Sardegna: Alguer Wine Week e il Concours Mondial De Bruxelles Sparkling Session 2024

Una settimana immersi nelle bollicine e i meravigliosi paesaggi di Alghero

All’inizio di luglio avevo programmato di andare in Sardegna come tutti gli anni per la Guida Slow Wine, sono collaboratrice per la Sardegna da diversi anni, quindi avevo già il mio viaggio tutto definito, ma all’ultimo momento, mi è arrivata la richiesta per partecipare alla sessione di assaggi del Concours Mondial de Bruxelles per la sessione Sparkling Wine che si svolgeva ad Alghero. Sono Degustatrice del CMB da molto tempo, ero infatti appena ritornata dal Messico dove si era conclusa qualche giorno prima la sessione dei vini Bianchi e Rossi, e non era prevista la mia partecipazione a questa, ma mi sono resa disponibile a partecipare anche se i programmi erano diversi… Penso di aver fatto proprio un’ottima scelta!

La Sardegna ha una grande tradizione vitivinicola, improntata principalmente su i vini rossi e bianchi, ma negli ultimi anni i produttori più lungimiranti si sono dedicati alla produzione di vini spumanti di alta qualità sia Metodo Charmat che Classico, andando a valorizzare i loro vitigni autoctoni anche con questo tipo di produzione, che oggi nel mondo è molto apprezzata. Attualmente, vengono prodotte a livello regionale oltre 110 etichette di vini spumanti e frizzanti, a partire da diverse varietà di uve. Tra queste, due eccellenti cultivar regionali – Vermentino e Cannonau – insieme a vitigni autoctoni come Torbato, Nuragus, Cagnulari, Malvasia, Vernaccia, Moscato e Chardonnay per quanto riguarda le uve internazionali.

«L’evento Sardinian Wines Festival – Alguer Wine Week è stato il catalizzatore per promuovere per la prima volta, tutti insieme, il patrimonio vitivinicolo della Sardegna, attraverso un programma fitto e di grande spessore che è durato una settimana. Fra degustazioni, conferenze e musica, si è parlato del Vino Sardo a tutto tondo. In più si è aggiunta la sessione di assaggio del CMB dei vini spumanti, che ha portato Alghero al centro del mondo del vino» commenta la vice presidente della Camera di Commercio di Sassari, Maria Amelia Loi, durante il convegno svoltosi presso la Tenuta di Sella & Mosca.

“L’attuale tendenza della produzione vinicola è illustrata dal settore vini spumanti e frizzanti, che ha registrato una crescita costante a livello mondiale. Le cantine sarde hanno investito molto nelle nuove tecnologie e attrezzature di punta e si sono preparate per un debutto di successo nella categoria, ritagliandosi uno spazio unico”, afferma Mario Peretto, Presidente del Consorzio Alghero DOC. Sono questi i motivi per cui il Concours Mondial de Bruxelles ha scelto la nostra isola per ospitare la Sessione Vini Effervescenti del concorso. «Si tratta di una grande opportunità per tutta la Regione, che ha la possibilità di mostrare le proprie eccellenze a un pubblico internazionale. Al concorso parteciperanno 50 giornalisti, buyer, esperti e influencer che racconteranno la loro esperienza di questa fantastica isola dopo averne scoperto i paesaggi e i vini più significativi», ha aggiunto Mario Peretto.

Sardinian Wines Festival – Alguer Wine Week è stato promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio e organizzato dal Consorzio di Tutela Vini di Alghero Doc, Camera di Commercio di Sassari, Promo Camera Sassari, Distretto Rurale Alghero&Olmedo, Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura Laore, Comune di Alghero, Fondazione Alghero, dove hanno partecipato i Consorzi: Vini di Alghero Doc, Cannonau Doc, Vermentino di Gallura Docg, Malvasia di Bosa, Terralba Doc, Vermentino di Sardegna Doc, Regione Storica Coros-Logudoro e Terre di Romangia.

