I vini di Podere Pellicciano nell’incantevole borgo di San Miniato

Se si pensa a San Miniato, viene immediatamente in mente il tartufo bianco e proprio dal seminario condotto sul pregiato tubero nostrano inizia il press tour organizzato da Claudia Marinelli di Darwine & Food Comunicazione e Podere Pellicciano.

Dettagli utili alla raccolta del tartufo da parte dell’azienda sanminiatese Nacci, mancava solo la caccia al tartufo accompagnati, magari, dagli splendidi lagotti cercatori infallibili.

San Miniato, però, è anche zona dove la viticoltura affonda le radici nel lontano passato. Dopo una passeggiata tra i vigneti a Bucciano con i fratelli Fabio e Federico Caputo, ci siamo diretti al Ristorante Brassica di San Miniato e deliziati dai piatti preparati dallo chef Andrea Madonia in abbinamento con le vecchie annate di vini di Podere Pellicciano.

Al mattino seguente abbiamo effettuato la degustazione in azienda e poi la visita in cantina, per assaporare anche alcuni campioni sia da vasca che da botte, al cui termine è seguito uno squisito pranzo in azienda realizzato magistralmente dallo chef Armando Brigai del Ristorante Olivum di Ponte a Elsa. Piatti ben preparati e ben calibrati con ingredienti territoriali e, naturalmente, ottimi vini.

Podere Pellicciano è stato acquistato dalla famiglia Caputo nel 2003 come casa di campagna; allora era conosciuto come Vallechiara, posto a poca distanza dal centro abitato del Borgo etrusco di San Miniato (Pi). Un antico podere che risale al 1830 e che vanta oggi circa 10 ettari vitati e 3 ettari di olivi, da sempre gestiti secondo i dettami dell’agricoltura biologica nel massimo rispetto dell’ambiente, con certificazione BIO ottenuta nel 2016.

Le varietà coltivate sono quelle storiche trovate in eredità nelle vecchie vigne, propagate e inserite per selezione massale anche nei nuovi impianti: Sangiovese, Malvasia Nera, Colorino e Canaiolo per quanto riguarda le varietà a bacca rossa; Trebbiano, Malvasia Bianca, San Colombano e Vermentino a bacca bianca.

Il suolo è ricco di tufo in superficie e di argilla in profondità con presenza di fossili marini. Le altimetrie dei vigneti in località Bucciano sfiorano i 280 metri s.l.m.. Una scelta ben ponderata è stata quella di non mettere a dimora nessuna varietà internazionale, in un periodo ove molti altri vigneron lo facevano. La varietà preferita è la Malvasia Nera: avendo un ciclo più breve rispetto ad altri, le condizioni climatiche sono ideali per scongiurare le gelate primaverili. Un’areale che dà origine a vini meno strutturati e possenti, ma al contempo più eleganti. Le escursioni termiche tra le ore diurne e notturne sono notevoli, fattore importante per ottenere una buona complessità aromatica. Le correnti marine donano infatti una buona ventilazione alle dolci colline sanminiatesi.

Una splendida realtà a conduzione familiare, Concetta, la mamma, si occupa delle visite in cantina e l’accoglienza dei molti turisti che visitano San Miniato, Fabio si occupa di tutta l’attività commerciale e Federico, l’enologo, si occupa sia dei vigneti sia di tutta la produzione in cantina. Prevalentemente i vini da loro prodotti sono in purezza, recentemente anche qualche blend. Alcune etichette sono dedicate ai figli, sulle quali campeggia il soprannome, Il Biondo dedicato a Fabio, Cimba a Martina e Tricche a Federico.

Un’azienda giovane ed emergente della quale senza ombra di dubbio sentiremo parlare molto in futuro e bene. Una famiglia affabile e molto ospitale, il bello del mondo enoico.

I vini degustati

Il Biondo Toscana Igt 2023 – Vermentino, Malvasia Bianca e Grechetto – dalle nuance giallo paglierino ed un naso in cui giungono sentori di fiori di camomilla, pesca, ananas e vibrazioni agrumate. Sorso saporito e di buona corrispondenza.

Fonte Vivo Toscana Igt 2021 – Trebbiano in purezza  – Giallo dorato, sprigiona note di albicocca, caramella d’orzo, erbe officinali, dal gusto pieno e persistente.

Chianti Docg 2023 – Sangiovese, Colorino e Canaiolo – Rubino vivace, rimanda subito a sentori di giaggiolo, mora e frutti di bosco.  Fresco, sapido e coerente.

Tricche Toscana Igt 2021 – Sangiovese 70%, Malvasia Nera 20% e Colorino 10% – Rosso rubino intenso, salgono all’olfatto note di rosa, prugna, mora, sottobosco e nuance balsamiche. Sorso vellutato, equilibrato e coerente .

Egola Toscana Igt 2020 – Malvasia Nera – Rubino intenso, rimanda sentori di mora, ribes nero, liquirizia e spezie. Al palato risulta setoso, armonioso e tipico.

Egola Toscana Igt 2021 – Malvasia Nera – Rubino intenso, libera note di rosa, giaggiolo, frutta nera e tabacco. Allungo finale fresco, saporito e leggiadro.

Buccianello Toscana Igt 2021 – Colorino – Rubino impenetrabile,  si percepiscono note di mora, prugna, ribes e pepe nero, setoso, delizioso e decisamente lungo.

Buccianello Toscana Igt 2020 – Colorino – Rubino impenetrabile, emana sentori di rosa, ciclamino, frutti di bosco e spezie, dalla bocca fresca, saporita e leggiadra.

Prato della Rocca Toscana Igt 2020 – Malvasia Nera, Sangiovese e Colorino in uvaggio e coofermentati – Rubino impenetrabile, rivela note di frutta rossa e spezie dolci. Avvolgente, accattivante e persistente.

Prato della Rocca Toscana Igt 2019 – Malvasia Nera, Sangiovese, Colorino in uvaggio e coofermentati – Rubino impenetrabile, dipana sentori di mirto, frutti di bosco,  sottobosco e spezie dolci, attacco tannico poderoso e buona piacevolezza di beva.

