Una delle più piccole Doc italiane rappresentate dalla cantina La Badia a Neive durante la terza tappa di Borgodivino in tour

Borgodivino in tour è la manifestazione organizzata da Valica e promossa dall’associazione I Borghi più belli d’Italia, in collaborazione con Ecceitalia, che vede protagonisti incontro il buon vino, le tradizioni enogastronomiche territoriali e i pittoreschi borghi italiani. Un appuntamento ormai imperdibile, che nel corso degli anni ha registrato un sempre maggior successo in termini di presenze e di gradimento da parte del pubblico.

La terza tappa del circuito del 2024 è stata ospitata dal borgo langarolo di Neive e hanno partecipato una trentina di cantine provenienti da tutta Italia, con una offerta di oltre cento referenze per i winelovers accorsi ad acquistare il kit per la degustazione.

Tra gli assaggi più interessanti sicuramenti quelli della cantina La Badia, che produce un vino da un vitigno piemontese antico e rarissimo, il Gamba Rossa (conosciuta anche come Gamba di Pernice) principale attore della Doc Calosso, una delle più piccole per estensione vitata, in Italia.

Il nome di questa uva è legato al particolare colore rosso acceso del raspo prima dell’invaiatura, che ricorda le zampette delle pernici. Il vitigno era inoltre conosciuto nell’Albese come Pernicine o Imperatrice dalla Gamba Rossa: lo descrive il Nuvolone nel 1798, è testato dall’inchiesta Leardi Demaria attorno al 1870 e dato come tipico dell’Alto Monferrato dal Rovasenda negli stessi anni. A Quasi scomparso nel ‘900, venne recuperato dopo 12 anni di sperimentazione dall’Università di Torino e reimpiantato grazie al coraggio di un ristretto numero di viticoltori calossesi.

Oggi si può contare su circa 15 ettari vitati e su 12 produttori di questa perla dell’enologia italiana.

Istituita nel 2011, è riservati ai vini prodotti esclusivamente nel territorio dei comuni di Calosso, Costigliole d’Asti e Castagnole delle Lanze, con il vitigno Gamba Rossa, per almeno per il 90%.

Il Disciplinare prevede la tipologia Calosso Doc, la Riserva e il Calosso Passerà, cioè la versione passita. Prima dell’entrata in commercio devono trascorrere minimo 20 mesi di invecchiamento e almeno 30 mesi per la versione Riserva.

L’assaggio di Calosso Doc 2019 dell’azienda La Badia, dei fratelli Giuseppe e Marco Bussi mi ha piacevolmente colpito. Nel calice un vino di un luminoso rosso rubino i media intensità; il profilo olfattivo preciso, dotato di buona complessità ricorda il pepe, la ciliegia anche sotto spirito, una nota floreale di peonia. In bocca dimostra una bella freschezza, unita alla trama tannica che regala dinamicità al sorso e piacevolezza di beva. Sicuramente una bottiglia con potenziale di invecchiamento, almeno di 10 anni.

L’azienda la Badia ha sede nel comune di Calosso e il suo nome fa probabilmente riferimento a un’antica comunità monastica. Essa è nata nel 1987, quando gli attuali titolari, ripresero il lavoro in vigna del nonno Felice; si coltivano moscato, barbera, cortese, chardonnay e appunto il gamba rossa.

I terreni più argillosi, verso Agliano Terme sono ideali per la barbera, mentre quelli sabbiosi e calcarei verso Castiglione Tinella, al moscato; particolare attenzione viene rivolta alle pratiche agronomiche, che seguono i principi della lotta integrata.

La produzione de La Badia viene completata da due tipologie di Vermouth e da una serie di grappe monovitigno, da barbera, moscato e naturalmente dalle vinacce ottenute per la produzione del Calosso. Un territorio che merita di essere conosciuto, anche per celebrare l’opera di recupero di un vitigno che racconta la storia di una coltivazione tradizionale del Monferrato, che sembrava essere andata persa.

Venezia: da Tenuta Venissa si fa vino in Laguna

Nella parte più incontaminata della Laguna di Venezia, precisamente sull’isola di Mazzorbo, esiste un progetto di recupero vitivinicolo iniziato nel 2001 dalla famiglia Bisol, produttrice di vini da 500 anni in Valdobbiadene, che ha abbracciato l’affascinante sfida di far rinascere un vitigno autoctono veneziano: la Dorona di Venezia.

In un ecosistema unico, non proprio lo stereotipo di un ambiente vitivinicolo perfetto, tre fattori estremi non hanno comunque impedito a questo vitigno di essere presente in laguna per centinaia di anni: l’umidità tutto l’anno che risulta sicuramente negativa per la viticoltura perché può far sviluppare diverse malattie; la presenza del sale ovunque; e la mancanza di spazio per le radici essendo il terreno a livello del mare. In alcune zone non c’è un metro per le radici e le viti vengono tenute basse per far sì che si abbia una buona resa.

Un vitigno normale non resisterebbe a queste condizioni estreme, mentre la Dorona si è perfettamente adattata a questo ecosistema nel corso del tempo, sviluppando un’ottima resistenza sia all’umidità che al sale. Le radici si comportano in maniera diversa rispetto alle altre viti che si trovano sulla terraferma: iniziano ad andare in profondità ma appena incontrano l’acqua salata si espandono in orizzontale. Il prodotto finale dà grappoli particolarmente concentrati da un lato poveri d’acqua ma ricchi di nutrienti, soprattutto minerali e parte salina.

La storia della Dorona

L’avvincente storia della Dorona è da far risalire al X secolo, quando la viticoltura era diffusa ovunque in laguna, grazie soprattutto agli ordini religiosi che avevano iniziato a colonizzare le varie isole costruendo monasteri e impiantando vigneti. Per capire l’importanza della tradizione vitivinicola a Venezia basta pensare che in Piazza San Marco fino al 1100 c’era un campo coltivato con all’interno una vigna. Le prime tracce della viticultura risalgono a oltre 2500 anni fa, e le isole della laguna sono sempre state coltivate, per consentire un minimo di autosufficienza agli abitanti. Anche le piazze seguivano lo stesso destino, da questo deriva il nome delle stesse a Venezia “Campo” e “Campiello”.  

Arriviamo al Ventesimo secolo, quando due disastri naturali hanno portato alla quasi scomparsa della Dorona: il primo nell’inverno del 1929, il più freddo mai registrato con temperature che sfiorarono i meno 20 gradi e la laguna completamente coperta dal ghiaccio, come da alcune foto storiche dove si vedono persone andare a piedi da Murano a Venezia. Una situazione estrema che ha provocato la perdita della maggior parte delle viti. Il secondo evento nefasto, l’acqua alta del 1966 che arrivò a quasi 2 metri dal livello del mare coprendo l’intera laguna, formando un ambiente palustre che causò la definitiva distruzione del vitigno, tanto che venne considerato dallo stato italiano ufficialmente estinto.

