Bentornati nell’anno delle Ginestre

Dove eravamo rimasti? Nella calura estiva delle Feriae Augusti, anche la Redazione di 20Italie si è concessa un momento di pausa dai numerosi impegni svolti da inizio anno.

Nel nostro lavoro, all’apparenza poco impegnativo, fatto solo di mangiate e bevute (così dicono le malelingue), il riposo genera nuove energie e voglia di fare. La comunicazione ha bisogno dei giusti stimoli per essere svolta al meglio delle possibilità.

Dunque, è tempo di ripartire da dove abbiamo finito. Sono sempre là, pronti ad esibirsi, i temi cari all’enogastronomia: primo fra tutti, immaginiamo, il perenne squilibrio climatico con numeri non sempre rispondenti alla reale situazione della viticoltura italiana. A sentire numerosi protagonisti, l’immagine è quella di un settore in forte difficoltà nel gestire maturazioni sempre più precoci e mancanza d’acqua per la sopravvivenza stessa delle piante. A leggere i numeri prodotti sembrerebbe l’esatto opposto.

E poi gli annosi dubbi che tolgono il sonno agli addetti: quale sarà il contenitore giusto per l’affinamento dei vini ed in quale luogo, compreso tra mare, monti e persino spazio siderale? Un tema di dibattito che nasconde, a volte, la paura di aver già raccontato ormai tutto del mondo del vino.

Non ci resta che parlare d’altro? Magari della splendida annata per le ginestre, presenti un po’ ovunque lungo lo Stivale, a dare colore e profumi alla macchia mediterranea. Una pianta adorata anche dal “pessimista cronico” Giacomo Leopardi, cui ci lega, a volte, un profondo sconforto nel vedere tanta omologazione e superficialità nel raccontare storie quotidiane.

Proveremo, provocazioni a parte, a scardinare il problema che sta alla base del nostro mestiere: l’autoreferenzialità. Lo faremo parlando di ristorazione, vino o semplicemente della storia di un territorio, magari da scoprire insieme a voi lettori senza distanze e senza celebrazioni. “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica” scriveva L.F. Céline nel capolavoro Viaggio al termine della notte.

Bentornati nell’anno delle ginestre: la stagione di 20Italie riprende il via con tante novità e la solita, spensierata, passione.

A Palazzo Gentilcore si celebrano le eccellenze enogastronomiche del Cilento e Vallo di Diano

La splendida cornice di Palazzo Gentilcore, nel cuore del borgo antico di Castellabate, ha ospitato un evento straordinario dedicato alla celebrazione delle eccellenze del Cilento e Vallo di Diano. La manifestazione è stata fortemente voluta da Chiara Fontana e Giovanni Riccardi con la sapiente collaborazione di Marco Contursi e Assunta Niglio in rappresentaza della condotta Slow Food Gelbison.

La terrazza elegante e accogliente della Locanda Pancrazio ha fornito il palcoscenico ideale per questo viaggio culinario, con la partecipazione di appassionati di gastronomia e professionisti del settore, tutti accomunati dall’obiettivo di valorizzare e promuovere le risorse uniche del territorio.

Giovanni e Chiara, dopo aver trasformato l’edificio storico del XI secolo “Palazzo Gentilcore” in un’incantevole Art boutique hotel con annesso ristorante “Locanda Pancrazio”, hanno saputo coniugare il rispetto per la tradizione culinaria cilentana con una visione innovativa, sempre alla continua ricerca di nuovi stimoli sul territorio.

Marco Contursi, da sempre attivo sul territorio, ha concentrato il suo impegno nella valorizzazione delle eccellenze gastronomiche locali e nella promozione di una cucina che rispetti i ritmi della natura e le culture del luogo.

L’evento ha celebrato i sapori e i saperi della tradizione culinaria a chilometro zero: un vero e proprio omaggio alla ricchezza culturale, gastronomica e imprenditoriale del Cilento e Vallo di Diano: un’immersione totale nella sapienza dei popoli del Mediterraneo, che mette in risalto anche l’importanza della sostenibilità e del rispetto per le tradizioni locali.

Durante la serata uno degli aspetti più apprezzati è stato il percorso che ha offerto ai partecipanti la possibilità di degustare una vasta gamma di prodotti tipici. Dai formaggi ai salumi, dai vini agli oli, dai fagioli alla cipolla, dalle farine antiche ai magnifici prodotti della pesca locale, ogni assaggio è stato un viaggio nei sapori autentici di questa terra straordinaria.

Stazionando tra i vari stand, guidati dai sorrisi e dalle parole dei diversi produttori e dei padroni di casa, si è potuto raggiungere gustativamente i luoghi più affascinanti e significativi del territorio, percorrendo questo meraviglioso e selvaggio parco naturale in lungo ed in largo, dal mare alla montagna.

I vini autoctoni e biologici dell’alto e basso Cilento (Paestum, Perdifumo, Licusati, Prignano Cilento, Sant’Angelo a Fasanella, Giungano, Castellabate, Punta Licosa, Torchiara, Rutino), la soppressata di Gioi, lo struffolone e le olive ammaccate di Salento, le Alici di Menaica di Pisciotta, le ricotte e le mozzarelle di Paestum, l’Amaro del Tumusso di Padula, i salumi e i formaggi del Vallo di Diano, i panettoni di Agropoli, il fico, la genziana e il rosmarino distillati di Casalvelino, la cipolla di Vatolla, i taralli dai grani antichi di Sala Consilina, i tartufi di Colliano, la pasta fresca di Palomonte, i fagioli di Controne sono solo alcune delle tappe del lungo e suggestivo viaggio.

