di Morris Lazzoni
Nel mio ultimo viaggio sono stato ospite de Le Donne del Vino del Lazio, associazione tutta al femminile che racchiude differenti figure professionali inerenti il mondo del vino: nel Lazio le socie produttrici sono 23, le associate 70 mentre il totale nazionale supera le mille aderenti.
Non mi dilungherò oltre riguardo la genesi dell’Associazione, mentre vorrei soffermarmi maggiormente sulla delegazione del Lazio di cui sono stato ospite poche settimane or sono.
Le Donne del Vino del Lazio hanno organizzato tre differenti press tour, dedicati a giornalisti e blogger, per scoprire la territorialità del vino laziale coltivata, gestita e promossa dalle socie aderenti. Non posso esimermi dal ringraziare la Delegata Regionale Manuela Zennaro, la vice Delegata Floriana Risuglia e l’ufficio stampa MG Logos di Maria Grazia D’Agata per l’invito: ho passato tre bellissime giornate in queste terre, con la possibilità di visitare nuovi areali, degustare vini e conoscere donne di spessore e grande personalità.
Coraggio, passione e tenacia: tre parole per descrivere Le Donne del Vino del Lazio
Proprio su quest’ultimo aspetto vorrei soffermarmi, al di là del racconto delle esperienze fatte e dei vini degustati. Nel concetto di “territorio” non può mancare la corrispondenza con le persone che lo vivono, coltivano e comunicano. Le Donne del Vino del Lazio riescono a trasmettere amore per la propria terra e grande, enorme passione per quello che quotidianamente portano avanti.
Mi hanno fatto capire quanto impegno, coraggio, tenacia e sacrifici ci fossero dietro le loro scelte. Ognuna di loro mette in campo la propria personalità, capacità e stile ed è come se ogni storia e racconto avessero all’interno un filo conduttore.
Chiara, Cristina, Federica, Floriana, Giulia, Manuela, Maria Laura, Matilda, Rossella, Sara e Tiziana hanno tanto da raccontare, tra emozioni e sfumature differenti. Esuberanza, vitalità, eleganza, precisione, decisione, determinazione, allegria, sana follia, timidezza, rigore ed autorevolezza possono sembrare un prolisso elenco di parole, ma sono le caratteristiche principali suggeritemi dalla conoscenza di ognuna di loro.
Non conta l’esperienza, perché la voglia di fare, l’entusiasmo e la grinta non si misurano in anni: ciascuna di esse trasmette ardore e voglia di far conoscere territori a loro volta di antica tradizione vinicola, oltreché permeati di storia e cultura.
Non sempre però storicità di un areale e successo commerciale creano un perfetto sillogismo, soprattutto quando si guarda al complesso mercato internazionale del vino. Succede anche in Italia, ove alcune zone di produzione non sembrano cavalcare la cresta dell’onda rispetto ad altre, ma ciò non significa che manchino qualità intrinseche ed ottime credenziali per un futuro successo.
Probabilmente i vini di Frascati, Castelli Romani e Orte ( le zone che ho visitato nei miei tre giorni di press tour ) dovranno fare qualcosa in più a livello comunicativo e promozionale, per sbocciare definitivamente sul palcoscenico del vino italiano e mondiale: Le Donne del Vino del Lazio sono sulla strada giusta, quella della comunione d’intenti e della “sorellanza”. Quando si uniscono forze, idee e buoni propositi si possono avere sicuramente maggiori possibilità di emergere, rispetto a viaggiare da soli e senza aiuto altrui.
Poggio Le Volpi, prima tappa del press tour
Iniziamo da Poggio Le Volpi, storica realtà di Monte Porzio Catone, che da tempo miete successi e riconoscimenti per la produzione dei suoi vini. Ad attenderci c’è Rossella, moglie di Felice, e colonna portante dell’azienda. Rossella ci guida attraverso una passeggiata nei vigneti dell’azienda, raccontando genesi e trasformazione dell’azienda, che negli anni è riuscita a portare i vini del territorio in giro per l’Italia ed il Mondo.
Essere portavoce di una cantina come Poggio Le Volpi non è un compito facile: la dimensione aziendale, la bellissima struttura della cantina e degli ambienti ricettivi chiedono alti livelli di responsabilità ed impegno. Rossella però dimostra quanto la passione per il lavoro, unita a competenza, attenzione e rigore, possano essere da esempio: ciò che trasmette è di essere un punto cardine della cantina, sempre presente ed attenta ad ogni minimo particolare.
Torniamo alla storia della cantina, partita nel 1996, e con una produzione odierna incentrata su Frascati, Lazio Igt e da ultimo anche Roma Doc, valorizzando soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni ma anche l’adattabilità di quelli internazionali. La filosofia di Poggio Le Volpi mira al mantenimento delle tradizioni locali, coadiuvato da un attento utilizzo delle tecniche moderne in cantina, in modo da rispettare ed esaltare le caratteristiche territoriali.