La svolta si ebbe nel 2001 quando Gianluca Bisol, facendo una passeggiata a Torcello, scorse per caso in un giardino privato, tre viti, iniziando così a compiere ricerche con il proprietario e scoprendo che erano proprio della Dorona, sopravvissuta anche all’acqua alta del ‘66. Da qui l’idea di restaurarne la tradizione vitivinicola. Seguirono da una parte le lunghe vicende burocratiche per il riconoscimento da parte delle Autorità competenti dell’esistenza ancora della Dorona con la quale si poteva produrre vino, e ci vollero i canonici 5 anni per avere la certificazione. Gianluca Bisol, aiutato dal contadino locale Gastone, decise di approfondire le ricerche all’interno della laguna per vedere se fossero sopravvissute altre viti e, grazie ad un team di agronomi ed esperti conoscitori della laguna, si recuperarono le ultime 88 piante sopravvissute alla grande acqua alta.

Dopo tutte queste vicende incrociate nel 2006 Gianluca trova il luogo di elezione dove poter riprendere la coltivazione vinicola, una tenuta nell’Isola Mazzorbo, a due passi da Burano nella Venezia Nativa. Un “clos” circondato da mura medievali e con un campanile trecentesco all’interno della vigna. La proprietà, circondata dall’acqua su tre dei quattro lati, è attraversata da un canale e ospita una peschiera. Sapendo che il luogo aveva una certa vocazione vinicola, fa analizzare il suolo per capire se era ancora adatto alla produzione del vino, il risultato portò a sconsigliare l’impianto della vite per l’eccessiva salinità del suolo che per la mancanza di spazio. Ma caparbio e tenace pensò di provarci comunque, rafforzato dal fatto che per centinaia di anni si era prodotto vino e poi la Dorona non è un normale vitigno che non avrebbe potuto reggere alle condizioni estreme.

Nel 2010 arriva la prima vendemmia, con una produzione di 4880 bottiglie che riporta la Dorona di Venezia nelle più importanti cantine di tutto il mondo. Nel 2011 vede la luce anche il Rosso Venissa blend di Merlot e Cabernet Sauvignon e nel 2013 nasce anche il Rosso Venusa

La Tenuta Venissa sorge a Mazzorbo, isola che assieme a Torcello e Burano rappresenta la Venezia Nativa: un arcipelago di natura, colori, sapori e arte. Da qui, attraversando a piedi il caratteristico ponte di legno con vista su Venezia, si raggiunge Mazzorbo, isola che conquista per la sua atmosfera serena, lontano dal caos cittadino di Venezia, intima ed emozionante. Venissa è un perfetto esempio di “vigna murata” al cui interno si trovano il ristorante e le sei camere. A rendere ancora più suggestivo il luogo, ricco di pace e silenzio, è il campanile trecentesco che domina il vigneto.

Ed eccoci alla degustazione

Una premessa è d’obbligo: le differenze d’altitudine all’interno del vigneto cambiano il risultato finale. La parte più bassa del vigneto è a mezzo metro dal livello del mare, la più alta a un metro, ovvio che mezzo metro in più in queste condizioni è tanta roba, le radici riescono ad espandersi meglio con un prodotto più fresco e qui si produce il Venusa. In quella più bassa più concentrata dove le viti soffrono molto e la produzione è minore, basti pensare che ogni vite produce 1 o due grappoli, si fa il Venissa. Due prodotti completamente differenti che andiamo a degustare.

VENUSA BIANCO – prodotto con uve Dorona presenta un colore giallo con riflessi dorati, viene sottoposto ad un periodo di macerazione sulle bucce. Fermentazione in acciaio e per 24 affinamento in cemento. Al naso profumi floreali accompagnati da frutta gialla e richiami ad erbe di campo. In bocca un bel sorso dinamico con una piacevole acidità e mineralità. Prima annata di produzione 2017.

VENISSA – la vendemmia manuale avviene nella seconda metà di settembre. Il mosto fermenta, con macerazione sulle bucce di più di 20 giorni in acciaio. La macerazione sulle bucce si pratica per mantenere la tradizione veneziana: a Venezia infatti non era possibile avere cantine sotterranee e fresche temperature a causa dell’acqua alta. Era quindi indispensabile macerare la Dorona per strutturarla grazie alle sostanze antiossidanti presenti nella buccia e nei semi. Infine il vino affina 48 mesi in botti di cemento e 12 mesi in bottiglia. Alla vista un colore giallo paglierino brillante con note dorate, al naso un bouquet complesso che spazia tra i sentori di pera, albicocca, mandorle e spezia, in bocca avvolgente e caldo con una bella mineralità e morbidezza. La bottiglia è un’opera d’arte. Al posto dell’etichetta una foglia d’oro applicata a mano per poi rimettere la bottiglia in ricottura nei forni delle vetrerie di Murano.

Un’esperienza unica, assistere allo spettacolo del sole che tramonta sulle vigne dorate di Venissa, inebriarsi del profumo del mare e del sale, ascoltare il suono delle maree, un’esperienza emozionante e coinvolgente.

Prosit!

“Nocini a confronto”: il concorso su uno dei liquori presente nelle case di tutta Italia

Il nocino è servito!

Siamo alla 16 edizione “Nocini a confronto 2024” e tutto nasce per una sfida, essendo arrivati ultimi ad un concorso tenutosi in terra Emiliana, abbiamo affinato la tecnica e selezionato le materie prime… e poi realizzato un concorso in Romagna.

AIS Romagna delegazione Forlì si propone di divulgare questo liquore casalingo, un amaro dalle proprietà stomatiche (in passato veniva venduto nelle farmacie), non solo come liquore antico ma come ingrediente da utilizzare in cucina o nei cocktail.

Noi, del gruppo sommelier e stimatori di tale liquore ci troviamo presso Casa Artusi, a Forlimpopoli, nel mese di maggio, giugno per valutare i campioni che i produttori casalinghi consegnano e che giungono a noi in forma anonima. I panel sono formati da 5 membri che ne valutano le peculiarità mediante l’utilizzo di una scheda di degustazion appropriata .

La premiazione avverrà il 30 giugno durante lo svolgimento della “festa Artusiana“ con la presentazione dei migliori classificati e premiati con le noci d’oro, d’argento e di bronzo.

Con il coinvolgimento di insegnanti di cucina e dì mixology, grazie alla dirigente dell’Istituto alberghiero “Pellegrino Artusi “ di Forlimpopoli, verranno ideate nuove ricette con il nocino. Le ricette create nelle precedenti edizioni sono già inserite all interno del libro ”Il Sasso e la Noce” un piccolo testo che ha unito tutto il gruppo durante la stesura.

Il nocino

Liquore ottenuto con infusione di mallo di noci in alcool, zucchero e spezie. Si racconta da tempi antichi che contenga elevate quantità di tannini, con funzioni antiossidanti, digestive e stomatiche. Le origini? si perdono nella notte dei tempi e la leggenda tra sacro e profano, santi e streghe, fa sì che fosse considerato quasi una pozione magica.

