Nuovo appuntamento con Matteo Sangiovanni e Michele Deleo per la Rassegna “Experience a 4 mani”.
Nel territorio della valorizzazione e del tributo alla materia prima, dell’agricoltura di alta gamma, con la fedele memoria delle tradizioni contadine, si innesta anche quel coefficiente etico ideale per questo primato: qua si è moltiplicato così il rispetto per la cultura agricola e anche per il mare, in un serbatoio protetto di biodiversità. Proprio in Cilento, uno dei territori del sud tra i più progrediti sotto parecchi aspetti, in primis le filiere, è nato da meno di un anno a Battipaglia un progetto non a senso unico, sulla base di una solida realtà dell’agricoltura di I e IV Gamma in Piana del Sele, l’azienda agricola Adinolfi, e dell’esperienza di uno chef lucido e versatile come Matteo Sangiovanni. Le Radici Experience non esprime solo le visioni dello chef che godono delle fortune del territorio, ricchezze e materie prime conservate grazie soprattutto ai baluardi di responsabilità, anche sociale e da parte imprenditoriale, che hanno saputo difenderle; a le Radici Experience si compone un mosaico di tutti questi aspetti, mai esauriti.
La verve di Deleo e l’ingegno di Sangiovanni
E con questa ambizione ulteriore è nata l’idea delle cene a 4 mani di Experience, la rassegna culinaria limited edition di Matteo Sangiovanni che racconta un bel po’ di storia del territorio e di certo anche quella personale, tra carriera e ambizioni. L’expertise è sempre a confronto con le altre eccellenze e sempre in rapporto costante con nuove interpretazioni.
Il 31 marzo scorso abbiamo assistito al secondo appuntamento della rassegna, Sangiovanni ha incontrato stavolta Michele Deleo, chef stellato di Tenuta San Domenico a Caserta, il ristorante immerso in un lussureggiante verde, location che sembra impersonificarsi e diventare molto simile a Deleo, uno degli chef più creativi e innovativi nel panorama. Scompiglia sempre le carte, di sicuro. Un appassionante percorso tra le mille sfumature di un menu composto per l’occasione, sotto la spinta esplosiva e incontenibile di Deleo e il contrasto con la sua seria celebrazione di quelle materie prime a cui il suo percorso e la sua carriera devono tutto.
Le tradizioni si ripetono e si tramandano, ma si traducono anche, sono frutto di intento e genio, spesso istantaneo: senza la comprensione dell’intento non è comprensibile nessuna cucina e in genere, come si suol dire, nessuna arte. Ogni volta gli chef chiamati da Sangiovanni mostrano una regione, talora la Campania, mai unica, replicandola sotto tantissime immagini e questa è la sensazione generale percepibile da tutti. È il caso di Deleo, tra interiorità ed atto creativo. È innanzitutto uno chef valoriale, uno per cui i rapporti umani e la qualità dell’individuo fanno tutto il risultato anche in cucina. Un docente, un esempio di professionalità, ma contemporaneamente un 42enne fresco e pronto da poter essere comparato alla new generation di successo ai fornelli, per innovazione. Del resto la meritata stella Michelin deriva da questa differenza radicale che rappresenta, con il sorriso e la personalità di chi ne pensa sempre una in più rispetto agli altri.
La bellezza tra contrasto e fusione
Un incontro che prometteva momenti interessanti fin dall’annuncio dell’appuntamento, perché si è trattato di un’intesa tra chef diversi, con la personalità riflessiva di Sangiovanni e la verve di Deleo. Mirabile infatti è stata.
Tre portate di Deleo si sono alternate a quelle dell’Executive Chef di Radici, con i pairing studiati, con colpi di scena e mise en place molto curate, misteriose come le suggestioni degli spazi di Experience, ma stavolta anche allegre.
Lo scampo arrosto, il finto zabaione di bufala, le cime di rapa piccanti e senape agrodolce, tre le prime mise en place esclusive presentate dallo chef Deleo. Il baccalà affumicato, con latte di cocco, funghi e karkadè, in un perfetto equilibrio tra sapori diversi, eleganza e autenticità. Il predessert “Come un Gin Fizz” ha raccontato infine la sagacia entusiastica dello chef, con uno stile creativo e anche divertente, fino alla sottile percezione di una squisita ironia.
Le altre portate sono state presentate dal “padrone di casa” Sangiovanni che ha mostrato un assaggio variegato e multisensoriale di quelle che sono tutto l’anno le proposte di Experience, con i prodotti stagionali, e insieme una rappresentazione della miriade di suoi concept che ha maturato negli anni della sua carriera sempre da protagonista dei suoi eventi. Matteo Sangiovanni ha sempre dimostrato un interesse continuo per gli eventi di cultura gastronomica e per questo ha fondato il Team Costa Del Cilento che ad oggi riunisce chef stellati, ma anche ragazzi brillanti ed esordienti che insieme da anni portano a conoscenza del pubblico tutto il lavoro, i trend del food, i loro segreti.
Un grande lavoro pari alla sua passione che è evidente a tutti, come profonda è la sua conoscenza per le materie prime, tuttavia dire chi è lo chef Matteo Sangiovanni è un’analisi che rischia sempre il troppo o il troppo poco. Il troppo perché lui non ama mai i discorsi sopra le righe e le chiacchiere. Il troppo poco perché la sua avventura umana con la cucina di alto profilo è veramente degna di nota.