Gelaterie d’Italia 2024 la Guida del Gambero Rosso: nuove sperimentazioni con uno sguardo alla sostenibilità, ma senza perdere di vista il gusto

Nella cornice del Sigep di Rimini, Gambero Rosso anticipa la nuova Guida che uscirà in aprile: in aumento i punteggi pieni con i Tre Coni che arrivano a 70, 5 i Premi Speciali

Rimini, 22 gennaio 2024 – E’ un gelato che sempre più strizza l’occhio alle ultime tendenze alimentari, frutto di un’attenta ricerca di materie prime di qualità, sperimentazione nei sapori che si coniuga a una crescente attenzione alla sostenibilità con un grande ottava edizione della Guida Gelaterie d’Italia di Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con ORION e presentata oggi nella cornice di Sigep, l’appuntamento più importante per il settore, a Rimini, che include le 556 migliori insegne a livello nazionale, tra cui 78 nuovi ingressi rispetto allo scorso anno.

Oggi presente anche nelle versioni senza lattosio, riducendo la quantità di zuccheri, gluten free, per accontentare e includere tutte le esigenze, il gelato ha vissuto in questi anni un’importante evoluzione grazie alla professionalità e alle competenze dei maestri gelatieri che, pur mantenendo un approccio artigianale a ingredienti e lavorazioni, hanno lavorato con un atteggiamento curioso e scrupoloso sperimentando nuovi sapori, consistenze e utilizzando ingredienti sempre più esotici e originali. Con risultati sorprendenti, anche in tema di gelati gastronomici

Senza dimenticare la sostenibilità, che anche nella produzione del gelato assume una rilevanza crescente, con una consapevolezza e un impegno maggiore nell’adozione di processi produttivi sempre più etici e trasparenti per ridurre l’impatto sull’ambiente, promuovere uno stile di vita sano e comunicare un’attenzione anche agli aspetti sociali. 

I Tre Coni

Sono 70 le eccellenze che hanno raggiunto il massimo dei Tre Coni, con un aumento di 8 gelaterie tra le premiate con il punteggio pieno. A livello regionale, la Lombardia spicca con il maggior numero di esercizi (14), principalmente nel capoluogo e hinterland, con alcune esemplari eccezioni a Bergamo, Varese, Monza, Mantova eVigevano. Seguono il Piemonte (10), con un nuovo ingresso, Emilia-Romagna (9) e Lazio (8) con due nuovi ingressi. 

Le 8 novità sono:

  • Aria a Torino
  • I Gelati del Bondi a Firenze; 
  • Gelateria Quattrini a Falconara Marittima [AN]; 
  • Tonka ad Aprilia [LT]; 
  • Fiordiluna di Eugenio Morrone a Roma; 
  • Michel a Peschici [FG]; 
  • Gelato Cesare a Reggio Calabria; 
  • Santo Musumenci a Randazzo [CT].

I Premi Speciali

5 le categorie di Premi Speciali assegnati da Gambero Rosso a:

  • Il Gelatiere Emergente, con lo sponsor BABBI 1952, a Taila Semerano, Da Ciccio – Ostuni (BR)
  • Il Miglior Gelato al Cioccolato, con lo sponsor VALHRONA, a Sottozero Pennestrì – Reggio Calabria
  • Premio per la Valorizzazione delle Produzioni Territoriali, con lo sponsor AGRIMONTANA a:
    • Golosi di Natura – Gazzo [PD] per la Nocciola Piemonte IGP delle Langhe
    • Gelateria della Passera – Firenze per il Limone Costa d’Amalfi IGP
    • L’Artigianale – Pozzallo [RG] per Melannurca Campana IGP
  • Premio Sostenibilità a Rocco Naviglio – Foggia 
  • Miglior Gelato Gastronomico con sponsor ICETEAM 1927 CATTABRIGA
    • Dolce Arte – Cutrofiano [LE] 
    • Rufus – Pisa 
    • Giorgio Lombardi – Novi Ligure [AL]

Gambero Rosso è la piattaforma leader per contenuti, formazione, promozione e consulenza nel settore del Wine Travel Food italiani. Offre una completa gamma di servizi integrati per il settore agricolo, agroalimentare, della ristorazione e della hospitality italiana che costituiscono il comparto di maggior successo, a livello internazionale, per la crescita dell’economia. Unico nel suo format di operatore multimediale e multicanale del settore, Gambero Rosso possiede un’offerta di periodici, libri, guide, broadcasting (Sky 415 e 133) e web OTT con cui raggiunge professionisti, canali commerciali distributivi e appassionati in Italia e nel mondo. Gambero Rosso Academy è la più ampia piattaforma formativa professionale e manageriale per la filiera agroalimentare, della ristorazione, della ospitalità e del turismo. Gambero Rosso offre al sistema produttivo italiano un programma esclusivo di eventi di promozione B2B per favorirne il costante sviluppo nazionale e internazionale. 

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Chianti Docg: “La Rivoluzione a Montespertoli”

Quando si pensa che della Toscana si sa ormai tutto si rischia di incorrere in un errore, perché sono ancora molte le realtà dormienti che godono di una antica tradizione vitivinicola e che sono in fase di risveglio e riscossa. Una di queste è quella del Chianti Docg realizzato a pochi chilometri da Firenze, nella sottozona ricadente nel comune di Montespertoli. Un distretto storico che sembrava ormai rilegato ad essere dimenticato, rivive oggi un progetto rivoluzionario in cui i vini mirano a risalire la faticosa via del successo dei grandi vini toscani.

La “Rivoluzione”

Alla sua seconda edizione di “La Rivoluzione a Montespertoli”, presentato dall’Associazione Viticoltori di Montespertoli, l’evento unisce 17 aziende eco-sostenibili con una visione comune di valorizzare uno dei terroir vinicoli più sottovalutati della Toscana. A guidare la pacifica rivoluzione è Giulio Tinacci, di soli 30 anni, da due anni Presidente dell’Associazione che lui stesso ha ideato, che sottolinea il ruolo di garanzia dell’autenticità del prodotto attraverso un patto tra viticoltori. Giovane ingegnere, cresciuto tra i vigneti di famiglia della cantina Montalbino, ha sviluppato in breve la consapevolezza di chi vuole rompere gli schemi per uscire dall’anonimato e far conoscere una realtà che ha tanto da raccontare.

