Costiera Amalfitana: a Maiori (SA) l’azienda agricola biologica Raffaele Palma

di Luigi Salvatore Scala

Raffaele Palma ha seguito il suono dolcissimo del richiamo alla terra ed ha creato a Maiori (SA), in Costiera Amalfitana, un’azienda totalmente condotta all’insegna della eco-compatibilità e sostenibilità a picco sul blu del mare.

Vista panoramica dall’azienda

Fu certo in un momento di pazzia che Raffaele Palma, anzichè godersi in panciolle l’età matura dopo una vita attiva da imprenditore del settore legno, ha deciso di investire tutto per strappare alla montagna dei terrazzamenti da destinare alla vigna, oggi incorniciati e sostenuti dai muretti a secco, tra uliveti e limoneti. Impossibile descriverne il coraggio: l’invito è partire alla scoperta della vera viticoltura eroica, quella dell’uomo che non solo vince sulla natura, preservandola, ma la fa anche presuntuosamente più bella.

Il primo terreno

Nel 2005 Raffaele decise di dare tutto sé stesso e, passeggiata dopo passeggiata in questo paradiso perduto, si è convinto ad acquisire diversi appezzamenti dai 50 ai 450 metri di altitudine, investendo nell’innovazione e nella sperimentazione, con passione e assoluta devozione alla natura del luogo. Oggi sono ben gli 6 ettari vitati sui 22 totali.

PUNTACROCE Costa d’Amalfi D.O.C.

Nasce da un assemblaggio tra Falanghina, Biancolella, Ginestra ed altre varietà locali. Il profumo è caratterizzato da sentori di mandarino, albicocca, fiori di agrumi e lavanda. Al gusto le marcate note minerali sono piacevolmente accompagnate da una discreta sapidità. Finale persistente di frutta gialla candita. Ideale abbinamento con la cucina di mare.

MONTECORVO Costa d’Amalfi D.O.C. rosso

Da un uvaggio di Piedirosso e Aglianico. Colore rosso rubino intenso, dal bouquet di prugne rosse, arance, petali di rosa e ribes. Al gusto è fresco con piacevole persistenza aromatica e dalla struttura tannica non invadente. Ideale abbinamento al tipico pranzo domenicale a base di ragù.

SALICERCHI Costa d’Amalfi D.O.C. rosato

Pressatura soffice di uve Piedirosso e Aglianico. Un rosato dai riverberi cerasuoli intensi. Odora di note da crème de cassis, liquirizia, chiodi di garofano e fragoline sotto spirito. Al palato fa sentire tutta la sua freschezza e l’imponente enfasi alcolica che ben si bilancia alle note sapide. Persistenza fondata su un’ottima struttura acida. Vino davvero versatile, abbinabile a tutto campo, dalla carne bianca, agli arrosti di agnello, dai primi piatti alle tagliate di frutta.

CIARARIIS IGP Colli di Salerno bianco

Frutto della vinificazione di sole uve Ginestra in purezza, varietà locale poco diffusa, ma dalle particolari caratteristiche organolettiche. All’olfatto ha sentori di agrumi, frutta candita, albicocca e note di fiori gialli. Il sorso avvolge con armonia e chiosa sapido e di lunga persistenza.

Tutta la cantina è certificata BIO, così come i limoneti e gli uliveti. L’azienda produce anche: miele, marmellate, liquori e l’unico olio di oliva extravergine Colline Salernitane D.O.P. presente ad oggi in Costiera Amalfitana.

A Raffaele Palma va dunque il merito di avere ulteriormente ampliato “la frontiera” del vigneto Campania.

© Azienda Agricola Biologica Raffaele Palma

Via Arsenale, 8 – 84010 Maiori (SA)
Sede Operativa: Località San Vito 
Tel +39 335 76 01 858 | Fax +39 089 812129

Val d’Agri – il vino di Viggiano: un tesoro enologico in continua evoluzione

di Alberto Chiarenza

Una ricerca alternativa ha portato un gruppo di studiosi a fare delle scoperte che stravolgono in parte le origini dei vitigni italiani. Lo studio chiamato “Fra le montagne di Enotria” nell’ambito della più ampia ricerca su l’Enotria, Grumentum e i vini dell’Alta Val d’Agri, è stato condotto dall’autore del libro, il professore di archeologia e ricercatore Stefano Del Lungo, che ha ideato il progetto con la collaborazione di esimi colleghi.

Il press tour di due giorni è stato organizzato dal Consorzio di Tutela e Valorizzazione della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri in collaborazione con la responsabile comunicazione e pubbliche relazioni, Maddalena Mazzeschi.

LE MERAVIGLIE DI UN TERRITORIO QUASI SCONOSCIUTO

Il paesaggio è un avvicendarsi di boschi di lecci e querce, con macchie gialle di ginestre. La Val D’Agri è conosciuta per la sua bellezza paesaggistica, con una combinazione tra montagne, colline e vallate che creano uno scenario suggestivo. La valle è attraversata dal fiume Agri da cui prende il nome, ed è circondata dai monti dell’Appennino Lucano; famosa per le sue risorse naturali è sede di uno dei più grandi giacimenti di petrolio in Italia gestito dalla Società ENI.

Tra i principali luoghi da visitare ci sono Grumento Nova, con le sue rovine romane, Tramutola con l’antico Castello e le piscine naturali di idrocarburi, e Viggiano che domina dall’alto. Iniziamo la visita proprio alle piscine con affioramenti dal sottosuolo di idrocarburi e gas disciolti in acqua.

Nel 1857 un terremoto di grandi proporzioni provoca grandi danni in zona, attirando la presenza di numerosi esperti tra cui Robert Mallet, uno studioso irlandese che darà vita alla Geologia Sismica. Fu il primo terremoto ufficialmente documentato da un reportage fotografico. Saranno poi Racioppi e Del Giudice, due studiosi geologi e geografi, che raccogliendo le testimonianze degli abitanti narrarono di fulmini e fuochi strani associati a forte odore di zolfo prima e dopo l’evento sismico. Si trattava proprio della attività dei gas e degli idrocarburi che riaffioravano in superficie.

Nel trasferimento a Grumento Nova verso lo stabilimento ENI è stato attivato da poco tempo un progetto chiamato Agrivanda, che unisce la coltivazione della lavanda e l’utilizzo delle api come biomonitori al fine di promuovere la riqualificazione agricola e il monitoraggio ambientale in modo sostenibile. Agrivanda è il frutto di un impegno volto al recupero, alla riqualificazione e alla valorizzazione di terreni a vocazione agricola e si inserisce nel più ampio programma integrato “Energy Valley” per la riqualificazione paesaggistica e territoriale nell’area circostante il Centro Olio Val d’Agri a Viggiano.

L’avventura è cominciata nel 2018 con la messa a regime di terreni incolti, il recupero di colture preesistenti, l’installazione di apiari e la ristrutturazione di due edifici già esistenti. La coltivazione della lavanda, pianta officinale perfettamente adatta alle condizioni pedo-climatiche dell’area, e l’utilizzo delle api come indicatori di biomonitoraggio, sono gli elementi distintivi che mirano a diventare un esempio virtuoso al servizio della comunità.

I pilastri fondamentali del progetto comprendono la crescita economica del territorio, supportando la creazione di micro-filiere, l’inclusione sociale attraverso la collaborazione con cooperative sociali locali, l’educazione e la formazione rivolte al mondo scolastico e lavorativo rispettando l’ambiente. Un passo avanti nella valorizzazione delle risorse del territorio, combinando agricoltura sostenibile, monitoraggio continuo e sviluppo socio-economico.

Arrivati a Grumento Nova è il professore Del Lungo a parlarci della relazione tra l’insediamento e la coltivazione della vite. Ci racconta infatti che tra fine ‘800 e inizi ‘900 tutta l’area di circa 120 ettari era occupata da vigneti e già dal sesto secolo D.C. era presente la vite.