Il momento del raccolto avveniva per tradizione la notte di San Giovanni (solstizio d estate) a piedi scalzi, da giovani fanciulle. Oggi la raccolta avviene circa il 10/15 giugno secondo la maturazione delle noci. I romani narravano di un popolo, i Picti, che faceva parte dei Britanni, che distribuiva in calderoni questo elisir ai soldati. A Grenoble si produce ancora oggi nocino con la propria noce fregiata del marchio AOC .

La ricetta

Ogni famiglia la propria. Anche il libro “la scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” scritto da Pellegrino Artusi cita la sua ricetta al n. 750. La mia invece? Mallo di noci n. 33 raccolte in giugno, nel momento balsamico, quando ancora la noce all interno non ha la consistenza legnosa. Alcool, zucchero e pochissime spezie (cannella e chiodi di garofano). Infine macerazione al sole in contenitore di vetro, filtrazione e imbottigliamento entro febbraio.

Il liquore ottenuto ha un bel colore scuro, non opaco, consistente, ha un impatto olfattivo di forte personalita’ che raccoglie come una corona note di mallo (balsamico) caffe’, cacao, spezie percettibili. Al sorso regala sensazioni rotonde date dalla pastosità e dalla dolcezza sostenuta da aromi variegati e penetranti.

Augurandovi buone bevute, vi invito a degustarne alcuni. Vi aspettiamo il 30 giugno per la premiazione dell edizione 2024, saremo presso Casa Artusi a Forlimpopoli (FC)

Per chi volesse inviare il proprio campione di nocino casalingo puo’ aderire al concorso seguendo le indicazioni per partecipare nell’estratto del regolamento.

Tutti i premiati di Radici del Sud 2024: momenti di riflessione e di crescita per il vino del Sud Italia

Il Sud Italia trova il suo momento di gloria a Radici del Sud, manifestazione ormai giunta alla diciannovesima edizione.

La maggiore età, superata da un pezzo, fa bene a quanti tra organizzatori, produttori, stampa e buyers italiani ed esteri, vogliono credere in un territorio vastissimo, ancora parzialmente inesplorato (soprattutto nel suo potenziale) e nelle varietà d’uva autoctone che raccontano di un carattere mediterraneo così tipico.

Nicola Campanile è il patron di Radici del Sud e ogni anno cerca di stimolare la platea dei presenti con visite in cantina – Rivera – Giovanni Aiello “enologo per amore” – Tenute Chiaromonte – e masterclass senza tempo, per far conoscere la bellezza della Puglia, regione ospitante, e dei vini del Meridione.

Un respiro autentico, un momento di relax per le giurie tecniche chiamate a stabilire in più Commissioni i vincitori della Rassegna. Il confronto, sempre rispettoso e incoraggiante tra persone di esperienza e competenze differenti, porta i giudici stessi ad una crescita positiva personale, forse la qualità migliore del far parte di un panel di degustazione.

Ecco, dunque, tutti i premiati suddivisi per categorie e tipologie:

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE

Giuria Internazionale

1 classificato – VINI CONTRADA – RINASCITA METODO CLASSICO BRUT – 2019

2 classificato – CANTINE BENVENUTO – SUGHERO STORTO – 2021

Giuria Nazionale

1 classificato – VINI CONTRADA – RINASCITA METODO CLASSICO BRUT – 2019

2 classificato – TENUTE CHIAROMONTE – CHIAROMONTE ANCESTRALE ROSÉ – 2018

FALANGHINA

Giuria Internazionale

1 classificato – TERRAE LABORIAE – SPERI CAMPANIA FALANGHINA – 2022

2 classificato – AGNANUM – FALANGHINA – 2021

Giuria Nazionale

1 classificato – TERRAE LABORIAE – SPERI CAMPANIA FALANGHINA – 2022

2 classificato (ex aequo) – PIARULLI VINI ED OLIO – FALANGHINA – 2023

2 classificato (ex aequo) – ANTICO CASTELLO – DEMETRA – 2023

GRECO

Giuria Internazionale

1 classificato – VIGNE GUADAGNO – GRECO DI TUFO – 2021

2 classificato (ex aequo) – CASA COMERCI – RÈFULU – 2023

2 classificato (ex aequo) –  AMARANO – GRECO DI TUFO – 2021

Giuria Nazionale

1 classificato – AMARANO – GRECO DI TUFO – 2021

2 classificato – CASA COMERCI – RÈFULU – 2023

FIANO

Giuria Internazionale

1 classificato – CANTINA SAN PAOLO – FIANO DI AVELLINO – 2022

2 classificato – AMARANO – DULCINEA – 2016

Giuria Nazionale

1 classificato – SANTA LUCIA – GAZZA LADRA – 2022

2 classificato – AMARANO – DULCINEA – 2016

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI DEL SUD ITALIA

Giuria Internazionale

1 classificato Campania – MARISA CUOMO – FURORE BIANCO FIORDUVA – 2022

1 classificato Sardegna – CANTINA SANTADI – CALA SILENTE – 2023 

1 classificato (ex aequo) Sicilia – PLANETA – ALLEMANDA – 2023

1 classificato (ex aequo) Sicilia – PLANETA – ERUZIONE 1614 – 2021

1 classificato Abruzzo – CONTESA VINI E VIGNETI – CONTESA PECORINO – 2023

1 classificato Puglia – GIANCARLO CECI – PANASCIO – 2023 

Giuria Nazionale

1 classificato Sardegna – MERTZEORO – GRANATZA – 2023 

1 classificato Campania – MARISA CUOMO – FURORE BIANCO FIORDUVA – 2022 

1 classificato Sicilia – PLANETA – ERUZIONE 1614 – 2021 

1 classificato Puglia – GIANCARLO CECI – PANASCIO – 2023 

1 classificato Abruzzo – CONTESA VINI E VIGNETI – CONTESA PECORINO – 2023 

ROSATI DA VITIGNI AUTOCTONI DEL SUD

Giuria Internazionale

1 classificato Sardegna – SIDDÙRA – NUDO – 2023

1 classificato Calabria – LIBRANDI – SEGNO LIBRANDI – 2023

1 classificato Sicilia – BARONE SERGIO – LUIGIA SICILIA – 2023

1 classificato Puglia – WINERY LOMARTIRE – MASERNÒ ROSATO – 2023 

1 classificato Abruzzo – DONVITANTONIO VINI – CERASUOLO D’ABRUZZO – 2023 

1 classificato Campania – MARISA CUOMO – COSTA D’AMALFI – 2023 

Giuria Nazionale

1 classificato Sardegna – CANTINA DORGALI – FILIERI ROSÈ – 2023

1 classificato Puglia – TENUTA FERRERO – SYLVIS – 2023 

1 classificato Abruzzo – CONTESA VINI E VIGNETI – CONTESA CERASUOLO D’ABRUZZO – 2023 

