Consorzio Vini Doc Grance Senesi: il racconto della Masterclass

di Adriano Guerri

Il Consorzio Vini Doc Grance Senesi, lo scorso 29 maggio, ha organizzato una Masterclass con 5 tipologie appartenenti alla denominazione di origine Grance Senesi

L’evento si è svolto presso la cantina della Tenuta Armaiolo di proprietà della famiglia Giovannini, a poca distanza dal centro abitato di Rapolano Terme (Si).  Guidata magistralmente da Gianluca Grimani, esperto degustatore e docente dei corsi AIS (Associazione Italiana Sommelier), la degustazione è stata preceduta da una panoramica sulla denominazione con l’intervento dei produttori presenti. 

La denominazione di origine controllata Grance Senesi è l’ultima nata in provincia di Siena e risale al 2010. Comprende l’area geografica dei comuni di Asciano, Rapolano Terme, Murlo, Monteroni d’Arbia e una parte del territorio Sovicille, tutti in provincia di Siena.

L’unico lembo di terra in provincia di Siena che era rimasto fuori dalle denominazioni, infatti a poca distanza si trovano le zone vitivinicole del Chianti Classico, del Nobile di Montepulciano, del Brunello di Montalcino e dell’ Orcia.

Il nome “Grance” deriva dalla presenza di queste fattorie fortificate sul territorio che nell’antichità gestivano i vasti possedimenti terrieri  ed erano dotate di ampi granai e cantine utili a immagazzinare e custodire i prodotti agricoli di appartenenza dello Spedale di Santa Maria della Scala di Siena.

Una piccola enclave di rara bellezza, da sempre vocata per la coltivazione della vite. Le altimetrie sono variabili, dai 400 ai 500 metri, con forti escursioni termiche tra le ore diurne e notturne. I suoli sono di origine argillosa e ricchi di scheletro. Oltre alla coltivazione della vite, è molto diffusa anche quella dell’olivo e dei cereali. Le tipologie dei vini regolamentate dal disciplinare sono: Rosso, Rosso Riserva, Bianco, Passito, Vendemmia Tardiva, Malvasia Bianca Lunga, Sangiovese, Canaiolo, Cabernet Sauvignon e Merlot.

Territori caratterizzati da suggestivi borghi, pievi, poderi e abbazie, una su tutte quella di Monteoliveto Maggiore (n.d.r. che racconteremo in un prossimo articolo dedicato).

Un paesaggio caratterizzato da colline brulle e ondulate, punteggiate da cipressi, querce, calanchi e folti boschi. La denominazione è stata fortemente voluta da Gabriele Giovannini, titolare della Tenuta Armaiolo, oggi guidata dal monaco benedettino guatemalteco don Antonio Bran, responsabile dell’azienda agricola dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore  di Asciano.

Una delle più piccole Doc italiane, ove vengono prodotti vini di elevata qualità, dotati di grandi potenzialità di crescita. Giocheremo ad analizzarli grazie anche a qualche stuzzicante abbinamento gastronomico.

I vini degustati

Grance Senesi Doc Rosso 2019 Abbazia di Monteoliveto Maggiore – Prevalentemente Sangiovese unito a Cabernet Sauvignon e Merlot.  Rosso rubino intenso, dipana sentori di rosa, violetta, fragoline di bosco, lamponi uniti a note balsamiche e speziate. Sorso fresco, dai tannini morbidi, rotondo e invitante. Ideale con il cacciucco alla livornese.

Creta” Grance Senesi Doc 2020 Podere Bellaria – Sangiovese in purezza. Rosso rubino vivace, rimanda note di violaciocca, rosa, amarena e prugna che ben si fondono con spezie dolci e cuoio. Palato ricco e suadente, decisamente lungo. Un ottimo viatico per un filetto di manzo alla griglia.

Cipresso” Toscana Igt 2016 Tenuta Masciello – Sangiovese 100%. Rubino intenso, emana sentori di tabacco, rosa appassita, frutta rossa matura, nuances speziate e tostate. Generoso e caldo, con ottima corrispondenza gusto-olfattiva. Matrimonio ideale con il cinghiale in umido.

Sangiovese Grance Senesi Doc 2016 Tenuta Armaiolo – Sangiovese in purezza. Riflessi che virano sul granato, trasparente, sprigiona sentori di frutta di bosco matura, scorza d’arancia, ciliegia e melograno, conditi da pepe nero e bacche di ginepro. Avvolge e persiste con coerenza e gradevolezza. Si sposa bene sui tipici formaggi stagionati delle Crete Senesi.

Nistiola” Grance Senesi Doc 2016 Tenuta Armaiolo – Sangiovese e Cabernet Sauvignon. Le sfumature diventano color granato, impenetrabili. All’olfatto libera note di frutti di bosco, cacao, polvere di caffè e scie mentolate finali. Di corpo, dalla trama tannica fitta e vellutata setosa. Compagno perfetto per le preparazioni a base di selvaggina.

Viticoltori Lenza: la storia di Guido Lenza e del suo sogno realizzato a pochi passi da Salerno

di Luca Matarazzo

Ci sono poche occasioni nella vita per conoscere persone genuine come Guido Lenza di Viticoltori Lenza.

Questo perché mettersi in gioco è un affare per pochi e bisogna sapersi adoprare con umiltà, disinvoltura e un pizzico di sana follia. Il sogno di un’azienda completa, iniziata da papà Valentino e proseguita nelle mani sapienti del figlio a pochi passi dall’Ippodromo di Salerno.

Guido Lenza

Cererali, cavalli e vino un trittico da autentica tela bucolica, fatta di Natura viva! Oggi parleremo dell’ultima pennellata, l’attività da vigneron che costa immane tempo e sacrificio. Il primo appezzamento era di circa 5 ettari, tutti Aglianico, con il quale il babbo vendeva le uve per portare fieno in cascina. I terreni non sono certo quelli poveri collinari, ma ricchi di sabbie e limo, molto drenanti e raramente soggetti alle siccità estreme degli ultimi anni.

Attualmente Lenza gestisce 10 ettari vitati: oltre la varietà a bacca rossa principe della Campania le fanno compagnia Piedirosso, Greco, Fiano e Falanghina. L’aiuto iniziale di Sergio Pappalardo ha consentito alla start-up di partire con la fase di vinificazione e imbottigliamento, in mano poi a vari conto terzisti nel tempo e adesso stabilmente in capo alla Cantina Firosa di Olevano sul Tusciano, con enologo il giovane e competente Michele D’Argenio.

Andiamo alla degustazione dei campioni proposti

Rosato Pèt-Nat: il classico frizzante da aperitivo? Siamo fuori strada; indubbiamente ammicca ad uno stile piacevole, ma la struttura importante lo rende un prodotto gastronomico ben adatto a specialità a base di pesce. Ancestrale sì… con grazia.

Vale Fiano 2021: in commercio dagli inizi di marzo. Eccessi balsamici sul sorgere di bocca che non accennano a diminuire nel prosieguo, sostenuti da acidità vibranti e nuance erbacee. Il Fiano ha bisogno di riposo per essere compreso nel suo carattere ribelle mai domo. Da riassaggiare in futuro.

Ida 2021: suddiviso in parti uguali tra Greco e Fiano. Dal primo ne giova la palpabilità gustativa, con presenza astringente sul finale, mentre dal secondo la delicatezza di fiori bianchi e agrumi di Sicilia. Buona l’accoppiata, sempre per restare nel gergo dell’ippica. Matura 10 mesi a contatto con le fecce fini.

Massaro 2019: la forte vena bianchista dei produttori campani la si nota subito quando si esercitano timidamente nella produzione dei rossi. Non perfetta l’esecuzione, con freschezze esuberanti corredate da sfumature verdi. Già quattro anni sulle spalle e sembra in bottiglia da pochi giorni. La consapevolezza, forse, di un grande potenziale che necessita però di ulteriore approfondimento e studio.

Valentinia 2021: complice il venir meno di un importante acquirente per le sue uve, Guido decise di realizzare un vino sull’esempio di quanto avviene in Valpolicella, riuscendoci benissimo. Ottima bevibilità, declinata su un frutto nitido al sapore di bosco e speziature calde, su finale di confettura di ciliegie. Tannini sontuosi, ben equilibrati ad un alcool potenziale da sfiorare i 18 gradi volumici senza sentirli.

Ogni nome in etichetta rappresenta un componente della famiglia, eccezion fatta per il Massaro. Sintomo di come Lenza (professione avvocato) concepisca lavoro, vigna e affetti in perfetta soluzione di continuità. Una “scommessa vincente” per il domani dell’areale salernitano.