Podere Pellicciano
Via Serra, 64
56028 San Miniato (Pi)
www.poderepellicciano.it

Napoli: presentato il Brunello di Montalcino Riserva Renieri di Bacci Wines a Palazzo Petrucci

Per il primo evento a Napoli dedicato alla stampa e agli operatori del settore lo scorso 15 Maggio, il gruppo Bacci Wines ha scelto il ristorante una stella Michelin Palazzo Petrucci per presentare il Brunello di Montalcino Riserva Renieri.

La Docg rappresentativa del territorio toscano all’estero è solo una di quelle confluite nel patrimonio vitivinicolo della famiglia Bacci. A partire da Castello di Bossi in Chianti Classico, acquisito nel 1984 da Marco Bacci, passando per Renieri (Brunello di Montalcino) e Terre di Talamo (Morellino di Scansano), oggi gli oltre 200 ettari vitati complessivi arrivano ad includere territori fuori dalla Toscana con Terre Darrigo, nel versante dell’Etna, e la recentissima acquisizione di Blue Zone a Mamoiada in Sardegna.

Una storia lunga quarant’anni, partita da un contesto imprenditoriale lontano dal vino (Marco Bacci nasce come imprenditore nel mondo dell’abbigliamento in un’area e in un’epoca –  quello della provincia di Firenze tra gli anni ‘70 e ‘80 –  in cui il settore tessile rappresentava ancora la prima voce del Pil italiano) e diventata con Jacopo, classe 1984, il cuore dell’attività di famiglia.

Laureato in enologia e impegnato nella promozione commerciale delle cantine di famiglia sui mercati esteri, Jacopo ha presentato insieme a Raffaele Vecchione, enologo e critico enologico, una verticale di vecchie annate Brunello di Montalcino Riserva, dalla 2010 fino alla 2013, insieme all’annata corrente del Brunello di Montalcino, la 2019.

L’obbiettivo centrato appieno era quello di evidenziare l’evoluzione di una denominazione storica in un’azienda a conduzione biologica relativamente giovane – l’acquisizione di Renieri risale al 1998 – partendo dagli inizi. Nuova cantina, nuovi impianti, nuovi vigneti che hanno espresso la loro prima vendemmia nel 2010, la prima anche delle annate in degustazione. Sono seguite la 2011, 2012, 2013 con un percorso di cantina molto simile, ma un approccio in vigna differenziato a seconda delle difficoltà climatiche; la degustazione si è chiusa con la 2019 quale punto di riferimento del percorso compiuto fino a questo momento.

Renieri si estende con i suoi 120 ettari, di cui 30 vitati, a sud-est di Montalcino, all’ombra del Monte Amiata, su terreni vulcanici, costituiti prevalentemente da calcare e roccia mischiati ad argille rosse e tufo. La vendemmia è manuale, la fermentazione avviene esclusivamente in acciaio con lieviti indigeni, l’affinamento in legno grande.

La 2010, considerata tra le migliori annate di Brunello, si presenta nel nostro bicchiere matura già nel colore arancio scarico e nel naso di sottobosco umido, di fiori appassiti e ruggine, mentre conserva buona freschezza e succosità al palato.

Più fredda e chiusa la 2011 che esprime in prima battuta un frutto a tratti acerbo, su verticalità di palato. Annata controversa, con un inverno freddo e una bolla di caldo estremo ad agosto, in questo bicchiere, spiega Jacopo, si capisce il lavoro in vigna, con grappoli fino a completa maturazione.

La 2012, altra vintage cinque stelle per il Brunello di Montalcino, si esprime invece in maniera ricca e possente con una chiara presenza del frutto in buon equilibrio con le nuance floreali, mentre in bocca risulta avvolgente e cremosa, più distesa della precedente 2011.

La degustazione delle vecchie annate si conclude con la 2013, sfaccettata nel naso da piccoli frutti rossi, muschio di montagna, canfora e lineare al palato con freschezze a tratti balsamiche. Il bicchiere più centrato nell’equilibrio gusto olfattivo.

Il salto alla 2019 è vertiginoso e ci porta, questa volta con un Brunello di Montalcino ancora giovanissimo, a tratti timido, con una percezione chiara del frutto e un sorso snello. Parliamo di un’annata lenta nella maturazione arrivata agli inizi di ottobre con una buona resa qualitativa. Necessita di tempo per esprimere al meglio i tratti tipici del varietale, quel Sangiovese che ha fatto la storia del Brunello di Montalcino.

RENIERI

Località Renieri

Strada Consorziale Pian dell’Asso 53024 Montalcino (SI)

Regina Ribelle – Vernaccia di San Gimignano Wine Fest – day by day: giorno 1

Ci sono territori che si smarcano da qualsiasi contesto enogastronomico produttivo. San Gimignano ha sempre giocato un doppio ruolo in Toscana: quello di uno dei borghi più belli d’Italia (e del mondo) e quello dell’essere un Comune ad alta densità di aziende impegnate nel settore agroalimentare. Prodotti tipici, contornati da aneddoti storici ineguagliabili e, naturalmente, il vino Vernaccia di San Gimignano cui si ispira l’evento Regina Ribelle Wine Fest.

Due giorni densi che hanno registrato la presenza di 1000 wine lover ed oltre 90 giornalisti italiani e stranieri, con un programma ricco di degustazioni itineranti per il centro storico della città, ma anche wine tasting e laboratori di abbinamento cibo-vino con i prodotti tipici toscani. All’ombra delle numerose Torri tutto sembra più bello, in una calma serafica che solo le colline toscane sanno donare al visitatore. Piccole botteghe, viuzze ed anfratti dove i colori si mescolano tra di loro, con le sfumature tenui della luce primaverile.