Vigneto di Sella & Mosca, Alghero

Il programma di questi giorni è stato molto fitto e intenso, la mattina era dedicata alle degustazioni del CMB Sparkling Session, dove ogni giuria degustava alla cieca circa una cinquantina di vini ogni giorno, mentre nel pomeriggio erano previste le visite nelle cantine.

La mia giuria tecnica

STORIA DELLA NASCITA DI UN TERRITORIO VITIVINICOLO

La storia di Alghero è molto interessante, in particolar modo di tutta l’area agricola che un tempo era una palude.

Negli anni ’30 durante il periodo fascista, fu deciso di bonificare questa zona. Lo scopo dopo la bonifica della “Nurra” era quello di affidare questi terreni ai coloni. L’ente Ferrarese di Colonizzazione, con un decreto del 1933, ebbe il compito di far insediare famiglie originarie della provincia di Ferrara in questi territori. Successivamente nel 1942 cambiò nome e divenne l’Ente Sardo di Colonizzazione, l’intenzione era di ripopolare e aumentare la densità della popolazione, attraverso la colonizzazione, per gettare le basi demografiche utili per sviluppare l’economia produttiva e anche quella agricola. I terreni vennero così suddivisi e l’ampiezza dei poderi inizialmente oscillava tra un minimo di 20 a un massimo di 40 ettari. Con la fine della IIa Guerra Mondiale, la città di Fertilia, il borgo dove abitavano i coloni venne popolata inoltre da un folto numero di esuli che arrivavano dall’ Istria e dalla Dalmazia, che si integrarono e iniziarono a produrre nelle realtà agricole della Nurra. Agli inizi degli anni ‘50 nasceva l’ETFAS, ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, che attraverso varie riforme fatte nel tempo ha fatto si che in questa area si avviasse un’imponente programma di trasformazione, consentendo di preparare questa terre per le attuali coltivazioni come la vigna, olivi e frutteti e alla creazione di strade rurali e interpoderali. Oggi questi terreni si presentano così con uno sfondo unico dato dal monte Doglia e il mare.

Credito Fotografico @concoursmondialdebruxelles

UN GIRO FRA LE TENUTE…

Sella & Mosca

L’immagine dei vigneti in questa tenuta è veramente unica e grandiosa, 650 ettari fra vigna e macchia mediterranea.

I vigneti si estendono per 520 ettari a corpo unico con al centro la cantina e gli edifici dedicati all’accoglienza, rendendo questa tenuta fra le più grandi d’Europa. L’azienda fu fondata agli inizi del ‘900 dall’ingegner Sella e l’avvocato Mosca, piemontesi di origine, che si innamorarono di questa zona, i loro occhi e il loro cuore l’avevano immaginata già come sarebbe diventata oggi… Il loro lavoro è stato duro, ma hanno reso questi terreni pronti per accogliere questa coltivazione: la vite.

Dal 2016 la proprietà è del Gruppo Terra Moretti e fin da subito gli obiettivi erano molto definiti: produrre un metodo classico e rendere questa realtà fruibile al pubblico. Oggi, dopo poche vendemmie i prodotti che rientrano nelle “bollicine” sono tre, diversi fra loro per tecnica e uve. Vengono prodotti due Metodo Charmat e un Metodo Classico.

Il Torbato, vitigno dalle origini antichissime, presente per circa un 20% in questi vigneti, ha trovato una nuova dimensione nella produzione di vini spumanti. Conosciuto per le sue caratteristiche uniche, tra cui una marcata mineralità e note di frutta secca, il Torbato spumante offre un profilo sensoriale complesso e intrigante. Versatile, profondo e persistente.

