Lo scorso 13 Ottobre, il Presidente di AIS Italia Sandro Camilli ha tenuto, presso il DISA-MIS (Dipartimento di Scienze Aziendali-Management e Innovation Systems) dell’Università di Fisciano Salerno, un seminario dal titolo “Enoturismo: la Campania”.
Il Presidente ha parlato per circa un’ora di enoturismo e cultura del vino a una platea di giovani studenti del terzo anno. L’intervento si pone quale spunto di lavoro introduttivo a un’idea progettuale più ampia, elaborata dal Professore Ordinario di Analisi Matematica Ciro D’Apice, che ha lo scopo di potenziare l’esperienza turistica in territori della regione Campania ancora poco valorizzati, creando sinergie tra cultura, gastronomia e vino, e, allo stesso tempo, agendo come leva di de-marketing selettivo nei confronti di aree ormai sature, in primis Costiera Amalfitana e Sorrentina.
Camilli, citando l’articolo 1 della legge 12 dicembre 2016, n. 238 (testo unico sul vino), che riconosce nel vino un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare, ha sottolineato come l’enoturismo oggi muova un flusso di 13 milioni di persone, pari a 3 miliardi di euro.
Un asset da intercettare assolutamente, anche se l’Italia, rispetto ad altri paesi, presenta ancora forti carenze strutturali.
Per enoturismo intendiamo tutte le attività formative e didattiche (incluse le degustazioni) fino alla commercializzazione dei prodotti all’interno delle aziende vitivinicole, che hanno nel reddito agricolo la propria fonte primaria di sussistenza e che dunque possono trovare ulteriore qualificazione. Perché l’enoturismo risponda coerentemente a una domanda sempre più proiettata verso il turismo esperienziale e territoriale, si rende necessaria una legge fortemente identitaria al fine di evitare le medesime problematiche che, nella normativa sulle attività agrituristiche, derivano dal decentramento legislativo. Solo diffondendo ed elevando la cultura del vino, intesa come sistema di valori legati al territorio, si può creare valore aggiunto di ritorno per quello stesso territorio. E in questo il Presidente Camilli ha ribadito la centralità della figura del sommelier.
La Campania, con le quattro denominazioni di origine controllata e garantita localizzate proprio in quei territori turisticamente più disertati, non sfugge alle logiche di altri areali italiani, che, nella mancata ridistribuzione degli investimenti nelle infrastrutture, trovano la causa principale del loro isolamento.
Al termine dell’intervento, che ha suscitato interesse tra gli studenti, abbiamo raggiunto il Presidente Ais Italia Sandro Camilli per rivolgergli alcune domande sul tema.
Ha parlato di enoturismo a una platea di studenti di economia e management. Quali sono le sinergie che si possono creare tra Università e mondo del vino per rafforzare un settore ancora carente e disomogeneo in Italia?
<<Tutti i giovani imprenditori che registriamo nel mondo del vino hanno una formazione universitaria di tipo economico, spesso fanno master di specializzazione all’estero e una volta rientrati in Italia prendono in mano le aziende, le trasformano facendo impresa. La formazione universitaria è dunque necessaria, permette di garantire reddito, sfuggendo definitivamente a logiche di povertà che nel passato caratterizzavano le imprese agricole>>.
Cosa sta facendo AIS Italia per migliorare il concetto di enoturismo nel nostro paese?
<<Abbiamo un protocollo d’intesa con il Ministero delle Politiche Agricole, con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con il Ministero della Cultura per mettere a sistema attività sui territori, coinvolgendo anche le scuole, e per sviluppare e promuovere sempre di più il prodotto vino attraverso gli imprenditori agricoli. AIS, con la formazione, vuole rappresentare sempre di più l’anello di congiunzione tra la scuola e il mondo produttivo>>.
Come si fa dunque a intercettare la domanda in una fascia, quella giovanile, che sembra non immediatamente interessata al mondo del vino, secondo quelli che sono i valori della cultura AIS?
<<Non è una domanda facile a cui rispondere, perché i giovani fino a 21/22 anni non sono interessati al mondo del vino. Noi dovremmo invece cercare di entrare nelle scuole e insegnare cosa rappresenta il mondo produttivo della viticoltura insieme al suo prodotto finale, cioè il vino. Parliamo di un patrimonio che ci appartiene, che appartiene all’Italia e dunque è giusto che sia insegnato. La chiave di volta è dunque entrare nelle scuole per fare conoscenza e cultura>>.
L’intervento all’Università di Salerno può essere dunque interpretato in funzione di questo intento, che vede nella formazione rivolta ai giovani il suo pilastro fondamentale.