Grumentum è un’antica città romana. Era originariamente un insediamento dei Lucani, popolazione italica, e in seguito divenne una colonia di Roma. Dotata di importanti infrastrutture tra cui un foro, un teatro, le terme, un anfiteatro e un sistema di approvvigionamento idrico era un centro politico e sociale ricco di spettacoli per la popolazione.

I palmenti, antichi sistemi di pigiatura dell’uva, solitamente realizzati in pietra, all’interno dei quali l’uva veniva posta e calpestata da un gruppo di persone, sono ancora ben visibili.

Giungiamo a Viggiano, custode di un patrimonio enologico unico, frutto di tradizione plurisecolare nella selezione e nella cura delle varietà viticole.  Famosissimo per le sue arpe, adatte al trasporto. Un antico retaggio degli emigranti. Inoltre è stato ricostruito un arco in pietra che ha resistito al terremoto del 1857, dove la chiave di volta ha scolpita proprio un’arpa.

La cena offerta è stata appositamente organizzata per gustare i piatti tipici della cucina locale in abbinamento con i vini della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri. Sulla qualità complessiva manca qualche passetto in avanti, ma tendenzialmente i produttori sono sulla strada giusta.

I piatti tipici sono:

  • Patatelle (polpettine di patate e formaggio) in brodo di pollo
  • Cazun (ravioli di ricotta) al sugo
  • Ferricelli o trighidd’, conditi o con mollica di pane e noci o con sughi di carne insaporiti da ottimo formaggio pecorino, peperoncino o rafano (cren, radice che dà alle pietanze un caratteristico sapore, forte e deciso). Il “Ferricello Viggianese” ha il marchio De.C.O. (Denominazione di Origine Comunale) dal 2017. La genuinità dei prodotti unita al rispetto delle tradizioni consentono al turista di assaporare piatti di vera eccellenza.
  • Tagliulin’ (taglierini) o trighidduzz’ con legumi
  • Rafanata (frittata con rafano)
  • Cazz’marr’ (involtini con interiora di capretto o agnello lattante)
  • P’prussa crusch’ (peperoni secchi)

Al Teatro Comunale F. Miggiano è stato poi presentato alla stampa, con la presenza di Autorità locali e del Comandante dell’Istituto Geografico Militare, il Generale Di Corpo d’Armata Pietro Tornabene, questo importante volume con l’aiuto di:

  • Angelo Raffaele Caputo del CREA Centro di Ricerca Viticulturale ed Enologia;
  • Vittorio Alba CREA-VE TURI;
  • Teodora Cicchelli Archeologa;
  • Addolorata Preite cultura Enotria;
  • Agata Maggio del CNR;
  • Presidente Consorzio Terre dell’Alta Val D’Agri, Francesco Pisani;
  • Sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala;
  • Senatore Pasquale Pepe.

I viticoltori di questa regione rappresentano una ristretta ma appassionata comunità, devota al proprio lavoro e profondamente legata al territorio. Tuttavia, le sfide attuali non possono essere ignorate, poiché la scoperta di importanti giacimenti di combustibili fossili mette a rischio lo sviluppo agronomico.

Fondata su una solida base ampelografica, che sin dal XIX secolo ha abbracciato le varietà internazionali come Merlot e Cabernet, la viticoltura di Viggiano ha stabilito obiettivi ambiziosi:

  • Ampliare la base ampelografica attraverso il recupero di vitigni caratterizzanti il terroir come il Guarnaccino.
  • Diversificare la produzione di vini introducendo queste varietà autoctone in percentuali diverse, tenendo conto delle loro caratteristiche peculiari.
  • Creare nuove denominazioni varietali che potrebbero diventare un punto di riferimento nel panorama viticolo nazionale e internazionale, aprendo la strada a produzioni con il prestigioso status di DOC.

L’impegno del Consorzio e dei suoi membri verso l’innovazione e la valorizzazione delle risorse enologiche di Viggiano è evidente. Ogni passo avanti rappresenta un salto di qualità nella produzione di vini, che abbracciano l’autenticità del territorio e testimoniano la passione dei suoi produttori. La ricerca e la conservazione delle varietà autoctone, affiancate dall’introduzione di vitigni internazionali, contribuiscono a creare una gamma di vini unica e distintiva.

Da italiano vorrei con tutto il cuore, quanto lo vorrebbero i Lucani, vedere questi territori viaggiare allo stesso passo delle regioni vinicole più famose. Si può parlare di un luogo o di un territorio e farlo conoscere, ma se esso non è facilmente raggiungibile dal turismo che conta, allora il lavoro di comunicazione può restare vano.

“A cena con l’enologo”: Sergio Pappalardo ci racconta il suo Fiano Pelós al Ristorante Mediterraneo a Salerno

di Luca Matarazzo

Nemo profeta in patria. Lo so, a volte mi rendo conto di essere ripetitivo col passare degli anni. Eppure credo sempre di più nella verità storica di questo motto latino: nessuno è profeta in patria, ovvero pochi sanno esaltare le bellezze che abbiamo a due passi dai nostri occhi.

Una di queste è il Ristorante Mediterraneo a Salerno di Carla D’Acunto, giunto ormai alla prima decade dal giorno dell’apertura, motivo dell’incontro a cena con l’enologo (e produttore) Sergio Pappalardo per la presentazione, in esclusiva per 20Italie, del suo Pelós 2021 da uve varietà Fiano.

L’affabile Carla ci accoglie con quel sorriso che solo i grandi del mestiere sanno esprimere. Non un gesto di semplice cortesia, quanto il modo migliore per dirti “benvenuto a casa mia”. Dimentichiamo spesso l’importanza di ricevere un simile trattamento nell’avvicinarci a un esercizio pubblico o comunque vogliate chiamarlo. Ma dalla forma bisognerà poi passare alla sostanza e di questo ne parleremo a breve.

Cominciamo, invece, con raccontare il progetto di Sergio Pappalardo, esperto enologo che ha deciso di cimentarsi in prima persona nel duro mestiere di vigneron. Nel 2018 prende in gestione una vigna a Sorbo Serpico a 500 metri d’altitudine, in Contrada Pascone. Il materiale d’inizio era buono, piante di Fiano del 1994 che però necessitavano di giusta cura e attenzione.

Anche perché Sergio è da solo e deve occuparsi di ogni aspetto produttivo, persino l’etichetta per il suo vino. I suoli sono argillosi, puntati a forte pendenze con rischio continuo di dilavamento a valle durante le piogge. Motivo ulteriore per dover seguire la vigna come un bambino ai primi passi con la mano del buon padre di famiglia.

Ma cosa farne, esattamente, dei grappoli splendidi e luminosi vendemmiati da tale appezzamento? Pappalardo non esita un secondo, seguendo la propria filosofia produttiva improntata sulla ricerca delle pratiche rispettose dell’ambiente e della natura.

Permettetemi, dunque, un lieve brivido pensando ad altre esperienze fallimentari o alla grande confusione esistente attorno al concetto di vino naturale. Tralasciando il termine in sé, bisogna provare per credere, tastare nel calice il prodotto nato da tanta selezione e sacrificio e capire che non possiamo mai avere preconcetti, ma solo verifiche tecniche di chi lavora bene… e chi no.

Le uve scelte per il Pelós 2021 sono state raccolte tardivamente tra il 30 ottobre e il 13 novembre e hanno seguito diraspatura e successiva macerazione in 7 lune di anfora di gres e uova di cemento, durante le quali si sono svolte le principali fermentazioni spontanee alcolica e malolattica. Zero aiuto da anidride solforosa o altre componenti chimiche: alla svinatura e torchiatura di maggio il vino è ritornato negli stessi vasi vinari per 9 mesi e imbottigliato senza nessuna filtrazione, presentato in commercio a giugno 2023 per sole 583 bottiglie numerate.