Ad allietare ulteriormente i presenti sono stati i piatti preparati con maestria dalla cucina di Locanda Pancrazio, coadiuvata purtroppo a distanza dallo chef Pietro Parisi. L’evento è iniziato con un aperitivo che ha introdotto gli ospiti ai sapori freschi e autentici della Campania, con antipasti creativi e sfiziosità che esaltavano ingredienti quali: pomodori, mozzarella di bufala, basilico e olio extravergine d’oliva. L’associazione “Pescatori di Castellabate” ha poi proposto la tradizionale “cunzatura” e un delizioso e delicato pacchero con scorfano e aragosta.

Gugliucciello Tartufi ha elaborato una profumatissima polenta al tartufo scorzone. Il pastificio “La sfoglia d’oro” ha fatto assaporare un intrigante raviolo allo zenzifero con tartufo. La cucina della “Locanda Pancrazio” ha invece preparato un appetitoso fusillo al ragù di fichi, armonioso e succulento.

Una cucina genuina e dedita al rispetto delle tradizioni con l’abbinamento ad alcuni vini coraggiosi e unici, tipicamente cilentani, delle cantine presenti all’evento. Particolare menzione meritano l’attraente e strutturato Antece 2022, il fiano della DOC Cilento, macerato in anfora, dei Viticoltori De Conciliis; l’elegante e fresco Rosato Ronnorà 2023, PAESTUM IGP ROSATO 2023 della cantina Donna Clara; il ramato e luminoso Ephyra 2023, IGP Campania di Rossella Cicalese; il biologico e fruttato Phasis 2023, Fiano Paestum I.G.P- Tenute del Fasanella; l’aromatico Iscadoro 2022, IGT Paestum della Cantina Casebianche. Nel post-dinner, hanno deliziato i palati i ricercati liquori e gli affascinanti distillati dell’Alchimista incantatore Giuseppe Pastore (Cilento, I Sapori della Terra) e l’artigianale Amaro del Tumusso, affinato in anfora, la cui miscela di genziana, alloro, carciofo, elicrisio, rafano e altre erbe autoctone segrete lo rende aromatico, avvolgente e morbido.

Un banchetto per il palato. Un momento di celebrazione, ma anche un’opportunità per riflettere sul futuro dell’areale. Gli ambasciatori del gusto presenti hanno tutti ribadito l’importanza di sostenere le eccellenze del territorio attraverso eventi che ne promuovano l’eccellenza, politiche di sviluppo sostenibile e progetti di valorizzazione che coinvolgano l’intera comunità.

Chiara Fontana, Giovanni Riccardi e Marco Contursi hanno condiviso con gli ospiti il loro impegno per la promozione della sostenibilità e della qualità degli ingredienti locali, evidenziando come la cucina possa essere un veicolo per preservare le tradizioni e sostenere l’ambiente.

Alla Téa del Kosmo a Livigno brillano le giovani stelle della cucina italiana

Gli Chef Talarico e Siega si esibiscono in un menu a 4 mani eccelso, sotto gli occhi del Maestro, Norbert Niederkofler

Inizia la stagione estiva alla Téa del Kosmo. A Livigno, !”il piccolo Tibet”, una enclave stupenda incastonata tra le Alpi a oltre 1800 metri, è sempre un piacere tornare. La neve si è ormai diradata e le bici prendono il posto degli sci al Mottolino: in cucina l’executive Chef Michele Talarico ci regala un’esperienza inedita, fondendo per una sera la sua cucina e quella dello Chef Mauro Siega, Executive dell’Atelier Moessmer Norbert Niederkofler, sotto gli occhi proprio del loro Maestro.

La Téa del Kosmo nasce esattamente un anno fa, a compimento di un progetto di valorizzazione del territorio realizzato da Siria Fedrigucci, cuore e anima di questo luogo e suo marito Marco Rocca, ora affiancato dalla next-generation Valentina e Ian. Il pilastro su cui si erge tutto questo è il Mottolino Fun Mountain, che con le migliorie apportate negli ultimi anni si candida ad essere uno degli Ski & Bike Resort più completi a livello internazionale, con innovazioni e coccole per l’utente finale, frutto delle esperienze mondiali accumulate da Ian idolo del territorio e Campione Europeo Freeski 2018. Un edificio quindi simbolo della zona, pronto a splendere nelle prossime Olimpiadi Invernali 2026, di cui sarà Headquarter e luogo di investitura di ben 78 medaglie Olimpiche.

La filosofia del Kosmo

Talarico applica al Kosmo Taste the Mountain la filosofia della cucina di montagna appresa dal suo fondatore, lo Chef Norbert Niederkofler; no waste, no all’alloctono, no agrumi, no all’olio d’oliva sostituito dall’olio di vinacciolo. La ricerca è in altitudine e latitudine, una filosofia complessa nella quale lo Chef si erge a custode del territorio, cerca e difende la qualità intorno a sé, nel rispetto della stagionalità e delle dinamiche naturali, senza eccezioni. In questi contesti e con questi dogmi trovare i produttori diventa una sfida e dietro ogni ingrediente si cela un racconto di vita, un produttore “Eroico”.