MARCHE: “I MAGNIFICI 16” IL PRIMO EVENTO DEDICATO ALLE DOP MARCHIGIANE

Comunicato Stampa

APPUNTAMENTO CON 120 AZIENDE E 70 GIORNALISTI NAZIONALI DI SETTORE, DAL 22 AL 24 GIUGNO

Tutto pronto per “I magnifici 16”, il focus sui territori delle piccole e grandi denominazioni dell’Istituto marchigiano tutela vini (Imt) previsto da giovedì 22 a sabato 24 giugno. Un evento, voluto e organizzato da Imt per promuovere le Dop marchigiane sul mercato interno, a cui parteciperanno oltre 120 imprese del vino e circa 70 giornalisti nazionali del settore. In programma, visite alle cantine, oltre a tasting e masterclass in 9 eno-itinerari distribuiti su tutte le denominazioni afferenti al Consorzio, che da solo rappresenta circa il 70% dell’export e poco meno della metà dell’intero vigneto regionale.

“Le nostre aziende – ha detto il presidente Imt, Michele Bernetti – sono da sempre molto attive sul fronte della promozione all’estero grazie a vini di punta – Verdicchio in primis – che hanno contribuito in modo decisivo alla crescita in valore delle esportazioni regionali, con un +33% negli ultimi 5 anni e un controvalore di quasi 76 milioni di euro. Ma il mercato nazionale rimane senz’altro strategico, ancora di più oggi con il boom turistico che si registra nel Belpaese così come nelle coste, nelle città e nei borghi marchigiani”.

L’evento, diffuso nei primi 2 giorni in 9 macro-aree enologiche, si chiuderà sabato 24 giugno a Villa Koch (Recanati) con un ultimo tasting corale di tutte le 16 denominazioni e un convegno che farà il punto sulle politiche di settore in particolare legate all’enoturismo. Sotto la lente, un asset – quello del turismo del vino – considerato importante ai fini di un ulteriore sviluppo dell’immagine del brand marchigiano, anche dopo il recente varo della legge regionale che si propone di creare una rete di imprese di qualità non solo nelle produzioni ma anche nei servizi. Attesi, tra gli altri, gli interventi dell’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini, del presidente della commissione Agricoltura alla Camera, Mirco Carloni, del presidente di Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi e del direttore di Atim Marche, Marco Bruschini.

Saranno quasi 300 i vini in degustazione per una 3 giorni dedicata alle 16 Dop tutelate da Imt: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero (Doc e Docg), San Ginesio, Serrapetrona e Vernaccia di Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi (Doc e Docg), Verdicchio di Matelica (Doc e Docg). L’area tutelata dall’Istituto marchigiano di tutela vini si estende su un vigneto tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino di oltre 7.500 ettari e una produzione che nel 2022 ha sfiorato i 230 mila ettolitri imbottigliati (l’89% del totale). I filari marchigiani sono tra i più sostenibili in Italia, con un’incidenza biologica sul vigneto che ha raggiunto il 39,5% delle superfici, pari a 6.991 ettari su un totale vitato di 18.000 ettari (anno 2022/23, fonte: Regione Marche, Assessorato all’Agricoltura), un’incidenza doppia rispetto alla media italiana. Dal 2010 al 2022 il totale degli investimenti messi in campo dal maxi-Consorzio e dalle aziende socie con i contributi comunitari (Ocm-Vino e Psr Marche Mis. 1.33 e 3.2) ha superato quota 28 milioni di euro.

Ufficio stampa Istituto marchigiano di tutela vini – Imt: Ispropress

Marina Catenacci (327.9131675 – stampa@ispropress.it);

Sara Faroni (328 661 7921 – ufficiostampa@ispropress.it);

Simone Velasco (327.9131676 – simovela@ispropress.it)

Campania Beer Expo 2023: al MANN di Napoli per incontrare l’arte campana della birra artigianale

di Silvia De vita

Si è appena concluso Campania Beer Expo, primo Salone regionale della Birra artigianale, nato in risposta alle esigenze del settore e promosso su iniziativa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Campania, nell’ambito della Legge regionale della Campania 24 giugno 2020, n. 16 che prevede misure a sostegno della agricoltura di qualità e del patrimonio agro-alimentare nel settore della produzione di birra agricola e artigianale.

L’idea di una fiera annuale della birra agricola e artigianale da tenersi, a rotazione, nei diversi territori della Regione è nata per rispondere a quanto prevede la Legge Regionale orientata ad attività̀ di identificazione e di valorizzazione della produzione birraia agricola e artigianale della Campania, con occasioni e iniziative di informazione.

Nell’ultimo decennio, la richiesta di birra è cresciuta anche nella nostra penisola. La produzione di birra in Italia (anno 2021) è di circa 18 milioni di ettolitri. Da un quarto di secolo a questa parte la tendenza è sempre positiva, soprattutto grazie alla nascita e al progressivo sviluppo dei birrifici artigianali.

Una spinta decisiva allo sviluppo del settore è arrivata dagli under 40, coraggiosi giovani che hanno investito nella loro passione, “la birra artigianale”, facendo nascere realtà imprenditoriali e cogliendo le opportunità offerte dal mercato e gli aiuti della “res pubblica” e dell’Europa. In questo scenario sono nati gli oltre 50 birrifici artigianali in regione, di cui 19 presenti al Campania Beer Expo.

I  campani “brewers”, in un particolare momento storico, critico per l’economia (molti di loro sono nati nel periodo del Covid), hanno abbracciato con coraggio e competenza la richiesta dei consumatori di avere un prodotto artigianale di qualità, originale e, laddove possibile, tipico del territorio in cui opera il piccolo birrificio: ed è proprio questa la sfida più grande in atto, dal momento che ad oggi le materie prime utilizzate per la produzione di birra (luppolo, orzo, altri cereali) sono per la maggior parte importate.


Nel Giardino della Vanella, all’interno del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli – si sono tenuti percorsi di degustazione con banchi d’assaggio, incontri tecnici e giornalistici per favorire possibili sinergie tra produttori e operatori del settore. I produttori giunti dalle varie province campane, hanno esibito le loro referenze, spaziando tra le diverse tipologie di birra a disposizione. I visitatori hanno potuto assaggiare birre campane artigianali, uniche anche per la Biodiversità del territorio: una passeggiata di gusto tra i diversi banchi di assaggio, incontrando tutte le varie espressioni appartenenti al mondo delle Birre (a bassa fermentazione e ad alta fermentazione, le Ale, le Blanche, le Stout, le Weiss, etc.). …

Dinamica e stimolante; vivace e passionale sono alcuni degli aggettivi maggiormente utilizzati dai piccoli produttori protagonisti all’evento per raccontare la loro esperienza nel tessuto imprenditoriale del mercato.

Un ulteriore momento di approfondimento del settore è stato offerto ai visitatori con le Masterclass in programma;

  • “La Campania capitale della pizza e della birra” ha affascinato i presenti proponendo alcuni abbinamenti tra la birra campana e il famosissimo piatto tipico partenopeo;
  • Il BeerLAB dal titolo “Come comunicare la birra artigianale?” grazie alla presenza di Antonio Romanelli di “Hoppy Ending” e Fabrizio Ferretti di “Mosto – Birra&Distillati” con Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli, ha dato spunti di riflessione e discussione alla platea sull’importanza di fornire ai clienti un’esperienza di qualità nel consumo di birra. È emerso il fatto che le generazioni cambiano e ora c’è tanta scelta: quindi è diventato più difficile, in pochi secondi al bancone, catturare l’attenzione del cliente che è già esperto.
  • Molto immersiva e formativa, con sfumature a tratti cabarettistiche, la Masterclass dal titolo “Equilibri di Gusto”, moderata da Gabriele Pollio e condotta da Lorenzo Dabove “Kuaska”, supremo maestro spirituale della birra e massimo esperto in Italia di birre belghe e non solo. Un piccolo viaggio attraverso la degustazione di 6 birre ha consentito agli appassionati di avvinarsi meglio ai diversi stili e ai produttori locali.
  • L’ ultimo BeerLAB è stato incentrato sul tema “Birra e turismo: la Campania da scoprire” con interventi di Livia Iannotti, referente Filiera Brassicola Coldiretti Campania, Vito Pagnotta, socio fondatore e consigliere del Consorzio Birra Italia, e Carlo Schizzerotto, direttore del Consorzio “Birra Italiana”, Consorzio di Tutela e Promozione della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola.

Non sono mancate le Italian Grape Ale, chiamate anche IGA, il grande orgoglio italiano, vero e proprio anello di congiunzione tra la birra e il vino, dove l’ingrediente principale è proprio l’uva, uno dei frutti d’eccellenza della penisola italiana. Ed in Campania non potevano mancare le testimonianze delle espressioni di alcuni vitigni autoctoni della Regione: Ipogea, realizzata con l’impiego di mosto di uve aglianico lasco da un vigneto del 1929 (Birrificio Skapte Handcraft Beer), Maritata è una Italian Grape Ale prodotta con mosto di Asprinio di Aversa, vite di origine etruscada (Birrificio 082TRE ) e Waina da Uve Caprettone del Vesuvio (Birrificio Mal-Brewing).