Quando si crede (sbagliando) sulla stranezza di simili espressioni, alla fine sei costretto a fare ammenda ritornando sui tuoi passi. Non affrontiamo minimamente la tematica del colore, un mix tra ambra lucente e topazio lievemente velato che poco importa ai fini della degustazione. La bellezza del Pelós 2021 sta tutta nella bocca! Possente, fruttata, con quegli aromi tipici di chi sa cosa sia lavorare una delle varietà a bacca bianca più interessanti e avvincenti del mondo enologico.

Le naunce da pesca matura e albicocca, seguite da una vena mediterranea goduriosa tra salvia e tiglio, che chiosa verso mandorla disidratata e nocciola tostata raccontano la completezza del quadro dipinto dal Fiano. Tra mille lo si riconoscerebbe senza esitazioni.

E per un degno re della tavola, non potevano mancare altrettante proposte culinarie dello staff di Carla D’Acunto, come il calamaretto cotto alla piastra con cipolla fresca o gli gnocchetti fatti in casa al sugo di molluschi e pecorino grattuggiato.

Due esempi di perfetto abbinamento, di armonia e di equilibrio esaltati dalla sapidità finale del vino con quella mordenza data dalla macerazione e la morbidezza della vendemmia in surmaturazione.

Si può essere ottimi profeti in patria, basta giocare tra gusto e semplicità.

Ristorante Mediterraneo a Salerno
Via M. Testa, 31
Tel. 089 296 2405
Chiuso il lunedì

Vinea Lucens: metti una sera sull’Appia Antica con la cantina Parvus Ager

di Ombretta Ferretto

Chissà se il censore Appio Claudio Cieco avrebbe mai immaginato che la Via Appia da lui voluta, sarebbe diventata teatro della prima esperienza immersiva in vigna ad opera di Parvus Ager, giovane cantina che nel suo nome rimarca un legame stretto con gli oltre due millenni di storia del territorio.

Si chiama Vinea Lucens l’originale progetto da loro realizzato insieme a Orpheo Group, con il patrocinio del Comune di Marino e del Parco Regionale dell’Appia Antica e la collaborazione di Stazione Mole.

Siamo sui Colli Albani, nell’area dei Castelli Romani, a venti chilometri dal cuore dell’Urbe. Qui ogni sera va in scena uno spettacolo suggestivo ed emozionante aperto al pubblico: una passeggiata di due chilometri ritagliata tra le vigne della cantina, per l’occasione rischiarate da centinaia di bottiglie piene di minuscole luci, come un turbinio di lucciole nella notte. Lungo il percorso è possibile ascoltare, con l’ausilio di un’audioguida, racconti e leggende del territorio intrecciati alla storia della famiglia Lulli – viticoltori da 100 anni e titolari di Parvus Ager – lasciandosi affabulare dalla voce narrante di nonno Silvano e da quel sottile filo che lega i miti dell’antichità alle tradizioni contadine giunte fino ai giorni nostri.

Quando si sconfina sul tratto dell’Appia Antica incluso nel percorso, calpestiamo il basolato originale della Regina Viarum, che collegava Roma a Brindisi, e incontriamo uno dei tanti tumuli eretti fuori dalle mura di Roma: lungo questa antica arteria di collegamento sorgono anche quelli più noti degli Orazi e Curiazi, dei Metelli, degli Scipioni e del filosofo Seneca. Insomma, un vero e proprio tuffo nella Roma antica di epoca repubblicana. La passeggiata tra le vigne  attraversa anche l’uliveta e la pergola di kiwi, mentre la narrazione  rievoca il mito di Cerere e il ratto di Proserpina e le immagini proiettate ricordano come tutto ciò che viene dalla Terra è soggetto all’alternanza delle stagioni e alla loro bizzarria.

Prima di rientrare in cantina, dove chi  partecipa all’esperienza immersiva ha anche l’occasione di degustare le etichette Parvus Ager, la voce narrante racconta in maniera piacevole e immediata alcune delle fasi salienti della storia del vino moderno, della vendemmia e della vinificazione.

No, sicuramente Appio Claudio Cieco non poteva immaginare questo grande palcoscenico attorno alla strada che porta il suo nome. Tuttavia non può che venirmi spontaneo associare al progetto enologico della famiglia Lulli, una delle sentenze attribuite proprio a lui, riconosciuto come il primo intellettuale latino: fabrum esse suae quemque fortunae – ciascuno è artefice del proprio destino.

Silvana Lulli

Un destino in questo caso legato prima alla vigna e poi al vino: viticoltori da oltre cento anni, i Lulli nel 2020, grazie a Silvana, Alessia e Giacomo, quarta generazione della famiglia, creano la cantina Parvus Ager, passando dall’esclusivo conferimento di uve alla produzione diretta.  Risale dunque a tre anni fa la prima vendemmia destinata alla loro personale etichetta e al 2021 il primo imbottigliamento sotto la DOC Roma.

La lunga tradizione come viticoltori è immediatamente chiara dall’estensione dei vigneti afferenti alla cantina: 54 ettari compatti all’interno del comune di Marino, al centro di un cratere vulcanico, che presenta, in alcuni punti, pozze di acqua sulfurea a cinque metri di profondità. Grande è la varietà di vitigni coltivati: malvasia puntinata, trebbian verde, bombino, vermentino, viognier, sauvignon, malvasia di candia, montepulciano, cabernet, syrah e petit verdot. Un potenziale di produzione che può toccare le 500.000 bottiglie, un mercato ancora prevalentemente italiano, ma che si è già affacciato sugli Stati Uniti ed è sicuramente destinato a varcare altri confini.

Ho chiacchierato con Silvana Lulli, durante l’evento dello scorso 6 luglio dedicato a presentare Vinea Lucens a stampa, autorità e qualche personaggio dello spettacolo… in incognito. Donna energica e appassionata, con una formazione economica, porta con orgoglio il nome di quel nonno Silvano che dai cinque ettari ubicati a Palestrina (quel piccolo campo coltivato che dà il nome alla cantina) si è spostato a Marino dando il via all’impresa di famiglia.

“Quando ancora oggi a 96 anni viene a trovarci in cantina”, mi racconta emozionata Silvana, “lo accomodo sulla sua sedia preferita e gli faccio assaggiare i vini, orgogliosa e sempre un po’ timorosa”.

Silvana gestisce il marketing e il lato commerciale della cantina, Alessia, sua sorella, la comunicazione, mentre Giacomo, il terzo dei fratelli, si occupa della produzione in cantina. La conduzione enologica è invece affidata a Paolo Peira, biologo, diplomato alla Facoltà di enologia di Bordeaux.

Attualmente la cantina annovera otto etichette, di cui quattro sotto la DOC Roma (Bianco, Rosso, Rosato e Malvasia Puntinata), tre monovarietali IGP (Vermentino, Sauvignon e Merlot) e uno spumante da metodo Martinotti (Promante da uve bombino). Ma tra i sogni nel cassetto di Silvana, curiosa ed estremamente attenta al lavoro enologico di Peira, ci sono un metodo classico da uve bombino e una vendemmia tardiva da malvasia puntinata; mentre già dalla prossima vendemmia potrebbe nascere il Marino doc da malvasia di Candia. Essere presente con la DOC Roma, in un territorio che negli anni ha attraversato alti e bassi nella propria immagine vinicola, è molto importante per Silvana, ma traguardo più significativo sarebbe proprio la produzione del Marino doc: “perché noi crediamo molto nel nostro territorio e ogni azione che può aiutare nel suo rilancio è ben accetta”.

Durante la serata ho avuto modo di degustare alcuni dei bianchi della cantina. Segnalo il Vermentino 2022, figlio di questo grande ager di suolo vulcanico: la nota minerale è subito rocciosa, di scoglio bagnato; il sorso, fresco e sapido, riporta sentori marini e di ostrica appena aperta.