Tra le splendide colline del territorio di Montespertoli, Giulio alleva vitigni autoctoni della tradizione vitivinicola toscana: Sangiovese, Fogliatonda, Canaiolo, Colorino, Trebbiano Toscano e Malvasia Bianca del Chianti. Le sue idee sono state sposate con entusiasmo dagli altri sedici produttori, ottenendo il patrocinio del Comune di Montespertoli fin dalla prima edizione. Il sindaco Alessio Mugnaini ha ribadito l’orgoglio della città nel sostenere aziende motivate che promuovono il territorio non solo durante questo evento, ma durante tutto l’anno.

Le Masterclass

Domenica 12 novembre 2023, il Museo della Vite e del Vino ha aperto le porte agli appassionati di vino, stampa e operatori per assaporare i vini dell’associazione con banchi d’assaggio. L’esplorazione approfondita delle sfumature del vino di Montespertoli, guidata dall’esperto di vini Bernardo Conticelli, in una masterclass molto professionale, è stata uno dei momenti salienti. La giornata si è conclusa con la cena organizzata al Podere dell’Anselmo, dove sono stati presentati piatti tipici del territorio con materie prime a chilometro zero, in abbinamento ai vini dei produttori del Consorzio.

Lunedì, sempre presso il Museo del Vino in Montespertoli, l’Associazione ha organizzato una degustazione guidata da Giampaolo Gravina, uno dei critici più apprezzati a livello nazionale. Gravina riconosce la rottura con la tradizione nel nuovo percorso di Montespertoli, affermando: “Mai come oggi il vino di questo territorio è delineato da un carattere contemporaneo. Rivendicando la centralità del viticoltore dal vigneto alla bottiglia, sta conferendo a tutta l’area una collocazione non più subalterna ma con una prospettiva da protagonista.”

Le cantine presenti

Podere all’Anselmo, Tenuta Barbadoro, Fattoria di Bonsalto, Tenuta Coeli Aula, Fattoria La Gigliola, Le Fonti a San Giorgio, Podere Ghisone, Podere Guiducci, Fattoria La Leccia, La Lupinella, Montalbino, Tenuta Moriano, Fattorie Parri, La Querce Seconda, Tenuta Ripalta, Castello di Sonnino e Valleprima.

Matese: un giorno in Alta Campania alla ricerca del nostro “Vecchio West”

“Panta rei” tutto scorre: l’acqua, il tempo, la vita stessa. Una ricerca infinita che dura un breve istante se paragonata all’immensità in cui vengono poste le cose. La bellezza di natura, espressa nelle sue linee più morbide e selvagge come nel Matese in Alta Campania, richiama l’idea di Vecchio West dei film americani.

La nostra visita ad un territorio vasto e dotato di un potenziale ancora inespresso, inizia con il supporto di Viatoribus e dell’Associazione di Promozione Sociale Love Matese con Claudia e Angelo nel ruolo di moderni Cicerone attrezzati di pulmino e cane segugio al seguito.

Prima tappa a Piedimonte Matese, presso l’Acquedotto Campano Sorgente del Torano con i suoi 2 metri cubi d’acqua corrente distribuita ogni secondo fino alle soglie di Napoli e, tramite tubazioni sottomarine, dell’Isola di Ischia. Per questa opera ingegneristica pubblica di importanza strategica, realizzeremo uno speciale ad hoc, ringraziando lo Staff Tecnico Amministrativo – Impianti e reti del ciclo integrato delle acque di rilevanza regionale.

Spinti da una corrente positiva proseguiamo nel successivo spostamento a San Michele (Alife) per visitare un antico vigneto di Pallagrello, varietà autoctona menzionata già ai tempi di Plinio il Vecchio duemila anni orsono e la tradizionale forma di allevamento a pergola della Società Agricola Terre dell’Angelo. La titolare Angela Amato ci racconta dei primi passi mossi a partire dal 2015 nei 10 ettari di proprietà terriera, di cui 4 vitati.

Il nome dell’azienda lo si deve al culto dell’Arcangelo Michele, presente in zona sin dai tempi dei Longobardi. I suoi vini riecheggiano stili e sapori della tradizione, così come i biscotti al vino Pallagrello Bianco e Rosso, stuzzicanti per un momento conviviale con amici e parenti. I terreni sono qui composti da argille e calcare, con depositi fluviali e lacustri del Lago Matese e Fiume Volturno. Poca l’influenza delle polveri piroclastiche, distanti verso il vulcano di Roccamonfina e della zona del Falerno del Massico.

Immancabile la prova del nove: sarà meglio la mozzarella di bufala casertana o quella cilentana? Non siamo giudici inflessibili muniti di paletta, ma non possiamo che applaudire gli sforzi prodotti dal Caseificio il Casolare ad Alvignano, con Mimmo, Benito, Pasquale e Concetta a portare avanti il lavoro di casari tra mozzarelle e formaggi dal gusto unico e inconfondibile. E perché non celebrare il rituale delle merende delle feste con un salume e le uova sode, quelle de La Querciolaia – uova biologiche galline felici – un metodo di allevamento all’aperto di galline, vigorose e contente di adempiere al compito di produttrici di uova naturali. Aspetto e sapore totalmente diversi da quelle provenienti dagli allevamenti intensivi commerciali.

Il nostro tour giunge al giro di boa da La Sbecciatrice di Mimmo Barbiero, laureato in sociologia, e dalla compagna Jurate. Studi approfonditi per il pomodoro riccio, coltivato in aridocoltura e analizzato dall’Università La Sapienza per essere un simbolo di agricoltura sostenibile. Viene commercializzato come passata e come filetti (cosiddette “pacchetelle”) al naturale, dopo essiccazione sulla paglia. Interessanti anche le proposte del fagiolo bianco “lenzariello” e di quello “curniciello” oltre al cece delle Colline Caiatine dalla buccia sottile e più rapido alla cottura.

Le luci del tramonto ci indicano che il nostro viaggio ai piedi del Matese sta per giungere al termine. Non resta che organizzare una veloce visita con degustazione da Davide Campagnano, giovane imprenditore trentenne, laureato in Scienze Agrarie, che ha impiantato la propria attività di viticoltore assieme alla moglie e al padre. Valorizza la Barbera del Sannio, chiamata altresì localmente Camaiola e scopre, per puro caso, una varietà d’uva autoctona presente da sempre in queste terre, denominata Pizzutello che promette risultati interessanti in futuro.