1 classificato Calabria – LIBRANDI – SEGNO LIBRANDI – 2023 

1 classificato Sicilia – BARONE SERGIO – LUIGIA SICILIA – 2023

1 classificato Campania – A.A. BOCCELLA – ROSATT – 2022 

GRUPPO MISTO VINI ROSSI DEL SUD ITALIA

Giuria Internazionale

1 classificato Sicilia – MANISCÀ – ROSSO – 2023 

1 classificato Molise  – CAMPI VALERIO – OPALIA TINTILIA DEL MOLISE – 2020

1 classificato Campania – TERRAE LABORIAE – TELI SANNIO BARBERA – 2022

1 classificato Puglia – VINI DI MONTEMARCUCCIO – ELPÍS – 2023

1 classificato Sardegna – SILVIO CARTA – CAGNULARI – 2022

1 classificato Calabria – LIBRANDI – DUCA SANFELICE RISERVA – 2021

Giuria Nazionale

1 classificato Sardegna – SIDDÙRA – BÀCCO – 2022

1 classificato Sicilia – CVA CANICATTÌ – AYNAT – 2021

1 classificato Campania – AGNANUM – PIEDIROSSO – 2023

1 classificato (ex aequo) Calabria – LIBRANDI – DUCA SANFELICE RISERVA – 2021 

1 classificato (ex aequo) Calabria – LIBRANDI – MEGONIO – 2022

1 classificato Puglia – VINI DI MONTEMARCUCI – ELPÍS – 2023 

1 classificato Molise – CAMPI VALERIO – OPALIA TINTILIA DEL MOLISE – 2020

MONTEPULCIANO

Giuria Internazionale

1 classificato – CONTESA VINI E VIGNETI – CONTESA MONTEPULCIANO – 2022 

Giuria Nazionale

1 classificato – DONVITANTONIO VINI – LA FILOMENA – 2020

NEGROAMARO

Giuria Internazionale

1 classificato – CANTINE PAOLOLEO – ORFEO – 2022

2 classificato – MASSERIA MITA – EUFORIA BIO – 2019

Giuria Nazionale

1 classificato – CANTINE PAOLOLEO – ORFEO – 2022

2 classificato – MASSERIA MITA – EUFORIA BIO – 2019

PRIMITIVO

Giuria Internazionale

1 classificato – NUE WINES – VILLANO – 2021

2 classificato (ex aequo) – MASSERIA CUTURI – CHIDRO – 2021

2 classificato (ex aequo) – MASSERIA MITA – EQUILIBRIO BIO – 2020

Giuria Nazionale

1 classificato – MASSERIA MITA – EQUILIBRIO BIO – 2020

2 classificato – MASSERIA CUTURI – CHIDRO – 2021

NERO DI TROIA

Giuria Internazionale

1 classificato – VINICOLA LAMONARCA – 5 FOGLIE NERO DI TROIA – 2022

2 classificato – PALATINO VINI PUGLIESI PER PASSIONE – PUPA NERA – 2022

Giuria Nazionale

1 classificato – RIVERA – PUER APULIAE RISERVA – 2017

2 classificato (ex aequo) – VINICOLA LAMONARCA – 5 FOGLIE NERO DI TROIA – 2022

2 classificato (ex aequo) – BIOBONIZIO I GARAGISTI DI MONTEGROSSO – PIOVANELLO – 2029

CANNONAU

Giuria Internazionale

1 classificato – MANNOI – MANNOI NEPENTE DI OLIENA – 2021

2 classificato – CANTINA VIGNAIOLI OLIENA – S’INCONTRU NEPENTE DI OLIENA – 2019

Giuria Nazionale

1 classificato – MANNOI – MANNOI NEPENTE DI OLIENA – 2021

2 classificato – IOLEI WINERY – VOSTE’ – 2022

AGLIANICO

Giuria Internazionale

1 classificato – CANTINE DEL NOTAIO – IL SIGILO – 2016

2 classificato – CANTINE KANDEA- ARAGONA – 2017

Giuria Nazionale

1 classificato – VIGNE GUADAGNO – IRPINIA AGLIANICO – 2020

2 classificato – CANTINE DEL NOTAIO – IL SIGILO – 2016

TAURASI

Giuria Internazionale

1 classificato – AMARANO – PRINCIPE LAGONESSA – 2015

1 classificato – VINI CONTRADA – CONTRADA TAURASI – 2017

Giuria Nazionale

1 classificato – A.A. BOCCELLA – SANT’EUSTACHIO TAURASI – 2019

2 classificato – VINI CONTRADA – CONTRADA TAURASI – 2017

VINI DOLCI , PASSITI, MUFFATI, OSSIDATIVI

Giuria Internazionale

1 classificato – SILVIO CARTA – VERNACCIA DI ORISTANO  RISERVA – 2006

2 classificato – CANTINE DEL NOTAIO – L’AUTENTICA BASILICATA BIANCO – 2022

Giuria Nazionale

1 classificato – SILVIO CARTA – VERNACCIA DI ORISTANO  RISERVA – 2006

2 classificato – FULGHESU LE VIGNE – JOGOS – 2013

BIOLOGICO

Giuria Internazionale

1 classificato – MANISCÀ – ROSSO – 2023 

2 classificato (ex aequo) – PLANETA – ALLEMANDA – 2023 (Sicilia)

2 classificato (ex aequo) – PLANETA – ERUZIONE 1614 – 2021 (Sicilia)

Giuria Nazionale

1 classificato – VIGNE GUADAGNO – IRPINIA AGLIANICO 2020

2 classificato – A.A. BOCCELLA – SANT’EUSTACHIO TAURASI – 2019

Adra Academy: è il momento di Infinity Food, la masterclass dove spezie e sale Maldon incontrano la mixology

Il marchio Adra dal 1988 è divenuto un simbolo nella qualità del food surgelato e del trasporto tra Campania, Basilicata e Calabria. Il sogno di Peppino Cirigliano e del socio Ciro Cancro, ha messo solide radici nel Vallo di Diano, con un’idea imprenditoriale di successo, fatta di sacrificio, rapporti personali con i tantissimi operatori del settore e cultura.

La cultura del buon cibo e del corretto abbinamento è alla base del lavoro di Adra, impegnata da sempre alla formazione food and beverage e all’interazione con i vari attori del territorio. Bar, gelaterie-pasticcerie, enoteche, pizzerie e ristoranti, puntando lo sguardo al vero protagonista: il cliente finale.

Un cliente che va coccolato, stimolato, incuriosito verso le nuove tendenze, le mode e le idee illuminate come quelle new age della mixology moderna. La collaborazione con Montosco – gruppo Collina Toscana S.p.A. – azienda primaria nella produzione e commercio di condimenti, erbe aromatiche e spezie, con filiera certificata dal coltivatore alla tavola. Dal 2024 l’impulso per entrare nel mondo della miscelazione ha creato la sinergia giusta per l’evento svolto ad Atena Lucana (SA) il 28 maggio scorso.

Chiamati alla preparazione e presentazione dei cocktail la ditta Planet One, esperti nella formazione, consulenza, vendita di attrezzature bar professionale, organizzazione di eventi, boot camp e catering del canale HO.RE.CA. Una masterclass interattiva, con i presenti che hanno potuto tastare sul campo i metodi e le opportunità per creare cocktail e aperitivi innovativi con l’aggiunta di spezie e sale Maldon sotto la direzione artistica del marketing manager di Adra Emiliano Perillo.

