutto alla perfezione. Pochissime le “stecche” (trattandosi pur sempre di un palcoscenico). Molto snelle le varie fasi del programma, che potranno essere oggetto di ulteriori modifiche in futuro, ma già a buon punto di quadratura. Zero le pause morte, un ritmo serrato anche per noi giornalisti, divertiti e incuriositi da poter interagire con tanti viticoltori, con i colleghi Giampaolo Gravina, Leonardo Romanelli e Divina Vitale impegnati nelle degustazioni guidate sulle varie annate di Syrah, e sui territori vocati di Toscana, Sicilia e Cornas.

Approfondimenti utili a comprendere ulteriormente la magia di un vitigno migrante come la Syrah, che sa ben adattarsi ai luoghi dove viene coltivata e che necessita, in maniera imprescindibile, della mano umana per lasciarsi alle spalle nuance troppo rudi e rustiche e dirottarsi verso eleganze floreali, succose e speziate di grande longevità. L’Italia e Cortona stessa giocano un ruolo quasi alla pari con gli omologhi francesi. Il “quasi” è dovuto soltanto per la maggior esperienza dei cugini d’Oltralpe, che vantano ancora una piccola incollatura di vantaggio sui nostri.

Il Syrah toscano e siciliano, ad esempio, è molto mediterraneo, a tratti densamente materico, ancorato forse su retaggi di eccessiva maturazione del frutto, a discapito di agilità di beva e di toni più sinuosi che il varietale sa offrire. Le cose, però, sono nettamente diverse rispetto agli inizi del secondo millennio e già molti produttori hanno alleggerito il carico calorico e macerativo, prediligendo vinificazioni considerate “estreme”, a grappolo intero con presenza dei raspi.

Un metodo forse rischioso per altre varietà, ma amato dalla Syrah, a patto di farlo con dovuta saggezza e sempre padroni del proprio destino. In soldoni significa pulizia dei contenitori, scelta delle percentuali di uve da vinificare con tale tecnica e riposo in vetro per domare accenni erbacei o tannini robusti. Non esiste una formula uguale per tutti, ognuno ha già scritto o dovrà ancora scrivere la propria e proporsi all’esame insindacabile della critica e dei mercati.

Dalle valutazioni dell’Anteprima sarà Syrah segnaliamo alcuni assaggi davvero strepitosi, in un panorama in profonda crescita, complice annate equilibrate (su tutte 2021 e 2022) con acini integri e sani in cantina. Sono vini che hanno con sicurezza superato i 90/100. Lo faremo in ordine alfabetico come da scheda proposta dall’organizzazione.

Migliori assaggi di Syrah di Cortona

Cortona Doc Syrah 2020 Crano – Baldetti

Cortona Doc Syrah 2021 Terrasolla – Cantina Canaio

Cortona Doc Syrah 2021 L’Usciolo – Fabrizio Doveri

Cortona Doc Syrah 2021 Polluce – Chiara Vinciarelli

Cortona Doc Syrah 2022 Linfa – Fabrizio Dionisio

Cortona Doc Syrah 2021 Campetone – Il Fitto

Cortona Doc Syrah 2021 – Stefano Amerighi

Cortona Doc Syrah Serine 2020 – stefano Amerighi

Cortona Doc Syrah 2021 Bocca di Selva – Tenuta Angelici

Migliori assaggi di Syrah d’Italia

Toscana Syrah IGT Arnuta 2021 – Buccelletti cantina

Costa Toscana Syrah IGP 202 Suisassi – Duemani

Toscana IGT Varramista 2017 – Fattoria Varramista

Costa Toscana Syrah IGP Rosso 2020 La Costa – Giardini di Ripaversilia

Toscana Syrah IGT 2021 Gruccione – Il Querciolo

Valle d’Aosta Syrah DOP 2020 Coteau La Tour – Les Cretes

Toscana Igt Syrah 2020 – Podere Bellosguardo

Syrah Igp 2019 Mascarin – San Valentino

Piemonte Doc Syrah 2022 – Scarzella

Syrah Igp Terre Siciliane Siriki 2015 – Spadafora

Toscana Igt Syrah La Sirah 2020 – Tenuta Lenzini

Chianti Classico: Lamole ed i vini di Podere Castellinuzza di Paolo Coccia

Lo scenario è quello della Chianti Classico Collection, alla Stazione Leopolda. Il consueto appuntamento dove vengono presentate le anteprime del Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione che quest’anno coincideva anche con il centenario della nascita del Consorzio Vino Chianti Classico, con 480 produttori, con il decennale dalla nascita della Gran Selezione.