Un finale gastronomico degno di un re da Pepe In Grani, premiatissima pizzeria di Franco Pepe a Caiazzo, con le versioni gourmet del piatto più celebre della Campania. La “margherita sbagliata” è un capolavoro di inventiva, frutto della concezione che la mozzarella possa essere nobilitata distinguendola dalla squisita salsa di pomodoro posta in superficie.

Franco Pepe è anche l’ideatore di Pizza Hub, una sorta di cartolina del territorio nata per fare squadra comune e proporsi al pubblico tramite l’immagine vincente di qualità nel rispetto della natura. Termina il primo di una serie di articoli che vede protagonista un angolo ancora inesplorato della regione; un luogo ben presente nella mente di coloro che vorranno scoprirlo, come una passeggiata romantica nel “Vecchio West” della Campania.

Lunarossa: le 7 vite di 7 annate del Quartara di Mario Mazzitelli

Sette vite come i gatti. Sette annate così diverse ed entusiasmanti del Quartara di Lunarossa. Mario Mazzitelli non manca di stupire continuamente con la ricerca spasmodica della perfezione; lo fa andando controcorrente nell’utilizzo di tecniche e contenitori per elevare i suoi vini ad uno status di reperti unici sul mercato.

Parlare di terracotta, sotto forma di orcio anni fa e divenuta adesso prodigio di uniformità con le anfore Tava, saper maneggiare al meglio tale materiale retaggio di uno stile primordiale, è da veri precursori del ramo. Ebbi una folgorazione nel 2015, all’epoca ancora imberbe del mondo del vino mi appoggiavo ad un ristorante purtroppo scomparso che si chiamava Sorso 23. Per i pochi eletti che hanno avuto la fortuna di scoprirlo (la location era a dir poco curiosa, posta nelle vicinanze di una pompa di benzina verso Baronissi), la proposta vini era davvero interessante, curata nei dettagli dal sommelier Alessandro Pecoraro, ex della braceria Terrantica e attualmente in capo a Casa del Nonno 13.

Mario Mazzitelli

Gli studi iniziali

Trascorsi quasi 10 anni da allora, dopo aver incontrato più volte Mario Mazzitelli negli eventi enogastronomici, finalmente ho avuto modo di visitarne l’azienda nata nella filosofia “parva sed apta mihi”. Mario si è prima laureato in Scienze delle preparazioni alimentari a Portici, iniziando a lavorare da un amico produttore a Mirabella Eclano e, successivamente, dall’istrionico Bruno De Conciliis che lo ha avviato alla conoscenza dell’enologia. Nel 2001 passa da Venica & Venica come tecnico di laboratorio, per conseguire l’anno seguente il Master in Viticoltura ed Enologia dalle mani del prof. Attilio Scienza.

L’incontro con Roberto Cipresso

Ormai il tarlo di come realizzare un vino aveva già intaccato la sua mente, avida di nozioni e metodi da apprendere. Ed ecco spuntare Roberto Cipresso che lo volle con sé agli inizi del 2003 a Montalcino per aiutarlo nelle consulenze delle Tenute. Il rientro a Salerno con un bagaglio di esperienze importanti conducono Mazzitelli a lavorare dapprima alla Cooperativa Vitivinicola Cantine Monte Pugliano e, dopo la chiusura, a creare il marchio Lunarossa acquisendo le uve da alcuni conferitori per iniziare a imbottigliare.

Il progetto Lunarossa

Siamo giunti nel 2007 con Lunarossa, e con l’aiuto dell’enologo Fortunato Sebastiano viene concepita l’idea del Quartara, un Fiano vinificato e maturato in anfore di argilla e pietra lavica. Con la dovuta calma, imparando anche dagli sbagli, si è passati anche all’inserimento di legni piccoli di rovere e a calcolare lotto per lotto, parcella per parcella, quali dovessero essere i tempi esatti per ottenere il meglio. Un’opera certosina, impressionante, che lascia di stucco per la modestia del suo autore che non si vanta mai di quanto realizzato con sacrificio quotidiano. Oggi parleremo di 7 annate di un vino icona della Campania, amato da chi riconosce le cose belle di questo mondo che ha ancora tantissimo da raccontare (senza “supercazzole” per carità); temuto e visto con diffidenza da chi si limita ad una visione superficiale o in malafede e preferisce prodotti omologati costruiti ad arte.

A ciascuno il suo Quartara

La degustazione seguirà l’andamento dalla vintage più recente a quelle più lontane nella memoria:

2020: assaggiata proprio per le Festività natalizie, in abbinamento ad un formaggio a pasta molle dell’azienda Kasanna di Nicola Memoli a Sala Consilina, affinato nelle vinacce di uve Aglianico. La linerarità del sorso lascia disarmati. C’è tutto del Fiano, dai fiori bianchi alla polpa di pera e mela per concludere verso un tocco aromatico di spezie dolci. Equilibrio e potenza uniti verso il futuro.

2019: la sosta in anfora prevale nell’espressione resinosa e balsamica con sensazioni di tostature e mandorla essiccata nel finale. Pecca leggermente in lunghezza, mostrando i limiti di un’annata a tratti siccitosa, a tratti troppo fresca nei momenti salienti di sviluppo degli acini e di vendemmia.

2018: bella, scattante, agrumata. Per i rossi italiani è stata in chiaroscuro, ma dai bianchi arrivano numerose soddisfazioni. Emerge la vena minerale tipica del varietale, con nuance iodate di salsedine e pietra marina. Saporito.

2017: pesa il caldo eccessivo, a volte fiaccante. Anche la vigna più forte e resistente alla lunga si chiude a riccio per sopravvivere, a discapito di acidità e note vibranti. Ha ormai detto il suo.

2014: le piogge eccessive hanno influito sulle corrette maturazioni, tuttavia il prodotto finale risulta delicato ed espressivo; un carattere a tratti mordace, quasi un ricordo di catechine, che rendono il vino instancabile al palato (e fortemente defaticante).