Il Presidente del Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano Irina Strozzi

Il Presidente del Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano, Irina Strozzi, ha aperto ufficialmente la manifestazione nella suggestiva Sala comunale di Dante, ripercorrendo la lunga storia di questo antico vitigno, senza dimenticare le sfide del presente e del futuro, a partire dai cambiamenti climatici. Presentata la non semplice annata 2023, particolarmente complessa per tutte le denominazioni italiane; proprio in questo difficoltoso andamento climatico, la Vernaccia di San Gimignano ha dimostrato un sorprendente “colpo di reni” con vini godibili, succosi e serbevoli, come scritto nell’articolo Anteprima Vernaccia di San Gimignano Wine Fest “Regina Ribelle”.

Il Consorzio nasce il 3 luglio 1972 per volontà di alcuni viticoltori e nel 1993 ottiene l’ambita Denominazione di Origine Controllata e Garantita per la Vernaccia di San Gimignano, mentre è del 1996 la DOC San Gimignano Rosso. L’idea proposta è stata vincente: unificare il momento delle valutazioni critiche per la stampa a quello della conoscenza del territorio con visite in cantina e molti momenti di confronto tra produttori ed esperti di settore.

Dal lontano 1276, anno della prima menzione della Vernaccia di San Gimignano, il percorso secolare l’ha vista sempre come grande protagonista dell’eccellenza da un platea di grandi della storia come Dante, Michelangelo, Boccaccio, Redi, Manzoni, Chaucer Deschamps, Francis Scott. Il vino dei Papi e dei Signori potenti dagli appena 768 ettari iscritti al Registro Nazionale.

L’enologo Ovidio Mugnaini

Regina Ribelle ha ospitato anche il prestigioso Premio Gambelli, assegnato ogni anno al miglior enologo under 40, promosso da Aset Toscana (Associazione Stampa EnoGastroAgroAlimentare Toscana) in ricordo del maestro assaggiatore Giulio Gambelli, assegnato stavolta a Ovidio Mugnaini, giovane enologo toscano dell’azienda La Sala del Torriano.

Un rosso vestito di bianco, dal sapore potente, genuino, pieno di corpo e sensazioni fresche, dal finale quasi tannico, ma che ben si adatta alla versione spumantizzata ed a contenitori differenti dal cemento all’acciaio, al legno e persino alla terracotta. Sono stati 37 i vitivinicoltori presenti ai banchi d’assaggio per 37 anime “ribelli” diverse. Nulla sarebbe stato possibile senza un’adeguata interazione con la Regione Toscana, presieduta da Eugenio Giani e con l’Amministrazione Comunale grazie al sindaco Andrea Marrucci.

Da sinistra il sindaco di San Gimignano Andrea Marrucci, il vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi ed il Presidente Eugenio Giani

Le giornate a tema si sono concluse con una cena di gala allestita nello scenografico Chiostro di Sant’Agostino e curata dai ristoranti di San Gimignano Linfa e San Martino 26. Durante la serata sono stati anche presentati i piatti artistici delle edizioni 2023 e 2024 dedicati a Regina Ribelle – Vernaccia di San Gimignano Wine Fest creati dalla ceramista locale Silvia Berghè, dedicati al connubio tra vino, artigianalità e gastronomia.

Nel prossimo articolo vi racconteremo il momento più entusiasmante del tour: quello delle visite in cantina, in attesa della prossima edizione di Regina Ribelle – Vernaccia di San Gimignano Wine Fest che si terrà dal 14 al 18 maggio 2025 a San Gimignano.

Montevertine: la storia della famiglia Manetti

Nelle dolci colline di Radda in Chianti, borgo affascinante in provincia di Siena, si estendono i vigneti che danno vita ad alcuni dei vini più celebrati d’Italia. Benvenuti nel regno del Sangiovese, un territorio dove la famiglia Manetti ha scritto una storia di passione e dedizione vinicola che affonda le sue radici negli anni ’60.

La storia della famiglia Manetti inizia a Poggibonsi, quando Sergio Manetti, padre di Martino, proprietario di un’industria metallurgica produttrice di lamiere per elettrodomestici, decise di cambiare vita. Fu nel 1967 che, in un’asta poco frequentata, riuscì ad acquistare una tenuta nella zona del Chianti a un prezzo irrisorio. Da quell’anno, la tenuta divenne la culla di una nuova impresa vitivinicola, con la produzione del primo vino nel 1971.

Le vigne della tenuta si estendono su 20 ettari di terreno principalmente composto da galestro, suddiviso in nove zone: Le Pergole Torte, Montevertine, Il Sodaccio, Il Casino, Selvole, Pian del Ciampolo, La Casa, Docciola e Villanova. Il Sangiovese domina incontrastato con il 90% delle viti, mentre il restante 10% è costituito da Colorino e Canaiolo, vitigni tradizionali che rafforzano l’identità del territorio.

I vigneti sono coltivati secondo metodi tradizionali e innovativi: il sistema Guyot per le vigne più vecchie e il Cordone speronato per i nuovi impianti. Dal 2009, la gestione dei vigneti è completamente biologica, con l’inerbimento dei filari e l’uso di compost aziendale per la concimazione.

I Vini della Famiglia Manetti degustati

Pian del Ciampolo 2022 è un Sangiovese in purezza, fermentato in vasche di cemento per 25 giorni e successivamente affinato per 12 mesi in botti di rovere di Slavonia. 

La 2022 annata di grande piacevolezza di beva, che ha integrato una giusta dose di morbidezza rispetto ai sangiovese più freschi e austeri.

L’annata 2004 dimostra invece una sorprendente freschezza dopo 20 anni, con un tannino fine che esalta le caratteristiche del Sangiovese.

Montevertine è il vino storico della cantina, prodotto dal 1971. Composto al 90% da Sangiovese e al 10% da Colorino e Canaiolo, fermenta per 21 giorni in vasche di cemento dove segue la fermentazione malolattica e poi matura per 24 mesi in botti di rovere di Slavonia, un legno che conferisce al vino una struttura elegante senza sovrastare le note fruttate e floreali del Sangiovese. Successivamente, il vino riposa per altri tre mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.