All’evento che ha ospitato oltre 200 produttori e 700 etichette, la suddivisione in stand è stata fatta in base alle undici UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), approvate dall’Assemblea dei Soci del Consorzio nel 2021. Grazie alle UGA, Il territorio risulta suddiviso in zone di produzione più strette e dotate di maggiore omogeneità, aumentando la qualità e consentendo al consumatore di conoscere la provenienza delle uve. La menzione dell’UGA in etichetta al momento è però consentita solo per la Gran Selezione.

Delle undici UGA delimitate, Lamole, nel comune di Greve in Chianti, è in assoluto la più piccola, circa 1000 ettari totali, di cui solo 95 destinati alla viticoltura, meno dell’1% del totale della denominazione. Situata a ridosso del Monte San Michele, è anche il territorio dove le vigne raggiungono le altitudini maggiori, tra i 500 e i 625 metri e quindi una delle zone più tardive nella maturazione del Sangiovese. La presenza abbondante di boschi, anche sopra i 700 mt s.l.m. – limite massimo consentito dal disciplinare per l’impianto delle vigne – determina un microclima particolarmente fresco. Geologicamente parlando, Lamole è costituita da un’unica formazione il cosiddetto Macigno toscano, arenaria non calcarea che determina suoli con elevate percentuali di sabbia e PH inferiori a 7,5.

Tutto questo nel bicchiere si traduce in vini dai colori tenui, di struttura elegante e acidità meno incisiva rispetto ad altri areali.

Tra i produttori di Lamole presenti alla manifestazione abbiamo visitato Podere Castellinuzza di Paolo Coccia, cantina condotta dalla famiglia Coccia fin dal 1962, quando i terreni colonici messi in vendita dalla precedente proprietà, Montagliari & Castellinuzza di Cappelli, furono da loro acquisiti.

Paolo Coccia, settanta vendemmie all’attivo, e la figlia Serena conducono oggi l’azienda, che si estende su 9 ettari, di cui 3,5 coltivati a vigne, 2 a ulivi, il resto adibito a bosco di castagni.

I VINI IN DEGUSTAZIONE

Chianti Classico Docg, 2021

Vitigni: 95% Sangiovese e 5% Canaiolo

Vinificazione: vasche di cemento con macerazione di circa 14 giorni Matura in vasche di cemento per almeno 24 mesi e poi in bottiglia per 6 mesi.

Il naso è immediatamente agrumato per poi distendersi sulla classica ciliegia ancora croccante. In bocca è pulito, senza fronzoli, rivelando un tannino già perfettamente integrato.

Chianti Classico Docg Riserva 2021

Vitigni: 100% Sangiovese

Vinificazione: in vasche di cemento con macerazione di circa 14 giorni Matura in vasche di cemento per 24 mesi, poi in bottiglia per almeno 4 mesi. Le note olfattive rimandano all’iris, alla viola e a piccoli frutti di bosco. Il sorso giovane fa intuire un’evoluzione ancora lunga. Ed è solo un campione di botte…

Chianti Classico Gran Selezione Docg 2019

La Gran Selezione di Poderi Castellinuzza celebra le vecchie vigne di sangiovese allevate ad alberelli su terrazzamenti in quota.

Vitigni: 100% Sangiovese Vecchie Vigne (Età vigneto: 130/150 anni)

Vinificazione: in vasche di cemento con macerazione di circa 14 giorni. Matura in vasche di cemento per almeno 24 mesi e poi in botte grande per 9 mesi, infine in bottiglia per 6 mesi Naso elegante e gentile che rimanda subito a sentori di acqua di rose, fragoline di bosco mature e poi ancora amarena e prugna. Il palato è pienamente energico, scattante, bilanciato in sapidità e freschezza, di una grande struttura, in cui il tannino risulta elegante e composto.

Podere Casanova: nobiltà e innovazione nel cuore di Montepulciano

Nel suggestivo scenario di Montepulciano, durante l’Anteprima organizzata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, abbiamo avuto il piacere di essere ospiti della cantina Podere Casanova, guidati in un viaggio sensoriale unico dai proprietari Isidoro e Susanna Rebatto e dalla responsabile della comunicazione Maddalena Mazzeschi.

Podere Casanova incarna l’eleganza e la nobiltà del territorio toscano, rappresentando un connubio perfetto tra passione, tradizione e innovazione, un sogno divenuto realtà. Isidoro ha saputo dar vita, grazie anche agli studi di gioventù, a vini caratterizzati da uno stile unico ed elegante.

L’anima di Podere Casanova risiede nella sua vocazione alla sostenibilità ambientale, con un impegno concreto verso pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Oltre alla Certificazione Equalitas, l’azienda si distingue per l’utilizzo di sostanze naturali alternative e per un approccio attento alla conservazione del territorio. Con i 17 ettari di vigneti coltivati con varietà autoctone e internazionali, produce una linea di vini volta a riflettere l’autenticità del territorio di Montepulciano e del Prugnolo Gentile.