La gamma dei prodotti di Sella & Mosca è varia e anche originale per certi aspetti, si passa dai vermentino ai cannonau, e altri vitigni autoctoni, ma quello che colpisce è la produzione del Marchese di Villamarina DOC Alghero Cabernet Riserva, la prima annata risale al 1989 ottenuto da uve Cabernet Sauvignon 100%. Durante la visita molti si chiedevano il perché produrre un vino così in queste terre? Le uve furono impiantate molti anni addietro e oggi rappresentano il 10% di quelle presenti. Sicuramente la forte adattabilità, in diverse parti del mondo, di questo vitigno è chiara per tutti, quindi perché non produrre anche in questa “Nurra pianeggiante” con suoli che variano molto da una zona all’altra, un grande Cabernet Sauvignon? Negli anni ho avuto modo di assaggiare molte annate, anche quelle della fine degli anni ’90 e devo dire che tutte le volte mi sono meravigliata di quanto il Terroir fosse riconoscibile, e alla cieca si percepisce subito che è un Vino Sardo. Con Giovanni Pinna, enologo storico, oggi direttore generale della tenuta, e anche presidente del Consorzio Vermentino di Sardegna, più volte abbiamo parlato di questo vino, che rimane senza dubbio un prodotto di nicchia ed esprime in toto i tratti dei vini rossi sardi: i sentori di macchia, bacche di mirto e ginepro, le note iodate e la sapidità gustativa, che si fondono per determinare poi i tratti riconoscibili dell’uva di provenienza, creando così un assaggio interessante e memorabile.

Dal 2019 inoltre la tenuta è aperta al pubblico, con accoglienza e eventi, facendo diventare questa storica azienda qualcosa di dinamico e moderno. Tutta la parte ricettiva e l’enoteca sono stati rinnovati nel 2022 con un progetto seguito da Valentina, la figlia architetto di Vittorio Moretti. I colori della terra, del mare e del sole si ritrovano nello spazio enoteca rendendolo accogliente e molto particolare. Vi invito ad andare a visitare questa azienda perché è sicuramente un pezzo di storia della produzione vitivinicola italiana.

https://www.sellaemosca.com

Cantina Santa Maria la Palma

Altra visita interessante, si è svolta alla Cantina di Santa Maria la Palma questa rappresenta l’identità di un vasto territorio, i soci della cantina oggi sono circa 300 e rappresentano un’estensione territoriale di oltre 800 ettari. Tante piccole realtà riunite per promuovere in modo condiviso il territorio. L’azienda nasce ufficialmente nel 1959, e qui si producono vini che essenzialmente rappresentano la produzione vitivinicola dell’isola. La cantina produce oltre cinque milioni di bottiglie all’anno, ed esporta i suoi vini in 50 paesi nel mondo. Durante gli ultimi anni ci sono stati diversi progetti di marketing interessanti, fra questi il progetto legato allo Spumante Akènta, che poi si è evoluto in Akènta Sub, ossia un Vermentino di Sardegna Spumante affinato nel mare, in una cantina naturale subacquea.

Anche se questa tecnica sembra si sia affinata negli ultimi anni, ci sono dei riscontri storici che già dai tempi dei Romani, questa pratica fosse messa in atto, quindi possiamo dire che l’idea parte dal passato ma resa senza ombra di dubbio attuale. Durante la visita era stato predisposto il giro in elicottero che ci ha permesso di vedere dall’alto dove sono posizionate le gabbie per l’affinamento. Questo progetto nasce dopo tre anni di studio e nel 2015 esce il primo vermentino italiano affinato sott’acqua. Le gabbie sono in acciaio e sono posizionate in una zona sabbiosa, circondata da posidonie (queste formazioni si ritrovano poi anche sulle bottiglie e creano senza dubbio una particolarità evocativa unica). Il progetto prevede di lasciare in mare le bottiglie, ad una profondità di circa 40 metri per l’affinamento di almeno 12 mesi. Le caratteristiche principali di questo tipo di affinamento (underwater wine) sono: la temperatura che rimane quasi costante fra i 12° e 14°C, l’esposizione alla luce, la costante pressione e l’assenza di ossigeno sott’acqua che impedisce l’ossidazione prematura, mantenendo così la freschezza dei vini. In aggiunta anche il naturale scuotimento dovuto al moto marino, favorisce la formazione di un perlage piuttosto fine e molto persistente, donando al vino spumante alcuni aspetti interessanti, percepiti durante la degustazione. Ovviamente il cambiamento non avviene solamente nell’espressione della bollicina ma anche a livello gustativo, rendendo il sorso sapido e molto espressivo. La visita è stata molto interessante fra assaggi di vini, volo in elicottero, canti e balli tradizionali sardi, abbiamo assaporato tradizioni e al contempo una grande operazione di marketing che questa azienda sta portando avanti, nell’ottica di valorizzare e differenziare un prodotto che oggi sul mercato mondiale ha una sua importante collocazione.