Interessante anche la Malvasia Puntinata 2022 con sentori di albicocca, ben equilibrata e morbida, termina in bocca con una delicata scia amaricante, grazie alla fermentazione del 15% della massa in barrique di primo passaggio. 

Durante il buffet di insalate fredde e primi della tradizione romana, offerti dal ristorante Stazione Mole, si è invece distinto il Roma Doc Rosato 2022, da Montepulciano e Syrah: piacevolmente fresco, con profumi di melagrana e rosa canina, si sposava in maniera ottimale sia con l’insalata di ceci che con il couscous di verdure.

Parvus Ager è dunque una nuova realtà vinicola che può già vantare apprezzabili risultati e importanti progetti in cantiere, capace di comunicarsi in maniera diversa e originale. Vale la pena allontanarsi per una sera dalla canicola della Capitale per godere della frescura dei colli e di un’iniziativa interessante, che animerà le vigne della cantina fino al prossimo 8 ottobre.

Opificio Botanico: liquori “Botanici” made in Caserta

di Luigi Salvatore Scala

Percezioni di gusto, Suggestioni di sogni, Esperimenti di piacere ed Esperienze di sensi: Opificio Botanico

Un’azienda di liquori artigianali botanici tutta made in Caserta nata nel 2022 dall’idea matta dei Fratelli Giannini, con Mauro ed Oreste appassionati di piante e dei buongustai di enoteca Il Torchio di Caserta e dal bagatto Alessandro Matarazzi esperto alchimista di Alambicco Rosso.

Tutto ha inizio con i nonni paterni dei tre protagonisti.

Il nonno di Alessandro, esperto alchimista che realizzava liquori in casa partendo dalle botaniche più disparate, trasmette la sua passione al papà di Alessandro che nel 1969 apre il suo primo opificio “La Fonte di Matarazzi Serafino”. Alessandro che lo affianca già da giovanissimo, dedicandosi soprattutto allo sviluppo di nuovi prodotti legati al territorio, nel 2011 con la scomparsa del padre decide di continuare da solo fondando Alambicco Rosso.

Il nonno di Oreste e Mauro, invece, produceva vino e Tommaso Giannini seguendo le orme del padre apre nel 1969 la sua attività di commercializzazione di vini a cui nel tempo si aggiungono le birre; anche Mauro e Oreste affiancano il padre sin da giovanissimi occupandosi della ricerca di nuove eccellenze da inserire inizialmente nell’attività di commercializzazione e poi nell’enoteca Il Torchio di Caserta, di cui sono titolari, che nasce all’inizio degli anni novanta.

L’amicizia ventennale e l’altrettanto lungo rapporto lavorativo tra Alessandro e i fratelli Giannini li spinge a sognare di realizzare un progetto insieme. Nonostante le numerose degustazioni condivise in campo liquoristico i tanti impegni dei tre amici non portano a nulla fino al 2020, quando lo stop imposto dalla pandemia concede del tempo libero per ragionare su nuovi progetti. Nel 2021 i lori incontri si fanno più frequenti e i tre riscoprono vecchie ricette familiari e scambiano aneddoti dei loro padri; le storie sono talmente simili che sembrano siano state scritte dalla stessa mano. Alessandro confida di aver ricevuto dal padre un lascito prezioso, un Brandy del 1969; Mauro, invece, manifesta il forte desiderio di realizzare prodotti con i frutti del giardino realizzato dal padre in Traversa della Fonte. Iniziano a sperimentare infusioni di botaniche campane e le alchimie sono così entusiasmanti che Oreste esclama: “Caserta avrà un Opificio per la produzione di liquori artigianali Botanici”.

Il primo liquore realizzato è l’Amaro a cui si aggiungono altri tre prodotti: il Bitter, il Vermouth e il Gin. Quattro liquori da gustare assoluti o da impiegare nella preparazione di cocktail tradizionali e storici come l’Americano o il Negroni.

Il progetto nasce con l’obiettivo di produrre dei liquori unici, legati tra loro dall’utilizzo di foglie di mirto e alloro (botaniche presenti in tutti e quattro i liquori), e di piantare nei giardini di Traversa della Fonte in Pozzovetere di Caserta tutte le botaniche che reperiscono sul territorio.

A questa storia reale si affianca una versione fiabesca. Da questi personaggi di fantasia nascono i nomi dei liquori di Opificio Campano.

La storia inizia dal Matto

Questo personaggio è chiaramente in viaggio. Si dirige da qualche parte, non si sa dove. Non prende nulla sul serio e pare non faccia nemmeno caso alle erbe ai suoi piedi, piene di possibilità. Continua il suo perenne cammino, fatto di colori e splendidi profumi; lungo il suo percorso negli agrumeti dei Monti Tifatini, scopre una fonte d’acqua, purissima, dove decide di fermarsi.

Il Matto, dunque, inizia a raccogliere botaniche particolari, fino a incontrare un altro personaggio fondamentale, il Bagatto, il cui mestiere non è chiaro. Forse è un mago, forse un alchimista, di sicuro è un artigiano. Grazie alle sue mani esperte e al suo istinto, il Bagatto riesce a mettere ordine al caos in cui regnava, fino a poco prima, il Matto, sperimentando infusioni e realizzando miscele.

I loro incontri si fanno sempre più frequenti, il Matto si presenta sempre con nuove botaniche che il Bagatto utilizza per sperimentare nuove pozioni; dal caos, lentamente, con meticolosità ed enorme cura dei particolari, crea un’alchimia perfetta, un amaro, autentico come quelli di un tempo, che dedica all’amico MATTO.

Il Matto è Mauro Giannini, sempre alla ricerca di prodotti particolari, Alessandro è il Bagatto, l’alchimista. Oreste è quello che progetta il futuro con saggezza (e non ha ancora una carta associata alla sua figura)

I liquori

Matto – Amaro autentico

Un amaro autentico, geniale, imprevedibile e deciso, Mauro Giannini è sempre alla ricerca di botaniche nascoste e dei migliori agrumi del territorio campano. Raccogliamo alloro, mirto, rosmarino e noci nel giardino nascosto in Traversa della Fonte alle pendici di Caserta Vecchia, selezioniamo arance del Vesuvio, limone di Sorrento che, unite ad altre erbe amaricanti infuse in pregiato Brandy invecchiato in botti di rovere di Slavonia dal 1969, rendono Matto Amaro Autentico un grande amaro.

Gradazione: 32,7%       

Botaniche: Foglie di Mirto, Alloro, Rosmarino, Noci,  Arance del Vesuvio, Limone di Sorrento Igp, Genziana, Rabarbaro Cinese

Macerazione lenta, 4 mesi in pregiato Brandy del 1969 a 50% vol    Zucchero 18%   servire fresco o con ghiaccio.

Bagatto – Bitter Essenziale

Non un bitter qualunque, ma Bitter Essenziale. Nasce dall’esperienza del suo creatore, Alessandro Matarazzi, esperto alchimista, un mago nel selezionare le migliori piante officinali dallo spiccato gusto amaricante e abile nell’esaltare la grande personalità delle migliori arance campane. La macerazione lenta, in pregiato Brandy del 1969 ricevuto in lascito dal padre, ne esalta i profumi.   

Magico potente diplomatico Bagatto Bitter Essenziale, liscio o in miscelazione, l’unico capace di appagare i sensi.

Gradazione: 26,7%

Botaniche: Foglie di Mirto, Alloro, Arance del Vesuvio, Arancia Amara, Limone di Sorrento Igp, Genziana, China.

Macerazione lenta, 3 mesi in pregiato Brandy del 1969 a 50% vol    Zucchero 15%   Servire freddo o in miscelazione.