Culmine della visita l’esperienza sensoriale nella sala degustazione panoramica, dove i visitatori sono stati accolti da un suggestivo pianoforte a coda, con un repertorio musicale in perfetta sintonia con il contesto e con i prodotti proposti in assaggio. La verticale del Vino Nobile di Montepulciano offre un viaggio attraverso sei annate, ognuna caratterizzata da note distintive e complessità sensoriali uniche, dai piacevoli sentori di frutta scura del 2020 alla complessità e profondità del tannino della 2015.

La degustazione è stata curata dal collega di 20Italie Adriano Guerri

Vino Nobile di Montepulciano Podere Casanova 

Annata 2020

piacevoli i sentori di mora, china e susina matura, cuiseguono note mentolate balsamiche. Il sorso è contraddistinto da buona avvolgenza e sapidità. 

Annata 2019

apre con note di frutti di bosco, seguite da liquirizia e spezie, con tannini ben integrati. Un vino composito e coerente. 

Annata 2018

dai sentori di confettura di frutti di bosco, rabarbaro e prugna, si erge elegante al palato con buona persistenza. 

Annata 2017

effluvi di mora di rovo, marasca, bacche di ginepro e cannella. Attacco tannico poderoso e dall’efficace trama saporita.

Annata 2016

libera note di rabarbaro, china Martini, susina e tabacco dolce. Caldo, avvolgente e appagante. 

Annata 2015

sentori di ginepro, uniti a sottobosco e talco, su finale austero e durevole. Chapeau!

La vera sorpresa arriva con la degustazione dei quattro vini speciali, abbinati ai brani musicali selezionati.

Al primo vino, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2017, è stato abbinato il brano “Vecchio Frack” di Domenico Modugno, come l’etichetta che riporta, appunto, una tuba.

Al secondo vino, il Vino Nobile di Montepulciano SETTECENTO 2018, è stato abbinato il brano “Can’t help falling in love” di Elvis Presley.

Al terzo vino, Leggenda IGT Toscana 2018, è stato abbinato il brano “Passacaglia” di Georg Friedrich Händel 

Al quarto ed ultimo, IRRIPETIBILE IGT Toscana 2020, è stato abbinato il brano “She” di Elvis Costello.

Il Vermentino Solosole di Poggio al Tesoro: una splendida “verticale in bianco”

Bolgheri è un anfiteatro di storie d’amore, una di queste è nascosta nel Vermentino Solosole di Poggio al Tesoro, lo scopriamo in una splendida verticale di 6 annate differenti, in compagnia del Responsabile di produzione Christian Coco.

“I cipressi che a Bolgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti, Mi balzarono incontro e mi guardar.”

Bolgheri è un luogo di cui ci si innamora. Ce lo dimostra Carducci, con la sua celebre ode “Davanti a San Guido”, che decanta quel fantastico “Red Carpet” di Cipressi con il quale i Romani molti anni prima incorniciarono la celebre via e prima ancora gli Etruschi che per primi si insediarono qui. Il Marchese Incisa della Rocchetta trovò qui l’amore di Clarice della Gherardesca, decise di lasciare il Piemonte e dedicarsi qui alla Tenuta San Guido che la moglie portava in dote.

Questo sentimento colpisce Marilisa Allegrini e suo fratello Walter, già grandi produttori in Valpolicella, che mossi alla ricerca di qualcosa di straordinario, nel 2001 è proprio qui che lo trovano fondando Poggio al Tesoro.

È anche la storia di Christian Coco, Londinese di Nascita, studi classici, che navigando per Mari sbarca in questa terra e rimane folgorato dalla cultura della vite. Si Laurea in Enologia a Pisa e, dopo importanti esperienze avviene il sodalizio enologico con l’azienda Poggio Al Tesoro, per la quale è Enologo e Responsabile di produzione.

LE TERRE DI BOLGHERI

Bolgheri è un teatro naturale, adornato a Est da Colline Metallifere ricoperte da boschi di macchia mediterranea che salvaguardano l’ecosistema e che si stendono dolcemente fino a Ovest, dove lasciano spazio a Pinete, spiagge e quindi al mare. La via Aurelia, antica strada romana, fissa il confine tra la denominazione e la costa, seguendo la strada verso nord invece, incroceremo il Viale dei Cipressi che segna il confine più alto.

L’Enosistema è complesso. La luce abbonda costantemente e nel pomeriggio si rifrange sul Mare Tirreno, continuando a scaldare fino al tardo crepuscolo. I Venti, panacea per ogni malattia della vite, sono frequenti e presenti tutto l’anno, tirano dal mare e dalla Collina Metallifera, polmone naturale e filtro per gli agenti atmosferici. Il Maestrale porta sentori sapidi e salmastri, nei pomeriggi estivi il suo tepore è ancor più potente di quello del sole.