Le fragole provengono da un coltivatore locale che ha sostituito i diserbanti con insetti competitivi, le uova da galline libere di scorrazzare per i boschi, che le depongono negli incavi degli alberi. Infiniti esempi come il grano saraceno, cereale principe del territorio, arriva al Kosmo grazie a una collaborazione con la Cooperativa So.la.re.s  di Bormio impegnata nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate che nelle sue colture annovera Grano Saraceno Locale, non solo più buono dal punto di vista organolettico ma anche più completo per qualità nutrizionali. Piccoli tasselli che han portato il Kosmo a ottenere la Certificazione Ufficiale CARE’s Ethical Restaurant.

Téa del Kosmo

Téa (Nome antico dato qui alle baite) è lo Spin-Off da 5 tavoli con cui Kosmo vuole presentare questa filosofia in maniera ancora più radicale. Entrando in entrambi i luoghi si comprende subito la differenza. Se nel Kosmo lo sfondo della vetrina apre meravigliosamente sulle Alpi, come un quadro vivente di Caspar David Friedrich, nella Téa il momento è intimo, caldo, il legno ci abbraccia, i colori ci rassicurano, il focolare pone l’accento e ci riporta idealmente tra le mura domestiche.

Qui la padrona di casa è Siria che cura meticolosamente ogni dettaglio, lo Chef può alzare ancora di più l’asticella amplificando il no waste, “Lo spreco è il fallimento dell’immaginazione”: ecco perchè ogni ingrediente va usato interamente e va a comporre un piatto, al quale poi si troverà un abbinamento grazie alla maestria della Sommelier Giada Rosa, che propone una carta vini armonizzata con la filosofia dando ampio respiro alle piccole realtà montane ed eroiche.

La notte stellata e l’Abbraccio della Montagna

Proprio Téa del Kosmo, per una sera, è stata il palcoscenico di un iconico Abbraccio della Montagna, tra Valtellina e Val Pusteria, tra la brigate del Kosmo e quella del tre stelle Michelin e Stella Verde per la sostenibilità Atelier Moessmer Norbert Niederkofler, unite per pensiero, ideali, dinamismo e soprattutto gioventù. Sinergia perfetta tra le voci: i piatti si alternano tra le due brigate, ma si muovono all’interno di uno spartito e una splendida sinfonia. Gli Chef e le brigate duettano abilmente riuscendo inoltre a far sentire i loro timbri caratteristici nei rispettivi piatti. dinamiche complesse vengono sintetizzate in piatti all’apparenza semplici, ma che dietro nascondono sapiente uso della tecnica, il tutto sotto uno sguardo attento e un filo compiaciuto del proprio Maestro.

Iniziamo con un calice in Cantina  Castel Noarno – Blanc de Blancs  Trento DOC 2017, Chardonnay di piena maturazione, cremoso, dal buon frutto giallo pieno e scorza di cedro candito e salgemma. E poi zagara, pepe bianco e burro, piccola pasticceria in sottofondo. E’ prodotto sulle alte colline della Vallagarina, che oltre alla piena maturazione riescono a donare ai vini ricche connotazioni dinamiche e minerali al naso e al sorso a questo vino. Un passe-partout di bella eleganza che si muove vivacemente tra gli amuse-bouche, piccoli morsi di territorio: La Tradizione (Rivisitazione di Pizzoccheri). Il Ricordo (Tarassaco in varie consistenze giocato magistralmente per dare la sensazione olfattiva, gustativa e palatale di un olio d’oliva). Biscotto di Mais con formaggio Zoncolan (a pasta semidura). Waffle con lardo di Persico.

Il percorso continua nella Téa, ogni piatto è un’esperienza e Siria insieme al suo staff sono il trait-d ’union tra piatti apparentemente semplici per i nostri sensi che nascondono invece esecuzioni complesse e storie e dinamiche di territorio da scoprire.

La Carota è uno dei piatti che stupisce per questo. Quella che appare come una semplice verdura in agrodolce nasconde molteplici cotture, tra cui la salsa, nata proprio da una stracottura, sfruttando anche il carbone della stessa. Una elevazione a potenza dell’ingrediente.

L’abbinamento proposto è un Etza -Radoar 2021 Müller Thurgau intrigante, da viticoltura eroica, maturazione in parte legno e soli lieviti indigeni. Al naso melone giallo, mela cotogna in gelee aprono ed in un attimo risvegliano sentori di banana matura e uva passa, fieno e caffè estratto a freddo. Saporito e di spiccata freschezza, con la sua lunghezza rappresenta un matrimonio perfetto col piatto.

Segue un piatto di semplice perfezione: Il Pane e il Burro, elevato da companatico a protagonista, eseguito con lievito madre e una miscela di farine locali poco raffinate e il burro mantecato con 2% di sale e servito al cucchiaio.

Poi Chicche di patate ed ortica, con crema di latticello e spalmabile di capra, piatto dai sentori erbacei, bella aromaticità e speziatura, l’abbinamento gioca in perfetta concordanza VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT SAUVIGNON “FUME” 2020 – WEINGUT ABRAHAM. La fermentazione in botti di rovere, l’uso di lieviti naturali, il prolungato contatto sulle bucce di parte della massa ampliano molto il raggio di questo Sauvignon e la desinenza fumé enuncia già parte del mondo che troveremo nel bicchiere. Pietra focaia e note burrose giocano con note floreali e vegetali varietali, il sorso è ricco, avvolgente definito da una vibrante e lunga scia salina.