La 2021 si presenta con un colore rosso rubino intenso, al naso, offre un bouquet complesso e raffinato di frutti rossi maturi, ciliegia, e note floreali di viola. Al palato si distingue per freschezza ed eleganza. I tannini sono fini e ben integrati, contribuendo a una struttura equilibrata. Le note di frutta rossa sono accompagnate da un’acidità vibrante, che dona al vino una lunga persistenza e una piacevole bevibilità. 

L’annata 1999, un vino di 25 anni, rivela ancora un colore rosso rubino, che tende al granato, equilibrato, con una freschezza e morbidezza che sono quasi atipiche per il vitigno e sfumature speziate e terrose che emergono con il tempo.

Martino Manetti

Montevertine è un vino versatile che si abbina splendidamente con molti piatti della tradizione toscana. È ideale con carni rosse, cacciagione, e formaggi stagionati. Perfetto anche con primi piatti saporiti come la pasta al ragù di cinghiale preparata dalla famiglia Manetti in occasione della mia visita.

Infine Pergole Torte: “icona” del Sangiovese di Toscana, si è sempre distinto grazie alle etichette artistiche opere d’arte di Alberto Manfredi. Un elemento da collezione che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Prodotto per la prima volta nel 1977, è stato il primo Sangiovese in purezza vinificato nella zona di Radda in Chianti. Le uve provengono dai vigneti storici piantati tra il 1968 e il 1999. 

La fermentazione alcolica avviene in vasche di cemento per circa 25 giorni. Durante questo periodo, il vino svolge anche la fermentazione malolattica, un processo che contribuisce ad ammorbidire l’acidità naturale del Sangiovese e a sviluppare una maggiore complessità aromatica. Dopo la fermentazione, Pergole Torte matura per un anno in barrique di rovere Allier e per un ulteriore anno in grandi botti di rovere Slavonia. Questo doppio passaggio in legno conferisce al vino una struttura robusta e una gamma di aromi complessa. Infine, il vino riposa per altri tre mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.

La 2021, si distingue per il suo colore rosso rubino brillante. Al naso, offre un bouquet intenso e complesso, con note di ciliegia, frutti di bosco, e sfumature floreali di violetta, accompagnate da sentori di spezie dolci, tabacco, e cacao derivanti dalla maturazione in legno. Al palato, è di grande eleganza e struttura. I tannini sono setosi e ben integrati, offrendo una sensazione di pienezza e rotondità. Le note fruttate sono bilanciate da un’acidità vivace, che dona al vino una lunga persistenza e un finale armonioso.

La 2014 si distingue non solo per la qualità e la finezza del vino. Questa annata si è distinta per la sua freschezza e la sua finezza. Nonostante le condizioni climatiche non ottimali, il vino ha mantenuto una grande eleganza e complessità, con una ottima capacità di invecchiamento. Pergole Torte si presta magnificamente a essere abbinato con piatti ricchi e saporiti. È perfetto con carni rosse alla griglia, brasati, e arrosti. Si abbina perfettamente anche con selvaggina, come il capretto stufato che abbiamo gustato e con formaggi stagionati. Con il suo profilo sensoriale ricco e raffinato, Pergole Torte continua a essere una delle massime espressioni del Sangiovese e un punto di riferimento per gli appassionati di vino di tutto il mondo.

La famiglia Manetti, con la sua dedizione alla tradizione e alla purezza del Sangiovese, ha creato un’eredità vinicola che resiste al passare del tempo e alle mode. I loro vini, autentica espressione del territorio del Chianti, continuano a incantare e a rappresentare l’eccellenza della viticoltura toscana.

Anteprima Vernaccia di San Gimignano Wine Fest “Regina Ribelle”

Ben 28 campioni giudicati con un punteggio oltre i 90 centesimi, sul totale di 88 etichette presenti all’Anteprima Vernaccia di San Gimignano Wine Fest “Regina Ribelle”.

Un numero impensabile qualche anno fa, che sorprende ancor di più per una 2023 scattante e ricca di fremiti, servita alle giuste condizioni di temperatura ed evoluzione.

L’atavico problema del servire alla stampa vini ancora difficili da comprendere nelle freddure invernali di febbraio, con l’aggravio dell’esser stati imbottigliati da pochi giorni, è stato in parte superato dal posticipare a maggio qualsiasi giudizio di merito.

Resta qualche perplessità stilistica, nell’eterna lotta tra “bene e male”, tra ciò che garantisce un commercio spicciolo e rapido e chi decide di puntare sul rischio, con opportune scelte agronomiche e produttive che prevedono rese bassissime, oculatezza dei contenitori e, soprattutto, tempo!

La Vernaccia di San Gimignano aleggia nel limbo di color che son sospesi alla ricerca della perfezione, ma il gradino non sembra più insormontabile e l’obbiettivo ormai è alla portata di mano. L’impegno del Consorzio Vernaccia di San Gimignano e delle Istituzioni politiche è encomiabile e sta dando i suoi frutti, ma l’attenzione deve restare alta senza cedere a dubbi e sbavature che riporterebbero l’areale alle tinte buie altalenanti del passato.

Agrumate e melliflue le 2023, scattanti rispetto alle 2022 e 2021. Quest’ultimi millesimi donano invece punte di bellezza infinite nelle versioni Riserva, con alcuni campioni che si ergono a principi della degustazione dai punteggi elevatissimi.

Di seguito l’elenco delle migliori valutazioni riscontrate negli assaggi alla cieca, in ordine cronologico da scheda per la stampa e non di preferenza.