Il mondo delle birre è davvero molto ampio e diversificato, ed arricchirsi di questa conoscenza richiede tempo, passione e tanti assaggi: al Campania Beer Expo 2023 tale percorso è stato facilitato! Non ci resta ora che aspettare la prossima edizione e nel frattempo continuare le degustazioni dei birrifici presenti: 082TRE, 84030, Birra Amore, Birrificio Karma, Birrificio Artigianale Napoletano, Birrificio Dell’Aspide, Birrificio Sorrento, Birrificio Ventitré, Cifra, Cuoremalto, Kbirr Napoli, Magifra Excellent Craft Italian Beer, Mal Brewing, Maestri del Sannio, Microbirrificio Artigianale Okorei, Microbirrificio Artigianale Incanto, Serrocroce – La birra artigianale da filiera agricola, Skapte Handcraft Beer, Parthenya

Liguria: l’inaugurazione della nuova Cantina Lunae di Bosoni.

di Olga Sofia Schiaffino

Sabato 10 giugno a Luni (SP) in via Madonnetta 97 la nuova cantina della famiglia Bosoni ha aperto le porte ai giornalisti per la presentazione ufficiale.

Un cielo incerto mi accoglie a Luni; le nuvole grigie creano uno scenografico contrasto con il verde rigoglioso dell’erba e i colori della nuova, bellissima costruzione che ospita la cantina di Bosoni, una vera opera d’arte voluta da Diego Bosoni e progettata insieme al designer fiorentino Andrea Del Sere.

Il viale oltre al cancello mi guida attraverso i filari che presentano i vitigni nativi della zona e mi conduce fino a raggiungere un cortile racchiuso tra muri alti in pietra, ordinati secondo la tradizione ligure: vedo Diego, è molto emozionato ma felice.

L’impatto iniziale evoca una immagine di sacralità del luogo e l’ampia sala dove si entra è stata pensata e realizzata con materiali che richiamano la terra, il lavoro dell’uomo, l’avvicendarsi del tempo, le luci che illuminano in modo diffuso creano una atmosfera di solennità.

Si è voluto realizzare “un progetto urbanistico che si basa su principi sociologici: sono spazi che generano altri spazi, che possono essere ampliati, in cui non esistono barriere tra area di lavoro e di rappresentanza”, come raccontano Diego e Andrea.

Nei locali sotterranei si accede attraverso un corridoio dove si odono i suoni dei lavori nei campi e su di una parte di essi passano le immagini dei collaboratori della famiglia Bosoni dediti alla cura delle vigne e della cantina.

Un trionfo della bellezza, la celebrazione del connubio tra il contadino e la vite in questa terra di Liguria di confine: Paolo Bosoni, il padre di Diego e di Debora, iniziò negli anni Settanta a puntare sul Vermentino e contribuì alla nascita della Doc avvenuta nel 1989.

Al termine della visita abbiamo brindato tutti insieme con il metodo classico Lunae, ottenuto da vermentino e albarola in parti uguali alla intraprendenza e lungimiranza di Diego e della famiglia Bosoni, con l’augurio di un radioso futuro per questa cantina e per il vino ligure.

L e visite saranno aperte al pubblico  a partire dal 1 luglio 2023

info@calunae.it    telefono: +39 0187693483

Campania.Wine 2023: la seconda edizione tra vino, gastronomia e cultura della Campania

di Ombretta Ferretto

La Galleria Umberto I e il MUSAP – Museo Artistico Politecnico –  sono stati il cuore pulsante della seconda edizione di Campania.Wine, manifestazione dedicata ai vini campani, che ha animato il centro storico di Napoli nelle giornate dell’11 e del 12 giugno.

L’evento è stato organizzato dai cinque consorzi di tutela vini della Campania (Irpinia Consorzio Tutela Vini, Sannio Consorzio Tutela Vini, Vesuvio Consorzio Tutela Vini, Consorzio Vita Salernum Vites, VitiCa Consorzio Tutela Vini Caserta) e dal Pomodorino del Piennolo Vesuvio DOP Consorzio Tutela, realizzato con fondi europei Campagna Medways_EU “European Sustainability”, con il patrocinio del Comune di Napoli e della Regione Campania in collaborazione con AIS Campania.

Centosedici le cantine coinvolte e oltre seicento le etichette in degustazione per questa seconda edizione che conta di una piccola parte delle aziende vitivinicole della regione. Ma vale la pena ribadire, come ha dichiarato Libero Rillo, Presidente Consorzio Tutela Vini del Sannio, che, con Campania Wine per la prima volta ben sei consorzi di tutela fanno sistema per dare vita a un evento di ampio respiro per la promozione di vino e territorio campano.

Le due giornate si sono articolate tra numerose iniziative dedicate a stampa, food blogger e appassionati. L’obiettivo ambizioso di raccontare il “Vitigno Campania” nelle sue molteplici sfaccettature di specie e di terroir, è stato centrato attraverso le masterclass diversificate per stampa e amatori, tenutesi al MUSAP, uno scrigno del patrimonio artistico e culturale di Napoli in Palazzo Zapata. I seminari rivolti alla stampa, condotti da Luciano Pignataro insieme a  Ferdinando De Simone, sommelier e archeologo, e Pasquale Carlo, giornalista, si sono incentrati su due macro temi: “La Campania dei vini di montagna”, dedicata agli areali Sannio e Irpinia, e “La Campania dei vini vulcanici e dei parchi naturali”, dedicata agli areali Vesuvio, Caserta e Salerno. Entrambi sono arrivati a coprire tutto il territorio campano, con una panoramica su storia vinicola, caratteristiche dei terroir e dei vitigni e degustazioni esemplificative di varie denominazioni.

Pillole di vino, invece, sono state raccontate nella masterclass dedicata agli amatori “La Campania in 10 vini”, tenuta dalla giornalista Chiara Giorleo in quattro sessioni giornaliere, con la collaborazione dei relatori AIS Campania che hanno capitanato le diverse degustazioni.

Durante le giornate di Campania.Wine, stampa, food blogger e influencer sono stati coinvolti in numerosi eventi a latere, dedicati a gastronomia e cultura, con lo scopo di evidenziare il rapporto che lega in maniera indissolubile storia, territorio e patrimonio enoico, in un connubio che dura da tremila anni.

In quello che a più riprese è stato definito il Rinascimento di Napoli e della Campania, la manifestazione ha voluto rappresentare un modo di promuovere il vino attraverso il suo territorio, ma anche l’inverso: promuovere il territorio attraverso il suo vino, come ci ha raccontato Cristina Leardi, Presidente del Pomodorino del Piennolo Vesuvio DOP Consorzio di tutela <<soltanto valorizzando il brand Campania, possiamo portare i nostri prodotti ovunque e, soprattutto, far venire sempre di più tutto il mondo da noi>>.

La premiazione “La Campania che ama la Campania” a fine kermesse per assegnare i riconoscimenti alle migliori carte dei vini con referenze regionali, rientra nella stessa ottica di sinergia. I walk around tasting si sono svolti nella monumentale Galleria Umberto I, che ha accolto i produttori in una suggestiva disposizione lungo le due strade che si incrociano ortogonalmente nell’ottagono centrale.

Tra le moltissime degustazioni effettuate in un percorso dedicato a specifiche denominazioni, segnalo venti etichette (l’ordine è dettato esclusivamente dalla successione di assaggio):

  • Kissòs – Falanghina del Sannio DOC 2018 – Cantine Tora
  • Crono – Falerno del Massico bianco DOC 2019 – La Masseria di Sessa S.A. srl
  • Licosa – Cilento DOC Fiano 2022 – Il Colle del Corsicano
  • Fiano – Colli di salerno IGT 2019 – Mila Vuolo
  • Ortale – Greco di Tufo DOCG 2017 – Cantine di Marzo
  • Libero – Falanghina del Sannio Vendemmia Tardiva DOC 2017 – Fontanavecchia
  • Alimata – Fiano di Avellino DOCG 2019 – Villa Raiano
  • Li Sauruni – Fiano di Avellino DOCG 2019 – Laura De Vito
  • Bacio delle Tortore – Fiano di Avellino DOCG 2022 – Passo delle Tortore
  • Vigna Laure – Greco di Tufo DOCG Riserva 2017 – Cantine di Marzo
  • Taurasi DOCG 2017 – Villa Raiano
  • Elle – Fiano di Avellino DOCG 2020 – Laura De Vito
  • Bosco Satrano – Fiano di Avellino DOCG 2019 – Villa Raiano
  • CRAI – Cilento DOC 2022 – Tenuta Cobellis
  • Patrinus – Paestum IGT 2021 – Il Colle del Corsicano
  • Colle delle Ginestre – Fiano di Avellino DOCG 2018 – Tenuta del Meriggio
  • Palimiento –  Paestum IGT Fiano 2019 – Albamarina
  • Perella – Cilento DOC Fiano 2019- Viticoltori De Conciliis
  • Valmezzana – Cilento DOC Fiano 2022 – Albamarina
  • Principe Lagonessa – Taurasi DOCG 2014 – Amarano

A chiosa di questo resoconto sono calzanti le parole di Teresa Bruno, Presidente Irpinia Consorzio Tutela Vini: <<la Campania è sapore, amore, emozione che ritroviamo in un percorso che va dal vino al cibo, attraverso la passione delle persone e il lavoro>>.