La Trota della Valmalenco gioca con le cotture e con gli scarti di questo ingrediente per proporci un piatto singolarmente complesso. La scelta di abbinamento è stata un Pinot Nero – Le Anfore 2014 di Marcel Zanolari un naso piacevolmente floreale, succo di mirtillo, violetta, ginepro e cuoio, sottobosco,  un leggero finale smaltato, all’assaggio la freschezza e l’agilità del pinot nero giocano bene con una surmaturazione del frutto in pianta che lo rende decisamente più succoso e per questo molto adatto in questa versione evoluta a completare il servizio di questa ricetta che tra i suoi ingredienti annovera anche il gaurum di trota.

La Capra. Brasato di Capra servito sopra un panbread, succulento, aromatico, appagante. L’abbinamento è la Vigneto la Purscela 2015 di Involt Agnelot, una vigna storica piantata come da vecchia tradizione con Chiavennasca (in Valtellina significa Nebbiolo) e piccole percentuali di Brugnola e Pignola. La vinificazione prevede acciaio e terracotta, cosa che esalta le note di piccoli frutti al naso, la viola e una leggera liquirizia. In bocca i tannini sono setosi, fruttati e ben legati alla massa di buona freschezza e sapidità, in abbinamento si completano.

Il dolce è una bellissima Insalatina Primaverile, composizione dall’abile gioco di consistenze costruite sapientemente e sapori, che cela più di una sorpresa all’assaggio. In abbinamento un vino altrettanto poliedrico, Moscato Rosa 2021 – Franz Haas , fresco, vivace, dal bouquet aromatico intenso, tra cui spiccano rosa, cannella, buccia d’arancia. Stupisce al palato per spiccata acidità, dolcezza ma soprattutto tannino, perché questo vino nasce da una vinificazione in rosso la cui fermentazione è interrotta con l’uso del freddo.

Un album musicale a due voci di eccellente fattura che narra le storie del territorio, delle sue usanze e dei suoi uomini che suona le sue ultime note sul pass con le ultime creazioni, gelee e altre piccole coccole, come il Kosmocciolino e una moka fatta al momento sulla brace.

Bonus Track …e invece. Tra gli ultimi complimenti a Siria, a tutta la famiglia Rocca, alla sommelier Giada, scatta un invito genuino agli Chef da parte di alcuni di noi, figlio di bei rapporti che ogni tanto per fortuna si creano. Chef perché non ci si vede dopo da noi per una Aglio e Olio notturna? Michele e Mauro si guardano, la lampadina si era accesa, pochi secondi dopo al Kosmo le padelle tornavano a saltare. Una dimostrazione di sinergia, estro e di aderenza al proprio ruolo e al proprio credo, Olio e Aglio diventano Burro e Pesteda, terminate con un crumble finale. Apprezzato come l’ultimo singolo che la band decide di regalare ai fan rientrando dopo essere uscita, il finale perfetto di un gran bel concerto di giovani talenti.

Livigno si sta preparando molto bene per queste Olimpiadi e la Téa del Kosmo sta portando un nuovo messaggio di Fine Dining, ergendosi insieme a tutta la struttura del Mottolino a fondamentale rappresentanza del territorio stringendosi nell’abbraccio della montagna.

“…E così, tra i suoi dirupi e le sue creste,

L’anima errante trova pace e rifugio,

Nell’abbraccio severo della montagna,Dove il tempo si dissolve e il cuore ritrova il suo equilibrio.”

“Odio l’Estate”: le cene sul belvedere di Tenuta degli Eremi ad Acciaroli con il Truck Street Food di CiVà Cibo Vagabondo

Se siete nel Cilento alla ricerca di un luogo incantato dal panorama mozzafiato, immersi nella natura per sfuggire alla calura estiva, potrete godere di una serata all’insegna della qualità, della socialità e del divertimento. Lo scorso venerdì 5 luglio, nella suggestiva cornice della Tenuta degli Eremi ad Acciaroli (SA), si è dato il via alla stagione estiva 2024 delle serate a tema “Odio l’estate”, organizzate in collaborazione con il premiato CiVà Cibo Vagabondo ed il suo Truck Street Food.

La Tenuta degli Eremi posta nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, tra collina e mare, con il suo fascino rustico e paesaggi emozionanti, fornisce il contesto perfetto per le serate estive: ampi gli spazi verdi, illuminati da luci soffuse e decorati con eleganza, gli angoli e varie sedute comode e distensive dalla musica selezionata in sottofondo, creano un’atmosfera intima e rilassata, lontana dal frastuono delle città. Il tema “Odio l’estate” è sapientemente interpretato attraverso dettagli decorativi che evocavano un’estate alternativa, più fresca e contemplativa.

Il punto di forza è senza dubbio la sinergia tra i 3 ideatori di questi eventi: Giulia Leone, proprietaria della Tenuta degli Eremi, 24 ettari biologici di ulivi, piante di aloe e macchia mediterranea; Pietro D’Elia, giovane teggianese che nella sua azienda agricola “I segreti di Diano” ha recuperato nel 2017 il peperone Sciuscillone (P.A.T.); Tony Granieri, talentuoso chef con l’obbiettivo di portare a tavola preparazioni semplici, ma di spessore, capaci di leggere il territorio con uno sguardo a 360 gradi, senza disdegnare qualche intrigante contaminazione.

Giulia ha avuto l’intuizione di proporre un’offerta gastronomica curata dal CiVà Truck Street Food creando un sodalizio con Pietro e Tony. I menù proposti sono un viaggio attraverso i sapori del Cilento e del Vallo di Diano. Ogni piatto è preparato a vista con ingredienti freschi e selezionati. I sapori sono ben bilanciati, con combinazioni creative che rendono ogni morso un’esperienza unica. Il servizio è un altro punto di forza di CiVà Cibo Vagabondo: il personale è sempre sorridente, accogliente e pronto a soddisfare le esigenze dei clienti.

