Sakè: Aichi uno spaccato di Giappone dove si produce l’Houraisen Junmai Ginjo Bi

La prefettura di Aichi conta oltre 7.500.00 abitanti, si trova nella regione di Chūbu, precisamente nella parte centrale dell’isola di Honshū, la più grande dell’arcipelago giapponese, si affaccia sull’Oceano Pacifico a Sud attraverso la Baia di Ise e la Baia di Mikawa ed ha Nagoya per capoluogo.

La morfologia del paesaggio di questa terra spazia dal tratto costiero alle lande pianeggianti, dagli altipiani sino alle montagne innevate, sulle quali domina il Chasuyama coi suoi 1415 metri sul livello del mare. Per quanto rappresenti circa l’1,36% della superficie totale del Giappone, la sua produzione industriale è la più alta di tutte le altre prefetture: Aichi di fatto è il polo manifatturiero, automobilistico ed aerospaziale del Paese.

Si pensi che Nagoya, raggiungibile da Tokyo velocemente con lo Shinkasen, è la terza città più importante del Sol Levante dal punto di vista economico ed ha costituito da sempre uno snodo importantissimo, mettendo in comunicazione Osaka e Kyoto con la capitale, grazie ad una posizione geografica invidiabile che nel tempo è andata corroborandosi grazie al potenziamento ed al progresso costante del porto ed all’installazione di ben due aeroporti.

Il processo storico che ha portato Aichi a diventare la prefettura che è oggi risale almeno al tempo dell’epoca feudale nipponica, periodo in cui esistevano Mikawa ed Owari, province opulente che attirarono con le loro ricchezze e le grandi possibilità di espansione tre daimyō (equivalente di signore feudale) molto famosi.

Ieyasu Tokugawa si stabilì nella prima provincia, mentre Hideyoshi Toyotomi e Nobunaga Oda, quest’ultimo fondatore di Nagoya, nella seconda. Il 24 marzo 1603 Ieyasu Tokugawa divenne shōgun (comandante) ed in seguito pensò di affidare gran parte della provincia di Owari a suo figlio Hidetada, che a sua volta ne stabilì la capitale a Nagoya e che assunse più avanti lo shogunato, facendo prosperare il nuovo centro della provincia grazie alla posizione strategica sulla strada Tōkaidō.

Mikawa venne invece suddivisa tra daimyō che avevano servito fedelmente i Tokugawa, prima del loro accesso al potere. Aboliti gli Han nel 1871, ossia i feudi dei clan che contraddistinsero la storia giapponese per tutto il periodo Edo (ed in parte della Restaurazione Meiji), vennero create le singole prefetture: Owari una volta riunita ad Inuyama diventerà la prefettura di Nagoya, mentre Mikawa, dapprima divisa in dieci prefetture, verrà riunita nella prefettura di Nukara.

Nagoya e Nukata verranno fuse a loro volta nella prefettura di Aichi nel 1872, un modello di fermezza e laboriosità: in questa terra tutto riconduce alla dedizione ed alla fierezza cavalleresca tipica del samurai.

Da vedere assolutamente sono le spiagge della penisola Atsumi, il Toyota Kaikan Museum e la città samurai di Okazaki. Ad Inuyama bisogna visitare il museo all’aria aperta di Meiji Mura, che include edifici storici giapponesi dell’era Meiji ed era Taisho, il parco delle scimmie, il giardino Urakuen e la sala da tè Joan, oltre ai castelli di Nagoya, Okazaki e Toyohashi. La fortezza di Inuyama, ai cui piedi sorge il tempio Sanko Inari ed il santuario di Haritsuna, il castello più antico del Giappone ad essere sopravvissuto intatto a guerre e calamità naturali, mantenendo la sua struttura originale risalente al 1440 ed ultimata il 1537.