2013: ecco il mio colpo di fulmine, eseguito ancora alla vecchia maniera ovvero spingendo con la parte ossidativa in stile orange wine. Alla cieca lo avrei posto ai confini tra Friuli e Slovenia, invece siamo qui nella Provincia di Salerno. Fiori secchi, albicocca disidratata e tanto zenzero e pepe bianco in chiusura. Eterno.

2012: commovente. Dai riverberi di miele di millfiori, pesca acerba ed erbe officinali. Struttura e nerbo in un guanto di velluto. Ancora vivo e scalpitante, il migliore assaggiato finora, anche se la 2020… chissà.

Ave al “tuo” Quartara o Mario Mazzitelli!

L’esperienza culinaria a bordo di una nave da crociera sulla MSC World Europa

A bordo di una nave da crociera, il lusso e il piacere si fondono in un’esperienza culinaria straordinaria che solletica i sensi e soddisfa i palati più esigenti. Invitato a questo viaggio in mare a bordo della nuova nave di MSC Crociere, la World Europa, il cibo diventa una parte fondamentale del pacchetto turistico, trasformando ogni pasto in un’avventura enogastronomica.

La nuova nata, entrata a far parte della flotta della celebre Compagnia di navigazione italiana, è una nave di ultima generazione con particolare attenzione alla sostenibilità. I suoi potenti motori sono alimentati a GNL (Gas Naturale Liquefatto), uno dei combustibili più puliti al mondo. Solo dai numeri ci si rende conto che si tratta di un miracolo della tecnologia: ha una capacità di 6.762 passeggeri, 2.138 membri di equipaggio, 2.626 cabine di cui 66 adatte a ospiti con disabilità, 7 piscine, 13 vasche a idromassaggio, 13 ristoranti, 14 bar/lounge, 5 bar all’aperto, 9 negozi, un teatro con 1.153 posti a sedere e tante attrazioni per il divertimento di grandi e piccini, oltre agli spazi dedicati al fitness e al benessere con il settore Aurea SPA.

Le navi da crociera moderne non sono solo un mezzo di trasporto, ma veri e propri mondi galleggianti che racchiudono insieme il meglio di un hotel, della ristorazione, dello svago e del divertimento a 360 gradi, con spettacoli e attrazioni di altissimo livello. I ristoranti a bordo offrono una varietà di cucine internazionali, portando l’ospite in un viaggio attraverso sapori e tradizioni di tutto il mondo. Che si tratti di sushi fresco preparato al momento, piatti mediterranei leggeri o banchetti ispirati alle cucine esotiche, la scelta è ampia e soddisfa ogni preferenza culinaria.

I ristoranti “a tema” sono spesso il cuore di questa esperienza gastronomica, per coloro che cercano un’esperienza più intima. Che sia un ristorante di carne alla griglia, un locale di cucina fusion o un raffinato gourmet, gli ospiti hanno l’opportunità di assaporare piatti prelibati in un ambiente più esclusivo. Con i loro eleganti allestimenti e il servizio impeccabile, offrono la possibilità di gustare pietanze eccellenti mentre ci si gode una vista mozzafiato sul mare.

Il menù varia giornalmente, offrendo una selezione di antipasti, primi, secondi e dessert preparati con maestria dagli chef di bordo. Inoltre è stata appositamente approntata una selezione di vini ed è presente anche uno Champagne Bar in cui è possibile degustare deliziose ostriche abbinandole alle bollicine per antonomasia. Ma l’esperienza culinaria non si ferma ai tradizionali ristoranti. Le navi da crociera, come la MSC World Europa, sono anche dotate di caffetterie accoglienti, gelaterie, cioccolateria e buffet con vasta scelta di cibi e spazi dedicati persino ai barbecue all’aperto.

Per garantire i pasti per un numero così importante di passeggeri, equipaggio compreso, la nave ha in dotazione numerose cucine provviste di macchinari all’avanguardia che sono  stati appositamente progettati per la preparazione e lavorazione di alimenti a bordo, grazie a personale altamente qualificato che opera con turni programmati per fornire un servizio giorno e notte, 7 giorni su 7.

Eleganza e stile con un occhio alla tecnologia i punti cardine sviluppati dai progettisti, in cui ogni ambiente è studiato per far vivere un’esperienza indimenticabile agli ospiti. La zona MSC Yacht Club con suite lussuose e spaziose crea la giusta tranquillità e discrezione che viene riservata ai clienti più esigenti.

La nave stessa diventa un’ambita meta culinaria, offrendo viaggi attraverso i sapori del mondo in un ambiente lussuoso e rilassante.

Salerno: Hippocratica Civitas tra santi, tradizioni, luci d’artista ed attrazioni enogastronomiche

«Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta»

Salerno è da sempre la città della Medicina, primato confermato dalle testimonianze storiche di Tommaso d’Aquino e degli studiosi del Medio Evo. La prima e più importante Istituzione medica sin dal IX° secolo, dove hanno esercitato personalità illustri, maestri della cura del corpo e della salute come Costantino l’Africano, che recuperò e tradusse gli antichi testi di Ippocrate e Galeno.

Ma Salerno è anche legata a stretto filo con San Matteo, l’evangelista dalla doppia faccia per il suo passato oscuro da esattore delle tasse, una delle categorie più odiate all’epoca. Si dice, con un senso di ironia, che gli stessi abitanti governati dall’amore per il Santo Patrono abbiamo imparato la dualità nel carattere, posto a metà tra la sana diffidenza di chi vive sul mare ed ha nel sangue l’arte della pesca e chi si proietta al futuro guardando al sole che splende fisso sulla città.

Il Duomo, la Cattedrale Primaziale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII è un capolavoro architettonico simbolo dell’unione tra diversi stili nei secoli. Sede di una basilica romanica, fondata sui resti di una chiesa paleocristiana contenente le sante reliquie di Matteo, venne edificata sotto il regno di Roberto Il Guiscardo tra il 1080 e 1085. Monumentale il suo quadriportico con marmi policromatici tipici dell’era bizantina e la cripta restaurata in stile barocco contenente anche i resti dei Santissimi Martiri Salernitani Fortunato, Gaio, Ante e Felice, e le reliquie dei Santi Confessori. Accedervi è un vero sussulto al cuore ed all’animo.