Il Roma Doc Rosato 2022, un vino dal sapore agrumato, floreale, dalla bella sapidità e dalla beva piacevole. Continuiamo con Epos Frascati Superiore Riserva Docg 2018, il quale mostra il percorso evolutivo di un vino pensato per allungare la propria durata: pietra focaia, scorza di agrumi e note tostate incontrano succosità, ricordi sulfurei, buona acidità e distensione al palato.
Roma Doc Rosso 2021 è ben fruttato e speziato al naso, mentre in bocca evidenzia bilanciamento tra frutti densi, trama tannica e giusta acidità. Il Roma Doc Rosso Edizione Limitata 2019 invece fa leva su affinamento in legno e maggiore sosta in bottiglia: i frutti sono più maturi e più dark, oltre a note fumé e lievemente terrose di sottobosco e terriccio. L’assaggio è carico di sapore, con tannino sostenuto ed importante calore alcolico, chiudendo con liquirizia, foglie di tabacco e prugna.
Seconda tappa da Villa Simone, dove incontriamo la più giovane tra Le Donne del Vino del Lazio
Nonostante un meteo inclemente, arriviamo da Villa Simone, sempre nel comune di Monte Porzio Catone, all’interno dei terreni dell’antico vulcano laziale. Ad accoglierci troviamo Sara, dalla personalità altrettanto vulcanica e coinvolgente. Assieme al padre Lorenzo ed alla madre Fulvia gestisce l’azienda di famiglia nata nel 1982, che oggi conta circa 21 ettari divisi tra i comuni di Monte Compatri, Roma, Frascati e Monte Porzio Catone.
La storia di Sara è legata a stretto giro con il vino, visto che già il nonno Armando negli anni 60 possedeva un’enoteca. L’acquisto di una casa a Monte Porzio Catone per passare le vacanze estive fece da precursore: acquistare i primi vigneti fu una naturale conseguenza.
Sara è la più giovane tra le socie produttrici de Le Donne del Vino del Lazio, ma ciò non le impedisce di dimostrare passione ed attaccamento al lavoro come poche. Sa come raccontare e promuovere la sua realtà e il territorio dispensando sana allegria, potendo contare su un background di studi in ambito turistico.
Prima di passare al racconto dei vini, non posso che accennare alla bella introduzione sul territorio e la geologia della zona da parte di Lorenzo, padre di Sara. Grazie alla sua spiegazione abbiamo avuto modo di conoscere la genesi del vulcano laziale, passato attraverso eruzioni, trasformazioni e conseguente conformazione del territorio dei Castelli Romani.
L’assaggio si è svolto all’interno della grotta, scavata nella collina: data la sua conformazione si adatta sia all’affinamento dei vini in barrique e ad ospitare eventi e degustazioni.
Villa dei Preti Frascati Superiore 2022 mi ha colpito con l’abbondante aromaticità di agrumi e frutti tropicali, con un palato succoso, eppur rotondo nel gusto, sapido e di buona acidità. Un vino che può soddisfare per differenti situazioni di bevuta, dall’abbinamento al cibo all’assaggio singolo.
Ho modo di conoscere anche un nuovo vitigno, il Nerobuono, tornato in auge dopo anni di oblio ed abbandono, oltreché imparentato al Montepulciano per similare livello tannico.
Il Torraccia Igp 2020 è un assemblaggio di 80% Cesanese e 20% Nerobuono che fa dei profumi dolci, densi e profondi di frutti neri il proprio tratto distintivo, caratterizzandosi per una bevuta giustamente tannica, un filo terrosa e sempre golosa nel frutto.
Cambiano le percentuali ( 60% Cesanese e 40% Nerobuono ) per il Ferro e Seta 2019 che sosta per circa 24 mesi in barrique. La maturazione dei frutti neri, unita a sentori di cioccolato, caffè, balsamico e china fanno il pari con profondità di gusto, giusta scorrevolezza al palato e buona sapidità finale.
Infine la vera chicca, spesso difficile da trovare anche in zona, il Cannellino di Frascati Docg 2017: avvolge ed ammalia al naso grazie ai profumi di frutti canditi, fico secco, dattero, foglie di menta e noce moscata. L’assaggio è giustamente grasso ed oleoso, ma senza perdere slancio in freschezza e scorrevolezza di beva, sempre coadiuvata da una brillante sapidità.