Gli eventi continueranno in un’estate che promette di essere gustosa e scoppiettante. Tutte le interviste nella nostra playlist.

Si ringrazia il fotografo Lucio Perillo per le immagini concesse a 20Italie.

I vini di Podere Pellicciano nell’incantevole borgo di San Miniato

Se si pensa a San Miniato, viene immediatamente in mente il tartufo bianco e proprio dal seminario condotto sul pregiato tubero nostrano inizia il press tour organizzato da Claudia Marinelli di Darwine & Food Comunicazione e Podere Pellicciano.

Dettagli utili alla raccolta del tartufo da parte dell’azienda sanminiatese Nacci, mancava solo la caccia al tartufo accompagnati, magari, dagli splendidi lagotti cercatori infallibili.

San Miniato, però, è anche zona dove la viticoltura affonda le radici nel lontano passato. Dopo una passeggiata tra i vigneti a Bucciano con i fratelli Fabio e Federico Caputo, ci siamo diretti al Ristorante Brassica di San Miniato e deliziati dai piatti preparati dallo chef Andrea Madonia in abbinamento con le vecchie annate di vini di Podere Pellicciano.

Al mattino seguente abbiamo effettuato la degustazione in azienda e poi la visita in cantina, per assaporare anche alcuni campioni sia da vasca che da botte, al cui termine è seguito uno squisito pranzo in azienda realizzato magistralmente dallo chef Armando Brigai del Ristorante Olivum di Ponte a Elsa. Piatti ben preparati e ben calibrati con ingredienti territoriali e, naturalmente, ottimi vini.

Podere Pellicciano è stato acquistato dalla famiglia Caputo nel 2003 come casa di campagna; allora era conosciuto come Vallechiara, posto a poca distanza dal centro abitato del Borgo etrusco di San Miniato (Pi). Un antico podere che risale al 1830 e che vanta oggi circa 10 ettari vitati e 3 ettari di olivi, da sempre gestiti secondo i dettami dell’agricoltura biologica nel massimo rispetto dell’ambiente, con certificazione BIO ottenuta nel 2016.

Le varietà coltivate sono quelle storiche trovate in eredità nelle vecchie vigne, propagate e inserite per selezione massale anche nei nuovi impianti: Sangiovese, Malvasia Nera, Colorino e Canaiolo per quanto riguarda le varietà a bacca rossa; Trebbiano, Malvasia Bianca, San Colombano e Vermentino a bacca bianca.

Il suolo è ricco di tufo in superficie e di argilla in profondità con presenza di fossili marini. Le altimetrie dei vigneti in località Bucciano sfiorano i 280 metri s.l.m.. Una scelta ben ponderata è stata quella di non mettere a dimora nessuna varietà internazionale, in un periodo ove molti altri vigneron lo facevano. La varietà preferita è la Malvasia Nera: avendo un ciclo più breve rispetto ad altri, le condizioni climatiche sono ideali per scongiurare le gelate primaverili. Un’areale che dà origine a vini meno strutturati e possenti, ma al contempo più eleganti. Le escursioni termiche tra le ore diurne e notturne sono notevoli, fattore importante per ottenere una buona complessità aromatica. Le correnti marine donano infatti una buona ventilazione alle dolci colline sanminiatesi.

Una splendida realtà a conduzione familiare, Concetta, la mamma, si occupa delle visite in cantina e l’accoglienza dei molti turisti che visitano San Miniato, Fabio si occupa di tutta l’attività commerciale e Federico, l’enologo, si occupa sia dei vigneti sia di tutta la produzione in cantina. Prevalentemente i vini da loro prodotti sono in purezza, recentemente anche qualche blend. Alcune etichette sono dedicate ai figli, sulle quali campeggia il soprannome, Il Biondo dedicato a Fabio, Cimba a Martina e Tricche a Federico.

Un’azienda giovane ed emergente della quale senza ombra di dubbio sentiremo parlare molto in futuro e bene. Una famiglia affabile e molto ospitale, il bello del mondo enoico.

I vini degustati

Il Biondo Toscana Igt 2023 – Vermentino, Malvasia Bianca e Grechetto – dalle nuance giallo paglierino ed un naso in cui giungono sentori di fiori di camomilla, pesca, ananas e vibrazioni agrumate. Sorso saporito e di buona corrispondenza.

Fonte Vivo Toscana Igt 2021 – Trebbiano in purezza  – Giallo dorato, sprigiona note di albicocca, caramella d’orzo, erbe officinali, dal gusto pieno e persistente.

Chianti Docg 2023 – Sangiovese, Colorino e Canaiolo – Rubino vivace, rimanda subito a sentori di giaggiolo, mora e frutti di bosco.  Fresco, sapido e coerente.

Tricche Toscana Igt 2021 – Sangiovese 70%, Malvasia Nera 20% e Colorino 10% – Rosso rubino intenso, salgono all’olfatto note di rosa, prugna, mora, sottobosco e nuance balsamiche. Sorso vellutato, equilibrato e coerente .

Egola Toscana Igt 2020 – Malvasia Nera – Rubino intenso, rimanda sentori di mora, ribes nero, liquirizia e spezie. Al palato risulta setoso, armonioso e tipico.

Egola Toscana Igt 2021 – Malvasia Nera – Rubino intenso, libera note di rosa, giaggiolo, frutta nera e tabacco. Allungo finale fresco, saporito e leggiadro.

Buccianello Toscana Igt 2021 – Colorino – Rubino impenetrabile,  si percepiscono note di mora, prugna, ribes e pepe nero, setoso, delizioso e decisamente lungo.

Buccianello Toscana Igt 2020 – Colorino – Rubino impenetrabile, emana sentori di rosa, ciclamino, frutti di bosco e spezie, dalla bocca fresca, saporita e leggiadra.

Prato della Rocca Toscana Igt 2020 – Malvasia Nera, Sangiovese e Colorino in uvaggio e coofermentati – Rubino impenetrabile, rivela note di frutta rossa e spezie dolci. Avvolgente, accattivante e persistente.

Prato della Rocca Toscana Igt 2019 – Malvasia Nera, Sangiovese, Colorino in uvaggio e coofermentati – Rubino impenetrabile, dipana sentori di mirto, frutti di bosco,  sottobosco e spezie dolci, attacco tannico poderoso e buona piacevolezza di beva.

Podere Pellicciano
Via Serra, 64
56028 San Miniato (Pi)
www.poderepellicciano.it

Masi Agricola: la Valpolicella in tour a Napoli da Cisterna Bistrot

Nord chiama Sud: la Valpolicella proposta nei vini di Masi Agricola e i piatti dello chef Pierpaolo Musto di Cisterna Bistrot a Napoli.

Evento organizzato grazie all’impegno di Titti Casiello, nostro autore di 20Italie, quest’oggi invece in veste di intermediaria tra due realtà che fungono da guida nel panorama enogastronomico. A Napoli le contaminazioni esistono da sempre e da Cisterna Bistrot, sotto le mani sapienti di chef Pierpaolo Musto, vanno in scena piatti della tradizione rivisitati appositamente in chiave veneta per l’ospite d’onore: i vini di Masi Agricola.