Il Sancio – Vermouth Rosso

La natura l’indole e la posizione declive del terreno rendono questo sito opportunissimo per una vigna. Il Cavalier Antonio Sancio scriveva nel 1826 a proposito della magnifica Vigna del Ventaglio pensata da Ferdinando IV di Borbone. I due raggi della vigna erano dedicati alla coltivazione del Pallagrello Bianco e Rosso. Abbiamo voluto riproporre un Vermouth Rosso dal carattere deciso e delicato che deve il suo carattere inconfondibile all’alchimia del Pallagrello unito all’infusione di assenzio, coriandolo e chiodi di garofano in pregiato Brandy.

Gradazione: 17,7%      

Vino Pallagrello Bianco e Pallagrello Rosso

Botaniche: Foglie di Mirto, Alloro, Assenzio, Coriandolo, Cardamomo, Chiodi di Garofano, Genziana. Macerazione lenta, 3 mesi in pregiato Brandy a 50% vol    Zucchero 14%.

Gardener’s House – London Dry Gin

Il giardiniere in questione è John Andrew Graefer che giunse a Napoli per dirigere i lavori per la realizzazione del Giardino Inglese nella Reggia di Caserta. È a lui che si è scelto di dedicare il Gardener’s House. Non solo un gin, ma un’esperienza sensoriale che coinvolge tutti i sensi. Ottenuto dalla doppia distillazione a bagnomaria – metodo discontinuo – di macerato di ginepro, mirto, alloro e cardamomo in pregiato alcool da cereali. Si selezionano foglie spontanee di mirto e di alloro, per ricreare in ogni bottiglia l’unicità del territorio campano.

Gradazione: 42,7%      

Botaniche: Ginepro, Foglie di Mirto, Alloro, Cardamomo. Macerazione in pregiato alcool da cereali, distillazione a bagnomaria discontinuo.

Opificio Botanico

Via Traversa della Fonte

Pozzovetere – Caserta

Tel. 0823 1310349 www.opificiobotanico.com

Marche: evento “I Magnifici 16” e focus su Lacrima di Morro d’Alba

di Adriano Guerri

Durante il tour “I Magnifici 16″ organizzato dall ‘Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), svolto di recente dal 22 al 24 giugno, ho aderito ad uno dei 9 eno-itinarari proposti denominato: “Tra Verdicchio e Lacrima”.

L’IMT raccoglie, infatti, in un solo Istituto ben 16 denominazioni marchigiane tra Docg e Doc. L’incontro è avvenuto presso la Cantina Lucchetti, posta a poca distanza da Morro d’Alba e ad attenderci c’erano 7 aziende del comprensorio di Morro d’Alba. Ogni produttore ha raccontato la storia della propria azienda, prima di farci  degustare i loro vini. 

Dopo uno squisito pranzo al Ristorante Al Mago di Morro d’Alba ci siamo recati presso la Tenuta di Fra’ e qui altri 6 produttori ci aspettavano con la stessa prassi in un’organizzazione perfetta e meticolosa. In degustazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, ma soprattutto Lacrima di Morro d’Alba. Alcuni cenni sul Lacrima di Morro d’Alba anticipano la lista dell’aziende aderenti all’appassionante iniziativa.

Il Lacrima di Morro d’Alba è una perla enologica italiana. Un vino rosso italiano apprezzato e conosciuto sin da tempi remoti. Nel 1985, anno in cui ottiene la meritatissima denominazione di origine controllata, diverrà finalmente conosciuto agli occhi del grande pubblico di appassionati. Vino molto gradito da Federico Barbarossa, ritiratosi in questi territori durante l’assedio di Ancona.

Il Lacrima di Morro d’Alba d’Alba viene coltivato, nei territori di Morro d’Alba, Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e parte del comune di Senigallia, in provincia di Ancona. Un vitigno autoctono molto  particolare, quanto singolare proprio per la sua caratteristica di emettere delle gocce di succo dagli acini maturi in alcune annate. Un’uva dotata di buccia spessa ma al contempo delicata. Si può ottenere in purezza o aggiungere, per disciplinare, un massimo del 15% di altri vitigni autorizzati. Due sono i cloni: Lacrima comune e Lacrima gentile.

Un vitigno che da origine a vini con spiccata carica antocianica e tannini setosi. Il suolo in questo areale è prevalentemente argilloso e calcareo, con altimetria media dei vigneti che si attesta sui 200 metri. Il paesaggio è caratterizzato da dolci colline,  punteggiate da vigneti, oliveti con coltivazioni cerealicole e alberi di cipresso e quercia. Morro d’Alba fa parte dell’associazione Borghi più belli d’Italia,  un Castello medievale unico con il suo camminamento  interno chiamato “la Scarpa”, dal quale si può ammirare  di impareggiabili scorci che spaziano dal mare Adriatico all’Appennino marchigiano.

A livello sensoriale organolettico, si presenta nel calice con una bellissima tonalità rosso rubino intenso con riflessi che virano sul violaceo; al naso sprigiona eleganti sentori di viola, petali di rosa, ciliegia, mora di rovo e frutti di bosco e, con qualche anno in più, si percepiscono note di macchia mediterranea e spezie dolci. Sorso piacevolmente fresco con tannini ben levigati e gradevoli. In passato era ritenuto un vino da bere giovane, ma oggigiorno può essere consumato anche con qualche anno in più soprattutto la tipologia Superiore.

A tavola trova abbinamento con svariate preparazioni con prodotti tipici marchigiani come il salame di Fabriano e il Ciauscolo, ma anche preparazioni a base di  pesce azzurro e zuppe di pesce,  la versione Superiore è ideale con tagliata di manzo con rucola e ciliegini. Un vino che viene prodotto in quattro versioni: Lacrima di Morro d’Alba,  Lacrima di Morro d’Alba Superiore, Lacrima di Morro d’Alba Rosato e Lacrima di Morro d’Alba Passito, davvero straordinario e identitario.

Ho apprezzato molto i vini delle 13 aziende presenti nel press tour e lo spirito di aggregazione dei produttori, la loro tenacia e la loro calorosa accoglienza e ospitalità. Dei veri signori d’altri tempi. Una regione singolare, l’unica tra quelle d’Italia menzionata al plurale.

Ecco l’elenco delle cantine presenti:
Cantina Lucchetti – Cantina Luigi Giusti – Podere Santa Lucia – Tenuta Pieralisi – Filodivino – Società agricola Ronconi – Marotti Campi – Tenuta di Fra’ – Cantina Bolognini – Azienda Agricola Romagnoli – Stefano Mancinelli – Azienda Agricola Vicari – Montecappone e Mirizzi.

Il Cesanese: una varietà che cresce in una terra fatta di storie antiche

di Olga Sofia Schiaffino

Alla scoperta della Ciociaria e dei suoi prodotti enogastronomici insieme a Le Donne Del Vino del Lazio

– parte prima –

Grazie alla passione e al lavoro di vignaioli illuminati si è assistito negli ultimi dieci anni alla promozione della conoscenza del vitigno Cesanese, che è intimamente legato con una terra ricca di storia e di bellezze naturali e artistiche.

La Ciociaria prende il nome dalle “ciocie”, le calzature che indossavano i pastori e i contadini dei territori che oggigiorno sono delimitati dai Monti Ernici, dal versante interno degli Ausoni e parte dei Lepini e la Valle del Sacco,rappresentato  grosso modo dalla zona compresa tra Piglio, Paliano, Serrone, Acuto prossimi alla città di Frosinone.

Il 6 giugno è iniziato un press tour ricco di appuntamenti, di esperienze e di visite in cantina, promosso dalla Associazione Le Donne del Vino del Lazio, di cui Manuela Zennaro è Delegata, in collaborazione con Regione Lazio.

La prima cantina ad accoglierci è stata Casale della Ioria, azienda che possiede circa 38 ettari vitati in conduzione biologica nella zona del Cesanese del Piglio Docg. Marina e Paolo Perinelli sono stati molto cordiali e hanno raccontato con passione il loro impegno nella produzione del vino, accompagnati dai figli, che curano la parte agronomica ed enologica.