Eredi dei Papi: la bella storia di Chiara e Lorenzo
Per agevolare la conoscenza delle produttrici da parte di giornalisti e blogger, Le Donne del Vino del Lazio hanno scelto di ospitare un’altra azienda durante ogni visita in cantina: da Villa Simone è stato il turno di Eredi dei Papi.
A raccontarci da dove nasce il progetto ed il proprio percorso professionale è Chiara, giovane ma ben determinata ragazza, che ha abbandonato una scintillante carriera nel marketing di Google per dedicarsi all’azienda di famiglia.
A onor del vero è giusto parlare anche del fratello Lorenzo, anch’esso artefice di questa nuova avventura: dopo essersi accorto che il mondo della giurisprudenza non gli apparteneva, virò verso gli studi enologici, indispensabili per lavorare all’interno della propria cantina.
Eredi dei Papi sorge a Monte Compatri, su quelle terre che furono già del nonno di Chiara e Lorenzo e sulle quali, molto tempo prima, erano piantate varietà di uva da tavola. Sono circa 3,5 ettari produttivi sui 6 totali, coltivati oggi in regime biologico e principalmente dedicati a vitigni autoctoni.
Fuorionda Rosè Brut, un metodo classico da uve Montepulciano, è fruttato e speziato al naso, con leggeri ricordi di erbe aromatiche e pan brioche, porta una bolla abbastanza soffice e fine al palato, oltre a sostenuta sapidità e buona lunghezza di gusto.
Albagia Roma Doc 2021 profuma di frutti tropicali, erbe aromatiche, frutta secca e mentolo, mentre al palato gioca sul bilanciamento tra scorrevolezza del sorso, nitida sapidità e finale di lusinghiera persistenza.
Sempre Malvasia Puntinata in purezza per il Galatea Lazio Igt 2021 ma cambia l’affinamento, svolto per circa 9 mesi in botti di castagno da 350 litri. Ai frutti gialli maturi si affiancano sentori di burro fuso, noci tostate, tabacco biondo, arachidi, foglie di tè e caramello salato. Cremoso ed ampio in bocca, giustamente caldo e finache lungo in persistenza, dona complessità ed aggiunge ricordi fumè e tostati. Acidità sostenuta e bel bilanciamento globale.
Chiudo con Composto Lazio Igt 2021, da uve Syrah e Montepulciano, che fa dell’immediatezza dei profumi freschi di frutti rossi e fiori, chiodi di garofano, ginepro e macchia mediterranea un proprio timbro. È croccante al palato, mai troppo tannico, di buona freschezza e beva golosa grazie anche ad un’abbondante salivazione.
Terre d’Aquesia e Borgo del Baccano: fine del terzo giorno
Faccio un salto temporale nel racconto del press tour con Le Donne del Vino del Lazio per passare direttamente alla fine della terza giornata. Spetterà al collega Alberto Chiarenza raccontare le altre esperienze, in modo che i lettori di 20Italie ne abbiano totale conoscenza.
Ad ospitare le due cantine di cui parlerò è stata l’azienda Ciucci di Orte, nella quale abbiamo dapprima degustato i vini e poi pranzato. La prima delle altre due cantine è Terre d’Aquesia, azienda di circa 10 ettari vitati ad Acquapendente nell’Alta Tuscia viterbese, rappresentata da Tiziana e da Vincenzo, legati nella vita e nell’attività vinicola.
Tiziana è una preside di scuola, ma non manca, sotto la “coriacea corazza” del ruolo che esercita, di mostrare spirito allegro e passione per il vino. Terre d’Aquesia nasce nel 2019 grazie alla volontà di Vincenzo, dopo che lo stesso decide di abbandonare la propria carriera nel settore dell’ingegneria chimica per dedicarsi totalmente al vino. La scelta è ricaduta su vitigni locali misti ad internazionali, cercando di seguire la vocazione dei terreni del luogo.
L’Aquesia Bianco Lazio Igt 2021 è un assemblaggio di Chardonnay al 70% e 30% Grechetto che alterna profumi di albicocca, pompelmo, susina bianca e pera a note di frutta secca e floreale. Quanto è morbido e rotondo al naso, tanto è agrumato, salivante e sapido al palato, denotando anche una buona persistenza.
Santermete Lazio Igt 2018 è stato creato da 60% di Cabernet Sauvignon e 40% di Sangiovese, oltre a compiere un affinamento misto tra acciaio e legno di circa 20 mesi. I profumi aprono su note erbacee e vegetali, lieve ematico, frutti neri in confettura, eucalipto, liquirizia e oliva nera. Calore e piccantezza accolgono il palato, seguite da buona densità fruttata, tannino mai eccessivo e giusta salivazione che anticipano un finale noir da tabacco e cacao amaro.