Sfoggia tutto il suo splendore sia in primavera che in autunno, grazie ai colori cangianti degli alberi di ciliegio ed acero, ed è un punto panoramico piacevolissimo per osservare il fluire del fiume Kiso. Splendide le passeggiate sino alla Gola di Korankei, il paesaggio presso i Monti Horaiji e le stazioni termali della vicina Yuya, inoltre non manca l’intrattenimento invernale con la stazione sciistica Chasuyama Kogen, la vivacità caratteristica del Capodanno a Osu Kannon e gli strepitosi fuochi d’artificio presso la Baia di Mikawa.

Famoso, infine, il vasellame della città di Seto, le ceramiche prodotte a Tokoname ed i pennelli di Toyohashi, esempi dell’artigianato di questa prefettura inoltre, dalle più semplici ali di pollo fritte alla salsa di miso hatcho, non mancano le specialità gastronomiche le quali includono anche il miso nikomi udon, tipicissimo di Nagoya, e l’hitsumabushi, a base di anguilla. La prefettura di Aichi ha ospitato nel 2005 vi un’esposizione universale sul tema “La Saggezza della Natura” e lo studio Ghibli ha annunciato di voler aprire un parco tematico nel 2022.

Per poter visitare la sakagura ove si produce l’Houraisen Junmai Ginjo Bi bisogna spingersi nell’area interna, verso le montagne, ed arrivare sino alla piccola cittadina di Shitara dove è ubicata la sede storica della cantina Sekiya, fondata nel lontano 1864. Creata dalla famiglia di Takeshi Sekiya, divenuto presidente nel 2010 a seguito della laurea in agronomia conseguita presso l’Università di Tokyo, la sakagura si pose da subito l’obiettivo di portare ristoro ai viandanti che facevano sosta nell’antico borgo ed ai commercianti che all’epoca trasportavano il sale dalla costa all’entroterra.

La mission odierna, nata dalla visione del giovane Takeshi, è quella di diventare il fulcro di una ripresa economica locale attraverso l’agricoltura, sofferente negli ultimi decenni a causa di un ricambio generazionale che manca e che è ripartito attraverso la partnership tra cantina e coltivatori, oltre che l’instaurazione di un nuovo spirito di comunità.

Giallo paglierino molto tenue e di medio corpo, così si presenta l’Houraisen Junmai Dai Ginjo Bi, dai profumi di gelsomino e rosa, mela golden e cantalupo, riso al vapore, guanábana ed una quasi impercettibile nota piperita. Grande equilibrio tra note morbide, la freschezza e sapidità. Persistenza aromatica intensa, breve ma senza essere evanescente, e garbata con un finale leggermente umami.

Un sakè sicuramente fuori dalle logiche del mercato delle sakagura industriali, con un carattere olfattivo tutt’altro che scontato e che non strizza l’occhio al consumatore, anzi richiede la dovuta attenzione per poi concedersi con la sua complessità e piacevolezza senza eccessi. Squisito col cheviche tropical, intrigante con un risotto alle fragole, esalta benissimo il sapore del polpo arrosto allo zenzero.

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Gaetano Cataldo

È da un pezzo che scrive sul vino, e non solo! La consacrazione arriva nel settembre 2014 mettendo a segno la pubblicazione sulla rivista Vitae de “Il Vino unito al Mare”, ben prima degli underwater wines. Gaetano è amante dell’Oceano-Mare e del Mondo Vino tanto da farne una doppia esistenza: uno dei suoi mestieri l’ha condotto in molti luoghi del globo, al confronto con altre culture; l’altro gli ha insegnato a gustare ed apprezzare differenze e sfumature. Ufficiale di coperta ed F&B manager, Gaetano incarna e traduce il rapporto tra il Vino e il Mare, navigando e naufragando dolcemente tra scali marittimi e vigneti. Global e local al tempo stesso, per attaccamento alla sua terra, continua a indagare da eterno studente attraverso la cultura del Mare Nostrum, scoprendo Dioniso è stato anche in Giappone. Ha creato Mosaico per Procida assieme a Roberto Cipresso, ha portato la celebre bottiglia a sua Santità citandogli Giordano Bruno e, mentre erano tutti sbronzi, si è fatto nominare Miglior Sommelier al Merano Wine Festival. È sempre "un ricercato" per le Autorità dell'enogastronomia...

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