LA FILOSOFIA DI POGGIO AL TESORO

I terreni su cui l’azienda poggia le sue radici sono di origine alluvionale, la terra brucia, è di colore rosso che svela la matrice ferrosa e calcarea. Siamo in pianura, dove il drenaggio è maggiore e la radice va più a fondo, 250 s.l.m.

Il Vermentino è un vitigno tipico delle coste Ovest del Mediterraneo. Ritenuto, pare erroneamente visti i recenti studi scientifici, originario della Spagna, ha preso piede dapprima in Francia in Languedoc-Roussillon col nome di Malvoisie à gros Grains poi in Corsica, quindi in Liguria, Toscana e Sardegna. A Bolgheri il calore fa la differenza e le uve prendono uno splendido colore ottone in maturazione.

Nella loro visione Marilisa e Walter vogliono la corposità e la grassezza di un Vermentino Sardo unita alla freschezza e mineralità di quello Ligure, il risultato li porta ad una selezione clonale Corsa, scrupolosamente clonata in azienda.

Quattro poderi formano la tavolozza delle vigne: Via Bolgherese, Chiesina di San Giuseppe, Le Sondraie, Valle di Cerbaia. I primi due sono collocati nella zona Soprastrada che dona al vino eleganza e complessità, mentre negli altri avremo più potenza e rotondità.

Tutto questo è il Solosole, Vermentino in purezza, in una parola S.A.L.E., acronimo di Struttura, Acidità, Longevità, Espressione aromatica marcata (ma anche Eleganza). La Vendemmia è rigorosamente al chiaro di luna per preservare la freschezza, i grappoli sono turgidi e ambrati. In cantina viene effettuata una sapiente macerazione sulle bucce, una stabulazione a freddo. L’uso di lieviti non fermentanti inoltre contribuisce all’esaltazione delle proprietà aromatiche e del profilo organolettico complessivo.

Le masse vengono vinificate separatamente per ottenere “Scale diverse di una diversa nota”, citando Christian Coco.

La degustazione

Vermentino Bolgheri DOC Solosole 2022

Colori giallo paglierino dalle sfumature oro chiaro, di spiccata lucentezza, gira sinuosamente. Al naso ci accoglie una nota iodata suadente, fiori freschi, frutta gialla fresca e toni agrumati che ricordano il lime, contornati da salvia fresca e gelsomino. In bocca è una carezza, l’ottimo corpo si slancia su una sapidità tonda e ricca, il ricordo di frutto giallo, di mela è qui più maturo. La sapidità è ricca e unita ad una vibrante freschezza dai rimandi citrini crea una succosa atmosfera. È un vino scalpitante, che col tempo si racconterà ancor di più e ancor meglio.

Vermentino Bolgheri DOC Solosole 2019 14%

Eccelsa annata, si presenta vestita di colori un po’ più caldi e un dorato ancor più luminescente nell’orlo. Il naso si apre su note di erba aromatica infusa, sta iniziando una virata verso altre nuance. Sbuffi di frutta, pesca sciroppata, ananas, mela cotogna e agrumi impreziositi da infusioni ai sentori di ginestra e macchia mediterranea, in un sottofondo iodato. È un naso metronomico, che a ogni olfazione ci scandisce una nota diversa della sinfonia. L’assaggio è notevole e colpisce la percezione di sale più maturo, più avvolgente, che si lega perfettamente all’agrumata freschezza lasciandoci il bellissimo ricordo di uno spicchio di pompelmo. Tanta stoffa e ancora tanti anni davanti per sorprendere ancor di più.

Vermentino Bolgheri DOC Solosole 2017

Annata bizzarra e a tratti calda, è in queste annate che la differenza la fa l’uomo e la sua sapienza. Ci accoglie un calice giallo paglierino dalle decise sfumature dorate. Naso che ammicca verso note idrocarburiche, protagoniste sono le sensazioni di frutta gialla succosa, pepe bianco, infuso al rosmarino, miele di tiglio. Al sorso troviamo ad accoglierci un vino che ha preso il suo tempo, ha un sorso succoso, è lungo, persistente e lascia ricordi di frutta sotto spirito. La sapidità è sempre ben presente ma di diversa fattura, palatale, granulosa.

Vermentino Bolgheri DOC Solosole 2015

Un suadente dorato intenso illumina il calice. Appoggiando il naso sale subito un sentore di scorzettina di cedro che fa da anticamera a note di miele al rododendro, pepe bianco, ancora agrume e poi ancora iodio e macchia mediterranea. Il sorso è burroso e carezzevole, impreziosito da sale e sentori di spezie, eccelso equilibrio, sorretto da basi solide della freschezza e del buon calore. Ottima persistenza.