Un grande leccio secolare sembra voler dare una benevola protezione ai visitatori. Di maestosa bellezza, viene a essere rappresentato sulle etichette della produzione della cantina. Il Cesanese di Affile è sicuramente il protagonista assieme alla Passerina.

La degustazione è iniziata con un metodo Martinotti davvero piacevole, Cesanese Lazio Igp Brut: bollicina perfetta come colonna sonora dell’estate.

Campo Novo2020 è la versione più fruttata vinificata totalmente in accaio. Etichetta molto invitante, nel calice si apprezza un vino dal colore rosso rubino e un profilo olfattivo che rimanda alla rosa, alla ciliegia e al lampone. Tannino di trama serica. Pulito, bello croccante.

Torre Del Piano 2017 è un Cesanese Superiore che si ottiene selezionando i migliori grappoli da appezzamenti su suoli vulcanici; dopo la fermentazione in acciaio, riposa in barrique per circa 8 mesi e segue un periodo di affinamento in bottiglia. Al naso si apprezzano sentori di gelatina di ciliegia, prugna, vaniglia, arancia sanguinella, tabacco, cacao. Tannino preciso e chiusura sapida.

Casale della Ioria 2020 è ottenuto da uve che maturano su suoli argillosi; terminata la macerazione in acciaio il vino riposa in botti di rovere da 20 ettolitri. Corredo olfattivo che rimanda a note balsamiche, lentisco, marasca, peonia ed erbe selvatiche. In bocca è secco, con un tannino delicato e la chiusura è sapida. Sempre dai terreni argillosi nella zona di acuto, a 260 mt slm si ottiene un vino senza solfiti aggiunti, Cesanese del Piglio Docg Zero Solfiti, ottenuto da uve perfettamente sane, lavorate in acciaio.

Dopo il pranzo, durante il quale ho potuto assaggiare delizie locali, è stata presentata l’opera di un pittore locale, Antonio Menenti che ha partecipato con le sue opere alla Biennale di Venezia nel 2007. La professoressa Mirella tomaselli ha inoltre affascinato la platea con alcuni aneddoti storici su Anagni e il comprensorio: non solo buon vino ma una full immersion nella cultura.

La seconda tappa del tour ha portato il nostro gruppo all’azienda L’Avventura. Il racconto della nascita della cantina è davvero coinvolgente, perché gli attuali proprietari, provenienti da mondi completamente diversi, si sono innamorati della vigna e come un “azzardo” hanno deciso di intraprendere questa avventura acquistando i primi vigneti, approssimativamente 8 anni fa.

Azienda biologica e sostenibile, segue e applica i metodi dell’Agricoltura Organica Rigenerativa. Bellissimo il Wine Resort Casale VerdeLuna finito nel 2019, dopo una ristrutturazione del vecchio casale in pietra, immerso totalmente nei vigneti dove si coltiva il Cesanese di Affile e il Cesanese Comune. Il primo si riconosce per gli acini più piccoli e neri, rispetto alla variante comune, viene vendemmiato nella prima metà di ottobre e si ottengono solitamente vini longevi.

Durante la splendida cena allietata dai canti di un gruppo folcloristico ciociaro gli Hernicantus di Palliano, abbiamo potuto assaggiare la produzione dell’azienda, raccontata da Stefano e Gabriella. Dopo aver iniziato con un metodo classico si è proseguito con Saxa, una Passerina in acciaio delicata e fedele alle caratteristiche del vitigno per poi proseguire con Con Te Lollo, che dimostra un struttura e una maggiore complessità.

Campanino è un blend composto da Cesanese di Affile 50% e Cesanese Comune 50%; fermentazione con lieviti indigeni  e maturazione in acciaio. Dinamico, croccante e succoso.

Picchiatello è ottenuto da 100% Cesanese di Affile coltivato su suoli argillosi; lieviti indigeni a temperatura controllata,in acciaio poi il 30% della massa prosegue la maturazione in acciaio mentre il 70% in botte grande per 12 mesi, seguiti da 2 mesi in bottiglia. Bellissima pulizia al naso con una nota balsamica importante, decisamente gradevole e una retro etichetta che fa sognare e che commuove, un vino del cuore.

Amor è un Cesanese di Affile in purezza che cresce su suoli argilloso-calcarei: fermenta in acciaio e sosta sei mesi in barrique. Il timbro del varietale non viene perso, si apprezzano al naso sentori di ciliegia matura, prugna cacao e una nota fumée.

Camere Pinte dopo la fermentazione alcolica, matura in barrique e tonneau per 14 mesi, a cui seguono 10 mesi di bottiglia. Al naso la frutta volge verso la confettura, il tannino è sempre perfettamente cesellato e integrato. Grande persistenza e respiro.

Una giornata intensa, trascorsa in compagnia di persone e vini che hanno lasciato un segno nel cuore e nell’anima. E non finisce qui…

MARCHE: “I MAGNIFICI 16” IL PRIMO EVENTO DEDICATO ALLE DOP MARCHIGIANE

Comunicato Stampa

APPUNTAMENTO CON 120 AZIENDE E 70 GIORNALISTI NAZIONALI DI SETTORE, DAL 22 AL 24 GIUGNO

Tutto pronto per “I magnifici 16”, il focus sui territori delle piccole e grandi denominazioni dell’Istituto marchigiano tutela vini (Imt) previsto da giovedì 22 a sabato 24 giugno. Un evento, voluto e organizzato da Imt per promuovere le Dop marchigiane sul mercato interno, a cui parteciperanno oltre 120 imprese del vino e circa 70 giornalisti nazionali del settore. In programma, visite alle cantine, oltre a tasting e masterclass in 9 eno-itinerari distribuiti su tutte le denominazioni afferenti al Consorzio, che da solo rappresenta circa il 70% dell’export e poco meno della metà dell’intero vigneto regionale.

“Le nostre aziende – ha detto il presidente Imt, Michele Bernetti – sono da sempre molto attive sul fronte della promozione all’estero grazie a vini di punta – Verdicchio in primis – che hanno contribuito in modo decisivo alla crescita in valore delle esportazioni regionali, con un +33% negli ultimi 5 anni e un controvalore di quasi 76 milioni di euro. Ma il mercato nazionale rimane senz’altro strategico, ancora di più oggi con il boom turistico che si registra nel Belpaese così come nelle coste, nelle città e nei borghi marchigiani”.

L’evento, diffuso nei primi 2 giorni in 9 macro-aree enologiche, si chiuderà sabato 24 giugno a Villa Koch (Recanati) con un ultimo tasting corale di tutte le 16 denominazioni e un convegno che farà il punto sulle politiche di settore in particolare legate all’enoturismo. Sotto la lente, un asset – quello del turismo del vino – considerato importante ai fini di un ulteriore sviluppo dell’immagine del brand marchigiano, anche dopo il recente varo della legge regionale che si propone di creare una rete di imprese di qualità non solo nelle produzioni ma anche nei servizi. Attesi, tra gli altri, gli interventi dell’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini, del presidente della commissione Agricoltura alla Camera, Mirco Carloni, del presidente di Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi e del direttore di Atim Marche, Marco Bruschini.

Saranno quasi 300 i vini in degustazione per una 3 giorni dedicata alle 16 Dop tutelate da Imt: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero (Doc e Docg), San Ginesio, Serrapetrona e Vernaccia di Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi (Doc e Docg), Verdicchio di Matelica (Doc e Docg). L’area tutelata dall’Istituto marchigiano di tutela vini si estende su un vigneto tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino di oltre 7.500 ettari e una produzione che nel 2022 ha sfiorato i 230 mila ettolitri imbottigliati (l’89% del totale). I filari marchigiani sono tra i più sostenibili in Italia, con un’incidenza biologica sul vigneto che ha raggiunto il 39,5% delle superfici, pari a 6.991 ettari su un totale vitato di 18.000 ettari (anno 2022/23, fonte: Regione Marche, Assessorato all’Agricoltura), un’incidenza doppia rispetto alla media italiana. Dal 2010 al 2022 il totale degli investimenti messi in campo dal maxi-Consorzio e dalle aziende socie con i contributi comunitari (Ocm-Vino e Psr Marche Mis. 1.33 e 3.2) ha superato quota 28 milioni di euro.