I piatti proposti dallo chef Granieri variano in ogni evento. Durante l’inaugurazione il menù è stato un vero trionfo di sapori perfettamente abbinato ai vini naturali della cantina Casebianche, in linea con la filosofia artigianale degli autori. L’entrée a sorpresa, una focaccia con topping gourmet a base di lardo di colonnata e fiori di zucca, ha lasciato presagire il succulento e delizioso prosieguo anche per l’ottimo abbinamento con l’agrumato e vibrante spumante “La Matta” di Casebianche, meto ancestrale ottenuto da Uve Fiano.

La tartare di manzo con salsa di cozze alla brace e tartufo estivo, ha sorpreso le papille gustative esaltate anche dallo splendido accostamento con il lucente e intenso rosato frizzante  “Il Fric” di Casebianche (uve Aglianico elaborate secondo il metodo ancestrale) che all’olfatto esprime delicati profumi di ribes, melograno e lamponi con dettagli di viola.

A seguire tortelli con gambero e caciocavallo podolico, crema di talli e fiori di zucca, accostati ad un profumatissimo Fiano Cumalè di agile e appassionante beva con un complesso profilo aromatico (sottofondo agrumato, accenni di arbusti marini ed erbe officinali), supportato da buona spalla acida coerente chiusura sapida. Il secondo piatto proposto è stato un delizioso tonno alletterato, con salsa mugnaia e fagiolini; piatto in perfetta armonia con il calice di Iscadoro, blend di Fiano, Trebbiano, Malvasia con sentori di agrumi e frutta matura e note di macchia mediterranea, morbido al palato e lungo nel finale.

La chiusura fresca e delicata è stata offerta da un dessert a base di yogurt al cioccolato bianco e fragola. L’ambientazione della Tenuta degli Eremi, con i suoi spazi all’aperto immersi nella natura, ha creato un’atmosfera piacevole e informale, permettendo agli ospiti di rilassarsi e socializzare in un contesto diverso dal solito, reso informale dall’allestimento di una lunga tavolata comune.

Da destra: Elisabetta Iuorio e Pasquale Mitrano (Cantina Casebianche), Tony Granieri, Giulia Leone, Pietro D’Elia, Silvia De Vita

L’organizzazione impeccabile, la qualità delle proposte enogastronomiche e l’atmosfera magica della location hanno reso la serata un appuntamento imperdibile per gli amanti del buon cibo e del buon vino.

Un evento che riesce a reinterpretare l’estate in modo originale, offrendo un’esperienza unica e indimenticabile.

Teatro del Gusto: il Festival del vino e del cibo artigianale nei Quartieri Spagnoli a Napoli

Teatro del gusto, chiusura con successo: 1500 presenze in tre giorni  per il Festival del vino e del cibo artigianale

Si chiude con successo la terza edizione del Festival del vino e del cibo artigianale che si è svolta dal 4 al 6 maggio nei Quartieri Spagnoli di Napoli. La prima a Napoli con oltre cento produttori di vino da tutta Italia hanno fatto assaggiare circa 500 etichette e 20 chef che hanno animato la cucina continua – da un’idea di Mario Avallone – a disposizione del pubblico presente.

Enogastronomia di qualità, prodotti naturali, una idea nuova, innovativa e tradizionale, di vino e di alimentazione legata alle radici e al territorio. Eventi, seminari, laboratori, masterclass hanno completato un programma di tre giorni che ha portato negli spazi espositivi con una media di 500 persone al giorno e la grande attenzione del mondo enologico e gastronomico di qualità.

<<Dopo due edizioni a Ischia, siamo arrivati a Napoli, per una prova che era difficile ed entusiasmante>> commenta Annamaria Punzo, presidente dell’associazione Teatro del Gusto e ideatrice della manifestazione <<proporre enologia e gastronomia di qualità, naturale, artigianale, attenta alla sostenibilità e ai valori non è mai semplice. E’ un messaggio profondo, selettivo e complesso, che però ha trovato grande attenzione a Napoli. Siamo soddisfatti e consideriamo questa edizione solo il punto di partenza di un cammino che intendiamo percorrere, portando Teatro del Gusto, con la sua idea di comunità, con la sua rete di produttori e appassionati, su altre strade ancora, con nuove proposte espositive, comunicative, di informazione e incontro>>.

A night in Montepulciano: tre gustose idee per una serata romantica

Tra le viuzze di Montepulciano, uno dei borghi incantevoli d’Italia, si può passeggiare restando estasiati da quanto la storia e la cultura siano da sempre radicate in questo luogo. Palazzi antichi, costruiti con la tipica pietra serena toscana, che riflette in maniera ovattata il sole del tramonto. Gli scorci paesaggistici, osservabili dalle cinta murarie, tolgono il fiato allo spettatore: vigne e biodiversità che narrano di un territorio dove l’equilibrio nel saper fare bene le cose sta portando ai tanto agognati risultati in termini di enoturismo di qualità.

Si può sorseggiare un calice di vino, magari un buon Nobile di Montepulciano, per accompagnarsi pian piano verso il calare delle notte, rilassarsi e godere appieno di quanto la Natura e l’opera umana possano viaggiare in totale armonia. Quando poi subentra l’appetito ci si può fermare a cena in una delle numerose strutture per assaporare le proposte gastronomiche.