Vermentino Bolgheri DOC Solosole 2012

Bellissima nuance dorata di ottima quantità colorifera. Il naso si delinea su trame “non zuccherine”, mango, albicocca matura cui seguono fiori di sambuco, ricordi di the giallo e di infuso e ancora spezie e note iodate. L’assaggio è verticale, dritto, il sale levigato, si spalma e aromatizza il palato. Eccellente equilibrio e persistenza, la massa è ormai armonizzata in tutte le sue componenti.

Vermentino Bolgheri DOC Solosole 2010

Nuance dorata dalle delicate sfumature ambra. Il naso è evoluto, si apre nelle note agrumate di limoni di sorrento, spezie dolci, burro nocciola. Ricordi di creme brulee, torta della nonna, ma anche the darjeeling, un naso esteso e sensuale. All’assaggio è un vino rotondo, morbido, ci accarezza velatamente posandosi come seta sul palato per poi lasciarsi ripulire dal sale, scioglievole ma al contempo palatale, completo. Notevole e fruttata persistenza.

Ringrazio Christian Coco per avermi svelato un po’ del suo mondo e il Miglior Sommelier di Lombardia Federico Bovarini col quale ho condiviso l’assaggio di queste splendide etichette. “Il vino è l’unico modo per toccare fisicamente il tempo”.

Bollicine protagoniste a Wine&Siena 2024

Bollicine protagoniste di una masterclass durante la manifestazione Wine&Siena 2024: tradizioni consolidate e interpretazioni innovative.

Wine&Siena conferma il gradimento del pubblico per le eccellenze selezionate da TheWineHunter: una nona edizione che ha inaugurato il calendario degli appuntamenti enoici in Italia e che ha registrato un record di presenze, ben 2500 e la giornata di sabato con ticket sold out.

Nelle giornate di sabato 27 e domenica 28 le sale del Grand Hotel Continental Siena – Starhotels Collezione sono state animate dalle interessanti masterclass, tra cui quella dedicata ai vini fatti in anfora magistralmente condotta da Helmuth Köcher.

Le sessioni del sabato si sono aperte nella mattinata con Bolle d’Italia: un viaggio sensoriale tra le eccellenze delle bollicine italiane. In apertura un Franciacorta Docg Extra Brut Arcadia 2019 Lantieri, 36 mesi sui lieviti, prevalenza Chardonnay con 15% di Pinot Nero e 5% di Pinot Bianco. Profilo olfattivo che regala note di agrumi, di panificazione, di zagara e di erbe di campo. La bollicina è fine e di media persistenza.

Franciacorta Docg dosaggio zero Dom riserva 2016 Mirabella è uno spumante Metodo Classico da 72 mesi sui lieviti; le basi fermentano in contenitori di cemento e si utilizza solitamente un 55% di Chardonnay mentre la parte restante è ugualmente divisa tra Pinot Bianco e Pinot Nero. Al naso si apprezza la frutta a polpa gialla, la nespola, il cedro, salvia e cera d’api, con sbuffi quasi sulfurei. Bollicina setosa e grande finezza. Il sorso denota una buona persistenza e l’abbinamento con il cibo un richiamo immediato.

VSQ Pinot Nero Metodo Classico pas dosè Monsupello: azienda che conduce circa 50 ettari vitati su terreni calcareo-gessosi in Oltrepò Pavese. Il vino affina in acciaio e non svolge la malolattica; in primavera vengono assemblati i vini ottenuti dalle diverse parcelle, segue la seconda fermentazione e una sosta di 40 mesi sui lieviti. Il colore di questo spumante è sempre luminoso ma sicuramente di intensità cromatica maggiore, i profumi ricordano la mela cotogna, la frutta candita, la renetta, il pan brioche e la pietra focaia. Vivace freschezza, che rende l’assaggio di squisita piacevolezza.

VSQ Metodo Classico Dosaggio Zero Montemercurio 2016 è ottenuto da sangiovese proveniente da una vigna di circa 60 anni. La sboccatura viene riportata a maggio 2023. Una piacevole nota di ossidazione lascia il passo alla scorza d’arancia candita, alla frutta, alla grafite. Preciso equilibrio gustativo, chiusura sapida.

VSQ Metodo Classico Astra 2020 UvaMatris ha affascinato la platea per il suo naso floreale, i sentori di acacia e biancospino, di crema pasticcera, erbe officinali, ceralacca; in bocca una freschezza guizzante e una lunga persistenza. L’enologo Gabriele Ronchi ottiene questa bollicina utilizzando il Nebbiolo, a dimora su suoli calcareo-argillosi ricchi di marna.