Chef Pierpaolo Musto

La storia di Masi inizia nel 1772, data della prima vendemmia della famiglia Boscaini nei pregiati vigneti del “Vajo dei Masi”, valle nel cuore della Valpolicella Classica. Da qui prende il nome l’azienda, tuttora di proprietà della famiglia, che, dopo oltre 200 anni di appassionato lavoro, opera attivamente oggi con la sesta, settima e ottava generazione. Fanno parte del Gruppo anche le cantine Conti Serego Alighieri, Conti Bossi Fedrigotti e Canevel, oltre le Tenute a conduzione biologica Poderi del Bello Ovile in Toscana e Masi Tupungato in Argentina.

Il menù prevedeva un trittico composto da:

alici ‘mbuttunate in saor accompagnate dal Valpolicella Classico Doc “Possessioni” 2021 di Serego Alighieri, classico incontro di uve Corvina, Rondinella e Molinara (clone Serego Alighieri da una vigna a piede franco), dai tannini morbidi e dall’ottima bevibilità fruttata.

Montanarina con baccalà mantecato proposta in abbinamento al Rosso Verona IGT “Campofiorin” 2020, una vendemmia tardiva in stile tipico per l’areale ed una tecnica peculiare, affinatasi negli anni, che consiste nel far rifermentare la massa vinosa sulle bucce semi-appassite dell’Amarone. Potenza e controllo viaggiano sullo stesso ritmo, non coprendo la delicatezza della mantecatura.

Polenta con salsiccia e friarielli servita con Amarone della Valpolicella Classico Docg Riserva “Costasera” 2017. La storia di Masi qui presentata in un’annata straordinaria, che ha consentito di ottenere un vino dalla gradevole freschezza non rimarcata da eccessive sensazioni morbide.

Prima del gran finale non poteva mancare il classico Risotto all’Amarone, eseguito alla perfezione con l’aggiunta di yogurt di bufala e nocciole di Giffoni. Qui la maggiore età dell’Amarone della Valpolicella Classico Docg “Vaio Amaron” 2016 di Serego Alighieri, con le sue nuance da confettura di frutti di bosco e una speziatura completa tra pepe nero e cannella, ottiene il massimo consenso dei presenti.

Chiusura su un plateau di formaggi erborinati a base di latte di pecora e bufala, ben sorretti dall’avvolgenza del Recioto della Valpolicella Classico Docg “Angelorum” Masi e sulle frittole veneziane (simili alle zeppole partenopee) con crema al limone di Sorrento con un calice di Elisir allo zenzero in Grappa di Amarone Masi.

Un prodotto di particolare rarità e degno di una serata all’insegna del buongusto, dell’eleganza e della musica jazz, con le indimenticabili melodie di Ella Fitzgerald.

Trieste: i vini macerati protagonisti della terza edizione dell’AMBER WINE FESTIVAL

Il Castello di San Giusto domina come un angelo protettore sulla città di Trieste; davanti il mare e dietro le colline e i confini che hanno segnato la storia di paesi e uomini negli ultimi due secoli.

Un luogo perfetto e molto suggestivo per ospitare i vignaioli che scelgono di macerare le uve bianche per produrre vini secondo una antica tradizione; molti di essi usano le anfore, richiamando la cultura delle Qvevri della Georgia.

La manifestazione ha visto al taglio del nastro l’Assessore delle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste Giorgio Rossi, il presidente Diego Colarich e Tomi Kresevic della ForevenTS, che hanno lanciato il progetto “ Il San Giusto del Gusto”: il Castello infatti ospiterà una serie di appuntamenti legati all’enogastronomia, tra cui il 24 agosto Bolle Naturali, il 7 Settembre Gin Gin e per finire in bellezza, sabato 21 settembre Birrart.

Amber Wine Festival richiama i maggiori esponenti friulani e del Collio/Brda, con le nuove annate e con la passione di sempre, ma anche vignaioli da altre regioni italiane quali Trentino Alto Adige, Liguria e Sicilia e persino da altre parti d’Europa.

Ecco alcuni degli assaggi più emozionanti.

Prima partecipazione per l’azienda ligure La Ricolla, che ha sede nell’entroterra di Chiavari: grazie a Daniele Parma è stata operata la conversione in regime biodinamico ed egli utilizza anfore di terracotta toscana.

Berette vede protagonista il Vermentino che macera circa due settimane sulle bucce (“berette” in dialetto genovese): si annuncia con un bel colore dorato ed esprime sentori di agrumi, macchia mediterranea, the. In bocca brilla per la sapidità che rimanda ai luoghi dai quali proviene.

Oua al quadrato è sempre un Vermentino che fermenta spontaneamente in tini di cemento, macera sulle bucce per 150 giorni e affina in anfora per 6 mesi. Le uve provengono dal vigneto Fliscano, vicino alla Basilica dei Fieschi, mirabile esemplare di arte gotica in Liguria. I sentori virano su note agrumate, anche di frutta candita, il sorso è scorrevole, con lieve astringenza e chiusura salina.

Conferma per un altro vignaiolo biodinamico che opera nella zona del Lago di Caldaro: Andreas Dichristin di  Tröpfltalhof  esprime profondità e complessità nei suoi vini da vitigni internazionali, che seguono tutte le fasi della vinificazione in anfore Tava. Le Viogn  è un Viognier in purezza che racconta con delicatezza fiori e frutta a polpa bianca, erbe di campo e di miele. Affascina per la bevibilità e la persistenza gusto olfattiva.

Garnellen, il Sauvignon Blanc coltivato nella vigna che circonda la cantina, dialoga con il palato proponendo agrume, erbe aromatiche, una nota balsamica e gioiosa freschezza. Un vino che conquista e che sa sfidare il tempo.

Radovic, presente con la sua produzione già dalla prima edizione dell’Amber Wine Festival, è un giovane che stupisce ogni anno sempre di più: vini puliti, territoriali e che esprimono la passione e il cuore di chi li fa. Marmor  e la Malvasia vengono vinificati usando contenitori di pietra carsica; in vigna l’intervento è minimo, nel rispetto della vitalità della vigna e vengono utilizzati solo quantitativi minimi di rame e zolfo. Sicuramente tra i calici indimenticabili di questa giornata.

Zidarich ha proposto un Kamen ( vinificato in contenitori di pietra carsica) di estrema godibiltà: una Vitovska che macera circa 18 giorni sulle bucce e rimane 22 mesi in botte di rovere. Frutta tropicale, zafferano, nocciola tostata, ginestra. Fresco e sapido, con sbuffi iodati e lieve astrigenza.

Ograde di Skerk è ottenuto da Vitovska, Malvasia Istriana, Sauvignon Blanc e Pinot Grigio che fermenta spontaneamente e macera per 15 giorni in tini di legno. Luminoso colore ambrato, note di frutta candita, miele, scorza d’arancia, fieno secco. Il sorso è appagante e avvolgente e dotato di una notevole persistenza.