Uscendo ci introduciamo tra le vie dei Mercanti, luoghi deputati da sempre al commercio, tra botteghe e mercato. Sotto il Principato Longobardo venivano chiamate “drapparia” per via dei tessuti appesi. Una volta circondati dal degrado, dopo il restauro avvenuto a cavallo tra gli anni ’90 e la prima decade del nuovo millennio sono divenuti l’emblema della rinascita culturale di Salerno. Case e piazze rivitalizzate, tolte al malcostume della criminalità spicciola e divenute adesso borgo residenziale e commerciale, meta ambita dai cittadini.

In particolare proprio durante le Festività Natalizie, quando anche “i Mercanti”, oltre al Lungomare, Piazza Flavio Gioia, Corso Vittorio Emanuele e la Villa Comunale con l’installazione artistica raffigurante un “Giardino d’Inverno” diventano scintillanti (è proprio il caso di dirlo) dalle Luci d’Artista, iniziativa promossa dall’Amministrazione di Vincenzo De Luca e proseguita con successo con l’attuale sindaco Vincenzo Napoli. Attrattiva per turisti provenienti dall’Italia e dall’estero, grazie anche all’ampliamento del Porto, per consentire l’attracco delle navi da crociera.

La Stazione Marittima del Molo Manfredi, ideata dalla compianta archistar Zaha Hadid Mohammad, rende la giusta accoglienza ai visitatori, prestandosi anche ad eventi enogastronomici di spessore. Dal vino al cibo, passando per le specialità dolciarie di Panettoni d’Artista, la prima kermesse del settore organizzata da Roberto Jannelli e Rosario Augusto con le migliori espressioni territoriali di un dolce senza tempo, che vive un particolare momento di acclamazione popolare.

Andando a ritroso, come a volte fa il “cavalluccio marino” mascotte della Salernitana, parliamo di vino in abbinamento al food e qui la proposta diventa importante, a patto di restare fermi al “km zero”. I giovani fratelli Benvenuto e Mauro Vicinanza hanno dedicato il nome della cantina al nonno, creando dal nulla la Tenuta San Benvenuto sulle colline che guardano il mar Tirreno. Siamo nelle località Cresta dei Cerri e Pian di Montena, ove in passato si praticavano coltivazioni di alberi da frutto, vigne e castagni. Poco è rimasto, se non la forza e la caparbietà di alcuni produttori autentico presidio del territorio. Fiano e Aglianico le varietà tradizionali, unite agli istrionici e inaspettati Bombino Bianco e Merlot, su terreni argillo-sabbiosi dalle forti escursioni climatiche.

Vini dalla grande mineralità e pienezza di sapori, che trovano riscontro nella cucina linerare e gustosa di Carla D’Acunto del Ristorante Mediterraneo, dove scegliere le migliori preparazioni a base di pesce freschissimo, lavorato al limite dell’essenziale. Seppie croccanti, totani con patate, fettuccine con alici di Cetara e datterino giallo ed il San Pietro al forno, pesce tipico dei fondali.

Abbiamo analizzato alcuni tratti distintivi di una città che vive un momento magico, dove armonia e passione convivono ai bordi del mare incantato.

Salerno è questo e molto altro ancora… vi va di seguirci?

Food Year 2024: presentato il calendario delle eccellenze gastronomiche di Pompei

Martedì 19 dicembre, nella Sala dei Misteri di HABITA79 POMPEII MGALLERY, è stato presentato Food Year 2024, il calendario che celebra dodici eccellenze, sia culinarie che pasticcere della città di Pompei. Lo scopo è di rendere il 2024 un anno di sapori ma anche di ricette da preparare a casa, in cucina con parenti e amici. Dalla pizza napoletana al piatto gourmet, dal pesce alle verdure, concludendo con il panettone tipicamente “Pompeiano”. I protagonisti sono le tavole delle location che, ogni anno, i cittadini ed i turisti scelgono per colazioni, pranzi, cene ed eventi.

L’idea è nata dal sodalizio di tre professionisti del settore food: Gianni Cesariello, giornalista e fotografo ufficiale del Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP, ma anche attivo collaboratore di Slow Food; la giornalista Ilaria Cotarella, che ha collaborato con la rivista “Cucina a Sud” ed ha ideato il blog “Sud Food Express” e Marco Pirollo, giornalista nonché direttore della rivista “Made in Pompei”.

Sala gremita nell’attesa di svelare i nomi presenti, mese per mese, nel calendario. Un format avvincente che prevede, per ciascuno di essi, anche l’indicazione di una ricetta tipica proposta in chiave tradizionale o rivisitata in veste moderna. Perché la cucina è camaleontica, in continua metamorfosi.

I mesi

Gennaio con chef Carlo De Gregorio del ristorante Donna Franca e la sua ricetta “Spaghettone alla Donna Franca”

Febbraio con Mercato Pompeiano, brand giovane e visionario, che rievoca l’antico macellum di Pompei (il mercato), dove selezionare e cucinare le migliori materie prime a chilometro zero.

Marzo presente con chef Raffaele Nocerino de La Gare Pompeii Restaurant e gli Spaghetti alla Nerano, grande classico della Campania.

Aprile è il mese de La Bettola del Gusto di chef Alberto Fortunato e la ricetta degli Spaghettoni di Gragnano IGP con alici fresche, colatura di alici di Cetara, tartufo nero e burro di bufala.

Maggio con chef Gianmarco Carli del ristorante Il Principe. Figlio d’arte, tradizione nella ristorazione gourmet, la sua proposta riguarda il Tonno Balfegò con midollo, limone e porro.

Giugno tempo di pizza con il maestro pizzaiolo Nunzio Gallo di Alleria pizzeria Newpolitana, esperto di Pizza senza glutine.

Luglio propone Il Circolo Habita 79 con chef Roberto Lepre e la sua idea di Melanzana a scarpone.

Agosto di fuoco nel forno a legna del maestro pizzaiolo Guido Iovino e lo staff di L’antica Pizzeria da Michele dal 1870.

Settembre con Casa Gallo Cucina & Puteca di chef Vincenzo Cascone e la ricetta dei Totani locali alla griglia su crema di patate aromatizzate al limone.

Ottobre arriva l’autunno con chef Circo Chechile di Bosco De’ Medici Winery ed i colori del suo raviolo ripieno di ricotta di bufala, con crema di zucca, funghi porcini e Provolone del Monaco.