Roma DOC: una denominazione avvolta nel verde e nella storia

di Matteo Paganelli

Qual è la prima cosa che viene in mente quando si pensa a Roma? Immaginiamo il Colosseo, il Pantheon, la fontana di Trevi o tutte le altre maestose architetture religiose, funerarie, civili o militari. Se rimanessimo a un livello superficiale potremmo persino essere spinti ad associarla al cemento e al traffico senza controllo.

Pochi però sanno che con i suoi 86.000 ettari di aree verdi (ben il 67% rispetto ai 128.500 totali) la Capitale si attesta come il più grande comune agricolo d’Europa. Ma Roma è soprattutto storia. Con ben 2.700 anni sulle spalle può raccontarci tanto: da Romolo e Remo ai giorni nostri si è davvero mostrata la caput mundi per eccellenza.

Verde e storia: sono proprio questi i fili conduttori della seconda parte del press tour numero 4 del progetto “Roma ha un cuore DiVino”. Progetto che, ricordiamo, è nato dall’idea del Consorzio di Tutela dei vini Roma DOC a nome del suo presidente Tullio Galassini, che ringraziamo per averci fatto da cicerone con il supporto organizzativo di Maria Grazia D’Agata e Stefano Carboni dell’agenzia MG Logos e di Silvia Baratta di Gheusis.

Dopo aver navigato le aree sud/sud-est di Roma nell’areale dei castelli Romani, oggi ci spostiamo nel lato diametralmente opposto, a nord/nord-ovest, in quella porzione di agro Romano racchiusa fra il lago di Bracciano, i monti Sabatini e il mar Tirreno.

La prima realtà visitata è Terre del Veio – Azienda Agricola, situata proprio all’interno del parco del Veio, riserva naturale ed archeologica, storica necropoli Etrusca. Terre del Veio nasce ben 60 anni fa, e anche se il territorio è da sempre vocato alla viticoltura dobbiamo attendere gli inizi degli anni 2000 per voltare quella pagina che separa il capitolo conferitori da quello produttori. Questo grazie al titolare Paolo David che rileva l’attività del suocero impiantando nuovi vigneti e abbandonando gradualmente l’approccio tradizionalistico per far spazio alla sua impronta stilistica orientata verso la qualità.

Ad accoglierci è Dario, figlio di Paolo, giovane agronomo ed enologo orgoglioso per il lavoro di famiglia. Ragazzo solare, così come la giornata che veglia su di noi accanto ai vigneti. Tra galline, caprette e instancabili api impollinatrici di sovescio, Dario ci racconta di quanto creda non semplicemente nell’agricoltura biologica, ma in una sorta di versione 2.0 per limitare l’uso dei trattamenti. La certificazione SQNPI che effettua campionamenti annuali su foglie e terreno per verificare che siano assenti eventuali residui preservando così il prodotto che troveremo dentro al calice, si presta degnamente al ruolo, assieme alla certificazione vini VEGAN.

La visita nella cantina sotterranea esalta la composizione del terreno: tufo di origine vulcanica. Siamo, infatti, non molto distanti dal vulcano Sabatino (attivo in passato e ora quiescente, così come l’altro di Roma, il vulcano Albano); una matrice che si tramuta in probabile sapidità nei prodotti finali. Altra caratteristica del tufo è la sua capacità di assorbire e rilasciare acqua, indubbiamente un grosso vantaggio nell’era del cambiamento climatico.

Dei 10,5 ettari vitati, che danno luogo a circa 40.000 bottiglie, sono quasi 10.000 quelle che – da pochi anni – possono uscire nella denominazione Roma DOC, fregiandosi anche della menzione Classico parte della zona più antica di Roma.

A colpire maggiormente è stato proprio il Roma DOC Classico Malvasia Puntinata “Cremera” 2021, che prende il nome dal fiume che scorre proprio in quella zona. Al calice lascia trasparire un vino dal color giallo paglierino molto intenso, con lucenti sfumature oro verde sui bordi. La consistenza alla mescita suggeriscono una buona estrazione. Al naso è proprio come porre la testa all’interno di una cesta di frutta fragrante appena colta: pesca a polpa bianca, albicocca ancora acerba e ananas. Le erbe aromatiche, basilico e menta, sono un preludio a ciò che troveremo al sorso: una bilanciata freschezza, supportata da mineralità. Durezze che ben si sposano con una sorprendente morbidezza. Da abbinare a un risotto con asparagi.

Per la seconda parte del tour, ci si sposta in direzione mare, per visitare la Cantina Castello di Torre in Pietra. Poco distante da Fiumicino (tappa obbligatoria per chi visita Roma atterrando all’aeroporto Da Vinci) si erge la torre del castello, simbolo di un borgo agricolo fortificato che sorse nel lontano 1200. Qui le vigne sono parte integrata da secoli, di esse ve n’è menzione già dai primi del ‘500 quando la residenza apparteneva a Camilla Peretti, sorella nel noto Papa Sisto V. Fu il nipote Michele a trasformare la dimora in una residenza signorile, ma il castello che oggi ammiriamo nella sua sontuosità è merito dei principi Falconieri. I loro ingegneri non si dedicarono solo all’architettura della dimora, ma costruirono anche un sistema per velocizzare le operazioni di vinificazione.

Ancora oggi, si può notare come sulla collina, sia presente un canale in cui veniva calata l’uva appena vendemmiata facendola finire direttamente nella vasca sottostante per le operazioni di pigiatura. Torre in Pietra purtroppo ha anche vissuto un secolo di puro abbandono, terminato nel 1926 quando Luigi Albertini, utilizzò la sua liquidazione dal Corriere della Sera per acquistare Torre in Pietra, bonificare la zona e ridare lustro alla tenuta. Da allora è sempre rimasta di proprietà della stessa famiglia; è infatti il pronipote Filippo Antonelli il padrone di casa che ci accoglie in maniera davvero ospitale.

Ben 52 ettari vitati, che danno alla luce 200.000 bottiglie e 50.000 bag-in-box. Il tutto in rigoroso regime biologico dal 2011, su terreni tufacei e cinerei. Merito del Tevere, che nel corso dei secoli ha portato nel suo estuario ceneri vulcaniche contenenti fossili preistorici. Non è un caso infatti che l’Osteria dell’Elefante abbia questo nome in onore dei resti appunto degli elefanti pleistocenici ritrovati (anche esposti all’interno del ristorante). È qui che Filippo ci omaggia della degustazione dei suoi vini, alcuni di essi che escono con la fascetta della denominazione Roma DOC.

Delle numerose proposte, è proprio un Roma Doc a colpirmi particolarmente: sto parlando del Roma DOC Rosso 2021. Un blend di Montepulciano (circa il 50%), Sangiovese e Cesanese. Buona trasparenza vestita di rosso rubino intenso con sfumature ancora purpuree. La consistenza, il titolo alcolometrico al 14% sono tutti fattori precursori di una particolare struttura che troveremo in seguito. Al naso esplode il bosco in tutti i suoi sentori, a partire da quelli fruttati di fragoline e more di rovo, passando per quelli vegetali di resina e ago di sempreverde, e terminando con note fungine. La speziatura è simile alla ciliegina sulla torta, ma con al palato un’importante spalla acido-sapida che assieme al tannino ben integrato concede lungo equilibrio.

In chiusura, assieme a Filippo e Tullio, abbiamo provato a chiederci quale potrebbe essere il futuro della Roma Doc. Una denominazione che ha tanto da raccontare sul profilo dei vini bianchi, grazie soprattutto ai numerosi autoctoni (Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia, Bellone, ma che ancora non riesce ad affermarsi con prepotenza nel panorama dei rossi. L’attuale disciplinare infatti, è stato appositamente impostato per utilizzare sui rossi una quantità minima di Montepulciano al 50%, lasciando il restante 50% alla personalizzazione del produttore. Questo vantaggio, a nostro parere, potrebbe però essere un’arma a doppio taglio perché allontana dal legame tra vitigno e terroir.

Se dico “Nebbiolo” si pensa, in prima battuta, al Piemonte. Qual è dunque il corrispondente Nebbiolo Romano? Sono principalmente due le idee che daranno traccia a una probabile impostazione futura: la variazione del nome Montepulciano in Violone (per distaccarsi dal richiamo alla viticoltura Abruzzese), il suo utilizzo in purezza e una remota possibilità dell’introduzione del Cesanese, vero e proprio cavallo di razza. Di una cosa possiamo essere certi: i produttori hanno tutte le carte in regola per farsi conoscere ad alta voce, come il grido forte di un gladiatore dell’antica Roma.

“I Profumi di Lamole”

di Adriano Guerri

La rassegna vini I Profumi di Lamole è andata in scena dal 2 al 4 giugno per la ventesima volta nel caratteristico borgo, evento ideato dai produttori del locali in collaborazione con il Comune di Greve in Chianti.