La masterclass si è conclusa con la degustazione di Oltrepò Pavese Docg Metodo Classico Brut Collezione 2008 La Versa, una bollicina  ottenuta da Pinot Nero, che fermenta in acciaio, e da un saldo di Chardonnay in botti di legno di primo passaggio non tostate. Rimane ben 12 anni e mezzo sui lieviti. Terre d’Oltrepò è l’azienda che ha raccolto l’eredità di La Versa e che raccoglie il 45 % delle uve prodotte in questo territorio, rinomato nel mondo per la produzione di Pinot Nero. Il calice offre profumi di ananas, cedro, nocciola, una dolce speziatura, miele di acacia, zafferano, pasta frolla. Bollicine finissime, che salgono numerose in catenelle luminescenti, che al palato regalano sensazioni seriche. Infinita persistenza e una nota iodata sul finale.

Un viaggio attraverso le eccellenze italiane, proprio secondo i principi ispiratori di Merano Wine Festival, che ha affascinato il pubblico presente e lo ha stimolato al confronto, alla discussione e all’approfondimento di questi territori.

Anteprime di Toscana 2024: chiudiamo il sipario con Anteprima “L’Altra Toscana” e le sue Denominazioni d’Origine

La Toscana è nota per la sua vocazione vitivinicola con importanti areali ed alcuni Consorzi hanno già presentato le nuove annate. Anteprima “L’Altra Toscana” racchiude, in un unico evento, i vini delle DOP e IGP: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Orcia, Cortona, Valdarno di Sopra, Terre di Pisa, Chianti Rufina, Terre di Casole, Grance Senesi, Montescudaio, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e Toscana. Realtà che non hanno nulla da invidiare alle altre consorelle regionali.

La terza edizione dell’ Anteprima “L’Altra Toscana” si è  svolta nella giornata di lunedì 19 febbraio a Palazzo degli Affari a Firenze e ha chiuso i battenti delle Anteprime di Toscana. Kermesse ben organizzata in una struttura prestigiosa con ampi spazi e servizi adeguati. Il servizio è stato affidato alla Fisar (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti) con sommelier gentili ed efficienti, i quali hanno operato tra i tavoli di assaggio dedicati alla stampa con puntualità. Non dobbiamo, però, dimenticare l’impegno anche di A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier), impeccabile nell’assistenza ai tavoli della stampa ed ai banchi dei produttori. A poca distanza la cupola del Brunelleschi sembrava quasi di toccare il cielo con un dito.

L’Anteprima è  dedicata alle Denominazioni più piccole della Regione, anch’esse ricche di tradizioni e di storia, ove la vite affonda le sue radici da secoli, alcune delle quali figurano già nel Bando del Granduca di Toscana Cosimo III De’ Medici del 1716, la Doc ante litteram per eccellenza. Altre sono state costituite recentemente, splendide realtà poste tra la costa tirrenica e le pendici montane con microclima e aspetti pedoclimatici diversificati, con distanze notevoli lungo i 4 punti cardinali della Regione. I vitigni variano, trovando spazio sia autoctoni sia alloctoni, per vini di ogni tipologia tra scelte convenzionali, biologiche e biodinamiche.

Il paesaggio è variegato, non mancano scorci mozzafiato su dolci od erte colline, numerosi sono gli imponenti e suggestivi castelli, le splendide ville, i tipici poderi, le pievi, i caratteristici  borghi costruiti in pietra, i folti boschi, gli uliveti secolari, campi e cipressi in duplice filar o a forma di roccolo. Alcune di queste meravigliose enclave sono state inserite nella lista World Heritage UNESCO.

I vini “top” degustati 

Tenuta di Capezzana – Carmignano Riserva Docg – Villa Capezzana  Trefiano 2019 – Sangiovese 80% Cabernet Sauvignon 10% e Canaiolo 10%.  Rosso rubino intenso, sprigiona note di viola appassita, ciliegia, scorza d’arancia, liquirizia e cacao in polvere, dal sorso rotondo, generoso e decisamente persistente.

Fattoria Varramista Terre di Pisa Rosso Doc Frasca 2021- Syrah 50%, Merlot 50% – Color rubino intenso, rivela sentori di  liquirizia, pepe nero, bacche di ginepro e tabacco. I tannini sono copiosi ma setosi, coerente ed ampio.

Il Borro Val d’Arno di Sopra Sangiovese Doc Polissena 2020 – Sangiovese 100% – Rubino intenso,  emana note di marasca , prugna, e macchia mediterranea. Gusto pieno e vibrante dal finale lunghissimo.

Tenuta Di Vaira Toscana Rosso Igt 2019 – Cabernet Franc 100% – Rosso rubino vivace, emana sentori di pervinca, mora, cassis, sottobosco e piacevoli nuances di peperone. Armonioso e leggiadro del tannino nobile e longevo.

Basile Montecucco Sangiovese Docg Ad Agio 2018 –  Sangiovese 100% – Rosso rubino intenso, libera sentori di amarena, ribes rosso e mirtillo che ben si fondono con note di liquirizia. Palato accattivante e duraturo.

