Le considerazioni finali su Chianti Classico Collection 2023 a cura di Alberto Chiarenza

di Alberto Chiarenza

Il Chianti Classico è tra le Denominazioni più famose e riconoscibili al mondo. Vini prodotti nel cuore della Toscana, baricentro della cultura enogastronomica italiana.

L’edizione 2023 di Chianti Classico Collection ha visto come location la Stazione Leopolda a Firenze nelle giornate del 13 al 14 febbraio. Il primo giorno è stato dedicato agli operatori del settore e della stampa, per la presentazione delle nuove annate e delle nuove Unità Geografiche Aggiuntive (in sigla UGA).

Dopo un approfondito studio sulle caratteristiche pedoclimatiche e culturali dei vari territori, la denominazione storica, che lambisce in parte o per intero l’areale di 8 comuni posti tra Siena e Firenze, è stata a sua volta suddivisa in 11 sottozone, con una proposta di modifica del disciplinare per quanto concerne solo la tipologia Chianti Classico Gran Selezione.

Una giornata intensa dedicata all’approfondimento delle Cantine del Chianti e anche agli incontri con i produttori  e delle loro unicità volte a dare un prodotto iconico, con un  vitigno particolarmente vocato alla produzione di vini di pregio, il vitigno più famoso della Toscana: il Sangiovese

Per disciplinare il Chianti Classico DOCG deve contenere almeno un 80% di Sangiovese e il restante 20%, si possono utilizzare uve a bacca rossa approvate dalle direttive regionali. Il vignaiolo è libero di vinificare secondo le norme rispettando i blend o proponendo il Sangiovese in purezza.

Il Chianti Classico è conosciuto per il suo gusto fruttato, speziato e tannico tradizionalmente fresco, che si sposa bene con i piatti della cucina toscana, in particolare con la celebre carne Chianina o quelli a lunga cottura come il peposo.

Viene spesso invecchiato in botti di legno, che gli conferisce note terziarie e maggior complessità. Le bottiglie sono facilmente riconoscibili grazie al loro distintivo con il Gallo Nero simbolo del Consorzio Vino Chianti Classico.

Venne fondato nel 1924 per proteggere e promuovere il vino e la sua zona di produzione. Oggi rappresenta oltre 500 produttori di vino e lavora per garantire la qualità e la reputazione del marchio e le esportazioni all’estero vivono un momento di grazia.

Un successo condiviso con la filiera produttiva presente all’evento rientrante tra le Anteprime di Toscana, con oltre 200 produttori e 700 etichette nell’assaggio delle nuove annate.

Un grande successo!

Anteprime di Toscana: Chianti Classico Collection 2023 – è il momento dei migliori assaggi della Gran Selezione

di Luca Matarazzo

Prima di cominciare a parlare delle annate dei Chianti Classico Gran Selezione presenti alle Anteprime di Toscana – Chianti Classico Collection 2023 – bisogna fare un passo indietro per poi farne due avanti.

Partiamo dalle considerazioni video fatte durante la prima giornata, in un momento di relax degustativo utilissimo per ricariche le energie nel confronto con i produttori.

L’attesa era grande per l’evento cult degli appassionati del Gallo Nero. La felicità genera sempre ottimismo e ne abbiamo davvero bisogno.

Continuiamo a ritroso nel tempo parlando del Chianti Classico 2019 nei 35 campioni presenti.

L’annata ha portato nei calici vini ricchi di aromi profondi, intensi ed eleganti. Gradevolezza unita a giusta tensione gustativa, in equilibrio con le presenze tanniche di buon nerbo ed integrità. Chi ha utilizzato il Sangiovese in solitario ha potuto innestare una marcia ulteriore.

In seguito i migliori assaggi elencati in ordine alfabetico e non di preferenza:

Migliori Chianti Classico Docg 2019

Casa di Monte – Le Capitozze

Castello di Monterinaldi – Vigneto Boscone

Fattoria di Montemaggio – Montemaggio

Felciano

Savignola Paolina – Ora

Valvirginio

Vecchie Terre di Montefili

Pochi gli assaggi presenti per l’annata 2018, che presentano comunque una sottile e puntuta eleganza suddivisa parimenti tra olfatto e palato.