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Difficile scegliere il più emozionante tra i vini presentati da Skerlj: Vitovska e Malvasia entrambe precise e senza fronzoli, di grande personalità. Oltre alle uve a bacca bianca viene coltivato anche il terrano e vengono utilizzati contenitori di legno, custoditi nelle cantina scavata nella pietra.

Klabjan, Rojac, Movia, Rencel i vignaioli sloveni che hanno espresso il loro grande talento, presentando vini in cui la tecnica macerativa non annullava il vitigno e la filosofia di evitare l’utilizzo di chimica in cantina non penalizzava l’integrità e la salubrità del prodotto.

Anche quest’anno la manifestazione ha visto un pubblico numeroso e appassionato di winelovers, giornalisti e operatori del settore che hanno apprezzato l’organizzazione e la qualità dei prodotti in degustazione: un sentito grazie a Diego Colarich, al suo staff e alle autorità del Comune di Trieste e della regione Friuli Venezia Giulia per l’importante sostegno e promozione.

Il sipario è calato su di una giornata davvero intensa, fatta di incontri, di nuove conoscenze, di scambi di opinioni con i giornalisti presenti : non poteva mancare la golosa coccola rappresentata dal gelato di Vatta, che con il gusto al sambuco e quello al formaggio di Zidarich con fragole, ha regalato un autentico momento di estasi.

Campania: l’azienda agricola Guerritore apre le porte della nuova cantina con annessi relais e ristorante “a km zero”

Comunicato di Redazione

Siamo sempre felici quando una nuova realtà spicca il volo. La felicità è doppia quando si parla di Campania e del territorio salernitano, sempre alla ricerca di qualità da offrire ai numerosi turisti in visita alle bellezze della Costiera Amalfitana e del Cilento.

A pochi passi da Salerno, la storica Hippocratica Civitas, l’architetto Giovanni Sullutrone e sua moglie Marina Guerritore hanno investito risorse e passione per creare un piccolo gioiello nelle campagne tra Baronissi e Lancusi, tra vigne, olivi secolari e panorami bucolici: l’azienda agricola Guerritore. Abbiamo intervistato Giovanni proprio nell’ultima edizione di Vinitaly, entusiasta per il riconoscimento ottenuto dai suoi prodotti.

Tre etichette per tre persone: ai due coniugi, infatti, si è aggiunta la giovane e preparata figlia Svieta, responsabile dell’azienda, già sommelier in capo alla Delegazione A.I.S. di Salerno. Riccardo Cotarella coadiuvato dall’enologo interno Pasquale Vitale, segue le varie fasi produttive dal campo alla cantina, per realizzare vini in purezza rispettivamente da uve Fiano, Aglianico e Merlot. Acquamela, il Fiano, deriva da un antico Casale situato lungo la via dei “Due Principati” dove la Regina di Napoli Margherita di Durazzo si rifugiò durante la peste del Trecento. Il borgo di Cariti dà il nome al Merlot, mentre Fusara viene dal nome di un piccolo paese all’orizzonte dei filari di Aglianico.

La nuova cantina ha un’ala dedicata alla barricaia e ricalca l’idea di quiete necessaria al giusto riposo del mosto fermentato. Profondità e serbevolezza nel bianco, con una buona dose di tipicità. Goloso l’autoctono a bacca rossa principe della Campania, robusto e materico il cugino d’Oltralpe, forse quello che ha bisogno più di tutti di tempo.

E poi il bellissimo relais dotato di 7 camere con annessi piscina e ristorante “a km zero”. Ricerca del gusto con prodotti e ricette del territorio, curate dallo chef Angelo Borghese, un curriculum impressionante tra i gourmet italiani ed esteri. A lui il compito di dover coniugare eleganza e consistenza nei piatti, senza dimenticare però la tradizione.

Il ristorante prevederà apertura a pranzo e cena con una carta ricca di formule “easy” per ogni esigenza ed un angolo aperitivo per chi vorrà godere del relax in piscina: l’enoturismo vede l’azienda agricola Guerritore giocare un ruolo da vero protagonista nel panorama locale.

Piemonte: ReWine Canavese, l’evento per scoprire lo spirito artigianale dei Giovani Vignaioli Canavesi

Dal 17 al  19 maggio a Ivrea ha avuto luogo la quarta edizione di ReWine Canavese, organizzato dai Giovani Vignaioli Canavesani (GVC) con la preziosa collaborazione del direttore artistico Nello Gatti.

Tre giorni dedicati alla stampa per far conoscere meglio questo affascinante lembo di Piemonte. Il primo giorno è stato contraddistinto da un bel tour nel suggestivo borgo di Carema per recarci sotto i pergolati di Nebbiolo, ove molte viti sono a dimora da oltre mezzo secolo. Gian Marco Viano, presidente dell’Associazione ci ha fornito importanti informazioni sulla singolare enclave; siamo entrati in un edificio storico, recuperato e restituito alla Comunità, il Gran Masun, centro di valorizzazione del vino Carema e dopo aver assistito ad una proiezione sul territorio abbiamo degustato i vini della Doc.

Un numero relativamente esiguo di produttori, 10 per la precisione, coltivano e producono vino in un’estensione totale di 22 ettari vitati. Le vigne sono poste su terrazzamenti con muretti a secco e la vite è  allevata con il sistema a Pergola del Caremese, sorretta da pilastri troncoconici in pietra e calce, tipici del territorio, in loco chiamati “pilun”: le sue pietre immagazzinano calore e lo distribuiscono durante le ore notturne.

Il vitigno allevato è il Nebbiolo varietà Picotendro, capace di dare origine a vini freschi e dotati di una straordinaria piacevolezza di beva. I vigneti sono posti a forma di anfiteatro con suoli sabbiosi derivanti dal disfacimento delle morene dell’antico ghiacciaio. Un meraviglioso lembo di terra che si è ampiamente meritato il titolo di Presidio Slow Food. Le altimetrie dei vigneti si attestano fra i 350 e i 700 metri s.l.m. Carema è inoltre  attraversata dalla via Francigena.  A livello sensoriale il vino è di un bellissimo colore rosso granato intenso e  molto trasparente, al naso giungono sentori di rosa, lampone, frutti di bosco, polvere di caffè e tabacco, al palato è fresco e setoso, coerente e persistente. 

La degustazione

Cantina Produttori di Carema 2020 – Sprigiona sentori di rosa, amarena, e spezie dolci,  sorso setoso e armonioso. 

Cantina Togliana  Riserva 2020 – Emana note di frutti di bosco maturi, noce moscata e sottobosco,  gusto avvolgente e decisamente persistente. 

Sole e Roccia Monte Maletto 2020 – Rivela note di lamponi, ribes e sentori balsamici, avvolgente,  pieno ed appagante. 

Sorpasso 2020 – Si percepiscono sentori di ciliegia sotto spirito, arancia sanguinella, liquirizia e tabacco. Avvolgente, generoso ed armonioso. 