Novembre di straordinaria dolcezza con le meraviglie offerte dalla premiata Pasticceria De Vivo, profumi vibranti che inebriano i sensi ed il palato.

Dicembre si chiude con due giovani e talentuose promesse della ristorazione gourmet di Pompei: Antonio Cesarano e Barbara Ruscinito, compagni nella vita e nel progetto Cosmo Restaurant. Il Baccalà con insalata di rinforzo è il simbolo stesso delle festività natalizie.

Montepulciano-Cordisco: il sinonimo potrebbe ridurre la confusione

Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano sul DDL che renderebbe esclusivo l’utilizzo del vitigno “Montepulciano” al solo Abruzzo

Con un DDL del 26 ottobre scorso il Ministero dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste ha introdotto il sinonimo Cordisco per la varietà Montepulciano. Questa misura renderebbe esclusivo ai soli produttori abruzzesi l’utilizzo di “Montepulciano” nell’etichetta, indicando a tutte le altre regioni che utilizzano il vitigno Montepulciano il sinonimo “Cordisco”. Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano interviene ancora sulla questione puntualizzando che da decenni, in Europa, ma soprattutto in Italia, il sistema DOP IGP ha investito sulla territorialità dei prodotti. La stessa sigla “Denominazione di origine protetta” fa chiaramente riferimento alla zona di produzione, in questo caso il vino.

Alla luce di questo, sostiene ancora il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, più che un sinonimo la strada più legittima potrebbe essere una denominazione che, come avviene per la quasi totalità delle denominazioni italiane e non solo, leghi i vini a base di uve Montepulciano al territorio di produzione e non al vitigno. «Ancora una volta si rischia di creare confusione nel consumatore, soprattutto nei mercati esteri, dove già è complicato indicare la provenienza delle tante denominazioni italiani e internazionali, l’omonimia del termine è sicuramente un elemento che non può essere non considerato dagli uffici di competenza del Masaf», chiarisce il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

In sede europea già a fine anni Novanta il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano era intervenuto contro la possibilità di indicare il vitigno in etichetta con un ricorso che fu poi ritirato dallo stesso consorzio toscano a fronte dell’apertura di un dialogo confluito nel 2012 in un accordo sottoscritto dal Ministero delle Politiche Agricole allora guidato dal Ministro Mario Catania, e le Regioni di riferimento. Documento di “collaborazione” che purtroppo, soprattutto sul fronte abruzzese, non trovò molta responsività nella pratica dei fatti.

Il Consorzio del Vino Nobile Di Montepulciano anche per questo, oltre che per la pluricentenaria storia che lega il vino toscano alla sua città, Montepulciano, ha portato avanti un percorso con la Regione Toscana fino alla modifica del Disciplinare di produzione nel 2021 con l’obbligatorietà di inserire in etichetta “Toscana”, proprio per venire meno alla confusione di mercato che si crea tra le nomenclature.

Come detto, a Montepulciano (Si) rappresenta una condizione storica quella della tutela della produzione vinicola che già è scritta e ben evidenziata nelle norme sancite da uno Statuto Comunale del 1337 (ancora oggi disponibile alla consultazione nella Biblioteca Comunale di Montepulciano) che regolavano la produzione e tutelavano i produttori di Montepulciano con appropriate discipline sulla fase commerciale, oltre che per i prodotti di concorrenza che entravano nel territorio già a quell’epoca, e del vino commercializzato oltre i confini territoriali, che doveva risponder a precise norme produttive e di qualità. Una storia produttiva quindi che ha già, da quasi 700 anni, la volontà di tutelare questo prodotto sia alla produzione che nella sua fase commerciale, elemento oggi più che mai fondamentale per la denominazione del vino prodotto in Toscana. 

Non è un caso che una delle campagne di promozione del Vino Nobile di Montepulciano abbia come slogan “E’ la storia che fa la differenza”.

FIVI 2023 l’evento clou dei Vignaioli Indipendenti raccontato in due tappe dagli autori di 20Italie

“Made in BO” – Trionfo della Federazione dei Vignaioli Indipendenti nella Nuova Edizione Bolognese

Il mondo dei Vignaioli Indipendenti si riunisce a Bologna in una festa di sapori, tradizioni e impegno per la terra: è la 12ª edizione della Federazione dei Vignaioli Indipendenti (FIVI), un evento che ha il sapore di un nuovo inizio e che promette di consolidare la sua nuova location nel cuore degli intenditori.

Una novità che ha già catturato l’attenzione è l’assenza della sfilata dei “media partners,” confermando che la forza di questo evento risiede nella passione e dedizione dei produttori indipendenti, più che nella pubblicità. La partecipazione delle aziende è in costante aumento, superando il traguardo di mille presenze e dimostrando che la produzione di vini esclusivamente con le proprie risorse è una scelta sempre più apprezzata.

La tempistica dell’evento, in prossimità delle festività natalizie, aggiunge un tocco di magia. Una buona bottiglia di vino diventa sempre un regalo ben accetto, e i ristoratori non sono da meno nel giovarne, portando a casa prodotti di qualità che arricchiranno le loro proposte culinarie.

Ma l’edizione di quest’anno va oltre il semplice godimento dei sapori: Maria Tripodi, esperta del settore, sottolinea che #oltreilbicchiere c’è molto di più. La sostenibilità è diventata uno dei temi fondamentali dei Vignaioli Indipendenti, che dimostrano un impegno concreto verso pratiche agricole più ecologiche. L’utilizzo di bottiglie più leggere, cartoni eco-sostenibili e tappi responsabili sono solo alcune delle iniziative che evidenziano la crescente consapevolezza di questo settore nei confronti dell’ambiente.

Cosa significa essere un Vignaiolo Indipendente? La definizione fornita dalla Federazione sottolinea l’intera filiera di produzione, dalla coltivazione delle vigne fino alla vendita del vino, sotto la responsabilità diretta del produttore. Questo impegno quotidiano va oltre la produzione del vino: si lavora incessantemente per custodire, tutelare e promuovere il territorio di appartenenza.