Migliori Chianti Classico Docg 2018

Pensieri di Cavatina

Scheggiolla

Tenuta Carobbio

Migliori Chianti Classico 2017

Carus – Baldero

Solatione Winery

E veniamo al clou della nostra analisi riguardante il Chianti Classico Gran Selezione annate 2020 e 2019. Il confronto sembra impari, ancora una volta a discapito della prima versione, anche se meno evidente rispetto a quanto ravvisato nella tipologia Riserva.

Spezzando una lancia a favore, possiamo dire che le concentrazioni presenti in tanti campioni della 2020 meritano un tempo supplementare di riflessione. Per utilizzare un paragone calcistico, qualcuno andrà ai calci di rigore, qualcun altro si arrenderà alla “dura legge del gol”.

Di certo i tannini nervosi spesso non armonizzati dalle esuberanti essenze fruttate, mostrano i limiti di una stagione in chiaroscuro.

Meglio performante la 2019, contenuta nei picchi di eccellenza ma comunque equilibrata e identitaria in molti casi. La presenza sempre più maggioritaria del Sangiovese sta dando metaforicamente i suoi frutti, a volte buoni altre meno.

Vedremo nel futuro i progressi di questa tipologia, anche alla luce della ormai imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle Unità Geografiche Aggiuntive (UGA).

Migliori Chianti Classico Gran Selezione 2020

Brancaia

Castello di Fonterutoli – Badiòla

Famiglia Zingarelli – Tenuta Fizzano

Tenuta di Arceno – Strada al Sasso

Migliori Chianti Classico Gran Selezione 2019

Arillo in Terrabianca

Castello di Bossi

Castello di Gabbiano – Bellezza

Colle Bereto

Colombaio di Cencio

Il Poggiolino – Le Balze

Nardi Viticoltori – Vigna del Pino

Podere Castellinuzza/Paolo Coccia – Vecchie Vigne

Tenuta di Lilliano

Tolaini – Vigna Montebello Sette

Villa a Sesta – Sorleone

Anteprime di Toscana: Chianti Classico Collection 2023 – le nostre impressioni sulla Riserva ed i migliori assaggi

di Luca Matarazzo

Di fronte ad oltre 500 campioni riservati alla degustazione per la stampa tremerebbe chiunque. Nella due giorni di Chianti Classico Collection 2023 non c’è tempo per le chiacchiere, bisogna lavorare di buona lena e con grande saggezza.

La stessa che è stata utilizzata per la valutazione, questa volta, della tipologia Riserva. Una tipologia, a mio avviso, ultimamente sofferente nel confronto identitario tra Chianti Classico annata e Gran Selezione.

I tempi e gli stili cambiano e pur in presenza di una trasformazione radicale del modo stesso di concepire un vino, la domanda resta: dove punterà lo sguardo il produttore del futuro, intimorito dal cambiamento climatico e dalla rivoluzione continua dei mercati, con annesse tensioni globali?

Perché il senso di fare impresa, anche da vitivinicoltori, è quello di vendere il più possibile e, a volte, pure il prima possibile. Le annate 2020 e 2019 hanno rappresentato una sorta di spartiacque tra ciò che era in passato e ciò che viviamo attualmente.

Lo si sente (per una sorta di transfert inconscio) anche alla materia liquida assaggiata. Lo si sente a maggior ragione nel raffronto tra le due annate di riferimento, maggiormente fresca la prima ed a cinque stelle la seconda. Almeno secondo quanto indicavano le statistiche.

Possiamo dire che entrambe non hanno pienamente soddisfatto le aspettative. E non solo per un frutto eccessivamente maturo rinvenuto in molti campioni della 2020 o per le poche espressioni da palpito della 2019, ma anche nella complessiva gestione della trama tannica senza linea di continuità.

Naturalmente la tipologia presa in esame prevede un certo margine di scostamento con il trascorrere del tempo, facendo la tara sul fatto che qualcuno avrà, come capita di sovente, imbottigliato il vino poco prima dell’evento. Ci riserveremo di sicuro una ulteriore valutazione in altre occasioni.

Il panel di degustazione è stato composto, oltreché dal sottoscritto, anche dagli amici e colleghi di Vinodabere: il direttore Maurizio Valeriani, Antonio Paolini, Gianmarco Nulli Gennari, Gianni Travaglini, Federico Gabriele. L’uniformità di giudizio passa necessariamente dal confronto tra differenti opinioni.