Borgo del Baccano, ultima conoscenza del mio press tour
La storia della cantina Borgo del Baccano è davvero recente, nata nel 2020 ed ancora in continuo divenire. Il progetto di Matilda, amministratrice dell’azienda, è quello di creare un polo agrituristico che si occupi di produzione enologia ma anche di ospitalità e ristorazione. I 53 ettari totali si trovano a Campagnano di Roma, nella Valle del Baccano da cui l’azienda trae il nome.
La gioventù accomuna Matilda alla sua stessa “creatura enologica”, senza perdere di vista il focus sull’obiettivo che vuole raggiungere: dietro un iniziale velo di timidezza si scoprono idee chiare e volontà di creare un grande progetto. La produzione di tutte le colture sarà in regime biologico, dal momento che non si limiterà solo al vino ma si estenderà anche a piante di olivo ed alberi da frutto.
Il territorio in cui sorge l’azienda è intriso di storia e natura, grazie alle vicine via Francigena e Cassia, al parco di Veio e quello di Bracciano e Martignano. Con queste premesse territoriali e con la volontà che ci potrà mettere Matilda, sono certo che le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.
Il primo vino è il Piana del Mosaico Lazio Igt 2021, assemblaggio da uve Vermentino, Malvasia e Grechetto. Apre al naso con decisi profumi fruttati da pesca e mandarino, spezie dolci, note floreali e sulfuree, mentre al palato continua con sentori agrumati, buona salivazione ed interessante sapidità.
Il Roma Doc Rosso 2021 è alla prima annata di produzione e porta in bottiglia 70% di uve Montepulciano e 30% di Cesanese per un affinamento di circa sei mesi in barrique. I profumi fruttati sono polposi e dolci, le note floreali spiccate, così come si sentono influssi di tabacco, erbe aromatiche e cioccolato. In bocca ha corpo, frutto ma anche un tannino un pò fuori dai ranghi della compostezza che limita la distensione dell’acidità.
Un caloroso saluto a Le Donne del Vino del Lazio come l’accoglienza che mi hanno riservato
Sono tornato dalla zona dei Castelli Romani, Frascati ed Orte con la consapevolezza di aver conosciuto areali vinicoli finora mai solcati e di aver sentito, dalla voce di chi vi è cresciuto, storie, aneddoti e particolarità di queste terre dalla storia millenaria.
Le civiltà che hanno vissuto in questi luoghi hanno lasciato segni indelebili: non posso chiudere il racconto senza menzionare la visita al Parco Archeologico di Tuscolo. Le tracce del popolo dei Latini prima e dei Romani poi, sono lì a testimoniare la posizione strategica del luogo in ottica geografica, climatica ed anche paesaggistica: oggi da quella collina si può ammirare non solo Roma, ma, volgendo lo sguardo in direzione quasi opposta, anche Castel Gandolfo.
Francesca e Manuela ci hanno accolti per una visita dedicata al parco archeologico, spiegandoci la genesi territoriale dei vulcani, la nascita della città di Tusculum da parte dei Greci e del passaggio di dominazione tra il popolo dei Latini ed i Romani avvenuto tra il 496 a.c. ed il 494 a.c.
Per lo stesso motivo è di notevole menzione anche la visita alla Orte sotterranea, esperienza che ha chiuso la tre giorni con un tour attraverso gli antichi acquedotti di origine etrusca e romana sottostanti la città. Vedere con i propri occhi quanto ingegno e studio ci fosse per realizzare le antiche condutture dell’acqua in quell’epoca, lascia senza fiato. Scendendo dalla piazza principale di Orte, Piazza della Libertà, si incontra subito la Fontana Ipogea da cui partivano le antiche condutture. Da lì in poi è tutto un susseguirsi di cunicoli, anticamente utilizzati come acquedotti, cisterne e pozzi.
Da ultimo rammento le due cene a Frascati: ‘Na Fojetta e ConTatto sono due anime belle del centro storico, ognuna con proprie sfumature e tipo di cucina. ‘Na Fojetta è una trattoria famigliare ma ammicca alla ricercatezza, con verdure ed erbe di produzione propria, puntando su sapore ed estetica dei piatti: il loro tagliolino alla vignarola me lo ricorderò per diverso tempo.
ConTatto si lega al territorio per la spettacolare location e le grotte sotterranee, facendo leva sullo spirito di ricerca e la voglia di stupire dello chef Luca, cercando di creare un nuovo concetto per Frascati: c’è una ricerca quasi maniacale del più piccolo particolare, in ogni aspetto della cucina e del servizio, senza dimenticare sapore, effetto sorpresa e totale valorizzazione della materia prima. Se ne sentirà parlare!
Grazie care Donne del Vino del Lazio, con Voi mi sono divertito, ben accolto e piacevolmente acculturato su territori, vini e storie che porterò con me per sempre.