Anteprime di Toscana: Chianti Classico Collection 2023 – le nostre impressioni sulla Riserva ed i migliori assaggi

di Luca Matarazzo

Di fronte ad oltre 500 campioni riservati alla degustazione per la stampa tremerebbe chiunque. Nella due giorni di Chianti Classico Collection 2023 non c’è tempo per le chiacchiere, bisogna lavorare di buona lena e con grande saggezza.

La stessa che è stata utilizzata per la valutazione, questa volta, della tipologia Riserva. Una tipologia, a mio avviso, ultimamente sofferente nel confronto identitario tra Chianti Classico annata e Gran Selezione.

I tempi e gli stili cambiano e pur in presenza di una trasformazione radicale del modo stesso di concepire un vino, la domanda resta: dove punterà lo sguardo il produttore del futuro, intimorito dal cambiamento climatico e dalla rivoluzione continua dei mercati, con annesse tensioni globali?

Perché il senso di fare impresa, anche da vitivinicoltori, è quello di vendere il più possibile e, a volte, pure il prima possibile. Le annate 2020 e 2019 hanno rappresentato una sorta di spartiacque tra ciò che era in passato e ciò che viviamo attualmente.

Lo si sente (per una sorta di transfert inconscio) anche alla materia liquida assaggiata. Lo si sente a maggior ragione nel raffronto tra le due annate di riferimento, maggiormente fresca la prima ed a cinque stelle la seconda. Almeno secondo quanto indicavano le statistiche.

Possiamo dire che entrambe non hanno pienamente soddisfatto le aspettative. E non solo per un frutto eccessivamente maturo rinvenuto in molti campioni della 2020 o per le poche espressioni da palpito della 2019, ma anche nella complessiva gestione della trama tannica senza linea di continuità.

Naturalmente la tipologia presa in esame prevede un certo margine di scostamento con il trascorrere del tempo, facendo la tara sul fatto che qualcuno avrà, come capita di sovente, imbottigliato il vino poco prima dell’evento. Ci riserveremo di sicuro una ulteriore valutazione in altre occasioni.

Il panel di degustazione è stato composto, oltreché dal sottoscritto, anche dagli amici e colleghi di Vinodabere: il direttore Maurizio Valeriani, Antonio Paolini, Gianmarco Nulli Gennari, Gianni Travaglini, Federico Gabriele. L’uniformità di giudizio passa necessariamente dal confronto tra differenti opinioni.

Ecco i nostri migliori assaggi in ordine di preferenza:

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2020

Vigna Barbischio – Maurizio Alongi

Monte Bernardi

Ottomani

Luiano

Capraia

Le Miccine

Maurizio Brogioni

Riecine

La Montanina

Il Campitello – Monteraponi

Agostino Petri – Castello Vicchiomaggio

Sangioveto – Famiglia Zingarelli

Le Baròncole – Fattoria San Giusto a Rentennano

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2019

Nittardi

Poggio a’Frati – Rocca di Castagnoli

Belvedere Campoli/Conte Guicciardini

Burrone – Ca’ di Pesa

Le Vigne – Istine

Torcilacqua

Tenute Casenuove

Castello Monterinaldi

Banfi

Casale dello Sparviero

Castello della Paneretta

Montebuoni – Castello di Ama

Fattoria della Aiola

Foho – Casa al Vento

Fattoria La Ripa

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2018

Badia a Coltibuono
Le Masse di Greve – Lanciola
Pensieri di Cavatina
Piano dei Sarti – Tenuta La Novella
Gherardino – Vignamaggio
Viticcio

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2017

Le Capitozze – Casa di Monte

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2016

Bucciarelli/Antico Podere Casanova
Solatione Winery

Migliori Assaggi Chianti Classico Riserva 2015

Castello di Lamole – Fattoria di Lamole/Paolo Socci

Montalcino: “Alle Logge di Piazza” garanzia di cucina del territorio

di Luca Matarazzo

Montalcino è una delle tappe indispensabili per l’enoturismo di qualità. Un settore che non conosce crisi, con profitti in netto rialzo anche tenendo conto delle tensioni internazionali. L’idea di spingere i confini di un piccolo borgo medievale della Toscana al di là di qualsiasi più rosea aspettativa, non è un percorso che vanta però altrettanti secoli di storia.

In realtà questa era la patria del Moscadello, un vino dolce a base di Moscato Bianco servito nelle ricorrenze o come lieto fine pasto. Fino all’immediato secondo dopoguerra poco o nulla si sapeva del “mito Brunello”, relegato ancora alla disponibilità sperimentale di qualche famiglia contadina.

L’arrivo di investimenti esteri, il connubio commerciale con l’America del Nord e l’appoggio di realtà di maggior propensione internazionale hanno creato, dagli anni ’60, quel substrato fondamentale che noi tutti oggi conosciamo.

Così Montalcino è ormai un luogo di culto per gli amanti del vino e della buona tavola, ma ha saputo conservare quel carattere rurale delle origini anche nelle sue colorate locande ed osterie. Metaforicamente parlando, la patina esterna ha il colore dell’oro zecchino, quella interna invece è rossa come l’indole sanguigna dei suoi abitanti.

Simone Muggianu – Alle Logge di Piazza sembra essere lì da sempre, almeno da quando cominciai a frequentare il territorio dal lontano 2010. Non ama i riflettori, né l’ostentazione di bravura e competenza. Ha mosso i primi passi quasi dal nulla, con l’aiuto della famiglia e di sua mamma, cuoca eccezionale che solo di recente ha deciso di lasciare i fornelli agli altri collaboratori, per godersi un meritato riposo.

Ho fatto nuovamente visita al locale, un mix calibrato tra enoteca contemporanea e ristorante tipico, che offre al cliente l’ampia scelta di proposte a chilometro zero, una champagneria di altissimo livello e l’immancabile cernita di Rosso e Brunello di Montalcino, incluse Riserva e Selezione. Ho chiesto a Simone di raccontarci parte del suo percorso ed una ricetta del cuore. Ed al cuore, si sa, non si comanda.

Ecco la versione dei pici allo zafferano e salsiccia proposti per 20Italie da Alle Logge di Piazza.

Buon appetito!

Alle Logge di Piazza

Via Giacomo Matteotti, 1, 53024 Montalcino SI

Telefono0577 846186