Migliori Vernaccia di San Gimignano 2023

Gentilesca – Abbazia Monteoliveto

Casa alle Vacche

Fattoria La Torre

Fattoria Poggio Alloro

Fattoria San Donato

La Lastra

Le Postine – La Roccaia

Suavis – Mormoraia

Pietraserena

Primo Angelo – Poderi Arcangelo

Poggiarelli – Signano

Tenuta Le Calcinaie

Lunario – Tollena

Migliori Vernaccia di San Gimignano 2022

Rialto – Cappellasantandrea

Clamys – Cesani

Tenuta Sovestro

Fontabuccio – Vagnoni

Migliori Vernaccia di San Gimignano 2021

Angelica – Fattoria San Donato

Podere La Casa Rossa

Migliori Vernaccia di San Gimignano Riserva 2022

Le Mandorle – Fattoria Poggio Alloro

Ori – Il Palagione

La Lastra

La Ginestra – Signano

Migliori Vernaccia di San Gimignano Riserva 2021

Crocus – Casa alle Vacche

Benedetta – Fattoria San Donato

Assola – Terre di Sovernaja

Migliori Vernaccia di San Gimignano Riserva 2020

Guicciardini Strozzi

Signorina Vittoria – Tollena

Napoli: Vallepicciola porta il vento del Chianti Classico nel “paese d”o sole e d”o mare”

Bello rivedere, dopo la mia visita di qualche anno fa, Alberto Colombo CEO di Vallepicciola a Napoli nel “paese d”o sole e d”o mare”, come la famosa melodia di Bovio e D’Annibale. Bello riassaporare anche i vini provenienti da quest’angolo di Chianti Classico appartenente alla UGA Vagliagli, piccola frazione di Castelnuovo Berardenga.

Un doppio evento organizzato da smstudio pr & communication in un press day entusiasmante, suddiviso tra una tappa pomeridiana per la stampa ad Altogrado Vineria ed un momento più informale e interattivo nella cena serale al Ristorante Steak House, con l’abbinamento perfetto per i rossi toscani: la “ciccia” cotta a puntino.

Cantina avveniristica, sogno di Bruno Bolfo imprenditore ligure leader nel settore siderurgico. Per anni la consulenza enologica fu affidata alle abili mani di Riccardo Cotarella, che ne ha seguito le fasi prodromiche, lasciando poi il testimone per scelta aziendale ad Alessandro Cellai. L’opera di quest’ultimo, già riconosciuta e apprezzata in passato nei Domini Castellare di Castellina, è stata quella di rendere la materia prima eccellente, meno ricca e opulenta nella trasformazione e maturazione dell’uva in vino, anche grazie alla scelta di contenitori in cemento.

Eleganza, lunghezza ed espressività inserite nel ricamo territoriale. Vagliagli è nota per i suoi terreni compositi, basati su argille di tipo galestroso, calcare, buone altitudini ed esposizioni per garantire ventilazione con escursioni termiche notturne. L’incanto del paesaggio, i Monti del Chianti in lontananza, le vallate di Radda e Gaiole a pochi chilometri, è tale da rendere l’intera zona un sito di alto prestigio sul lato enoturistico.

Nella degustazione guidata presso Altogrado Vineria abbiamo riconosciuto la bellezza della diversità, raccontata nei calici da prodotti e annate differenti. In particolare il Chianti Classico 2021 ha un corredo di frutta e agrume rosso su nuance fumée di brace e radice di liquirizia. Il tannino lascia una scia avvolgente, quasi gelatinosa che rende il sorso aggraziato e godurioso. Annata della potenza e della morbidezza contrapposta alla fresca e floreale della Riserva 2020, dove i richiami di incenso, spezie scure e macchia mediterranea ben si uniscono alla trama antocianica irta e polverosa da sbuffo boschivo.

L’idea del Rosso Toscana IGT 2021 realizzato da Sangiovese in purezza ricalca la volontà di non adeguarsi ed adagiarsi per forza ai dettami di un disciplinare di produzione, cercando piuttosto di valorizzare quanto il terroir sa offrire senza incastonarlo in schemi prefissati. In questo caso il campione deve ancora digerire le espressioni boisé date dall’utilizzo di legni piccoli per la sosta in bottaia. Dalla vigna vecchia di 40 anni ne deriva un vino materico, strutturato e mellifluo, con dicotomia di bocca tra lievi surmaturazioni e pungenze tanniche. Ciò che è sicuro è che avrà molto tempo davanti per potersi esprimere nella sua piena compiutezza.

Chiudiamo i sipari con la garanzia di casa Vallepicciola: il Pievasciata Pinot Nero, che nella vintage 2022 ha regalato emozioni palpitanti ai cronisti, compreso il sottoscritto. Non serve attendere nulla per divertirsi con un sorso dinamico, ricco di piccoli frutti di bosco (lampone e fragoline) su tocchi balsamici e di cannella nel finale. Versatile, ottimo nel rapporto qualità-prezzo per non concentrarsi solo sul “Re” Sangiovese.

Due righe di chiosa le merita anche il Ristorante Steak House, con Francesco, Barbara e Gennaro che ci hanno accolto nel segno della tradizione partenopea di 54 anni di storia e una selezione di carni e frollature da autentici numeri uno. Apprezzabile il contesto “goliardico” per finire la giornata insolitamente calda, tra i ricordi del vento del Chianti Classico e del sole e del mare di Napoli.

Vino Nobile di Montepulciano: un viaggio attraverso le 12 Pievi durante Vinitaly 2024

Che Montepulciano fosse un territorio su cui puntare lo avevamo capito da tempo, da quando i produttori, per il tramite del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, decisero di ritrovare serenità e spinta propulsiva dopo gli anni bui e le divisioni di inizio millennio.

Le Pievi

Che Le Pievi rappresentassero poi quel filo di Arianna da seguire alla ricerca di qualità e riconoscimenti, ne avevamo soltanto il beneficio del dubbio. Un convitato dall’apparenza misterioso, comparso sulla scena dopo un travagliato conciliabolo tra i vari attori chiamati a prenderne parte. L’essenza stessa della bontà del progetto è stata il dover ammettere che da soli non si va da nessuna parte; l’utilizzo di consulenti terzi ed esperti hanno rianimato lo spirito dei viticoltori, nel confronto continuo tra Cooperativa Sociale e piccole produzioni familiari.

Dunque, nel contesto di Vinitaly 2024, ecco giungere l’occasione tanto attesa: presentarsi alla stampa mondiale e agli operatori in tutta la grazia di una tipologia che supererà le più rosee aspettative. Ne siamo certi per averla assaggiata in più momenti ed aver trovato sempre un livello interessante e prospettico dei suoi vini. La degustazione guidata è stata magistralmente condotta dai giornalisti Gianni Fabrizio e Stefania Vinciguerra.