Tenuta Impostino Montecucco Sangiovese Riserva Docg Impostino  2018 – Sangiovese 80% Merlot,  Petit Verdot e Syrah 20% – Sfumature sul granato, dipanante note di lampone, mora, prugna e china accompagnate da sottili note speziate, sorso interminabile, coerente e sorprendente.

Castello di Fonterutoli Toscana Rosso Igt Siepi 2021 – Sangiovese 50%, Merlot 50% – Rubino profondo, si districa tra note di frutti di bosco, prugne, tabacco e lievi nuance di sandalo. Gusto ricco dalla scia finale salmastra avvolgente.

Castello di Vicchiomaggio Toscana Rosso Igt FSM 2019 – Merlot 100% –  Rubino impenetrabile, complesso e fine, amarena, lampone, chinotto, grafite e sottobosco. Composito e dotato di una straordinaria piacevolezza di beva su finale balsamico.

Tua Rita Toscana Sangiovese Igt Perlato del Bosco Rosso 2021 – Sangiovese 100% – Rubino vivace, rivela note di violacciocca, tanta frutta rossa, sottobosco e ginepro. Sorso fresco, al contempo morbido e durevole.

Sottolineiamo che non è  stato inserito alcun vino di altre Denominazioni semplicemente perché a breve avremo la possibilità di approfondire questi stupendi lembi di terra dedicando appositi articoli a tema.

Chianti Classico Collection 2024: “3 C scritte a 4 mani”

Abbiamo ancora nella mente le splendide emozioni suscitate dalle Anteprime di Toscana 2024 e dalla due giorni di Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze. La culla del Rinascimento italiano per una settimana nell’anno diventa anche la culla del vino nel mondo. Pronunciare Chianti Classico significa raccontare territori incantevoli, dove la fatica dell’uomo è riuscita ad abbellire ciò che è già magnifico di per sé.

Un universo di meraviglie, un racconto diverso ogni volta. Tantissime le aziende presenti ai banchi di assaggio. Oltre 500 le referenze messe in degustazione per la stampa di settore, tra cui c’eravamo anche noi di 20Italie, con il direttore Luca Matarazzo ed i redattori Alberto Chiarenza, Adriano Guerri e Ombretta Ferretto. A loro il compito bellissimo e arduo di selezionare i migliori assaggi tra Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione, per poi intervistare alcuni tra i rappresentati di prestigio dell’areale.

Un ringraziamento particolare va alla Regione Toscana per l’organizzazione semplicemente perfetta della settimana di Anteprime di Toscana ed alle referenti Silvia Fiorentini e Caterina Mori del Consorzio Vino Chianti Classico per averci dato piena assistenza durante la kermesse.

Ma adesso è giunto davvero il momento di lasciare spazio e voce alle emozioni dei nostri autori, che sapranno trasmettere certamente lo spirito di gruppo e le vibrazioni dell’aver preso posto in un luogo dove si fa la storia del vino.

Alberto Chiarenza

La recente edizione del Chianti Classico Collection 2024 ha segnato un vero trionfo, con la partecipazione di rinomati giornalisti ed esperti del settore provenienti da buona parte del mondo. Le mie aspettative erano alte e la manifestazione non mi ha certamente deluso, con le degustazioni in anteprima che confermano un trend verso vini di altissima qualità. Un cambiamento significativo è stato notato nell’approccio alla vinificazione, con una diminuzione dell’uso del legno a favore di vini più freschi e verticali. Tuttavia, la tradizione non è stata abbandonata, ma rielaborata in modo da mantenere l’autenticità senza appesantire il palato con sentori eccessivi di legno. Bellissima esperienza condivisa con amici e colleghi di 20Italie come Adriano, Ombretta e il direttore Luca Matarazzo.

Ombretta Ferretto

Chianti Classico Collection 2024 è stata un’occasione avvincente per abbracciare in un unico colpo una denominazione complessa e apprezzarne le numerose sfaccettature del territorio. Grazie all’ottimo lavoro di squadra con il direttore Luca Matarazzo e i colleghi Alberto Chiarenza e Adriano Guerri, in due giorni sono stati passati al vaglio circa cinquecento campioni tra Annata, Riserva e Gran Selezione. Non mi è mancata occasione di approfondire in verticale specifici territori e la storia della denominazione attraverso importanti realtà produttive: Gaiole, con Ricasoli e Castello di Ama, entrambe impegnate in accurate zonazioni espressive degli specifici areali,  San Donato in Poggio, con Castello di Monsanto e il primo cru di Chianti.

Adriano Guerri

La Chianti Classico Collection suscita molto interesse da parte di noi amanti di Bacco. Questa edizione è stata ricca ed appassionante con amici di viaggio molto preparati e affabili. Momenti di confronto in degustazione molto costruttivi, senza lasciare nulla al caso. Ringrazierò sempre il direttore Luca Matarazzo per la possibilità, Ombretta Ferretto e Alberto Chiarenza per aver trascorso assieme due giornate emozionanti. La citazione musicale “Tu chiamale se vuoi emozioni”, del duo Battisti-Mogol, calza a pennello.