Durante il tour di 20Italie, raccontato nell’articolo Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio abbiamo approfondito la conoscenza di tre ristoratori, con le loro ricette aderenti alla tradizione, ma dotate di quel tocco d’inventiva e rivisitazione imposto dagli attuali canoni gourmet.

La Grotta

Location incantevole a due passi dal Tempio di San Biagio, uno dei capolavori del Cinquecento posto accanto ai campi coltivati, quasi a preservarne la loro fecondità. Gli interni de La Grotta sono legati al concetto di trattoria chic, con tovagliati di lino ed un servizio impeccabile del personale di sala.

Due i menù degustazione, uno dei quali è esclusivamente vegetariano. Ottimi i pici con datterini arrostiti, guanciale sauris e scamorza affumicata o gli gnudi di ricotta, piselli e tartufo bianchetto.

Il Teatro

A pochi metri da Piazza Grande, nel pieno centro di Montepulciano, Il Teatro offre pietanze a base di pasta fresca ed una selezione di carni preparate in base alle tendenze moderne, conservando succhi e sostanze tramite il concetto di cottura a bassa temperatura.

Gli gnocchi di patate, crema di rapa rossa, fonduta di Peconzola e noci sono squisiti nella loro semplicità, mentre il filetto di maialino su fondo al Cognac e patate all’olio colpisce per la delicatezza dei sapori.

Le Logge del Vignola

Classe, stile ed eleganza sono il primo impatto che un cliente riceve quando varca la porta del ristorante Le Logge del Vignola per una cena a lume di candela. La maestria dello chef dona quel tocco in più che fa la differenza, con piatti rielaborati di autentica veste gourmet.

Vale così per l’uovo Blu dell’azienda Buongiorno Bio, crema di asparago, guacamole, cetriolo e gelato all’acqua di tartufo la tagliatella alla rapa rossa, crema di zucca e aglione della Valdichiana, chips alla liquirizia.

Ottima, infine, la proposta a base di selvaggina e la carta dei dessert stuzzicante e fantasiosa. Montepulciano… val bene una cena.

Officina 83 a Sala Consilina: un viaggio in moto custom nello stile american fast food e braceria selezionata

Marco Marrocco è una forza della natura, con i suoi 40 anni vissuti intensamente e le mille idee ancora da realizzare. Officina 83 è solo l’ultimo dei suoi nati, un locale in stile drive in anni ’60, con tanto di camioncino delivery all’esterno e Harley-Davidson da collezione all’interno.

Perché Marco ha la passione smodata per i cavalli a motore, il vento del mare e la buona cucina, magari con una valida proposta vini in abbinamento. Ho sempre ammirato la concretezza di chi svolge da anni l’attività di ristoratore. Agli inizi (nel 2011) non esisteva che un unico bancone dove i clienti potevano selezionare gli ingredienti di qualità per la composizione del piatto, potendo usufruire di uno spazio limitato per sedersi comodi.

Da allora le cose sono ben diverse, mentre il luogo, Sala Consilina, è rimasto quello di una volta, ancora bisognoso di aprire le menti verso le novità e le sirene provenienti dalle grandi metropoli. Marrocco cerca quotidianamente di essere avanti anni luce con i tempi: tra i primi a portare l’esterofilia del concept e del gusto nei propri locali, inclusa una ricca selezione di carni servite tra tartare, bun con hamburger, tagliate e costate di “varie metrature”.

E poi la ripartenza nei mesi della pandemia con un servizio impeccabile di consegne porta a porta. Tutto facile? Non sembra a giudicare dall’impegno continuo che lo vede coinvolto nell’ampliare la gamma delle pietanze e la carta dei vini giunta ad oltre 50 referenze italiane ed internazionali.

Marco Marrocco

In cucina il giovanissimo chef Giovanni Rocco, appena ventenne, sa coniugare energia e talento anche nell’impiattamento. Proveniente dall’Istituto Alberghiero ha davanti a sé un brillante futuro che ne smusserà alcuni angoli ancora acerbi; d’altro canto quando la mela è buona vale la pena coglierla direttamente dall’albero piuttosto che sceglierla dal cesto.

Il piatto firma di Officina 83, la tartare di manzo ai frutti di bosco è semplicemente perfetta. Realizzata alla moda francese, con quei richiami di senape anche nelle salse in accompagnamento ai bordi, resta ancorata nei ricordi dei miei migliori assaggi.

La picanha di Swamy, lavorata e frollata dallo staff a partire dalla mezzena, cosa rara solo in carta alle migliori steak house, ha subito un’affumicatura ai trucioli di Jack Daniel’s Tennessee Whiskey. Un carpaccio sottile e saporito con 3 diverse varietà di pepe in grani, burrata e scaglie di tartufo nero.

In ultimo, la classica tagliata di Angus U.S.A. con cardoncelli e parmigiano e la guancia di maialino cotta a bassa temperatura, servita con misticanza e broccoli saltati. Tenera al taglio, non eccessiva nelle componenti gelatinose e grasse che possono talora stancare il palato. Un viaggio tra sapori semplici, essenziali, senza trucco e senza inganno, nel cuore del Vallo di Diano.

Buona Zuppetta a tutti! In Puglia a San Severo il Natale inizia così…

Natale sta arrivando ed è il momento di mettersi comodi per studiare a puntino il menu da proporre. Se ai grandi classici delle feste ormai triti e ritriti, preferiamo puntare su qualcosa di veramente insolito, dal gusto caratteristico e storico, dobbiamo scavare nelle nostre radici. Oggi, vi portiamo con 20Italie ai piedi del maestoso Gargano, precisamente a San Severo in provincia di Foggia.