Gli stands sono stati allestiti nella graziosa piazza di Lamole, dalla quale si gode di un panorama impareggiabile. Nove i produttori presenti con un ospite d’onore proveniente dalla Borgogna.  Arrivando nella ridente località mi è venuto in mente il titolo del film di Leonardo Pieraccioni, “Il Paradiso all’improvviso”. Lo è per davvero, il tempo sembra essersi fermato e la pace regna sovrana. Un borgo abitato da poche anime e molte delle quali portano il cognome Socci.

Lamole è situato nel comune di Greve in Chianti (FI), nel cuore del Chianti Classico ad altitudini elevate, con molti vigneti allevati a 600 metri s.l.m. Nella parte più alta sono stati mantenuti i terrazzamenti con muretti a secco e le viti con il sistema ad alberello, su suoli sabbiosi dotati di un forte potere drenante. Le pendenze notevoli ed i muretti consentono miglior accesso tra i filari, accumulando calore durante il giorno, per poi rilasciarlo nelle ore notturne ed evitando il dilavamento delle piogge.

Un bellissimo esempio di  conservazione e manutenzione del territorio, valso il riconoscimento a pieno titolo dal Ministero delle Politiche agricole di “Paesaggio rurale storico”. La vite su queste erte colline viene coltivata sin dall’epoca romana in un anfiteatro naturale. Con il cambiamento climatico questa enclave beneficia di temperature fresche e anche in annate siccitose non ha problemi di siccità e maturazioni.

Delle 11 UGA (Unita Geografiche Aggiuntive) del Chianti Classico, Lamole è la più piccola e caratterizzata dalla presenza, oltre che di viti e oliveti, di impenetrabili boschi e campi di giaggiolo.
Il vitigno maggiormente coltivato è il Sangiovese, ma anche Colorino, Canaiolo, Trebbiano e Malvasia.
I vini sono compositi, freschi, lineari, eleganti e dotati di una straordinaria piacevolezza di beva e tannini sottili e minerali.

Tra i migliori assaggi:

Chianti Classico Riserva 2018 Vigna Piuca Az.Castellinuzza e Piuca
Chianti Classico Riserva 2019 Az.Le Masse di Lamole
Chianti Classico Testardo 2019 Az. Il Campino di Lamole
Chianti Classico Gran Selezione Vecchie Vigne 2019 Az. Podere Castellinuzza
Chianti Classico Riserva 2019 Az. I Fabbri
Chianti Classico Gran Selezione 2016 Az. Castellinuzza
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Grospoli 2019 Az. Lamole di Lamole
Chianti Classico Punto di Vista 2020 Az. Jurij Fiore & Figlia
Le Viti di Livio Toscana Igt 2015 Az. Castello di Lamole di Paolo Socci

Radici del Sud 2023: i vincitori

di Luca Matarazzo

C’era un inglese, una canadese, un tedesco ed una messicana: in mezzo un italiano.

Sembra il tema di una classica barzelletta, invece è stato un appuntamento insolito con l’evento più importante del Sud Italia: Radici del Sud.

La kermesse enologica, capitanata da Nicola Campanile e dal suo staff, giunta alla diciottesima edizione senza mostrare alcun segno di stanchezza, rappresenta un punto fermo tra i Concorsi Internazionali del vino per giornalisti, wine blogger ed esperti di settore convogliati da ogni angolo del globo… non soltanto il Belpaese.

E così capita di dover dirigere da Presidente e capo panel una giuria tecnica composta da Anais Cancino (Messico), Liz Palmer (Canada), Anthony Rose (Regno Unito) e Torge Thies (Germania). Scopo della 2 giorni di degustazione è stato quello di decretare i migliori assaggi nel confronto con le altre Commissioni, in un ritmo serrato suddiviso tra sessioni mattutine e pomeridiane fino a esaurimento dei campioni alla cieca. Numerosissime le aziende partecipanti, con ottimo riscontro anche del pubblico di appassionati ai banchi d’assaggio finali.

Ecco il resoconto dei vini premiati con l’indicazione delle cantine produttrici:

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE A BACCA BIANCA

1 posto giuria nazionale

BARONE G.R. MACRÌ CALABRIA CENTOCAMERE BIANCO MANTONICO 100% 2019

2 posto giuria nazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA MYRIA FIANO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA MYRIA FIANO 100% 2022

2 posto Ex-equo giuria internazionale

GIOVANNI AIELLO PUGLIA CHAKRA BLU VERDECA 100% 2021

ORIGINE & IDENTITÀ CALABRIA 20-18 ZIBIBBO 100% 2021

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE A BACCA ROSSA

1 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA BALOI CANNONAU 100% 2022

2 posto giuria nazionale

VIGNAIOLI PUGLIESI PUGLIA BULLA AUFIDUS ROSÉ NERO DI TROIA 100% 2021

1 posto giuria internazionale

BRARONE G.R. MACRÌ CALABRIA CENTOCAMERE ROSATO NERELLO MASCALESE 100% 2019

2 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA BALOI   CANNONAU 100% 2022

FALANGHINA

1 posto giuria nazionale

AGNANUM CAMPANIA FALANGHINA  FALANGHINA 100%  2021

2 posto giuria nazionale

NATIV CAMPANIA  CUPA DEL PARADISO FALANGHINA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

ALABASTRA PINTORE & VALENTINO CAMPANIA FALANGHINA FALANGHINA 100% 2018

2 posto giuria internazionale

CANTINE KANDEA PUGLIA COSTANZA FALANGHINA 100% 2019

GRECO

1 posto giuria nazionale

CANTINE KANDEA PUGLIA ANAIS GRECO 100% 2019

2 posto giuria nazionale

ALABASTRA PINTORE & VALENTINO CAMPANIA GRECO DI TUFO 100% 2018

1 posto giuria internazionale

DI PRISCO CAMPANIA GRECO DI TUFO GRECO 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SAN SALVATORE 1988  CAMPANIA CALPAZIO GRECO 100% 2022 

FIANO

1 posto giuria nazionale

CANTINE KANDEA  PUGLIA BIANCOFIORE FIANO 100% 2021

2 posto giuria nazionale

AGRI GIRARDI PUGLIA CIMAGLIA  FIANO 50% MALVASIA 50% 2022

1 posto giuria internazionale

DI PRISCO CAMPANIA IRPINIA FIANO FIANO 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SAN SALVATORE 1988 CAMPANIA PIAN DI STIO FIANO 100% 2022

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI

1 posto giuria nazionale

IUPPA SICILIA LINDO ETNA BIANCO SUPERIORE DOC CARRICANTE 90% CATARRATTO 10% 2020

1 posto giuria nazionale

CANTINE BENVENUTO CALABRIA  BENVENUTO ZIBIBBO ZIBIBBO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE BIANCO FIORDUVA 40% RIPOLI 30% FENILE 30% GINESTRA 2021

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

CANTINA CAMBONI GIOVANNI SARDEGNA GIOVANNI CAMBONI VERMENTINO 100% 2022

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

SIDDÙRA SARDEGNA MAÌA VERMENTINO 100% 2021

1 posto giuria nazionale

OREFICE VINI ABRUZZO COCOCCIOLA  COCOCCIOLA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CANTINA DI VENOSA BASILICATA VERBO MALVASIA MALVASIA100% 2022

1 posto giuria nazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA PRIMI FILARI VERDECA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE BIANCO FIORDUVA 40% RIPOLI 30% FENILE 30% GINESTRA 2021

1 posto giuria internazionale

ORIGINE & IDENTITÀ CALABRIA CENTODÍ ZIBIBBO100%    2022

1 posto giuria internazionale

SIDDÙRA SARDEGNA MAÌA VERMENTINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  LALÙCI  GRILLO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

PODERI D’AURIZIO ABRUZZO D’AURI’ PECORINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA PRIMI FILARI VERDECA 100% 2022

ROSATI DA VITIGNI AUTOCTONI DEL SUD

1 posto giuria nazionale

CASA PRIMIS PUGLIA MONROSE NERO DI TROIA 100%    2022

2 posto giuria nazionale

MICHELE BIANCARDI CANTINE E VIGNE DAUNE PUGLIA ROSALIA NERO DI TROIA 100% 2022

1 posto giuria nazionale EXEQUO

BUZZARONE VIGNAIOLO IN CASTELFERRATO ABRUZZO RUGGITO MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

CREA VINI  ABRUZZO AMARTI SEMPRE MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CAMPI VALERIO MOLISE PER UNA ROSA TINTILIA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

SIDDURA SARDEGNA NUDO CANNONAU 100% 2022

1 posto giuria nazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  C’D’C’ ROSATO NERO D’AVOLA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