Ufficio stampa Istituto marchigiano di tutela vini – Imt: Ispropress

Marina Catenacci (327.9131675 – stampa@ispropress.it);

Sara Faroni (328 661 7921 – ufficiostampa@ispropress.it);

Simone Velasco (327.9131676 – simovela@ispropress.it)

Radici del Sud 2023: i vincitori

di Luca Matarazzo

C’era un inglese, una canadese, un tedesco ed una messicana: in mezzo un italiano.

Sembra il tema di una classica barzelletta, invece è stato un appuntamento insolito con l’evento più importante del Sud Italia: Radici del Sud.

La kermesse enologica, capitanata da Nicola Campanile e dal suo staff, giunta alla diciottesima edizione senza mostrare alcun segno di stanchezza, rappresenta un punto fermo tra i Concorsi Internazionali del vino per giornalisti, wine blogger ed esperti di settore convogliati da ogni angolo del globo… non soltanto il Belpaese.

E così capita di dover dirigere da Presidente e capo panel una giuria tecnica composta da Anais Cancino (Messico), Liz Palmer (Canada), Anthony Rose (Regno Unito) e Torge Thies (Germania). Scopo della 2 giorni di degustazione è stato quello di decretare i migliori assaggi nel confronto con le altre Commissioni, in un ritmo serrato suddiviso tra sessioni mattutine e pomeridiane fino a esaurimento dei campioni alla cieca. Numerosissime le aziende partecipanti, con ottimo riscontro anche del pubblico di appassionati ai banchi d’assaggio finali.

Ecco il resoconto dei vini premiati con l’indicazione delle cantine produttrici:

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE A BACCA BIANCA

1 posto giuria nazionale

BARONE G.R. MACRÌ CALABRIA CENTOCAMERE BIANCO MANTONICO 100% 2019

2 posto giuria nazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA MYRIA FIANO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA MYRIA FIANO 100% 2022

2 posto Ex-equo giuria internazionale

GIOVANNI AIELLO PUGLIA CHAKRA BLU VERDECA 100% 2021

ORIGINE & IDENTITÀ CALABRIA 20-18 ZIBIBBO 100% 2021

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE A BACCA ROSSA

1 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA BALOI CANNONAU 100% 2022

2 posto giuria nazionale

VIGNAIOLI PUGLIESI PUGLIA BULLA AUFIDUS ROSÉ NERO DI TROIA 100% 2021

1 posto giuria internazionale

BRARONE G.R. MACRÌ CALABRIA CENTOCAMERE ROSATO NERELLO MASCALESE 100% 2019

2 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA BALOI   CANNONAU 100% 2022

FALANGHINA

1 posto giuria nazionale

AGNANUM CAMPANIA FALANGHINA  FALANGHINA 100%  2021

2 posto giuria nazionale

NATIV CAMPANIA  CUPA DEL PARADISO FALANGHINA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

ALABASTRA PINTORE & VALENTINO CAMPANIA FALANGHINA FALANGHINA 100% 2018

2 posto giuria internazionale

CANTINE KANDEA PUGLIA COSTANZA FALANGHINA 100% 2019

GRECO

1 posto giuria nazionale

CANTINE KANDEA PUGLIA ANAIS GRECO 100% 2019

2 posto giuria nazionale

ALABASTRA PINTORE & VALENTINO CAMPANIA GRECO DI TUFO 100% 2018

1 posto giuria internazionale

DI PRISCO CAMPANIA GRECO DI TUFO GRECO 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SAN SALVATORE 1988  CAMPANIA CALPAZIO GRECO 100% 2022 

FIANO

1 posto giuria nazionale

CANTINE KANDEA  PUGLIA BIANCOFIORE FIANO 100% 2021

2 posto giuria nazionale

AGRI GIRARDI PUGLIA CIMAGLIA  FIANO 50% MALVASIA 50% 2022

1 posto giuria internazionale

DI PRISCO CAMPANIA IRPINIA FIANO FIANO 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SAN SALVATORE 1988 CAMPANIA PIAN DI STIO FIANO 100% 2022

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI

1 posto giuria nazionale

IUPPA SICILIA LINDO ETNA BIANCO SUPERIORE DOC CARRICANTE 90% CATARRATTO 10% 2020

1 posto giuria nazionale

CANTINE BENVENUTO CALABRIA  BENVENUTO ZIBIBBO ZIBIBBO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE BIANCO FIORDUVA 40% RIPOLI 30% FENILE 30% GINESTRA 2021

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

CANTINA CAMBONI GIOVANNI SARDEGNA GIOVANNI CAMBONI VERMENTINO 100% 2022

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

SIDDÙRA SARDEGNA MAÌA VERMENTINO 100% 2021

1 posto giuria nazionale

OREFICE VINI ABRUZZO COCOCCIOLA  COCOCCIOLA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CANTINA DI VENOSA BASILICATA VERBO MALVASIA MALVASIA100% 2022

1 posto giuria nazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA PRIMI FILARI VERDECA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE BIANCO FIORDUVA 40% RIPOLI 30% FENILE 30% GINESTRA 2021

1 posto giuria internazionale

ORIGINE & IDENTITÀ CALABRIA CENTODÍ ZIBIBBO100%    2022

1 posto giuria internazionale

SIDDÙRA SARDEGNA MAÌA VERMENTINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  LALÙCI  GRILLO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

PODERI D’AURIZIO ABRUZZO D’AURI’ PECORINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA PRIMI FILARI VERDECA 100% 2022

ROSATI DA VITIGNI AUTOCTONI DEL SUD

1 posto giuria nazionale

CASA PRIMIS PUGLIA MONROSE NERO DI TROIA 100%    2022

2 posto giuria nazionale

MICHELE BIANCARDI CANTINE E VIGNE DAUNE PUGLIA ROSALIA NERO DI TROIA 100% 2022

1 posto giuria nazionale EXEQUO

BUZZARONE VIGNAIOLO IN CASTELFERRATO ABRUZZO RUGGITO MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

CREA VINI  ABRUZZO AMARTI SEMPRE MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CAMPI VALERIO MOLISE PER UNA ROSA TINTILIA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

SIDDURA SARDEGNA NUDO CANNONAU 100% 2022

1 posto giuria nazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  C’D’C’ ROSATO NERO D’AVOLA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

IFALCO CAMPANIA FA’ CRUCI AGLIANICO 100%  2022

1 posto giuria nazionale

CANTINE STATTI CALABRIA GRECO NERO GRECO NERO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

MANDWINERY (FAMIGLIA MANDUANO) PUGLIA BISCIÙ NERO DI TROIA 100% 2022

2 posto giuria internazionale

TORREVENTO PUGLIA PRIMARONDA NERO DI TROIA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

BUZZARONE VIGNAIOLO IN CASTELFERRATO ABRUZZO RUGGITO MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

SIDDURA SARDEGNA NUDO CANNONAU 100% 2022

1 posto giuria internazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  C’D’C’ ROSATO NERO D’AVOLA 100%    2022

1 posto giuria internazionale

IFALCO CAMPANIA FA’ CRUCI AGLIANICO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

TENUTA DEL TRAVALE CALABRIA EPICARMA NERELLO CAPPUCCIO 100% 2022

GRUPPO MISTO VINI ROSSI

1 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA KANTHARU MURISTELLU35% CANNONAU30% MONICA25% CAGNULARI 10% 2019

1 posto giuria nazionale

IUPPA SICILIA CLO NERELLO MASCALESE 85% NERELLO CAPPUCCIO 15%” 2020

1 posto giuria nazionale

LIBRANDI CALABRIA DUCA SANFELICE GAGLIOPPO 100% 2020

1 posto giuria nazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE AGLIANICO 50% PIEDIROSSO 50% 2019