Una terra da sempre legata all’agricoltura e al latifondismo, la San Severo del Natale si racconta a tavola con la Zuppetta. Un piatto all’apparenza semplice, eppure cruccio di tutti i veri cultori della gastronomia. Il piatto – ad alto contenuto di lattosio va detto per gli intolleranti – è una sorta di carta d’identità dell’essere figli di questi luoghi. Con Alfredo Mennelli, volto della gastronomia cittadina “Da Alfredo”, abbiamo scoperto tutti i segreti che si celano dietro la preparazione di questo maestoso piatto. Non mancherà, per i wine lovers, uno speciale abbinamento a base di bollicine, tutto festoso.

La storia

In principio era il pancotto. Si, perché la paga di un contadino, nella migliore delle ipotesi, era pane e verdure, che mescolate insieme riuscivano a mandare avanti una famiglia anche per più giorni. Ma i caporali, i cosiddetti capoccia, cosa mangiavano? Grado maggiore vuol dire ricompensa maggiore, allora il loro pancotto si arricchiva di proteine come formaggio e carne. Ed è così che nasce la Zuppetta di San Severo, da una ricca ricompensa. “Unendo il formaggio ecco la zuppetta, il pancotto dei ricchi. Una ricetta all’apparenza facile che mette insieme il pane di grani antichi, scamorza, caciocavallo podolico e tacchino, tutto ciò che i contadini potevano solo sognare”. A dircelo è proprio Alfredo.

La Zuppetta, con gli anni, si è guadagnata il titolo di piatto tipico natalizio perché c’è bisogno di tempo nella preparazione e perché è un piatto che mette a dura prova le massaie. Ma nessuno può farne a meno sulle grandi tavole addobbate a festa. Alfredo, che ha condotto una ricetta proprio analitica sul piatto, ha scoperto ogni suo segreto in modo da creare, assieme ad altri sanseveresi una sorta di disciplinare etico da rispettare. Le fonti, quelle dirette e autentiche, provengono dalla saggezza e dai ricordi degli anziani del paese. “Il tacchino deve essere necessariamente nostrano, grasso e allevato in masseria, perché altrimenti la resa in termini di sapore è diversa. Con le parti migliori, ossa e pelle comprese, bisogna preparare il brodo da cuocere lentamente almeno per tre ore. Chiodi di garofano, alloro, sedano carote, zucchine, tutti sapori semplici ma autentici. Questo composto unito alla carne successivamente sfilacciata, saranno la preziosa essenza del sapore della zuppetta. A ciò dobbiamo aggiungere il caciocavallo podolico garganico, scamorza stagionata e il pane tagliato a fette spesse e bruscato, strato per strato” – continua Alfredo – “Per completare la ricetta ci deve essere anche una punta di cannella, che resta comunque facoltativa in base ai propri gusti”.

La tradizione della Zuppetta resta e si tramanda da generazione in generazione. Custodirla al meglio però, si può ed è per questo che è necessario preservarne la ricetta originale. Ma quale futuro c’è per questo piatto ce lo dice Alfredo Mennelli “Da tanti anni si sta ragionando sulla creazione di un gruppo che ne preservi l’integrità del piatto. Proprio in questi giorni è tornata l’idea di formare una sorta di Confraternita della Zuppetta con un gruppo di sanseveresi innamorati del piatto. Non manca anche la possibilità di inserire il piatto tra i presidi Slow Food”.

La preparazione

La Zuppetta può definirsi una lasagna d’altri tempi perché è tutta una questione di strati. Si inizia dalle fette di pane, adagiate in una comoda teglia rettangolare con un fondo di brodo di tacchino. Cospargere, quindi, con carne, scamorza, mozzarella sfilacciata caciocavallo a fette e ripetiamo, fino a riempire la teglia in altezza. Una volta completato il tutto si va dritti in forno per mezz’ora a 180 gradi per rendere lo sformato filante e dorato e se la parte superiore sembra seccarsi nessun problema, aggiungendo il brodo tutto si inumidirà come da tradizione.

La proposta vino

Il momento fatidico è arrivato: cosa abbinare ad una ricetta di ottima complessità organolettica? Sicuramente ciò che serve è potenza e pulizia al palato, ma per i più romantici anche quella nota di territorio con un prodotto local a chilometro zero non può mancare. Ecco perché questo piatto – che per i sanseveresi è quasi una religione – va abbinato a qualcosa che parli di “casa”. In una terra in cui le bollicine sono il biglietto da visita per finezza e unicità, la nostra scelta va sull’azienda Pisan Battel. L’etichetta nata dal pensiero di Antonio Pisante e Leonardo Battello, è un omaggio all’autoctono, ma anche all’evoluzione della bollicina sanseverese, biglietto da visita di questa città e di questa terra quasi di confine. Per la Zuppetta abbiamo scelto il Metodo Classico Brut da Bombino Bianco da 24 mesi sui lieviti: gli aromi raffinati al naso e un palato audace reggono alla grande la succulenza e untuosità della Zuppetta. Morso dopo morso, sorso dopo sorso, senza troppi pensieri. Perché in fondo, la tavola delle feste deve essere armoniosa, leggera, frizzante. Proprio come ciò che ci aspetta al calice.

Buona Zuppetta di San Severo a tutti voi!