L’orgoglio di far parte di questa Federazione è palpabile con la consapevolezza che unicità e autenticità sono le chiavi del successo. In questo scenario, la nuova edizione bolognese di FIVI si presenta come un trionfo di passione, tradizione e sostenibilità. Cosa rimpiangere di Piacenza? Francamente nulla, dato lo spazio a disposizione, nettamente superiore.

Incontro suggestivo allo stand della Cantina Colacicchi, dove incontro Paolo Trimani che ha condiviso con me la storia avvincente di una delle cantine più antiche d’Italia. I Trimani, custodi di un’eredità enologica unica, hanno reso omaggio all’arte e alla passione per il vino, acquisendo negli anni ’80 la Cantina di Anagni appartenuta al grande artista Luigi Colacicchi.

Celebre musicista del suo tempo, sperimentò un’idea audace: affascinato dai vini di Bordeaux, decise di piantare barbatelle di merlot e Cabernet Sauvignon, affiancandoli al vitigno principe del territorio, il Cesanese di Affile. L’arte del vino di Colacicchi è stata riscoperta da Marco Trimani, proprietario dell’omonima enoteca storica romana, che ne ha riconosciuto il valore unico. Nel corso degli anni, il vino è diventato un’eccellenza, facendo il suo ingresso nelle carte dei vini dei ristoranti più prestigiosi d’Italia.

Dopo la scomparsa del Maestro Colacicchi nel 1976, la gestione dell’azienda passò per un breve periodo al nipote Bruno Colacicchi Caetani. Nel 1984, la famiglia Trimani acquisì definitivamente l’azienda con l’obiettivo di rinnovare profondamente sia i vigneti che la cantina. Un processo che, con il supporto dell’enologo Giacomo Tachis, ha visto un aumento della quota di Cabernet Sauvignon e una sostituzione graduale del parco legni con barriques e botti di rovere da 480 litri.

La prima annata prodotta dai Trimani, nel 1990, ha rappresentato un capitolo significativo nella storia di Torre Ercolana. Tuttavia, è nel 2014 che il progetto agricolo attorno all’azienda Colacicchi ha trovato nuovo impulso grazie alle energie e all’entusiasmo di Carla, Francesco e Paolo Trimani, figli di Marco. Oggi, con i suoi 7 ettari e ben otto referenze, l’azienda è una vera e propria testimonianza di passione, un luogo dove l’arte dell’enologia si fonde con la storia e la dedizione di chi crede nel potere unico del vino.

Vini da agricoltura biologica, biodinamica, sostenibile o addirittura sensoriale, come nel caso di Luteraia in Toscana. Impresa agricola di tre ettari, giunta alla terza generazione dal 1957. Le uve vengono vinificate separatamente con lieviti spontanei, ghiaccio secco poi fermentazione e affinamento dei vini a contatto con i cristalli, pietre semi preziose e preziose. il Buble è realizzato da 70% Pinot Nero e 30% Chardonnay, affina in presenza di cristalli selenite, quarzo rosa, rodonite e rodocrosite. Poi il Losee Toscana Rosato IGT Sangiovese in purezza da vigneto del 1957 che affina su quarzo rosa. Il Nobile di Montepulciano 2017 e il Nobile di Montepulciano Riserva 2015, sono stati affinati con rubino stellato. Infine il Lemuria Indaco Sensoriale 2013 affina in ametista. La tecnica consiste di mettere la massa a contatto con il cristallo nei giorni di luna crescente, per almeno tre cicli lunari completi. Il Rosato fa sei cicli lunari a contatto con i cristalli, il Nobile di Montepulciano fa otto cicli lunari e il Lemuria dodici cicli.

Degna di nota la presenza della Cantina Moser Trento con la linea Warth che è un logo ideato da Paolo Tait e rappresenta “un tratto solcante deciso e profondo”. Vini di eleganza e freschezza enologica che rappresentano un inno alle caratteristiche intrinseche del meraviglioso territorio trentino. Una ricerca guidata dal rispetto profondo per l’uva, protagonista indiscussa, dove l’equilibrio è il filo conduttore che percorre ogni fase, dalla vendemmia alla fermentazione, passando per una vinificazione attenta e un affinamento che esalta ogni sfumatura. Ogni sorso è un viaggio sensoriale, vini di una piacevolezza unica, un’esperienza che celebra la natura e la maestria artigianale. Gewürztraminer, Riesling Renano e Lagrein sono le denominazioni Trentino DOC, mentre Moscato Giallo, Müller Thurgau, Teroldego e Teroldego Riserva sono denominazione Vigneti delle Dolomiti IGT.

Fattoria La Maliosa vicino a Saturnia in provincia di Grosseto è una azienda biodinamica a ciclo chiuso vegetale, certificata biologica. Produce tre vini di cui il “4”, un blend di Ciliegiolo, Sangiovese e Grenache qui chiamato Cannonau Grigio. Poi il “R” che è vinificato con uve Ciliegiolo in purezza e Tarconte Toscana IGT, Sangiovese in purezza. Una passione per il territorio che ha portato alla ricerca di vini veri e sinceri, senza pennellate o fronzoli.

Un approfondimento particolare merita una cantina che fa parte del Consorzio Albugnano 549. Parlo di Alle Tre Colline dove trovo Elisa, giovane enologa alla terza generazione di una famiglia di vitivinicoltori. “549 metri di passione vinicola! Il Comune di Albugnano non è solo la sua maestosa altezza, ma anche il cuore pulsante di un’associazione nata da un’incredibile coincidenza il 5 aprile, 9 vignaioli, provenienti dai pittoreschi comuni della DOC, si sono uniti per creare qualcosa di speciale: l’Associazione dei Vignaioli di Albugnano. Le radici si intrecciano nei terreni di Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti, dove crescono le pregiate uve Nebbiolo per questo vino straordinario. Alle Tre Colline con i suoi 35 ettari, produce vini con le uve di Nebbiolo, Barbera, Bonarda, Chardonnay, Grignolino, Freisa, Albarossa e Malvasia di Schierano con 13 referenze di cui un passito, oltre ad una grappa.

PANETTONE D’ARTISTA – IL FESTIVAL DEL PANETTONE ARTIGIANALE – SALERNO 7, 8, 9 dicembre 2023

A Salerno arriva l’evento enogastronomico più atteso della stagione natalizia: “Panettone d’Artista”, organizzato dall’Associazione Erre Erre eventi.