Ma cosa sono esattamente Le Pievi?

Chi pensa ad una new entry in chiave puramente commerciale sbaglia di grosso. Ma neppure possiamo ritenerla il frutto di una zonazione in stile “Cru” piemontesi o francesi. C’è da agganciarsi, piuttosto, al ricamo storico, alla natura stessa del territorio toscano, fatto di chiesette rurali ove la comunità agreste si ritrovava ai vespri. Uno scorcio tipico della mezzadria italiana, espressione del movimento culturale del Verismo, come nella Cavalleria Rusticana di Mascagni, quando vengono musicate scene di afflato poetico attorno a un campanile.

Nulla di strano ricondurre le identità di Montepulciano attraverso ricordi, simboli di unione e armonia. Gli stessi ideali insiti nella proposta di immissione in commercio, a partire dal 1 gennaio 2025, del Vino Nobile di Montepulciano etichettato sotto una delle 12 Pievi: Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardenga, Valiano. La natura dei suoli è molto simile nella composizione, meno nella ripartizione delle varie tessiture, tra argille colorate, sabbie marine, limo e calcare. La morbide colline esprimono il meglio del panorama possibile per il visitatore, con esposizioni e altimetrie influenti in maniera marcata nella maturazione del Sangiovese e dei suoi tannini, non più accompagnabili (per regolamento) dalle accomodanti “varietà internazionali”.

Presente e Futuro

Il frutto dell’emersione delle falde del mare pliocenico e delle successive erosioni detritiche occorse nell’arco di millenni. Valiano, di origine recente, resta invece la Pieve dall’agile individuazione nei panel d’assaggio, per una trama antocianica meno profonda e pungente, dove l’immediatezza di beva la fa da padrona. Limitiamo a ciò le nostre considerazioni complessive, invitando il lettore a testare sul campo le ulteriori differenze senza dare giudizi o suggerimenti soggettivi. Il gusto deve avere il predominio su tutto, sarà quello a decidere il mercato e il futuro del terroir.

E sempre il gusto saprà condurci alla risoluzione dei legittimi quesiti da cronisti: le uve selezionate a comporre il mosaico de Le Pievi penalizzeranno le altre versioni del Disciplinare? Si creerà un’eccedenza di scelta tra Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva, Selezione e Le Pievi o quest’ultima spingerà i vigneron ad alzare l’asticella di tutti i prodotti aziendali? Ciò porterà con sé, finalmente, la necessaria colmatura di prezzi rispetto ai livelli bassi e penalizzanti di qualche anno fa? Anche le soddisfazioni economiche creano fiducia e giocano a domino con l’aumento record dei numeri dell’enoturismo che sta vivendo l’intero comparto del Nobile.

Ai posteri e all’abile lavoro di Andrea Rossi presidente del Consorzio del vino Nobile di Montepulciano e del suo staff operativo, la non semplice risoluzione; noi restiamo prudentemente fiduciosi e ottimisti, certi di aver puntato su di un cavallo vincente.

Alcuni assaggi di Brunello di Montalcino a Terre di Toscana 2024

Nei giorni 24 e 25  marzo 2024 ha avuto luogo la 16° edizione di Terre di Toscana “Eccellenza nel bicchiere”. Un appassionante evento organizzato da Acquabuona.it negli spaziosi saloni dell’Hotel Versilia Lido l Una Esperienze di Lido di Camaiore, suggestiva location a due passi dal mare. Gli espositori ai banchi d’assaggio presenti erano 140 provenienti dalle più importanti Denominazioni d’Origine della Regione, con oltre 700 etichette in degustazione. Il focus odierno riguarderà una storica Docg: quella del Brunello di Montalcino.

Montalcino è un suggestivo Borgo medievale della provincia di Siena in Toscana. Nota capitale del vino Brunello, del Rosso e del dolce Moscadello, è posta nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, lungo il confine della Val d’Orcia e della provincia di Grosseto.
Il Brunello di Montalcino è una perla enologica italiana che gode di fama mondiale e la sua affermazione risale alla fine dello scorso millennio. Il 1966 con l’arrivo della Doc, sarà l’anno del suo rilancio e conseguentemente viene costituito il Consorzio di Tutela, grazie al quale verranno fatti ulteriori passi in avanti con ammodernamenti in cantina e rinnovamenti di nuovi vigneti quasi unicamente con Sangiovese. La consacrazione arriva però nel 1980 con la meritata Docg, uno tra i primi vini in Italia ad ottenere questo prestigioso riconoscimento. Con ulteriori cambiamenti al precedente disciplinare già rigoroso, è stata raggiunta una successiva elevazione  in termini qualitativi.

Lo straordinario territorio presenta aspetti pedoclimatici diversi in ogni zona del quadrante. Nella parte nord si ottengono vini di buona struttura, profumati ed eleganti, ad est vini più tannici adatti all’invecchiamento, a sud vini di grande struttura, molto profumati, ad ovest, vini eleganti, armonici, da lungo invecchiamento.

L’adiacenza al Monte Amiata e la vicinanza al mare creano un microclima propizio per la coltivazione della vite con forti escursioni termiche tra le ore diurne e notturne, dando origine a vini di elevata qualità. Tre sono le tipologie: Annata, Selezione e Riserva. Il Sangiovese a Montalcino ha trovato un contesto adatto ed il baricentro nella sua massima espressione, più di ogni altra zona.

Gli assaggi

Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2019 Banfi – Con note di ribes, lampone, pepe e tabacco, sorso fresco e saporito.

Brunello di Montalcino 2019 Baricci – Emana sentori di rosa, viola, fragolina di bosco, arancia e spezie, gusto rotondo, succoso e accattivante.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2019 Marroneto – Sprigiona sentori di ciliegia, mora, menta, liquirizia, spezie e sottobosco. Sorso fresco, setoso e di interminabile persistenza.