Primo appuntamento con le eccellenze enogastronomiche della Gourmet Arena al 32° Merano Wine Festival

Inauguriamo, oggi, il primo di due articoli che ci ha visto protagonisti come 20Italie alla Gourmet Arena del Merano Wine Festival edizione 2023. Iniziamo con il nostro autore Olga Sofia Schiaffino, per procedere con un ulteriore supplemento completo di video nei prossimi giorni.

Ogni anno si ripete la magia del festival che ha conquistato il cuore di winelovers, operatori, giornalisti per la qualità delle aziende rappresentate e la ricchezza degli eventi proposti dal poliedrico Helmuth Köcher.

Dal 3 al 6 Novembre a Merano, presso la Gourmet Arena, è stato possibile incontrare persone che credono prima di tutto nella bontà e unicità delle materie prime che trasformano e lavorano con passione e che sono state premiate con i The WineHunter Awards.

L’azienda Flamigni, attiva dal 1930 e famosa per la produzione di pasticceria artigianale, ha ideato una linea dal nome evocativo – L’APERITIVO ITALIANO – che propone una gamma di 12 pasticcini salati, ispirati alla tradizione, ai profumi e alle ricette tipiche delle varie regioni italiane.

Le combinazioni sono raffinate e deliziose e vengono proposte in abbinamento ai cocktail, al vino e alla birra. Ecco alcuni esempi, provati con un cocktail a base di gin: Il Fiore di riviera (frollino salato con olive taggiasche e basilico), Gorgonzola (ripieno di Gorgonzola Dop) e Acciuga, un pasticcino ripieno di Acciughe del Cantabrico.

Mattia Vezzola, enologo di fama internazionale, ha collaborato con Flamigni per il biscotto neutro da degustazione RESET: un prodotto che permette di non stancare il palato e di mantenere il focus sul vino.

Tenuta Principe Mazzacane sorge nel parco nazionale del Cilento ed è nata dalla passione e dal progetto di Annacarla Tredici e Andrea Giuliano di produrre formaggi con il latte della Capra Cilentana. Sono davvero squisiti, l’erborinato, la cui forma ricorda quella del Monte Stella, è veramente strepitoso!

Nella campagna cilentana l’azienda agrituristica Salella produce olio di oliva dalla cultivar locale Salella che ha sentori particolari, di erba falciata, foglia di uliva e mandorla; inoltre sono impegnati nella produzione artigianale di conserve, di paté e di confetture.

La Dispensa a Paestum dell’azienda agricola San Salvatore, famosa per i vini, elegante espressione del territorio, grazie alle massaie, custodi delle antiche ricette, producono pasta fatta in casa, freselle e piatti della tradizione contadina cilentana; si aggiungono le mozzarelle di bufala prodotte con il latte da capi allevati in azienda e l’olio Evo.

Upstream è nato dal desiderio di Claudio Cerati di offrire un salmone selezionato e preparato direttamente da lui, per rendere l’assaggio qualcosa di prezioso. Una affumicatura delicata con i legni di faggio dell’Appennino Emiliano, che esalta senza coprire il gusto del pescato, riesce a regalare sorprendenti emozioni gustative.

Azienda Agricola Ramo di Mandorlo è una azienda tutta al femminile nata a L’Aquila in Abruzzo, che produce zafferano, pasta e biscotti con la farina di lenticchie: antichi sapori, da alimenti sani, coltivati e trasformati come si usava fare una volta.

Il Consorzio di Tutela della Coppa di Parma Igp, che raccoglie circa 21 realtà produttive, ha portato in assaggio questo pregiato salume dal profumo delicato, la consistenza morbida e dalla sapidità non troppo pronunciata. Squisita come antipasto ma perfetta per aggiungere personalità a panini, finger food e insalate. Anche in questa edizione di Merano Wine Festival, la ricchezza di proposte enogastronomiche nella Gourmet Arena è stata vincente e ha richiamato moltissimi visitatori, altamente soddisfatti per la varietà e la articolarità dei prodotti presentati.

Team Costa del Cilento: Gaetano Iannone fa della semplicità in cucina il suo timbro unico

Trovarsi tra le cucine di un grande villaggio turistico come il Mia Resort a Paestum potrebbe incutere timore anche al più esperto degli chef. Qui le presenze numeriche e i volumi estivi sono impressionanti; le esigenze diventano pressanti e accontentare gusti e sensazioni del pubblico eterogeneo non è semplice.

Gaetano Iannone, invece, ha sposato fin dagli inizi il progetto, con una filosofia di vita basata sui valori della semplicità e dell’eleganza, accompagnati dal rispetto per le materie prime e l’essenzialità dei sapori. Ai nostri microfoni si è lasciato andare guidato dall’emozione sana e pura, come quel bambino che da grande sognava di fare questo mestiere (e non il medico o l’astronauta).

L’antipasto di salmone con crema alla melannurca, pomodoro secco e mandorle rappresenta un obiettivo ambizioso: creare cultura gastronomica nella semplicità di pochi ingredienti ben amalgamati.

Pratica ed indispensabile la ricetta proposta in video: troccoli con zucchine, fiori di zucca e lupini di mare. Pratica per l’esecuzione replicabile anche nelle nostre case. Indispensabile perché valorizzare il lupino, delicato e ricco di sfumature di salsedine, con il fiore di zucca è un colpo di inventiva di grande impronta.

Il resto lo scoprirete direttamente sul posto. Il ristorante, infatti, prevederà l’apertura anche agli ospiti esterni con un rapporto qualità prezzo accessibile a tutte le tasche.