https://www.santamarialapalma.it

QUALCHE NUMERO DEL CMB SPARKLING SESSION 2024

Durante questa sessione sono stati valutati oltre 900 vini effervescenti provenienti da 24 paesi, i giudici presenti erano circa cinquanta provenienti da 22 paesi diversi. Per quanto riguarda le iscrizioni lo champagne resta in testa con 178, mentre tutta l’Italia ha presentato quasi 300 vini, la denominazione Prosecco è presente con 128 vini, ovviamente è la denominazione maggiormente rappresentata. Molto interessante anche la gamma dei vini effervescenti presentati dalla Sardegna che sono principalmente a base di due vitigni tipici: Vermentino e Torbato.

Quentin Havaux, Direttore del CMB, è entusiasta: «Siamo molto felici di essere riusciti a lanciare questo concorso, risultato di diversi anni di lavoro. Non è un caso che la nostra Sessione Vini Effervescenti si svolga in Italia per il secondo anno consecutivo. Anno dopo anno, l’Italia ha dimostrato di essere e di rimanere una grande nazione produttrice, impressionandoci continuamente con la qualità dei suoi vini e ottenendo ottimi risultati nelle diverse sessioni del CMB».

Credito Fotografico @concoursmondialdebruxelles

I RISULTATI…

Il Veneto si aggiudica il maggior numero di medaglie italiane, con un totale di 21 riconoscimenti, su un totale di 64 medaglie per l’Italia. Il 45 Metodo Extra Brut Pas Dosè Blanc de Noirs della Fattoria La Vialla, in Lombardia, vince il Trofeo Rivelazione Italia. La Sardegna si aggiudica ben 8 medaglie 4 d’Oro e 4 d’Argento.

Nella regione dello Champagne arrivano 98 medaglie, sono stati più della metà dei vini in concorso. La Rivelazione Internazionale è andata allo Champagne Lemaire Millésime Les Hautes-Prières 2012 di Roger-Constant Lemaire. Vera e propria icona della loro cantina, il Millésime des Hautes-Prières è prodotto esclusivamente con Chardonnay invecchiato per 9 mesi in botti di rovere e prodotto utilizzando uve dei prestigiosi vigneti di Hautvillers. Altri cinque champagne sono

stati premiati con la Gran Medaglia d’Oro. I Cava dominano il palmarès spagnolo, con 34 medaglie. Di particolare rilievo i risultati della cantina catalana Rovellats, che si è aggiudicata 1 medaglia d’Oro, 2 medaglie d’Argento e il Trofeo Rivelazione Spagna per il suo emblematico Rovellats Reserva Cuvée Especial Brut Nature 2020.