IFALCO CAMPANIA FA’ CRUCI AGLIANICO 100%  2022

1 posto giuria nazionale

CANTINE STATTI CALABRIA GRECO NERO GRECO NERO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

MANDWINERY (FAMIGLIA MANDUANO) PUGLIA BISCIÙ NERO DI TROIA 100% 2022

2 posto giuria internazionale

TORREVENTO PUGLIA PRIMARONDA NERO DI TROIA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

BUZZARONE VIGNAIOLO IN CASTELFERRATO ABRUZZO RUGGITO MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

SIDDURA SARDEGNA NUDO CANNONAU 100% 2022

1 posto giuria internazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  C’D’C’ ROSATO NERO D’AVOLA 100%    2022

1 posto giuria internazionale

IFALCO CAMPANIA FA’ CRUCI AGLIANICO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

TENUTA DEL TRAVALE CALABRIA EPICARMA NERELLO CAPPUCCIO 100% 2022

GRUPPO MISTO VINI ROSSI

1 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA KANTHARU MURISTELLU35% CANNONAU30% MONICA25% CAGNULARI 10% 2019

1 posto giuria nazionale

IUPPA SICILIA CLO NERELLO MASCALESE 85% NERELLO CAPPUCCIO 15%” 2020

1 posto giuria nazionale

LIBRANDI CALABRIA DUCA SANFELICE GAGLIOPPO 100% 2020

1 posto giuria nazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE AGLIANICO 50% PIEDIROSSO 50% 2019

1 posto giuria nazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA ELPÌS OTTAVIANELLO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CAMPI VALERIO MOLISE OPALIA TINTILIA DEL MOLISE TINTILIA 100% 2019

1 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA SENTIDU CAGNULARI 100% 2016

1 posto giuria internazionale

IUPPA SICILIA CLO ETNA ROSSO NERELLO MASCALESE 85% – NERELLO CAPPUCCIO 15% 2020

1 posto giuria internazionale

CANTINE CACCAMO CALABRIA CAPARBIO CALABRESE 80% NERELLO MASCALESE 20% 2020

1 posto giuria internazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA RAVELLO PIEDIROSSO 70% AGLIANICO 30% 2019

1 posto giuria internazionale

ANGELO D’UVA MOLISE LAGENA TINTILIA 100% 2020

1 posto giuria internazionale

ROSSO LIBERO  PUGLIA ROSSO LIBERO  BLEND UVE AUTOCTONE 100% 2021

MONTEPULCIANO

1 posto giuria nazionale

PODERI D’AURIZIO ABRUZZO D’AURÌ MONTEPULCIANO 100% 2021

2 posto giuria nazionale

DONVITANTONIO VINI  ABRUZZO DONVITANTONIO MONTEPULCIANO 100 % 2019

1 posto giuria internazionale

OREFICE VINI ABRUZZO 1932 MONTEPULCIANO 100% 2015

2 posto giuria internazionale

L’ ARDITO AZIENDA AGRICOLA PUGLIA DON FELICE MONTEPULCIANO 100% 2021

NEGROAMARO

1 posto giuria nazionale

CANTINE EMERA DI CLAUDIO QUARTA VIGNAIOL ANIMA DI NEGROAMARO NEGROAMARO 100% 2019

2 posto giuria nazionale – EXEQUO

LE VIGNE DI SAMMARCO PUGLIA ORMANERA SALICE SALENTINO DOP RISERVA NEGROAMARO 100% 2016

2 posto giuria nazionale – EXEQUO

FABIANA WINES PUGLIA KALEMA  NEGROAMARO SALENTO NEGROAMARO 100% 2020

1 posto giuria internazionale

CANTINE PAOLO LEO     PUGLIA ORFEO  NEGROAMARO 100% 2021

2 posto giuria internazionale

FABIANA WINES PUGLIA KALEMA  NEGROAMARO SALENTO NEGROAMARO 100% 2020

PRIMITIVO

1 posto giuria nazionale

FATALONE ORGANIC WINES       PUGLIA FATALONE RISERVA       PRIMITIVO 100%    2020

2 posto giuria nazionale

MASSERIA MITA             PUGLIA IMPERATRICE    PRIMITIVO 70%  NEGROAMARO 30%       2018

1 posto giuria internazionale

CANTINE DUE PALME    PUGLIA SANGAETANO   PRIMITIVO 100%              2022

2 posto giuria internazionale

FATALONE ORGANIC WINES       PUGLIA FATALONE RISERVA       PRIMITIVO 100%    2020

NERO DI TROIA

1 posto giuria nazionale

TORREVENTO PUGLIA TORRE DEL FALCO  NERO DI TROIA 100% 2021

2 posto giuria nazionale EXEQUO

PIARULLI VINI ED OLIO  PUGLIA NERO DI TROIA NERO DI TROIA 100% 2021

2 posto giuria nazionale EXEQUO

CAIAFFA VINI PUGLIA VIBRANS NERO DI TROIA 100% 2019                                                                    

1 posto giuria internazionale

CRIFO PUGLIA AUGUSTALE NERO DI TROIA 100% 2017

2 posto giuria internazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA VIBRANS NERO DI TROIA 100% 2019

CANNONAU

1 posto giuria nazionale

FAMIGLIA DEMELAS SARDEGNA GIOGU CANNONAU 100% 2021

2 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA CARROS CANNONAU 100% 2019

1 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA  AMPSICORA  CANNONAU 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SEBASTIANO POLINAS SARDEGNA POLINAS CANNONAU 100% 2020

MAGLIOCCO

1 posto giuria nazionale EXEQUO

LIBRANDI CALABRIA MEGONIO MAGLIOCCO 100% 2021

1 posto giuria nazionale EXEQUO

TENUTE PACELLI CALABRIA TERRA ROSSA MAGLIOCCO 100% 2020

2 posto giuria nazionale

CASA COMERCI CALABRIA  ABATIA MAGLIOCCO CANINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

CASA COMERCI CALABRIA ‘ABATIA MAGLIOCCO CANINO 100% 2021

2 posto giuria internazionale

LIBRANDI CALABRIA MEGONIO MAGLIOCCO 100% 2021

AGLIANICO

1 posto giuria nazionale

CANTINE DELITE CAMPANIA GENEROSO AGLIANICO 100%  2015

2 posto giuria nazionale

AZIENDA AGRICOLA ANTONIO COVUCCIA CAMPANIA 1931 AGLIANICO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA DUNSOGNO AGLIANICO 100% 2016

2 posto giuria internazionale EXEQUO

2VITE CAMPANIA  AGLIANICO 70% PIEDIROSSO 30% 2020

2 posto giuria internazionale EXEQUO

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA CAMPANIA IRPINIA CAMPI TAURASINI AGLIANICO 100% 2020

2 posto giuria internazionale EXEQUO

ANTICO CASTELLO  CAMPANIA MAGIS AGLIANICO 100% 2016

TAURASI

1 posto giuria nazionale

AMARANO CAMPANIA LAGONESSA  AGLIANICO 100%  2014

2 posto giuria nazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA  AMATO AGLIANICO 100% 2016

1 posto giuria internazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA  AMATO AGLIANICO 100% 2016

2 posto giuria internazionale

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA CAMPANIA SANT’EUSTACHIO AGLIANICO 100% 2018

VINI DOLCI , PASSITI, MUFFATI, OSSIDATIVI

1 posto giuria nazionale

CANTINE DEL NOTAIO  BASILICATA  L’AUTENTICA  MOSCATO 70% MALVASIA 30% 2021

2 posto giuria nazionale

BOTROMAGNO – PODERI D’AGOSTINO  PUGLIA GRAVISANO MALVASIA BIANCA 100% 2015

1 posto giuria internazionale

CANTINE DEL NOTAIO BASILICATA L’AUTENTICA MOSCATO 70% MALVASIA 30% 2021

2 posto giuria internazionale

MAGNA GRAECIA CALABRIA ZEPHIROS PASSITO MAGLIOCCO 100% 2022

BIOLOGICO

TAURASI  

1 posto giuria internazionale

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA  CAMPANIA  SANT’EUSTACHIO AGLIANICO 100% 2018

PRIMITIVO   

2 posto giuria internazionale

FATALONE ORGANIC WINES PUGLIA FATALONE RISERVA PRIMITIVO 100% 2020

PRIMITIVO   

1 posto giuria nazionale

FATALONE ORGANIC WINES  PUGLIA FATALONE RISERVA  PRIMITIVO 100% 2020

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI DEL SUD ITALIA

2 posto giuria nazionale

MAGADDINO VINI SICILIA GRILLO 100% 2022

Le Donne del Vino del Lazio: amore per la terra e passione per il vino

di Morris Lazzoni

Nel mio ultimo viaggio sono stato ospite de Le Donne del Vino del Lazio, associazione tutta al femminile che racchiude differenti figure professionali inerenti il mondo del vino: nel Lazio le socie produttrici sono 23, le associate 70 mentre il totale nazionale supera le mille aderenti.

Non mi dilungherò oltre riguardo la genesi dell’Associazione, mentre vorrei soffermarmi maggiormente sulla delegazione del Lazio di cui sono stato ospite poche settimane or sono.