Ecco i nostri migliori assaggi in ordine di preferenza:

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2020

Vigna Barbischio – Maurizio Alongi

Monte Bernardi

Ottomani

Luiano

Capraia

Le Miccine

Maurizio Brogioni

Riecine

La Montanina

Il Campitello – Monteraponi

Agostino Petri – Castello Vicchiomaggio

Sangioveto – Famiglia Zingarelli

Le Baròncole – Fattoria San Giusto a Rentennano

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2019

Nittardi

Poggio a’Frati – Rocca di Castagnoli

Belvedere Campoli/Conte Guicciardini

Burrone – Ca’ di Pesa

Le Vigne – Istine

Torcilacqua

Tenute Casenuove

Castello Monterinaldi

Banfi

Casale dello Sparviero

Castello della Paneretta

Montebuoni – Castello di Ama

Fattoria della Aiola

Foho – Casa al Vento

Fattoria La Ripa

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2018

Badia a Coltibuono
Le Masse di Greve – Lanciola
Pensieri di Cavatina
Piano dei Sarti – Tenuta La Novella
Gherardino – Vignamaggio
Viticcio

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2017

Le Capitozze – Casa di Monte

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2016

Bucciarelli/Antico Podere Casanova
Solatione Winery

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2015

Castello di Lamole – Fattoria di Lamole/Paolo Socci

“Chianti Classico Collection 2023”: le nostre considerazioni sulla prima giornata

di Luca Matarazzo

Il risveglio del guerriero. Nella prima giornata di assaggi alla Stazione Leopolda di Firenze la Chianti Classico Collection colpisce per l’alta affluenza di operatori ed appassionati.

Ed i vini? Non nascondiamolo: c’era qualche apprensione per la 2021, caratterizzata da imprevisti climatici di ogni sorta e da qualche profetica Cassandra di turno. Ed invece la soddisfazione dei cronisti è stata piuttosto generale. Facciamo un passo indietro, però, ed incominciamo dall’inizio.

Allegria nel Consorzio Vino Chianti Classico: dalle parole del suo presidente Giovanni Manetti, spira un vento di ottimismo grazie a fatturati in crescita ed all’approvazione definitiva (manca solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) dell’inserimento delle Unità Geografiche Aggiuntive tra le tipologie ufficiali della Gran Selezione.

Giovanni Manetti

Ecco quindi il ritorno del guerriero, quel messer Sangiovese in corazza di tannino, dal sapore muscolare e dal tono fortemente agrumato. Una costante caratteriale che ha contraddistinto i vini d’annata forse meno intraprendenti ed accomodanti di altre epoche, ma di sicuro efficaci e continui.

Discorso diverso per la 2020 che aveva colpito nell’edizione precedente per delicatezze e rimandi a fragranze floreali di una stagione in equilibrio tra caldo e freddo, tra sole e pioggia. Picchi di eccellenze quasi commoventi, ed altrettanti vini senza spigoli ma di rapida chiusura palatale. Un’altalena che necessita di revisione in fasi successive, per diventare realmente un Sangiovese ben temperato.

I campioni degustati alla cieca sono ben 162, condivisi nel dialogo tra gli operatori presenti. Un confronto questa volta serrato, senza sconti, su due vintage che sicuramente dividono, per certi versi, la critica di settore. Anche questo è il bello del Chianti Classico, a patto che non ci si faccia condizionare da pregiudiziali prive di fondamento.

È stata l’occasione per discutere con tanti colleghi ed amici ai quali si sono aggiunti anche Luca Grippo ed Augusta Boes autrice di 20Italie.

Ecco i nostri migliori assaggi. Questa volta abbiamo deciso di non inserire un ordine di preferenza, visto gli scarti davvero minimi di punteggio:

Migliori Chianti Classico Docg 2021

Chianti Classico 2021 – Altiero

Chianti Classico 2021 – Buondonno

Chianti Classico 2021 – Casa Emma

Chianti Classico 2021 – Castagnoli

Chianti Classico 2021 – Castello di Querceto

Chianti Classico 2021 – Istine

Chianti Classico 2021 – La Montanina

Chianti Classico 2021 H’amorosa – Maurizio Brogioni Winery

Chianti Classico 2021 Retromarcia – Monte Bernardi

Chianti Classico 2021 Morino – Mori Concetta

Chianti Classico 2021 – Podere Poggio Scalette

Chianti Classico 2021 L’aura – Querceto di Castellina

Chianti Classico 2021 – Riecine

Chianti Classico 2021 – San Fabiano Calcinaia

Chianti Classico 2021 – Tenuta di Arceno

Chianti Classico 2021 – Tenuta di Nozzole

Chianti Classico 2021 – Vallone di Cecione

Chianti Classico 2021 – Villa Valacchio

Migliori Chianti Classico Docg 2020

Chianti Classico 2020 – La Porta di Vertine

Chianti Classico 2020 – Borgo La Stella

Chianti Classico 2020 Capotondo – Cantina Castelvecchi

Chianti Classico 2020 Aria – Casa al Vento

Chianti Classico 2020 – Castellinuzza

Chianti Classico 2020 – Castellinuzza e Piuca di Coccia Giuliano

Chianti Classico 2020 – Castello di Radda

Chianti Classico 2020 Petrignano – Dievole

Chianti Classico 2020 – Fattoria della Aiola

Chianti Classico 2020 Valiano – Fattoria di Valiano

Chianti Classico 2020 Tenuta la Gabbiola – Fattoria San Michele a Torri

Chianti Classico 2020 Filetta di Lamole – Fontodi

Chianti Classico 2020 – I Sodi

Chianti Classico 2020 – Isole e Olena

Chianti Classico 2020 Pio 7 – Pasolini dall’Onda

Chianti Classico 2020 – Podere Capaccia

Chianti Classico 2020 – Podere La Cappella

Chianti Classico 2020 – Podere Terreno alla Via della Volpaia

Chianti Classico 2020 – Querciabella

Chianti Classico 2020 – Vallone di Cecione

Chianti Classico 2020 – Viticcio

Bacci Wines: equazione risolta

di Augusta Boes

Esiste un’equazione, apparentemente semplice, ma non sempre risolvibile: TANTO + BUONO = TANTO BUONO.

Notoriamente prediligo le produzioni medio-piccole e adoro quelle cantine così minuscole che non avrebbe senso fare vino se non fosse eccellente, oppure semplicemente per uso personale! E forse nemmeno per quello, se non fosse comunque salubre e sufficientemente piacevole. Ciò premesso non ho mai preconcetti e mi piace esplorare, comprendere ed assaggiare a prescindere dalle proporzioni o dalla filosofia di produzione di ogni singola realtà, purché la produzione sia sempre nel rispetto di parametri di qualità e di sostenibilità ambientale.

Ogni produttore con il suo stile e la sua personalità, ma tutti accomunati dal rispetto per la Natura, per il territorio e per il consumatore. Moderni artigiani di una tradizione secolare, uomini e donne d’altri tempi ma sempre proiettati nel futuro. Questo l’identikit del “mio” produttore ideale, e come vedete non vi è alcun accenno a dimensioni di sorta. Insomma, mi accontento di poco!

Bacci Wines è una realtà medio grande nel panorama vitivinicolo della Toscana e non solo. L’azienda nel suo complesso vanta oltre 900 ettari a conduzione biologica certificata, con un campo fotovoltaico di ben otto ettari ed è suddivisa su 5 tenute: Castello di BossiTenuta di Renieri e Barbaione in Chianti Classico, Renieri a Montalcin, Terre di Talamo in Maremma. Sono 21 le etichette prodotte fra rossi, bianchi, rosé, dolci e spumanti, con qualche esperimento avveniristico per non sentirsi mai arrivati! La produzione annua si aggira intorno a un milione e duecentomila bottiglie, sono decisamente numeri importanti. Entriamo un attimo nel merito di questi numeri tuttavia, e vedrete quante belle sorprese…

La produzione della linea base, massimamente rappresentativa per ogni cantina, delinea sempre la sfida più impegnativa: quella da dover vincere senza se e senza ma.  Qui il processo è necessariamente ad alta automazione a cominciare dalla raccolta meccanica che, su superfici considerevoli, ha il vantaggio di garantire tempestività d’esecuzione, parametro fondamentale nella produzione di vino di qualità. Le uve devono essere raccolte tutte al medesimo stadio di maturazione e devono arrivare rapidamente in cantina.

All’apice della loro piramide qualitativa troviamo una interessante declinazione di Cru, parcelle specifiche gestite ognuna come micro-produzione sia nella conduzione dei vigneti, con raccolta manuale e selezione delle uve migliori, che con pratiche di cantina artigianali, ma sempre sotto la guida attenta e l’occhio vigile dell’enologo Stefano Marinari. Attenzione, selezione e pulizia sono i punti cardine della sua filosofia produttiva e tutto ritorna con estrema precisione durante l’assaggio.