Luca Matarazzo (direttore)

Indubbiamente questo è “l’evento degli eventi”. Sono giunto all’ottava partecipazione e ogni volta è un’emozione diversa. Tanti colleghi ed amici da tutto il mondo pronti a confrontarsi con un mito del Made in Italy, che ha vissuto anche momenti delicati e cruciali. Dalla ripresa post scandalo al metanolo di metà anni ’80, il trend in positivo non ha mai smesso di arrestarsi. Adesso non si discute più di qualità, ma di sostenibilità ed i dilemmi imposti dal climate change rappresentano la vera sfida per il futuro. Per intanto però, godiamoci con un sorriso i primi 100 anni del Consorzio Vino Chianti Classico e del suo Gallo Nero, emblema di un vino unico e inimitabile.

Tutte le interviste le troverete cliccando sul seguente link di youtube.

Leggi anche le nostre impressioni 👇🏻

Chianti Classico Collection 2024 le nostre impressioni sulla Riserva: essere o non essere non basta, bisogna crederci davvero

Abbiamo già parlato degli assaggi sulla versione Chianti Classico Annata e Gran Selezione ai seguenti link: 100 anni dalla nascita del Consorzio Vino Chianti Classico: le nostre impressioni sulla tipologia “annata” 2022 e 2021Chianti Classico Collection 2024: la Gran Selezione nel segno della continuità.

Mancavano all’appello, per concludere degnamente l’operato di 20Italie durante l’evento Chianti Classico Collection 2024 nell’ambito di Anteprime di Toscana, le valutazioni della Riserva, suddivisa nelle annate 2021 e 2020. Il panel di degustazione è stato composto dal direttore Luca Matarazzo e dai redattori Alberto Chiarenza, Ombretta Ferretto, Adriano Guerri.

La 2021 conferma, qualora ce ne fosse bisogno, tutta la sua carica fruttata e la palpabilità del tannino. <<Una vintage ancora piuttosto irruenta e spigolosa, che necessita di tanto riposo prima di comprenderne il reale potenziale>> evidenza Ombretta Ferretto. Adriano Guerri intravede comunque delle positività fornite dalle <<freschezze presenti, che rendono i campioni gradevoli nell’allungo finale e per nulla stancanti>>. Rincara la dose il redattore Alberto Chiarenza: <<la bivalenza dell’annata, dai toni a tratti rudi, a tratti morbidi e alcolici. Vini che cercano ancora il giusto bilanciamento>>.

Certamente di minor impatto palatale e meglio declinata sulle eleganze la 2020 con alcuni picchi di assoluta bellezza. <<Una sorta di canto del cigno delle sfumature più nobili del Sangiovese chiantigiano, quelle note di viola mammola e spezie sinuose che contraddistinguono i prodotti di gran parte dell’areale>> sottolinea Luca Matarazzo direttore di 20Italie. Il rovescio della medaglia potrebbe essere il prezzo pagato nei confronti della longevità, vini obbiettivamente a un ottimo stato evolutivo che vanno apprezzati già adesso per quel che sono.

Il problema non è l’essere o non essere di amletica memoria, quanto l’effettiva credibilità di una tipologia compressa tra Annata e Gran Selezione, anche nella selezione (ci perdonerete il gioco di parole) delle uve da destinare e delle pratiche di cantina per distinguersi dagli altri. Uno schema tutto interno alla Denominazione, in cui prevale al momento una sorta di tregua forzata nell’attesa di ulteriori sviluppi. La politica di “appeasement” anche in questo caso, come fu per il primo ministro Chamberlain nel secolo scorso, rischia solo di creare confusione e smarrimento.

Di seguito l’elenco dei premiati, che hanno ottenuto alla cieca un punteggio pari o superiore ai 90 centesimi.

Migliori Chianti Classico Riserva 2021

Buondonno

Castello di Vicchiomaggio – Agostino Petri

Fattoria San Giusto a Rentennano – Le Baròncole (campione da botte)

L’Erta di Radda (campione da botte)

Ottomani

Podere Castellinuzza/Paolo Coccia (campione da botte)

Ricasoli – Brolio

Migliori Chianti Classico Riserva 2020

Acquadiaccia

Borgo Salcetino – Lucarello

Casa al Vento – Foho (campione da botte)

Castello di Gabbiano

Castello di Monsanto

Cinciano

I Sodi

La Sala del Torriano

Montefioralle

Podere La Cappella – Querciolo

Rignana

San Felice – Il Grigio

Tenuta di Nozzole – La Forra

Tenute Selvolini

Vigneti La Selvanella/Melini – Vigneti La Selvanella