Le Donne del Vino del Lazio hanno organizzato tre differenti press tour, dedicati a giornalisti e blogger, per scoprire la territorialità del vino laziale coltivata, gestita e promossa dalle socie aderenti. Non posso esimermi dal ringraziare la Delegata Regionale Manuela Zennaro, la vice Delegata Floriana Risuglia e l’ufficio stampa MG Logos di Maria Grazia D’Agata per l’invito: ho passato tre bellissime giornate in queste terre, con la possibilità di visitare nuovi areali, degustare vini e conoscere donne di spessore e grande personalità.

Coraggio, passione e tenacia: tre parole per descrivere Le Donne del Vino del Lazio

Proprio su quest’ultimo aspetto vorrei soffermarmi, al di là del racconto delle esperienze fatte e dei vini degustati. Nel concetto di “territorio” non può mancare la corrispondenza con le persone che lo vivono, coltivano e comunicano. Le Donne del Vino del Lazio riescono a trasmettere amore per la propria terra e grande, enorme passione per quello che quotidianamente portano avanti.

Mi hanno fatto capire quanto impegno, coraggio, tenacia e sacrifici ci fossero dietro le loro scelte. Ognuna di loro mette in campo la propria personalità, capacità e stile ed è come se ogni storia e racconto avessero all’interno un filo conduttore.

Chiara, Cristina, Federica, Floriana, Giulia, Manuela, Maria Laura, Matilda, Rossella, Sara e Tiziana hanno tanto da raccontare, tra emozioni e sfumature differenti. Esuberanza, vitalità, eleganza, precisione, decisione, determinazione, allegria, sana follia, timidezza, rigore ed autorevolezza possono sembrare un prolisso elenco di parole, ma sono le caratteristiche principali suggeritemi dalla conoscenza di ognuna di loro.

Non conta l’esperienza, perché la voglia di fare, l’entusiasmo e la grinta non si misurano in anni: ciascuna di esse trasmette ardore e voglia di far conoscere territori a loro volta di antica tradizione vinicola, oltreché permeati di storia e cultura.

Non sempre però storicità di un areale e successo commerciale creano un perfetto sillogismo, soprattutto quando si guarda al complesso mercato internazionale del vino. Succede anche in Italia, ove alcune zone di produzione non sembrano cavalcare la cresta dell’onda rispetto ad altre, ma ciò non significa che manchino qualità intrinseche ed ottime credenziali per un futuro successo.

Probabilmente i vini di Frascati, Castelli Romani e Orte ( le zone che ho visitato nei miei tre giorni di press tour ) dovranno fare qualcosa in più a livello comunicativo e promozionale, per sbocciare definitivamente sul palcoscenico del vino italiano e mondiale: Le Donne del Vino del Lazio sono sulla strada giusta, quella della comunione d’intenti e della “sorellanza”. Quando si uniscono forze, idee e buoni propositi si possono avere sicuramente maggiori possibilità di emergere, rispetto a viaggiare da soli e senza aiuto altrui.

Poggio Le Volpi, prima tappa del press tour

Iniziamo da Poggio Le Volpi, storica realtà di Monte Porzio Catone, che da tempo miete successi e riconoscimenti per la produzione dei suoi vini. Ad attenderci c’è Rossella, moglie di Felice, e colonna portante dell’azienda. Rossella ci guida attraverso una passeggiata nei vigneti dell’azienda, raccontando genesi e trasformazione dell’azienda, che negli anni è riuscita a portare i vini del territorio in giro per l’Italia ed il Mondo.

Essere portavoce di una cantina come Poggio Le Volpi non è un compito facile: la dimensione aziendale, la bellissima struttura della cantina e degli ambienti ricettivi chiedono alti livelli di responsabilità ed impegno. Rossella però dimostra quanto la passione per il lavoro, unita a competenza, attenzione e rigore, possano essere da esempio: ciò che trasmette è di essere un punto cardine della cantina, sempre presente ed attenta ad ogni minimo particolare.

Torniamo alla storia della cantina, partita nel 1996, e con una produzione odierna incentrata su Frascati, Lazio Igt e da ultimo anche Roma Doc, valorizzando soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni ma anche l’adattabilità di quelli internazionali. La filosofia di Poggio Le Volpi mira al mantenimento delle tradizioni locali, coadiuvato da un attento utilizzo delle tecniche moderne in cantina, in modo da rispettare ed esaltare le caratteristiche territoriali.

Il Roma Doc Rosato 2022, un vino dal sapore agrumato, floreale, dalla bella sapidità e dalla beva piacevole. Continuiamo con Epos Frascati Superiore Riserva Docg 2018, il quale mostra il percorso evolutivo di un vino pensato per allungare la propria durata: pietra focaia, scorza di agrumi e note tostate incontrano succosità, ricordi sulfurei, buona acidità e distensione al palato.

Roma Doc Rosso 2021 è ben fruttato e speziato al naso, mentre in bocca evidenzia bilanciamento tra frutti densi, trama tannica e giusta acidità. Il Roma Doc Rosso Edizione Limitata 2019 invece fa leva su affinamento in legno e maggiore sosta in bottiglia: i frutti sono più maturi e più dark, oltre a note fumé e lievemente terrose di sottobosco e terriccio. L’assaggio è carico di sapore, con tannino sostenuto ed importante calore alcolico, chiudendo con liquirizia, foglie di tabacco e prugna.

Seconda tappa da Villa Simone, dove incontriamo la più giovane tra Le Donne del Vino del Lazio

Nonostante un meteo inclemente, arriviamo da Villa Simone, sempre nel comune di Monte Porzio Catone, all’interno dei terreni dell’antico vulcano laziale. Ad accoglierci troviamo Sara, dalla personalità altrettanto vulcanica e coinvolgente. Assieme al padre Lorenzo ed alla madre Fulvia gestisce l’azienda di famiglia nata nel 1982, che oggi conta circa 21 ettari divisi tra i comuni di Monte Compatri, Roma, Frascati e Monte Porzio Catone.

La storia di Sara è legata a stretto giro con il vino, visto che già il nonno Armando negli anni 60 possedeva un’enoteca. L’acquisto di una casa a Monte Porzio Catone per passare le vacanze estive fece da precursore: acquistare i primi vigneti fu una naturale conseguenza.

Sara è la più giovane tra le socie produttrici de Le Donne del Vino del Lazio, ma ciò non le impedisce di dimostrare passione ed attaccamento al lavoro come poche. Sa come raccontare e promuovere la sua realtà e il territorio dispensando sana allegria, potendo contare su un background di studi in ambito turistico.

Prima di passare al racconto dei vini, non posso che accennare alla bella introduzione sul territorio e la geologia della zona da parte di Lorenzo, padre di Sara. Grazie alla sua spiegazione abbiamo avuto modo di conoscere la genesi del vulcano laziale, passato attraverso eruzioni, trasformazioni e conseguente conformazione del territorio dei Castelli Romani.

L’assaggio si è svolto all’interno della grotta, scavata nella collina: data la sua conformazione si adatta sia all’affinamento dei vini in barrique e ad ospitare eventi e degustazioni.

Villa dei Preti Frascati Superiore 2022 mi ha colpito con l’abbondante aromaticità di agrumi e frutti tropicali, con un palato succoso, eppur rotondo nel gusto, sapido e di buona acidità. Un vino che può soddisfare per differenti situazioni di bevuta, dall’abbinamento al cibo all’assaggio singolo.

Ho modo di conoscere anche un nuovo vitigno, il Nerobuono, tornato in auge dopo anni di oblio ed abbandono, oltreché imparentato al Montepulciano per similare livello tannico.

Il Torraccia Igp 2020 è un assemblaggio di 80% Cesanese e 20% Nerobuono che fa dei profumi dolci, densi e profondi di frutti neri il proprio tratto distintivo, caratterizzandosi per una bevuta giustamente tannica, un filo terrosa e sempre golosa nel frutto.

Cambiano le percentuali ( 60% Cesanese e 40% Nerobuono ) per il Ferro e Seta 2019 che sosta per circa 24 mesi in barrique. La maturazione dei frutti neri, unita a sentori di cioccolato, caffè, balsamico e china fanno il pari con profondità di gusto, giusta scorrevolezza al palato e buona sapidità finale.

Infine la vera chicca, spesso difficile da trovare anche in zona, il Cannellino di Frascati Docg 2017: avvolge ed ammalia al naso grazie ai profumi di frutti canditi, fico secco, dattero, foglie di menta e noce moscata. L’assaggio è giustamente grasso ed oleoso, ma senza perdere slancio in freschezza e scorrevolezza di beva, sempre coadiuvata da una brillante sapidità.

Eredi dei Papi: la bella storia di Chiara e Lorenzo

Per agevolare la conoscenza delle produttrici da parte di giornalisti e blogger, Le Donne del Vino del Lazio hanno scelto di ospitare un’altra azienda durante ogni visita in cantina: da Villa Simone è stato il turno di Eredi dei Papi.

A raccontarci da dove nasce il progetto ed il proprio percorso professionale è Chiara, giovane ma ben determinata ragazza, che ha abbandonato una scintillante carriera nel marketing di Google per dedicarsi all’azienda di famiglia.

