Pasetti: la verticale di Harimann il Montepulciano d’Abruzzo di Tenuta Testarossa

Gli Arimanni erano un antico popolo guerriero di stirpe longobarda. Quando si spogliavano dell’armatura si dedicavano all’agricoltura, rinascendo a nuova vita. Non è un caso la scelta del nome Harimann per il Montepulciano d’Abruzzo Dop di casa Pasetti: con questa reminiscenza Domenico e Laura Pasetti hanno voluto rappresentare la metafora della loro storia, la rinascita a nuova vita a contatto con la natura, avvenuta grazie all’acquisizione del primo terreno di Pescosansonesco e della sua vigna, quella da cui è prodotto il Montepulciano oggetto della verticale del 22 giugno.

Il sistema di allevamento è quello a pergola abruzzese, in grado di contenere meglio del filare l’irraggiamento solare, con una resa di 60/70 quintali per ettaro. Con un’altitudine di 550 metri può essere considerata una vigna d’altura, elemento che influisce non poco sul carattere di un’uva da cui derivano vini di buona concentrazione e potere calorico. Il terreno è quello argilloso calcareo di Pescosansonesco, ricco di scheletro; l’obbiettivo ricercato con Harimann è di esprimere al meglio le caratteristiche del Montepulciano d’Abruzzo: potenza, struttura, esuberanza. L’etichetta rappresenta la spada di un guerriero cinta da tralci e foglie di vite.

La degustazione

2017

Annata corrente in commercio. Si esprime al naso con una nota pronunciata di frutto rosso maturo, segnata dal pepe nero e una lieve nota vanigliata. La vintage calda si fa sentire al palato: vino grasso e di corpo, ma percorso da una vena acida ben evidente e caratterizzato da un tannino fine e ben integrato. Godibile sin da ora, può sostenere un lungo affinamento in bottiglia.

2012

Di naso materico e terroso, il frutto si presenta sotto forma di arancia sanguinella, accompagnata da sentori ematici e note di tartufo: Ritorna coerente al palato, che risulta opulento, ricco di materia con ricordi di cioccolato fondente lasciato sciogliere in bocca, sensazione determinata dal binomio di concentrazione e di elevata gradazione alcolica (15,5°), a lievissimo discapito della freschezza, comunque presente. A calice vuoto ritornano le note di cipria.

2009

Scurissimo, non solo nel colore ma anche al naso, frutto di un’annata estremamente calda: marasca e china si intrecciano a una finissima nota ossidativa perfettamente integrata, che ricorda un boero al rum. Strutturato e di grande presenza, si distingue per freschezza incisiva, tostature di caffè e pulizia finale.

2007

Stagione fredda, è caratterizzato da note evolutive. Il frutto ha perso la freschezza e si propone su marasche sotto spirito, muschio e sottobosco, insieme a un accenno di cuoio. La bocca è fresca lineare, agile, caratterizzata da un tannino sottile e un’ottima chiusura su cacao in polvere.

2004

Forse il campione meno performante della batteria a causa delle lievi note di riduzione che lasciano emergere solo sentori eterei. Di palato si presenta comunque fresco e con un tannino ancora palpabile.

2000

È la prima annata di Harimann, quella che ha fatto emergere il carattere guerriero di Mimmo e Laura. Una  gelata in tarda primavera, infatti, brucia completamente il germogliamento della vigna e mette a dura prova il raccolto. La vendemmia sarà fatta a novembre inoltrato sotto la neve, utilizzando i frutti del secondo germogliamento. Il risultato, a ventiquattro anni di distanza, non è per nulla scontato: ci troviamo di fronte a un bicchiere pienamente maturo, con un naso interessante di cioccolato, caffè, foglia di tabacco e una vena ossidativa che lo accomuna a un porto invecchiato. Sorso rotondo, a tratti dolce, mantiene ancora un buon equilibrio tra freschezza e sapidità e si fa guastare come vino da meditazione.

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Ombretta Ferretto

Degustatore AIS, ha lavorato 14 anni nella logistica internazionale del vino. Attualmente si occupa di ospitalità e di produzione miele e olio EVO, oltre ad essere portavoce Slowfood dei produttori Noce della Penisola Sorrentina

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