CantinAmena e i suoi vini: il nuovo stile dai Castelli Romani

Hai presente quando incontri qualcuno vestito con un abito elegante e di qualità, e pensi “Wow, che stile!”? Quel momento in cui l’eleganza e la cura dei dettagli saltano subito all’occhio, facendoti capire che hai di fronte qualcosa di speciale. Beh, lo stesso vale per il vino. E se parliamo di stile nel mondo enologico, non possiamo non menzionare CantinAmena, una realtà che sta ridefinendo il concetto di qualità nei vini dei Castelli Romani.

Situata a Campoleone, frazione di Lanuvio, a soli 35 chilometri a sud-est di Roma, questa cantina è una perla nascosta nel panorama vinicolo laziale. Immaginate una collina dolce, accarezzata dalla brezza marina, con un terreno vulcanico che fa impazzire le viti. Qui, su 15 ettari a corpo unico di puro paradiso vinicolo, la famiglia Mingotti lavora con cura e armonia le proprie vigne.

Come è iniziata questa avventura? La storia di CantinAmena è una di quelle che scaldano il cuore, una storia di passione, dedizione e, soprattutto, di famiglia. Nel 2004, Valeriano e Maria Rosa Mingotti, coppia di bresciani con la passione per il vino, decidono di realizzare un sogno: acquistano una tenuta a Lanuvio, dove avevano trascorso tante vacanze nella “Vigna Amena” di un caro amico. Il legame con questa terra era ormai così forte che l’acquisto sembrava quasi un passaggio naturale, il destino che bussava alla loro porta.

Silvia Mingotti

All’inizio l’idea era semplicemente di continuare a produrre uva biologica e venderla. Dopotutto i Mingotti non erano agricoltori di professione. Ma il vino, si sa, ha il potere di cambiare i piani, di ispirare, di far sognare in grande. E così, nel 2012, i loro figli Silvia, Enrico e Osvaldo decidono di fare sul serio. Trasformano l’intuizione imprenditoriale dei genitori in una vera e propria Società Agricola, dando vita al marchio “CantinAmena”. Una svolta che segna l’inizio di un’avventura focalizzata sulla produzione di vini biologici di alta qualità.

Cosa rende Cantina Amena così speciale? In primis, la pazienza. Come dicono loro stessi, “La pazienza è una vera, segreta ricchezza”. E fidatevi, quando si tratta di fare biologico di qualità, la pazienza non è solo una virtù, è una necessità. Qui non si fanno le cose di fretta. Si aspetta, si osserva, si cura ogni dettaglio con amore e dedizione. Dall’attenta selezione delle uve alla vinificazione, ogni passaggio è seguito con la massima cura e rispetto per la natura.

L’azienda, posta a circa 250 metri sul livello del mare, quasi totalmente dedicati alla coltivazione biologica della vite, ha anche in dotazione un piccolo uliveto. Il terreno di origine vulcanica è incredibilmente fertile e ricco di minerali. La posizione strategica, con la corretta esposizione e la ventilazione continua che arriva senza ostacoli dal vicino Mar Tirreno, crea un microclima ideale per la produzione di qualità.

Ma CantinAmena non si accontenta di seguire la tradizione; pur rispettando profondamente le radici del territorio, l’azienda non ha paura di sperimentare. Accanto ai vitigni bianchi e rossi tradizionali dell’areale laziale – come la Malvasia Puntinata, il Cesanese di Affile, il Trebbiano toscano, il Montepulciano e il Sangiovese – troviamo anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Petit Verdot, il Syrah e il Sauvignon blanc. E non dimentichiamo l’Incrocio Manzoni, un bianco di grande versatilità che simboleggia perfettamente lo spirito innovativo dell’azienda.

Attualmente, Cantina Amena produce circa 45.000 bottiglie all’anno, anche se la capacità potenziale è superiore. Ogni bottiglia è il risultato di un processo produttivo che rispetta al massimo l’ambiente e la tradizione contadina. La scelta del biologico, che risale agli anni ’80 del secolo scorso, non è solo una moda per loro, ma una vera e propria filosofia di vita.

In vigna, sono banditi da 40 anni tutti i prodotti di sintesi. Si punta molto sulla prevenzione, con trattamenti mirati a base di rame e zolfo per prevenire l’insorgenza di malattie della vite. Anche in cantina, la certificazione biologica europea garantisce il massimo rispetto per il vino, limitando i procedimenti invasivi e utilizzando solo lieviti e additivi naturali di origine biologica. La vendemmia è rigorosamente manuale, e la presenza del centro di vinificazione all’interno dell’azienda permette di ridurre al minimo i tempi tra la raccolta dell’uva e il suo arrivo in cantina, preservando al meglio le caratteristiche organolettiche dei grappoli. In cantina, si procede con pressature soffici e lavorazioni attente secondo la tradizione, pur avvalendosi di moderne tecniche enologiche come il controllo delle temperature di fermentazione e affinamento.