A onor del vero è giusto parlare anche del fratello Lorenzo, anch’esso artefice di questa nuova avventura: dopo essersi accorto che il mondo della giurisprudenza non gli apparteneva, virò verso gli studi enologici, indispensabili per lavorare all’interno della propria cantina.

Eredi dei Papi sorge a Monte Compatri, su quelle terre che furono già del nonno di Chiara e Lorenzo e sulle quali, molto tempo prima, erano piantate varietà di uva da tavola. Sono circa 3,5 ettari produttivi sui 6 totali, coltivati oggi in regime biologico e principalmente dedicati a vitigni autoctoni.

Fuorionda Rosè Brut, un metodo classico da uve Montepulciano, è fruttato e speziato al naso, con leggeri ricordi di erbe aromatiche e pan brioche, porta una bolla abbastanza soffice e fine al palato, oltre a sostenuta sapidità e buona lunghezza di gusto.

Albagia Roma Doc 2021 profuma di frutti tropicali, erbe aromatiche, frutta secca e mentolo, mentre al palato gioca sul bilanciamento tra scorrevolezza del sorso, nitida sapidità e finale di lusinghiera persistenza.

Sempre Malvasia Puntinata in purezza per il Galatea Lazio Igt 2021 ma cambia l’affinamento, svolto per circa 9 mesi in botti di castagno da 350 litri. Ai frutti gialli maturi si affiancano sentori di burro fuso, noci tostate, tabacco biondo, arachidi, foglie di tè e caramello salato. Cremoso ed ampio in bocca, giustamente caldo e finache lungo in persistenza, dona complessità ed aggiunge ricordi fumè e tostati. Acidità sostenuta e bel bilanciamento globale.

Chiudo con Composto Lazio Igt 2021, da uve Syrah e Montepulciano, che fa dell’immediatezza dei profumi freschi di frutti rossi e fiori, chiodi di garofano, ginepro e macchia mediterranea un proprio timbro. È croccante al palato, mai troppo tannico, di buona freschezza e beva golosa grazie anche ad un’abbondante salivazione.

Terre d’Aquesia e Borgo del Baccano: fine del terzo giorno

Faccio un salto temporale nel racconto del press tour con Le Donne del Vino del Lazio per passare direttamente alla fine della terza giornata. Spetterà al collega Alberto Chiarenza raccontare le altre esperienze, in modo che i lettori di 20Italie ne abbiano totale conoscenza.

Ad ospitare le due cantine di cui parlerò è stata l’azienda Ciucci di Orte, nella quale abbiamo dapprima degustato i vini e poi pranzato. La prima delle altre due cantine è Terre d’Aquesia, azienda di circa 10 ettari vitati ad Acquapendente nell’Alta Tuscia viterbese, rappresentata da Tiziana e da Vincenzo, legati nella vita e nell’attività vinicola.

Tiziana è una preside di scuola, ma non manca, sotto la “coriacea corazza” del ruolo che esercita, di mostrare spirito allegro e passione per il vino. Terre d’Aquesia nasce nel 2019 grazie alla volontà di Vincenzo, dopo che lo stesso decide di abbandonare la propria carriera nel settore dell’ingegneria chimica per dedicarsi totalmente al vino. La scelta è ricaduta su vitigni locali misti ad internazionali, cercando di seguire la vocazione dei terreni del luogo.

L’Aquesia Bianco Lazio Igt 2021 è un assemblaggio di Chardonnay al 70% e 30% Grechetto che alterna profumi di albicocca, pompelmo, susina bianca e pera a note di frutta secca e floreale. Quanto è morbido e rotondo al naso, tanto è agrumato, salivante e sapido al palato, denotando anche una buona persistenza.

Santermete Lazio Igt 2018 è stato creato da 60% di Cabernet Sauvignon e 40% di Sangiovese, oltre a compiere un affinamento misto tra acciaio e legno di circa 20 mesi. I profumi aprono su note erbacee e vegetali, lieve ematico, frutti neri in confettura, eucalipto, liquirizia e oliva nera. Calore e piccantezza accolgono il palato, seguite da buona densità fruttata, tannino mai eccessivo e giusta salivazione che anticipano un finale noir da tabacco e cacao amaro.

Borgo del Baccano, ultima conoscenza del mio press tour

La storia della cantina Borgo del Baccano è davvero recente, nata nel 2020 ed ancora in continuo divenire. Il progetto di Matilda, amministratrice dell’azienda, è quello di creare un polo agrituristico che si occupi di produzione enologia ma anche di ospitalità e ristorazione. I 53 ettari totali si trovano a Campagnano di Roma, nella Valle del Baccano da cui l’azienda trae il nome.

La gioventù accomuna Matilda alla sua stessa “creatura enologica”, senza perdere di vista il focus sull’obiettivo che vuole raggiungere: dietro un iniziale velo di timidezza si scoprono idee chiare e volontà di creare un grande progetto. La produzione di tutte le colture sarà in regime biologico, dal momento che non si limiterà solo al vino ma si estenderà anche a piante di olivo ed alberi da frutto.

Il territorio in cui sorge l’azienda è intriso di storia e natura, grazie alle vicine via Francigena e Cassia, al parco di Veio e quello di Bracciano e Martignano. Con queste premesse territoriali e con la volontà che ci potrà mettere Matilda, sono certo che le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.

Il primo vino è il Piana del Mosaico Lazio Igt 2021, assemblaggio da uve Vermentino, Malvasia e Grechetto. Apre al naso con decisi profumi fruttati da pesca e mandarino, spezie dolci, note floreali e sulfuree, mentre al palato continua con sentori agrumati, buona salivazione ed interessante sapidità.

Il Roma Doc Rosso 2021 è alla prima annata di produzione e porta in bottiglia 70% di uve Montepulciano e 30% di Cesanese per un affinamento di circa sei mesi in barrique. I profumi fruttati sono polposi e dolci, le note floreali spiccate, così come si sentono influssi di tabacco, erbe aromatiche e cioccolato. In bocca ha corpo, frutto ma anche un tannino un pò fuori dai ranghi della compostezza che limita la distensione dell’acidità.

Morris Lazzoni Autore di 20Italie

Un caloroso saluto a Le Donne del Vino del Lazio come l’accoglienza che mi hanno riservato

Sono tornato dalla zona dei Castelli Romani, Frascati ed Orte con la consapevolezza di aver conosciuto areali vinicoli finora mai solcati e di aver sentito, dalla voce di chi vi è cresciuto, storie, aneddoti e particolarità di queste terre dalla storia millenaria.

Le civiltà che hanno vissuto in questi luoghi hanno lasciato segni indelebili: non posso chiudere il racconto senza menzionare la visita al Parco Archeologico di Tuscolo. Le tracce del popolo dei Latini prima e dei Romani poi, sono lì a testimoniare la posizione strategica del luogo in ottica geografica, climatica ed anche paesaggistica: oggi da quella collina si può ammirare non solo Roma, ma, volgendo lo sguardo in direzione quasi opposta, anche Castel Gandolfo.

Francesca e Manuela ci hanno accolti per una visita dedicata al parco archeologico, spiegandoci la genesi territoriale dei vulcani, la nascita della città di Tusculum da parte dei Greci e del passaggio di dominazione tra il popolo dei Latini ed i Romani avvenuto tra il 496 a.c. ed il 494 a.c.

Per lo stesso motivo è di notevole menzione anche la visita alla Orte sotterranea, esperienza che ha chiuso la tre giorni con un tour attraverso gli antichi acquedotti di origine etrusca e romana sottostanti la città. Vedere con i propri occhi quanto ingegno e studio ci fosse per realizzare le antiche condutture dell’acqua in quell’epoca, lascia senza fiato. Scendendo dalla piazza principale di Orte, Piazza della Libertà, si incontra subito la Fontana Ipogea da cui partivano le antiche condutture. Da lì in poi è tutto un susseguirsi di cunicoli, anticamente utilizzati come acquedotti, cisterne e pozzi.

Da ultimo rammento le due cene a Frascati: ‘Na Fojetta e ConTatto sono due anime belle del centro storico, ognuna con proprie sfumature e tipo di cucina. ‘Na Fojetta è una trattoria famigliare ma ammicca alla ricercatezza, con verdure ed erbe di produzione propria, puntando su sapore ed estetica dei piatti: il loro tagliolino alla vignarola me lo ricorderò per diverso tempo.

ConTatto si lega al territorio per la spettacolare location e le grotte sotterranee, facendo leva sullo spirito di ricerca e la voglia di stupire dello chef Luca, cercando di creare un nuovo concetto per Frascati: c’è una ricerca quasi maniacale del più piccolo particolare, in ogni aspetto della cucina e del servizio, senza dimenticare sapore, effetto sorpresa e totale valorizzazione della materia prima. Se ne sentirà parlare!

Grazie care Donne del Vino del Lazio, con Voi mi sono divertito, ben accolto e piacevolmente acculturato su territori, vini e storie che porterò con me per sempre.