Brunello di Montalcino 2019 Mastrojanni – Rivela nuance di prugna, mora, mirtillo e spezie, dal gusto avvolgente e duraturo.

Brunello di Montalcino Cielo d’Ulisse 2019 Podere Le Ripi – Dipana sentori di violacciocca, mora, prugna, sottobosco e nuances mentolate. Opulento, avvolgente e persistente.

Brunello di Montalcino 2019 Salvioni La Cerbaiola – Libera note di iris, ciliegia, rabarbaro, tabacco e sottobosco, attacco tannico setoso, armonioso e leggiadro.

Brunello di Montalcino Bramante 2019 San Lorenzo – Rimanda sentori di violetta, mirtillo, bacche di ginepro e tabacco, dinamico, armonioso e durevole.

Brunello di Montalcino Riserva Phenomena 2018 Sesti – Piacevoli sentori di violacciocca, amarena,  rabarbaro, scia speziata e mentolate. Tannino setoso, saporito e generoso.

Brunello di Montalcino Riserva Poggio al Vento 2016 Col d’Orcia – Olfatto contraddistinto da sottobosco, arancia sanguinella, tabacco dolce e spezie orientali. Avvolgente, pieno ed appagante.

Brunello di Montalcino Vigna del Lago 2019 Val di Suga – Si percepiscono sentori di ciclamino,  ciliegia tenerina, scorza d’agrumi e cacao, dal palato fresco e sapido con chiusura lunga.

Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio

Sono loro i volti dei protagonisti di un tour magnifico organizzato per 20Italie con aziende che abbiamo selezionato personalmente tra quelle aderenti al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: Alamanno, Andrea, Antimo, Caterina, Federico, Giovanni, Julio, Luca, Nicolò, Silvia, Tiziana. Una denominazione, tante inclinazioni ed espressioni diverse, ben contraddistinte dalle sottozone delineate nel progetto Le Pievi, che vedrà l’immissione sul mercato di una nuova tipologia di vino a partire dal 2025.

In realtà, vista anche la qualità media raggiunta dai prodotti storici (Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva e Selezione), ci si chiedeva se l’iniziativa avrebbe portato qualche scossone all’interno degli equilibri produttivi dell’intero areale. Lo ha fatto eccome! Un gancio traino che ha trascinato con sé a ruota le altre versioni e tutto il comparto, in vista delle difficili sfide per il futuro.

Abbiamo avuto il piacere di poterne parlare con alcune delle aziende rappresentative: Boscarelli, Bindella – Tenuta Vallocaia, Dei, Tenuta di Gracciano della Seta, Fattoria Svetoni, Poliziano, Vecchia Cantina di Montepulciano, Montemercurio, Azienda Agricola Tiberini, Contucci. Ognuna con la sua storia fatta di momenti felici ed altri meno, di scelte coraggiose e voglia di ricerca e rinnovamento.

Ognuna con l’amore versato per il Sangiovese localmente chiamato Prugnolo Gentile, che fatica a raggiungere complete maturazioni crescendo in un avamposto collinare compreso tra 3 bacini lacustri, con il Lago Trasimeno in lontananza. Suoli di natura sabbiosa marina, con inserti argillosi e calcarei a diverse profondità e altitudini. Una complessità non facile da gestire in campo agronomico, forse il limite ed anche la sfida più intrigante che deve affrontare ogni giorno il viticoltore.

Perché credere in un territorio che fa della bellezza il suo punto di forza? Perché Montepulciano è così: ricchissima di storia e cultura, fiera e indipendente, dove il vino affinava (ed in parte ancora affina) nelle cantine sotto le vie della Città, per difenderlo da eventuali invasori esterni. Perché il poeta Redi, nell’opera Bacco in Toscana del 1685, definiva “Montepulciano d’ogni vino è Re!”.

Perché non si può fare la differenza senza fare un passo indietro di fronte persino agli errori commerciali e stilistici del passato, cosa che i produttori hanno maturato ormai all’unanimità, evento davvero raro tra le pagine dei Consorzi di Tutela Vini italiani.

Il Prugnolo Gentile odierno è ben diverso da quello del dopoguerra, quando a vinificarlo per l’imbottigliamento erano pochissimi e serviva l’apporto delle uve bianche a renderlo godibile all’assaggio. Ha maggior stabilità fenolica ed equilibrio, soffrendo meno le calure estive di altri terroir ed esprimendosi su delicatezze uniche nel suo genere, mai invadenti nella trama tannica. Questo soltanto se la passione del vigneron è tale da non sacrificarlo con lavorazioni estreme e ricerca di sovrastruttura penalizzante nei profumi floreali e nelle scie sapide e succose del retrobocca.

La fotografia di quanto sta realmente avvenendo da qualche tempo a questa parte; la speranza che la strada indicata venga perseguita a costo di sacrifici enormi, quanto fondamentali per lo sviluppo enoturistico. Sì, perché il turismo in forte crescita è il sintomo del successo imprenditoriale che vive Montepulciano, con strutture d’accoglienza all’altezza delle aspettative luxury e ristoranti gourmet di altissimo livello, dove apprezzare la cucina toscana rivisitata in chiave internazionale.

Paesaggi mozzafiato, cantine ristrutturate con tecnologie all’avanguardia, passeggiate romantiche tra le vie di uno dei borghi più belli del mondo, vino e cibo che viaggiano in totale sincronia per allietare il palato degli appassionati in cerca di emozioni, o dei semplici avventori occasionali giunti qui per una sosta rilassante.

La redazione di 20Italie ringrazia Andrea Rossi, Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Luca Tiberini, Vice Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Silvia Loriga, Responsabile Marketing ed Eventi ed Alessandro Maurilli dell’Ufficio Stampa, oltre ai produttori vitivinicoli e ai ristoratori che ci hanno consentito di svolgere al meglio il nostro compito di reporter. Un primo passo nel racconto, cui seguiranno tanti altri.