La Germania stupisce, aggiudicandosi quasi il 60% delle medaglie! Sono andate ai produttori tedeschi un totale di 16 medaglie, tra cui 2 Gran Medaglie d’Oro, 8 d’Oro e 6 d’Argento. Weingut Bergdolt ha vinto una Rivelazione Internazionale per il suo Fluxus Brut Natur 2015, confermo senza ombra di dubbio che questo assaggio è stato davvero memorabile! La mia commissione ha valutato una batteria di vini tedeschi e ci siamo emozionati dal primo all’ultimo, e vedendo questo risultato mi sento orgogliosa, per aver contribuito a questa medaglia. Sudafrica: per la seconda volta nella storia del concorso, uno spumante sudafricano ha vinto una Gran Medaglia d’Oro. Il vincitore è Sparklehorse 2021 di Forrester Vineyards. Il Belgio ha confermato la sua buona reputazione e il suo sviluppo come paese produttore di bollicine, con ben 18 premi e il 41% dei vini presentati premiati, un record. Anche la Moldavia, con 8 medaglie tra cui una Gran Medaglia d’Oro, emerge in questa categoria e sarà una forza da tenere in considerazione negli anni a venire. Infine l’Austria si è distinta con un’ottima performance del suo Blanc de Blancs Sekt Große Reserve NÖ g.U. Furth bei Göttweig 2016, che ha ottenuto una Gran Medaglia d’Oro.Il link per vedere tutti i risultati: https://resultats.concoursmondial.com/it/risultati/2024

Per concludere vorrei dire che il CMB non poteva scegliere migliore location per questa sessione 2024 dei vini spumanti! La Sardegna offre davvero molto a livello vitivinicolo, ed è forse, in questo momento una delle regioni italiane più in fermento per quanto riguarda le zone di produzione, i vini e i territori emergenti, i produttori in questo momento hanno una grande consapevolezza delle loro potenzialità!

Credito Fotografico @concoursmondialdebruxelles
Alcuni degustatori italiani al CMB da SX a DX: Matteo Cipolla, Angelo Concas, Dino Addis, Karin Meriot,
Mattia Antonio Ciancia, Luigi Salvo, Giovanni Pinna, Claudia Marinelli

Fonte: Comunicati Stampa CMB Sparkling Session 2024 – Presentazioni dei vari consorzi

Montefalco Green: esperienza “sostenibile” alla scoperta del territorio del Sagrantino

Il 14 e 15 giugno il Consorzio Tutela Vini Montefalco ha organizzato un press tour con l’intento di promuovere una declinazione ecologica del turismo in cantina e di valorizzare la produzione vinicola di una terra unica, “verde” per definizione.

Recentemente Il Consorzio, aderendo a Wine in Moderation, il principale programma di responsabilità sociale del settore, ha confermato l’impegno a praticare la sostenibilità, in modo etico e coerente. i territori di produzione delle Denominazioni di Origine Spoleto, Montefalco e Montefalco Sagrantino si contraddistinguono, infatti,  per l’attenzione a ridurre sempre di più l’impatto ambientale.

Montefalco Green ha voluto proporre un modo sostenibile per approcciarsi al mondo del vino, alla scoperta di vini, delle cantine e delle denominazioni, attuando una conversione ecologica del modo di concepire l’enoturismo: i giornalisti e bloggers intervenuti hanno potuto sperimentare bici e auto elettriche, le “Sagreentino”, per spostarsi lungo le strade del comprensorio di Montefalco, in visita alle cantine aderenti al progetto. Questi mezzi  propongono una mobilità lenta, nel rispetto appunto del territorio, che viene solo “sfiorato”: a questo proposito il Consorzio Tutela Vini di Montefalco ha stipulato un accordo con Enel X e sono stati già stati attivati 12 punti di ricarica in 6 cantine, in attesa di raggiungere quota 15 infrastrutture in altrettante aziende.

 

Il punto cardine del Consorzio è quello di proporre strategie innovative sempre nel rispetto della sostenibilità ambientale. Da tempo è già operativo il progetto Grape Assistance, un nuovo modello di assistenza tecnica per la gestione sostenibile del vigneto, applicato dal 2017 in tutta la regione Umbria.

Inoltre, molte aziende hanno aderito al New Green Revolution con lo scopo di installare impianti fotovoltaici e caldaie a biomassa per la riduzione del gas serra e ad Agroforestry , ovvero l’allevamento di avicoli e le lavorazioni con i cavalli nei vigneti.

