Montalcino: la degustazione dei vini di Camigliano

Vi abbiamo già parlato di Red Montalcino, l’evento creato per celebrare il Rosso di Montalcino in una terra che ha fatto la storia dell’enologia italiana (Red Montalcino: il Rosso di Montalcino festeggia i suoi primi 40 anni).

Mancava ancora un tassello al racconto, quello riguardante la storia di una famiglia, un borgo medievale e della cantina che degnamente lo rappresenta. Stiamo parlando della famiglia Ghezzi che gestisce l’azienda Camigliano dal 1957, anno di acquisizione dei poderi censiti nell’omonimo borgo rurale.

Silvia Ghezzi ci accoglie con la calma serafica di chi vive la quiete dello stare a contatto con la natura, i suoi silenzi, i suoi prodotti.

L’azienda viene raccontata dalle parole di Sergio Cantini, il direttore tecnico. Siamo in una zona di media collina, tra i 300 ed i 400 metri d’altitudine, con suoli profondi ricchi di sabbia, limo e argille. Giunti alla quarta generazione, la cantina rappresenta la storicità di Montalcino, con ben 95 ettari vitati di cui 50 iscritti a Brunello, per un totale di 200 mila bottiglie prodotte ogni anno.

La filosofia stilistica ha vissuto momenti di cambiamento, così come in tante altre Denominazioni d’Italia. Dai retaggi di un passato “nobiliare” in cui i vini erano frutto più di scelte empiriche sul campo che di corrette considerazioni tecniche, si è passati alla ricerca del mercato perfetto, con estrazioni e maturazioni all’epoca considerate invitanti, ma inapplicabili ai contesti attuali dalle temperature climatiche e potenze caloriche ormai fuori scala.

Bisognava, quindi, intervenire recuperando quelle agilità e quelle finezze di sapori un po’ smarrite nell’epoca dell’uso/abuso del legno e delle vendemmie posticipate. Un processo di snellezza simile ad una dieta accurata, che ha portato i suoi frutti con prodotti dinamici, dai tannini meno impegnativi seppur fitti (stiamo pur sempre parlando del Sangiovese).

La famiglia Ghezzi

E tutto ciò lo ritroviamo oggi nel calice, durante il momento degli assaggi nella caratteristica sala degustazione, accogliente quanto un salotto di casa. In etichetta il simbolo del dromedario, nato dalla leggenda che Camigliano fosse un luogo di templari nell’antichità. Il deserto, almeno metaforicamente, è arrivato con un vento di passione e di novità importanti.

La prima, senza dubbio, è il sorprendente Vermentino del Gamal annata 2023: salino, floreale e mediterraneo, senza opulenza e senza acidità costruite a tavolino per compensare eccessi di struttura che il varietale può offrire. Beva giocosa e buon allungo finale, duttile a tavola e nei momenti conviviali.

Scaldati i motori si parte con il Brunello di Montalcino 2019, ancora in fase di assestamento con la dovuta evoluzione in bottiglia che richiede la tipologia. Delineata e succosa la ciliegia, cala leggermente nel centro bocca e recupera nell’aggancio finale per la trama tannica elegante e saporita.

Il Brunello di Montalcino “Paesaggio inatteso” 2019 è una selezione piena, salina e materica. Tannini svolti da manuale, certamente più pronti rispetto alla versione base. Non nascondiamo altresì fiducia anche nello scorrere del tempo in cantina. Suadente la scia balsamica ed officinale con tocchi di salsedine sul finale da condurre davvero verso le dune sabbiose del mare.

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Luca Matarazzo

Giornalista, appassionato di cibo e vino fin dalla culla. Una carriera da degustatore e relatore A.I.S. che ha inizio nel lontano 2012 e prosegue oggi dall’altra parte della barricata, sui banchi di assaggio, in qualità di esperto del settore. Giudice in numerosi concorsi enologici italiani ed esteri, provo amore puro verso le produzioni di nicchia e lo stile italiano imitato in tutto il mondo. Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco per il 2021 e dell’Albana di Romagna per il 2022, nonché secondo al Master sul Vermentino, inseguo da sempre l’idea vincente di chi sa osare con un prodotto inatteso che spiazzi il palato.

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