Le storie di alcuni dei produttori del Consorzio Vino Nobile che abbiamo incontrato puoi trovarle qui

Terre di Toscana 2024

L’appuntamento giunto alla XVI edizione che ha registrato un enorme successo di pubblico e stampa, si conferma la vetrina delle eccellenze vitivinicole della regione.

“Stessa spiaggia, stesso mare”: l’appuntamento all’Hotel Una di Lido di Camaiore per l’evento Terre di Toscana è diventato imperdibile, per la stampa, gli operatori e i winelovers. Nei giorni di domenica 24 e lunedì 25 marzo il 2400 visitatori hanno potuto incontrare 140 aziende di tutti i distretti enologici della Toscana, assaggiare ben 700 etichette, comprese 80 di vecchie annate.

L’evento, promosso da L’Acquabona, nata nel 1999, per comunicare esperienze che avessero a che fare con il vino e il suo mondo, ha visto la prima edizione nel 2007: il successo ottenuto e che continua ottenere, la rende una manifestazione molto interessante e a misura d’uomo (e di vignaiolo).

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In degustazione vini prestigiosi, orgoglio italiano nel mondo, di blasonate denominazioni e di altre sempre più emergenti e sotto i riflettori della critica enologica. Tra queste, la mia selezione di realtà che mi hanno piacevolmente colpito, per le novità presentate o per le annate vecchie, che non ti aspettavi così emozionanti.

Iniziamo proprio da Ivan Giuliani di Terenzuola, azienda a cavallo di Liguria e Toscana, che ha portato Fosso di Corsano 2017: Vermentino in purezza, solo acciaio che esprime bene le potenzialità in evoluzione di questo vitigno. La frutta si apprezza con note tropicali, la scorza degli agrumi volge al candito, poi miele di acacia e il timbro di idrocarburo che svetta, come una bandiera, regalando al vino una complessità elegante e invidiabile. In bocca, seppur ancora vibrante per l’acidità, scorre dando la sensazione di aver raggiunto equilibrio e maturità, ma con ancora molte cose da raccontare.  Lunga persistenza e finale marino, con sbuffi iodati. La prova che i vini bianchi non sempre devono essere consumati in annata, tantomeno il vermentino (e il pigato) di Liguria.

L’azienda agricola nacque nel 1993: Ivan ereditò dei terreni dal nonno e si trasferì da Stresa a Fosdinovo. Lavora i 23 ettari, svolgendo le operazioni in vigna manualmente, seguendo i principi del biologico, in un’ottica di sostenibilità, volta al rispetto delle uve autoctone tra i quali lo scontroso vermentino nero. Altro vino che rappresenta un forte legame con la terra e la tradizione è il Permano Bianco, da un blend composto da vermentino e poi trebbiano, malvasia, albarola, albana, durella e verdella. Macerazione sulle bucce di quasi 20 giorni, a temperatura controllata, fermenta e affina in acciaio. Viene prodotto in soli 2600 esemplari. Un tripudio di frutta gialla, erbe aromatiche e note balsamiche. In bocca è preciso e affilato e si congeda con cenni di pietra focaia.

Antonio Camillo, dopo aver collaborato con realtà importanti della Maremma, ha creato nel 2006 la propria cantina a Marciano ed è sicuramente un nome di riferimento per il Ciliegiolo, che sa esprimere in vini che non si dimenticano facilmente, tra cui il Vigna Vallerana Alta. Fiero sostenitore di un approccio il più possibile naturale, senza utilizzo di chimica, sia in vigna che in cantina, ha portato in degustazione a Terre di Toscana una novità, il Mediterraneo 2023. L’etichetta è di un turchese che fa immaginare immediatamente l’estate, il sole che si riflette sul mare, l’abbraccio delle culture dei popoli che si affacciamo su questa via secolare di traffici e comunicazioni.

Il colore rubino luminoso del vino, invita a sentirne i profumi e d’improvviso sei catapultato su di un sentiero scosceso, che guarda il mare, circondato dalla macchia mediterranea. Un tripudio in bocca di sale, frutti di rovo e  delicate carezze balsamiche. Colpo di fulmine.  Nasce da un blend uve da vigne giovani di Ciliegiolo 50%, Alicante 35% e Carignano 15%. Un altro vino davvero interessante è Granè 2023, un Carignano in purezza, che si esprime con note di ciliegia e viola, a cui seguono erbe officinali, timo, cuoio. Tannino levigato, perfettamente integrato, esso mantiene una garbata piacevolezza e bevibilità. Sempre a Marciano, Tenuta di Montauto è stata apprezzata in passato per Silio, un ciliegiolo succoso ed espressivo. L’azienda è nata nel 2001, con vigne di proprietà impiantate dal nonno Enos di Riccardo Lepri. Di grande impatto è sicuramente il Sauvignon Blanc, che viene celebrato nelle etichette Enos I e Gessaia. A catturare l’attenzione i due Pinot Nero. Il primo raccoglie il frutto di viti di circa 15 anni, gestite in regime biologico, che crescono su terreni argillosi ricchi di quarzi. La vinificazione procede, dove aver messo le uve vendemmiate una notte in cella frigorifera, in contenitori di legno. L’affinamento prevede  l’uso di barrique, nuove per circa 1/3 della dotazione. Rosso rubino, simile al velluto, esprime durante le ripetute olfazioni, i descrittori tipici del vitigno, con aggiunta di una gradevole speziatura. Al palato si apprezza la cifra elegante del tannino e la persistenza, con un finale su note fruttate.

Lo stupore è stato generato dall’assaggio di Poggio al Crine, un Pinot Nero ottenuto da vigne di circa 30 anni. Dopo la raccolta manuale, le uve riposano in cella frigo per una notte e dopo la fermentazione, il vino resta 10 mesi in barrique a cui seguono 3 anni di bottiglia. Mettere il calice al naso fa venire alla mente immediatamente la Borgogna, i sentori sono eleganti, puliti precisi e vivaci. In bocca il vino è teso, il tannino serico e nel finale si apprezza una rinfrescante sapidità. Chapeau! Solo 600 bottiglie.