La quota di aziende che praticano agricoltura biologica certificata o sono in conversione è salito al 31%; un dato che è sicuramente in aumento, che candida i territori di Montefalco e Spoleto a essere una delle aree vinicole più “green” dell’Italia.

L’evento è stato organizzato in modo impeccabile, nonostante la variabile del meteo che non ha certo assistito i partecipanti.

Il percorso con la green car ha toccato per prima l’azienda Romanelli, dove Devis ha raccontato la storia della famiglia, iniziata nel 1978, quando suo nonno e suo padre decisero di creare l’azienda agricola sul Colle di San Clemente a Montefalco. La biodiversità è rispettata nella scelta di dedicare 8 ettari alla vigne e 12 all’olivocoltura dei circa trenta posseduti, tutti condotti in regime biologico.

Durante la degustazione, accompagnata da quella dell’olio prodotto dagli stessi Romanelli (da ben quattro varietà quali leccino, frantoio, san Felice e moraiolo), abbiamo assaggiato Le Tese, da uve Trebbiano Spoletino provenienti da un vecchio vigneto, che ha ancora le viti maritate agli alberi. Poi il Terra Cupa Montefalco Sagrantino lasciato maturare a lungo in botti di rovere di diverse grandezza, ottenuto dalla parte più argillosa e calcarea del vigneto del Colle ove sorge la cantina e infine Medeo Montefalco Sagrantino prodotto solo nelle annate eccezionali, dedicato ad Amedeo Romanelli, che fu il primo a imbottigliare il vino di famiglia.

La seconda realtà del comprensorio visitata è stata Agricola Mevante, cantina di recente costruzione con una elegante e luminosa sala degustazione: Paolo e Antonella Presciutti hanno fatto diventare la loro passione un lavoro e la produzione si attesta per ora sulle 60.000 bottiglie. Abbiamo assaggiato Birbanteo sur lie da Trebbiano Spoletino e un rosato ottenuto da uve Sagrantino coltivato in vigneti nel comune di Bevagna impiantati da circa vent’anni.

Tra un temporale e l’altro siamo arrivati all’ora di pranzo alla cantina La Fonte: una realtà nata a Bevagna all’inizio del ‘900 grazie al bisnonno Angelo e che col passare del tempo è stata divisa tra i figli. Negli anni novanta del secolo scorso, Guido, da sempre appassionato di agricoltura decise insieme alla moglie Patrizia, di avviare lì attività producendo olio e vino. Il nome “la fonte” deriva dalla sorgente naturale ancora visibile, nascosta nel bosco a pochi passi dell’agriturismo.

L’incontro con Bevanato, macerato sulle bucce per una decina di giorni, è stato spettacolare: un tripudio di frutta matura a polpa gialla e tropicale, freschezza e chiusura sapida, grande bevibilità e piacevolezza. Amorosa è  il rosè ottenuto da Sangiovese raccolto anticipatamente e Cabernet Sauvignon. Profumato, fragrante, succoso. Si è proseguito con l’assaggio del Montefalco Rosso e del Montefalco Sagrantino, entrambi di notevole qualità.

Nel pomeriggio, riprese le Sagreentino Car il gruppo si è diretto alla Fattoria Colsanto, di proprietà della famiglia Livon del Friuli Venezia Giulia e che nel 2001 ha voluto investire in questo bellissimo territorio, ristrutturando un casale del ‘700 e acquisendo circa 20 ettari impiantati tra Sagrantino, Sangiovese, Montepulciano e Merlot.