I due soci fondatori, Roberto Jannelli e Rosario Augusto, con la loro ventennale esperienza, hanno ideato un evento che riunisce per la prima volta al Sud  oltre 30 maestri dei lievitati natalizi in tre giorni di gusto nella Stazione Marittima di Salerno: “Era ora che in Campania, una regione che vanta i più bravi lievitisti d’Italia che ogni anno da oltre un decennio mietono premi e riconoscimento ovunque, si organizzasse un evento sul tema. In una dolce sinfonia di luci e sapori, Panettoni d’Artista nasce con lo scopo di portare la gioia del Natale a Salerno – dichiarano gli organizzatori – all’interno di una manifestazione unica che cerca di affrontare anche temi sociali. Con orgoglio e passione, abbiamo selezionato una rosa di Maestri Pasticcieri inserendoli in un evento che va oltre la tradizione, donando a chi parteciperà un’esperienza indimenticabile”.

Un’Esperienza Unica e Coinvolgente

Il percorso interno alla Stazione Marittima sarà un tripudio di luci, colori e appuntamenti imperdibili, tra cui diversi talk che vedranno giornalisti e maestri pasticceri a confronto. Non mancheranno le masterclass dedicate al vino dolce arricchendo l’esperienza con la conoscenza di abbinamenti eccellenti.

Social e Green: Le Chiavi del Successo

L’evento sarà reso social e virale attraverso una strategia di comunicazione avvincente. Panettoni d’Artista abbraccia la sostenibilità, impegnandosi in pratiche eco-friendly, dalla riduzione dei consumi energetici alla gestione responsabile dei rifiuti.

Solidarietà e Inclusività: Cuore dell’Iniziativa

Panettone d’Artista si impegna anche a regalare un sorriso a chi affronta il Natale in difficoltà. Grazie al supporto della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana e del Banco Alimentare Campania, saranno realizzate iniziative di solidarietà. Le aziende espositrici avranno l’opportunità di donare panettoni alla Caritas Diocesana Salerno Campagna Acerno, contribuendo a rendere il Natale più gioioso per chi ne ha più bisogno.

Area Gluten Free e Intrattenimento Musicale

Panettoni d’Artista si impegna a garantire un’esperienza inclusiva. Grazie al supporto dell’Associazione Italiana Celiachia sezione Campania, sarà allestita un’area dedicata esclusivamente alla somministrazione di panettoni “gluten-free”, garantendo prodotti sicuri e deliziosi per i celiaci. L’evento sarà arricchito da musica e divertimento, creando un’atmosfera festosa e coinvolgente.

Per ulteriori informazioni e acquisto dei biglietti in prevendita, visita il sito:  www.panettonedartista.com

Pasticceria Partecipanti:

Ammore Lievitati Senza Tempo – Napoleone Cioffi (Cava dei Tirreni-SA) 
Angelo Grippa Pasticceria – Angelo Grippa (Eboli-SA) Ascolese Maestri Lievitati – Fiorenzo Ascolese (San Valentino Torio-SA) Casa Infante – Marco Infante (Napoli) De Pasticceria D’Elia dal 1970 – Domenico Manfredi (Teggiano-SA) Dolce e Caffe – Aniello Esposito (Salerno) Edeia Pâtisserie – Founder Monzo Carolina Franca – Feola Giuseppe Magliano (Casa velino – SA) Elia – Walter Viviano (Salerno)Estasi Pasticceria – Ivano De Chiara & Irene cavalieri Salerno) Guarracino 1961 – Mario Guarracino (Battipaglia-SA)Helga Liberto – Helga Liberto (Battipaglia-SA) Il Fornaio 1930 – Nunzia Autuori (Vietri sul Mare-SA) La Delizia – Michele Somma (Santa Maria La Carità -NA) Le Radici – Matteo San Giovanni (Battipaglia-SA)Mademoiselle Charlotte – Graziano Notarnicola (Cava de Tirreni-SA) Madò Pasticceria – Domenico Napoletano (Caserta) Mater Lievitazione Naturale – Nicola Guariglia (Salerno) Memmolo – Annibale Memmolo (Mirabella Eclano-AV)Mr. Whippy Dolci innovazioni – Salvatore di Prisco (Salerno) Mulino Urbano – Enrico Santoro (Salerno) Noschese Panettoni- Aniello & Enza Noschese (Pontecagnano-SA)Obliato Pastry Boutique – Nicola Obliato (Frattamaggiore – Na)Pasticceria Aliberti – Marco Aliberti (Montoro-Av) Pasticceria Baunilha – Stefania Fasano (Baronissi)Pasticceria Festival – Tommaso & Giovanni Di Muro (Giffoni Valle Piana-SA) Pasticceria Pentangelo – Aniello Pentangelo (Nocera Inferiore-SA) Pasticceria Pesce – Pasquale Pesce (Avella-AV) Pasticceria Princess – Nino Crispo (Airola-BN)Pasticceria Romolo – Remo Mazza (Salerno) Petrosino Dessert – Alfonso Ice (Pagani-SA) Pizzeria Polichetti – Antonio Polichetti (Roccapiemonte-SA) Punto Freddo – Luigi Fusco (Scafati-SA) Regina Bakery – Gaetano Giorgio (Pagani-SA) Santa Lucia – Giuseppe Monda (Marigliano-N) Vincenzo Faiella Pastry Chef – Vincenzo Faiella (San Marzano Sul Sarno-SA) 

Senza Glutine 

Il Mondo senza Glutine – (San Valentino-SA)

IGLOO ‘Prodotti Senza Glutine’ – Salerno

Degustazioni in collaborazione con AIS

Durante la serata di Giovedì alle 18:15, ci sarà la verticale di “Moscato d’Autunno” di Paolo Saracco,  mentre venerdì sera 18:15 verticale del mitico “Ben Ryé”, Passito di Pantelleria di Donnafugata.

L’evento è stato patrocinato dalla:

Regione Campania, Comune di Salerno, Camera di Commercio di Salerno, Fondazione Carisal, Banco Alimentare Campania Onlus, AIC (Associazione italiana Celiachia Regione Campania, Ais (Associazione Italiana Sommelier delegazione Salerno), Fedepi (Federazione Artigiani e Piccoli Imprenditori), Federalberghi Salerno, Associazione Ecstra App