Tra i vini prodotti da Cantina Amena, merita una menzione speciale il “Patientia”, un rosso che è un vero e proprio inno alla pazienza: 18 mesi in botte di rovere nuova. Non sono da meno il “Divitia”, un bianco 100% Malvasia Puntinata, o “Arcana”, 100% Cesanese di Affile. L’azienda ha persino ottenuto la certificazione Vegan per tutti i loro vini nel 2022, dimostrando una sensibilità non comune nel settore.

L’impegno dei Mingotti va oltre la produzione. L’azienda sta attivamente contribuendo a cambiare la percezione dei vini dei Castelli Romani, un’area da sempre vocata alla viticoltura ma per troppo tempo focalizzata solo sulla quantità. Lo sforzo di CantinAmena è quello di imporre un’altra idea di qualità, contribuendo a un percorso di rinascita corale del territorio.

L’obbiettivo è la creazione di veri e propri cru aziendali dove far esprimere al massimo i vitigni autoctoni. E ricordate: come un bell’abito non fa il monaco, ma fa sicuramente una bella impressione, così un buon vino non vi cambierà la vita, ma vi regalerà sicuramente momenti di puro piacere.

Salute!​​​​​​​​​​​​​​​​

MALVASIA un diario mediterraneo – presentazione del libro di Paolo Tegoni

di Maura Gigatti

Presentazione del libro dedicato al frutto a bacca bianca del docente di enogastronomia Paolo Tegoni a Ozzano Taro (PR) presso la cantina Monte delle Vigne, azienda rappresentante e portavoce della Malvasia, un vitigno di origine greca che per la grande qualità fu presto commercializzato dai veneziani durante la Serenissima.

Ed è proprio il viaggio verso la Grecia (e non solo) che intraprende Paolo Tegoni, attraverso i racconti e le realtà di piccoli produttori a cui si rivolge andandoli a trovare, pronti a introdurre le loro malvasie nel libro che odorano di mare, sole e calore. 

Il pubblico giornalistico applaude alla passione trasmessa, pronti a conoscere le varie interpretazioni della Malvasia, frizzante, ferma, dolce abbinare ai piatti dello chef Mariano Chiarelli patron dell’Antico Casale situato sulla piccola collina sopra l’azienda. 

Il sipario si alza con la verticale di Callas, Malvasia di Candia aromatica ottenuta dalla selezione dei migliori grappoli dal vecchio vigneto Montebianco e vinificata in acciaio (dalla vendemmia 2020 una parte  sarà dedicata all’anfora). 

La degustazione prende vita con la 2005, l’annata più vecchia della serie sino alla 2017.

Annate dalla propria grande personalità di espressione e di longevità, mostrando ai più scettici che il tempo regala evoluzione, ma sopratutto l’anima e la vitalità della Malvasia. Un vino che per tradizione si beve nella versione frizzante ma la grande polivalenza è il suo punto di forza, rendendolo un vino eclettico. 

“Parlare e far parlare della Malvasia” soprattutto comunicare e far comunicare agli addetti al settore  Horeca l’eccellenza del vitigno abbinato al caratteristico territorio parmense, sono le parole di Lorenzo Numanti amministratore delegato di Monte delle Vigne, mentre Andrea Bonini, agronomo, spiega che è molto importante lavorare in campagna, portare uve sane in cantina che avranno macerazioni lunghe, ricche di estrazione. Uve che diventeranno Callas, in onore della più importante soprano italiana di origine greca come la Malvasia. 

Callas 2005 

Materico e gastronomico, note terziarie di caffè e tartufo. Ampio e suadente il palato, agile al sorso, cremoso il finale con rintocchi di uva sultanina, fieno secco in buono stato complessivo. 

Callas 2008

La star assoluta introdotta da un naso complesso e variegato. Elegantemente… elegante!!

Callas 2011

Riconduce verso idrocarburi, sviluppi balsamici, miele. Giusto l’equilibrio. 

Callas 2015

Articolato nel porsi al calice. Iris, miele, poi di nuovo sbuffi timidi e socchiusi di fiori bianchi. 

Callas 2017

Solare e raggiante, mostra la verve accattivante dell’essere Malvasia. Finale su nuance erbacee.