Muraje 2020 – Libera note di rosa, lampone e sussulti balsamici e speziati; il sorso rimane in bocca a lungo, è setoso e leggiadro. 

Turris Nuove Tradizioni 2021 – sentori di violetta, frutti di bosco e mora di rovo, fresco, pieno ed invitante.

Rubiolo Alberand 2021 – Giungono al naso note di viola, amarena e fragola, dai tannini setosi e dal finale duraturo. 

Toppia Figliej 2021 – Rivela sentori di rosa, frutti di bosco e menta. Sorso accattivante e duraturo.  

Broglina Kalamass 2021 – con sentori di ciclamino, mora, tabacco e liquirizia, regala un palato fine e rotondo.

Gasparre Buscemi 1986 – Un vino ancora in forma smagliante, davvero sorprendente, piacevole e lungo su nuance terziarie di tabacco dolce e cioccolato. 

Il secondo giorno è  iniziato con una tavola rotonda incentrata sul tappo a vite in comparazione con il tappo di sughero. Sul palco della Sala Santa Marta d’Ivrea, vi erano l’azienda Gaula Closures, rappresentata da Emanuele Sansone con gli “Svitati”: Walter Massa, Sergio Germano, Luca Rostagno della Cantina Matteo Correggia e Monica Laureati, Professore associato dipartimento di Scienze per gli alimenti dell’Università di Milano e Daniele Lucca, speaker di Wine Voice Radio & Podcast.

Una masterclass che ha ben chiarito la funzionalità del tappo a vite, senza demonizzare quello in sughero. Nei vari interventi sono emersi i vantaggi sia per i vini stessi (o perlomeno alcuni di essi) sia per la sostenibilità produttiva. In Italia, nostro malgrado, il tappo a vite gode ancora di una scarsa reputazione, ma viene molto più utilizzato nel nord Europa e in molti paesi del nuovo mondo. Nei vini bianchi sembra dimostrare di essere più indicato: i vini erano più freschi e piacevoli al palato. Per quanto riguarda i rossi è stato il tappo di sughero a dimostrare di avere maggiore capacità di affinamento, pur in un dibattito ancora molto aperto.

I vini proposti

Derthona 2017 Vigneti Massa

Monleale 2017 Vigneti Massa 

Langhe Sauvignon Doc 2007 Matteo Correggia 

Roero Riserva Roche d’Ampsej Docg Matteo Correggia

Riesling Herzu Langhe Doc 2016 Ettore Germano

Nebbiolo Langhe Doc 2016 Ettore Germano 

Dopo una pausa pranzo siamo tornati nella Sala Santa Marta per un focus ed una degustazione guidata di 8 etichette di Erbaluce. Varietà d’uva a bacca bianca che ha trovato la sua terra di elezione nel Canavese, conosciuto come Erbaluce di Caluso. In passato veniva prodotto nella tipologia Passito. Oggi si sono aggiunte anche le tipologie secco e spumante prevalentemente ottenuto da Metodo Classico. Un’uva capace di donare ai vini una buona acidità. 

Il Canavese è un ampio territorio circondato da laghi, castelli, suggestivi borghi e boschi, e verdi valli in provincia di Torino, nella parte nord e nord-est, confinante con la Valle D’Aosta, ricadente anche una piccola parte nelle province di Biella e Vercelli. Un anfiteatro naturale originato dal discioglimento delle morene dell’antico ghiacciaio, con suolo sabbioso, ricco di potassio e fosforo. Il clima alpino è caratterizzato da notevoli  escursioni termiche tra il giorno e la notte. La forma di allevamento è la pergola canavese, tuttavia è molto diffuso anche il guyot semplice. Due sono le Denominazioni: la Doc Canavese e la Docg Erbaluce di Caluso. I vitigni maggiormente coltivati oltre al Picotendro e L’ Erbaluce, sono la Barbera, la Vespolina e l’Uva Rara. 

I vini degustati dell’annata 2021

Canavese Doc Bianco Mezzavilla Terre Sparse – Al naso giungono note di camomilla, albicocca e mandorla. Saporito, coerente e lungo.

Vino Bianco Vecchie Tonneaux Monte Maletto – Emana sentori di zagara, pera e mela cotogna, fresco, avvolgente e persistente. 

Caluso Docg Anima Dannata La Masera – Nuance di mela, frutta tropicale e erbe aromatiche, pieno sapido e durevole. 

Calusco Docg Etichetta Nobile La Campore – Sprigiona sentori di zagara,  ananas ed erbe di campo. Rinfrescante e duraturo. 

Calusco Docg San Martin – Libera note di mela, pera Williams e banana. Sorso vibrante, avvolgente e coerente. 

Calusco Docg Primavigna Roberto Crosio – Dipana sentori di fiori di camomilla, zagara e ananas, dal gusto dinamico e invitante.

Calusco Docg Galattica Fontecuore – Rivela note di fiori di campo, banana, agrumi e menta. Saporito, armonioso e leggiadro. 

Calusco Docg Scelte d’Ottobre  Cantina 336 – Rimanda a sentori di mela cotogna, vaniglia e liquirizia. Pieno e appagante.  

All’auditorium Mozart d’Ivrea si è svolto un convegno “Spirito artigianale e cultura collettiva: con uno sguardo verso il futuro”. Sono intervenuti Riccardo Boggio, giovane vigneron, Gaspare Buscemi, enologo artigiano, antesignano del comprensorio, Alberto Alma professore di Entomologia Generale e applicata, Laura Donadoni, scrittrice, giornalista e wine educator, e Daniele Lucca, speaker di Wine Voice Radio & Podcast.

Il titolo già suggerisce gli argomenti trattati, ha preso la parola anche Oscar Farinetti, imprenditore di successo, patron di Eataly e titolare di iconiche aziende vitivinicole italiane, un intervento molto apprezzato da parte di tutti, un decalogo finale per ottenere successo con interessanti riferimenti a personaggi storici del passato, alcuni su tutti Leonardo da Vinci, Napoleone Bonaparte, Winston Churchill, tratto dal suo ultimo libro scritto “10 mosse per affrontare il futuro”.

Nella terza ed ultima giornata alle Officine H d’Ivrea sono state aperte le porte al pubblico, tra eno-appassionati ed operatori del settore. Ho fatto una passerella tra la maggior parte degli espositori presenti, degustando soprattutto vini ottenuti con Picotendro ed Erbaluce di Caluso, quest’ultimo nelle tipologie Metodo Classico, fermo secco e qualche  passito. I vini variano a seconda degli affinamenti, tra acciaio, legno, cemento e anfora, che viene utilizzata da pochissimi produttori, ma la qualità dei vini è elevata.

Nei tre giorni è stata data la possibilità di capire bene il territorio e conoscere meglio i suoi protagonisti, persone molto cordiali, coese e unite negli intenti che hanno intrapreso un percorso avvincente per valorizzare questa singolare enclave, in un clima di amicizia e di calorosa accoglienza. Impeccabile l’organizzazione curata sia dai Giovani Vignaioli con l’occhio attento del dinamico direttore artistico Nello Gatti, coadiuvato da Domenico Buratti.