Un viale costeggiato da cipressi conduce all’ingresso della struttura, che comprende anche un agriturismo: dopo la visita in cantina, l’enologo ha illustrato i vini in degustazione, focalizzando il nostro interesse sul Cantalupo proposto in diverse annate: un vino ispirato al bianco pluripremiato dell’azienda madre, ottenuto da Trebbiano Spoletino coltivato nel territorio di Bevagna e affinato in legno. Abbiamo poi assaggiato un ricco tagliere con salumi e formaggi prodotti localmente e finito un’esperienza molto interessante  con il servizio del Montefalco Sagrantino.

Ultima realtà raggiunta dal tour è stata Briziarelli: i lavori per la costruzione della cantina, vero gioiello architettonico, sono iniziati nel 2012 e la struttura domina i 50 ettari posseduti, di cui 22 vitati. Qui vengono coltivate le varietà autoctone ed è stato scelto uno stile di vinificazione tradizionale.

In degustazione Sua Signoria, un Trebbiano Spoletino che dopo la fermentazione matura in legno e Anthaia, il rosato ottenuto dalle uve a bacca nera coltivate in azienda. Abbiamo proseguito sui rossi con Rosso Mattone Montefalco Rosso Riserva e, infine, il Montefalco Sagrantino, intenso, potente e strutturato.

La giornata si è conclusa con la cena di gala ospiti, della cantina del presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco Giampaolo Tabarrini, al quale sono intervenuti i produttori tra cui Filippo Antonelli di Antonelli San Marco, Paolo Romaggioli enologo di Terre De la Custodia  e Liù Pambuffetti di Scacciadiavoli, dove gli ospiti hanno potuto proseguire al tavolo gli assaggi, serviti dai sommelier AIS, dei vini di questo luogo magico, dove tutto riesce a emozionare e a lasciare ricordi indelebili nella memoria.

Un ringraziamento, infine, a MG Logos per l’invito e la splendida opportunità di conoscere Montefalco e le sue produzioni.

Best Wine Stars: le “stelle” del vino splendono a Milano

di Carolina Leonetti

Nelle giornate del 20-21 e 22 maggio si è tenuta a Milano, Palazzo del Ghiaccio, la quarta edizione dell’evento-degustazione Best Wine Stars.

Oltre 200 realtà wine e spirit selezionate dalla società Prodes Italia, con ben 800 etichette in degustazione: una bella vetrina per i produttori che hanno avuto l’occasione di presentarsi al grande pubblico e agli addetti del settore. La manifestazione ha avuto anche momenti di approfondimento con talk e masterclass tenuti da esperti organizzate in collaborazione con la sommelier e scrittrice Adua Villa.

Carolina Leonetti autore di 20Italie

Tra le news di questa quarta edizione la presenza di un’area bio dedicata a quelle aziende che hanno fatto della sostenibilità la loro missione. Il giro tra i banchi d’assaggio, accompagnata dalla mia amica e sommelier Marta, si prospetta davvero interessante.

Il tour inizia con la Cantina Merlotta Vignaioli dal 1962. Siamo in Romagna, precisamente a Imola; qui da oltre sessant’anni si coltivano vitigni autoctoni e dalla fine degli anni novanta l’attenzione della cantina alle colture internazionali è stata una carta vincente che ha portato a nuove interpretazioni di Chardonnay e Cabernet Sauvignon.

L’assaggio parte con due bollicine, la prima a base Pinot Nero e Chardonnay: Predio Brut dal nome affascinante “Perla Rara”, qui l’armonia tra l’eleganza dello Chardonnay e la struttura del Pinot Nero danno vita ad uno spumante metodo Charmat Lungo molto interessante, elegante e cremoso con una spiccata mineralità; la seconda è un’interpretazione del vitigno autoctono della zona, il Pignoletto, uno spumante brioso, fresco con note che richiamano la mela golden e rimandi floreali.

Il colpo di fulmine arriva con il loro Romagna Albana Secco “Icona di Stile”, un tripudio di profumi e sapori, dalla frutta tropicale alle note mielate e ammandorlate.  Un vino elegante, sontuoso prodotto da uve che nelle annate favorevoli vengono attaccate della botritys cinerea, una bevuta nobile.