Apriamo la degustazione con un Metodo Classico da Sangiovese, nel più rigoroso rispetto dell’etichetta, dopo tutto siamo ospiti in un Castello! Amo i Pas Dosé, credo ai numeri degli angeli come ad esempio 1111, e adoro il Sangiovese che trovo davvero divertente in versione spumantizzata. Che dite, mi sarà piaciuto il Barbaione AD 1111 Dosaggio Zero? Solo 3.000 bottiglie per una fresca ondata di morbide bollicine dal carattere tutto toscano.

In rapida sequenza stappiamo poi Vento 2021 e Vento Forte 2016, due interpretazioni di Vermentino della costa maremmana davvero interessanti. Il primo, vinificato in acciaio, di brezza marina ed erbe aromatiche, presenta piacevolezza e tanto carattere. Il secondo, stagionato in barrique in prevalenza di secondo e terzo passaggio, colpisce particolarmente per la sua delicata cremosità che ricorda lo Chardonnay, ma che poi si differenzia immediatamente con i suoi piacevolissimi sentori di salvia e alloro, di camomilla e tiglio e quell’immancabile nota iodata che riporta alla carezza del vento di mare nel profumo e nel sorso. Conquistare una rossista convinta come me con i bianchi (e per di più in Toscana) non è affare da poco!

Ma rientriamo da questa piacevolissima passeggiata in spiaggia e sediamoci comodi davanti al camino, che adesso a Castello di Bossi comincia a nevicare! Dimmi che sei in Chianti Classico senza dirmi che sei in Chianti Classico: Berardo Chianti Classico DOCG Riserva 2018 e non aggiungo altro!

Per un’amante di Montalcino come me non potevano mancare certo gli assaggi della tenuta Renieri. Impeccabile Renieri Brunello di Montalcino DOCG 2018 fine ed elegante, ma l’autentico attimo di trasalimento me lo ha regalato il Rosso di Montalcino DOC 2019 con un bouquet esemplare e quel suo sorso dinamico, fresco e coinvolgente.

Voce solista fuori dal coro qui a Castello di Bossi è il Pinot Nero di cui si producono circa 3.000 bottiglie. C’è grosso fermento negli ultimi anni intorno a questo vitigno in Toscana e non posso fare a meno di chiedere all’enologo Stefano Marinari se il Pinot Nero abbia davvero un suo perché in questo territorio. La sua risposta mi spiazza e al contempo mi illumina.

Il Pinot Nero è il sogno proibito di ogni enologo, mi dice Stefano. Se c’è un solo barlume di speranza che possa adattarsi e produrre qualcosa di interessante non è possibile rinunciare al sogno più grande. È un vitigno complicato sotto tanti punti di vista, non per ultimo per il fatto che richiede molti più anni di tanti altri prima di produrre uve di qualità adatte alla vinificazione. Il vigneto qui è stato impiantato nel 2014, e bisogna considerare il fatto che il territorio della Toscana marca davvero tanto. Non c’è la pretesa di ambire all’inutile paragone con la Borgogna, non avrebbe senso. Però è una sperimentazione promettente che fin qui ha restituito un piacevolissimo vino, gradevole e molto versatile nell’abbinamento. Dopo aver assaggiato sia l’annata 2020 che la 2021 in anteprima, confermo e sottoscrivo!

Sebbene il vino sia la star indiscussa a Castello di Bossi, tuttavia non è il solo protagonista. L’olio Extravergine di Oliva (in sigla EVO) è letteralmente “da sbattere per terra”! E per concludere, sono grandi maestri nella sapiente arte dell’accoglienza. Siamo a Castelnuovo Berardenga nella parte meridionale del Chianti Classico. Dalle finestre si scorge netto all’orizzonte lo skyline di Siena con l’inconfondibile torre del Mangia e, per chi vuole raggiungere Firenze, la passeggiata attraverso le dolci colline della Toscana è davvero incantevole. Il Resort nel borgo medievale è suggestivo ed elegante, con ambienti curati e spaziosi. Poi per una come me che dimentica frequentemente lo spazzolino o il dentifricio, spesso e volentieri entrambi, l’averli trovati nel kit da bagno è stato davvero impagabile! Anche se questa volta me li ero portati.

Tornando alla nostra equazione, sarà stata risolta secondo voi? In questo caso direi proprio di sì!

Castello di Bossi

Località Bossi in Chianti
Castelnuovo Berardenga – 53019
Siena – ITALY https://bacciwines.it/it/bossi-di-sopra/