Ci spostiamo in Toscana da Tenuta di Artiminio, posta sui colli del Montalbano ha una storia che si perde nei secoli, dal periodo etrusco al 1596 quando il Granduca Ferdinando I de ‘Medici fece erigere la Villa Medicea “La Ferdinanda”.

La loro produzione spazia dalle blasonate DOGC Carmignano e Chianti, ad un vino che attira per il nome stravagante Vin Ruspo, rosato che vedrei ben abbinato alla pappa al pomodoro, per arrivare alle IGT e l’assaggio di Artumer, blend di Trebbiano e Petit Manseng anticipa le bevute estive.

Scendiamo ancora lo Stivale per arrivare in Abruzzo a Contrada Camerino, dove ad accoglierci troviamo  il patron della cantina La Lignite. Il racconto diretto dei produttori è molto coinvolgente, una storia familiare che parte dai nonni, dal lavoro quotidiano nei terreni fertili e vocati per la coltivazione della vite. Partiti da una piccola produzione ad uso familiare, con gli anni l’azienda si è strutturata per far fronte alla crescente richiesta e per dare vini sempre di ottima qualità. Il nome dell’azienda fa riferimento al luogo in cui si trova il vigneto, su una vecchia miniera di lignite dismessa.

Due sono le linee: Lignite e Montevignani. Non posso tirarmi indietro e li assaggio tutti! Della linea Lignite mi colpisce il rosato, un bel rosato carico da Montepulciano in purezza, un gusto morbido, l’utilizzo esclusivo dell’acciaio per la fermentazione e maturazione esalta le caratteristiche del frutto e del territorio. Montevignani è invece il loro fiore all’occhiello, blend di Montepulciano e Cabernet, affinato in piccole botti, regala una grande finezza e leggerezza gustativa.

Il nostro giro è un po’ strano, decidiamo di risalire la Penisola e approdiamo in Friuli dall’azienda Paradiis che prende il nome dalla piccola frazione Paradiso, nel Comune di Pocenia a metà strada tra Udine e Lignano Sabbiadoro. In questa zona del medio Friuli Venezia Giulia, dove le terre sono definite “terre forti” proprio per la natura geologica dei terreni, particolarmente tenaci, argillosi e adatti alla coltivazione di uve a bassa resa per ettaro, l’azienda produce vini dotati di spiccata personalità spaziando dai vitigni autoctoni a quelli internazionali. Mi soffermo sul Friulano e sul loro Refosco dal peduncolo rosso, e ne riconosco le peculiarità di cui sono grande ammiratrice, due bevute veramente interessanti.

Quando si sta bene e si è intenti a fare cose interessanti non ci si rende conto del tempo che vola. Sono quasi le 17 ed è ora di avvicinarci ai tavoli della masterclass che abbiamo prenotato: “Sensibili alla Sostenibilità” Le aziende protagoniste sono Borgoverde Soc Agricola S.S., Bulichella, Marisa Cuomo e Monviert a raccontarcele Francesco Quarna al fianco di Adua Villa.

Si parte con Isabella, Manzoni Bianco di Borgoverde, per passare alla Ribolla Gialla di Monviert, quindi allo spettacolare Fiorduva di Marisa Cuomo; Il Rubino e Montescristo di Bulichella tra i rossi, ritorna Marisa Cuomo con il Furore Riserva, e si conclude con lo Schioppettino di Monviert e il 39 di Borgoverde.  Otto vini che ci fanno percorrere altrettanti viaggi verso terre così diverse.

La giornata volge al termine, un ultimo giro tra i banchi non può mancare, cos’altro dire se non che non si finisce mai di imparare. E si impara soprattutto parlando con i produttori che sono ogni giorno in prima linea, che affrontano fatiche e difficoltà, che amano la loro terra, che danno vita, per scomodare Galileo, allo straordinario composto di umore e di luce.

Prosit!