1 posto giuria nazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA ELPÌS OTTAVIANELLO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CAMPI VALERIO MOLISE OPALIA TINTILIA DEL MOLISE TINTILIA 100% 2019

1 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA SENTIDU CAGNULARI 100% 2016

1 posto giuria internazionale

IUPPA SICILIA CLO ETNA ROSSO NERELLO MASCALESE 85% – NERELLO CAPPUCCIO 15% 2020

1 posto giuria internazionale

CANTINE CACCAMO CALABRIA CAPARBIO CALABRESE 80% NERELLO MASCALESE 20% 2020

1 posto giuria internazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA RAVELLO PIEDIROSSO 70% AGLIANICO 30% 2019

1 posto giuria internazionale

ANGELO D’UVA MOLISE LAGENA TINTILIA 100% 2020

1 posto giuria internazionale

ROSSO LIBERO  PUGLIA ROSSO LIBERO  BLEND UVE AUTOCTONE 100% 2021

MONTEPULCIANO

1 posto giuria nazionale

PODERI D’AURIZIO ABRUZZO D’AURÌ MONTEPULCIANO 100% 2021

2 posto giuria nazionale

DONVITANTONIO VINI  ABRUZZO DONVITANTONIO MONTEPULCIANO 100 % 2019

1 posto giuria internazionale

OREFICE VINI ABRUZZO 1932 MONTEPULCIANO 100% 2015

2 posto giuria internazionale

L’ ARDITO AZIENDA AGRICOLA PUGLIA DON FELICE MONTEPULCIANO 100% 2021

NEGROAMARO

1 posto giuria nazionale

CANTINE EMERA DI CLAUDIO QUARTA VIGNAIOL ANIMA DI NEGROAMARO NEGROAMARO 100% 2019

2 posto giuria nazionale – EXEQUO

LE VIGNE DI SAMMARCO PUGLIA ORMANERA SALICE SALENTINO DOP RISERVA NEGROAMARO 100% 2016

2 posto giuria nazionale – EXEQUO

FABIANA WINES PUGLIA KALEMA  NEGROAMARO SALENTO NEGROAMARO 100% 2020

1 posto giuria internazionale

CANTINE PAOLO LEO     PUGLIA ORFEO  NEGROAMARO 100% 2021

2 posto giuria internazionale

FABIANA WINES PUGLIA KALEMA  NEGROAMARO SALENTO NEGROAMARO 100% 2020

PRIMITIVO

1 posto giuria nazionale

FATALONE ORGANIC WINES       PUGLIA FATALONE RISERVA       PRIMITIVO 100%    2020

2 posto giuria nazionale

MASSERIA MITA             PUGLIA IMPERATRICE    PRIMITIVO 70%  NEGROAMARO 30%       2018

1 posto giuria internazionale

CANTINE DUE PALME    PUGLIA SANGAETANO   PRIMITIVO 100%              2022

2 posto giuria internazionale

FATALONE ORGANIC WINES       PUGLIA FATALONE RISERVA       PRIMITIVO 100%    2020

NERO DI TROIA

1 posto giuria nazionale

TORREVENTO PUGLIA TORRE DEL FALCO  NERO DI TROIA 100% 2021

2 posto giuria nazionale EXEQUO

PIARULLI VINI ED OLIO  PUGLIA NERO DI TROIA NERO DI TROIA 100% 2021

2 posto giuria nazionale EXEQUO

CAIAFFA VINI PUGLIA VIBRANS NERO DI TROIA 100% 2019                                                                    

1 posto giuria internazionale

CRIFO PUGLIA AUGUSTALE NERO DI TROIA 100% 2017

2 posto giuria internazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA VIBRANS NERO DI TROIA 100% 2019

CANNONAU

1 posto giuria nazionale

FAMIGLIA DEMELAS SARDEGNA GIOGU CANNONAU 100% 2021

2 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA CARROS CANNONAU 100% 2019

1 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA  AMPSICORA  CANNONAU 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SEBASTIANO POLINAS SARDEGNA POLINAS CANNONAU 100% 2020

MAGLIOCCO

1 posto giuria nazionale EXEQUO

LIBRANDI CALABRIA MEGONIO MAGLIOCCO 100% 2021

1 posto giuria nazionale EXEQUO

TENUTE PACELLI CALABRIA TERRA ROSSA MAGLIOCCO 100% 2020

2 posto giuria nazionale

CASA COMERCI CALABRIA  ABATIA MAGLIOCCO CANINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

CASA COMERCI CALABRIA ‘ABATIA MAGLIOCCO CANINO 100% 2021

2 posto giuria internazionale

LIBRANDI CALABRIA MEGONIO MAGLIOCCO 100% 2021

AGLIANICO

1 posto giuria nazionale

CANTINE DELITE CAMPANIA GENEROSO AGLIANICO 100%  2015

2 posto giuria nazionale

AZIENDA AGRICOLA ANTONIO COVUCCIA CAMPANIA 1931 AGLIANICO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA DUNSOGNO AGLIANICO 100% 2016

2 posto giuria internazionale EXEQUO

2VITE CAMPANIA  AGLIANICO 70% PIEDIROSSO 30% 2020

2 posto giuria internazionale EXEQUO

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA CAMPANIA IRPINIA CAMPI TAURASINI AGLIANICO 100% 2020

2 posto giuria internazionale EXEQUO

ANTICO CASTELLO  CAMPANIA MAGIS AGLIANICO 100% 2016

TAURASI

1 posto giuria nazionale

AMARANO CAMPANIA LAGONESSA  AGLIANICO 100%  2014

2 posto giuria nazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA  AMATO AGLIANICO 100% 2016

1 posto giuria internazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA  AMATO AGLIANICO 100% 2016

2 posto giuria internazionale

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA CAMPANIA SANT’EUSTACHIO AGLIANICO 100% 2018

VINI DOLCI , PASSITI, MUFFATI, OSSIDATIVI

1 posto giuria nazionale

CANTINE DEL NOTAIO  BASILICATA  L’AUTENTICA  MOSCATO 70% MALVASIA 30% 2021

2 posto giuria nazionale

BOTROMAGNO – PODERI D’AGOSTINO  PUGLIA GRAVISANO MALVASIA BIANCA 100% 2015

1 posto giuria internazionale

CANTINE DEL NOTAIO BASILICATA L’AUTENTICA MOSCATO 70% MALVASIA 30% 2021

2 posto giuria internazionale

MAGNA GRAECIA CALABRIA ZEPHIROS PASSITO MAGLIOCCO 100% 2022

BIOLOGICO

TAURASI  

1 posto giuria internazionale

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA  CAMPANIA  SANT’EUSTACHIO AGLIANICO 100% 2018

PRIMITIVO   

2 posto giuria internazionale

FATALONE ORGANIC WINES PUGLIA FATALONE RISERVA PRIMITIVO 100% 2020

PRIMITIVO   

1 posto giuria nazionale

FATALONE ORGANIC WINES  PUGLIA FATALONE RISERVA  PRIMITIVO 100% 2020

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI DEL SUD ITALIA

2 posto giuria nazionale

MAGADDINO VINI SICILIA GRILLO 100% 2022

A tutta birra con KBIRR: imprenditoria brassicola made in Campania

di Titti Casiello

Fare bene a un territorio e alle persone che lo vivono. Fare bene un prodotto, partendo dalle materie prime per crearlo.

Sembra che “fare bene” sia il motto di Fabio Ditto – fondatore di Kbirr – birrificio tutto made in Campania situato nella provincia napoletana – a Giugliano di Napoli – che della territorialità ne ha fatto il suo vanto di eccezione.

“Per anni ho lavorato come importatore in questo settore. Ho visto crescere e incrementare molte attività campane, eppure nessuno che volesse affidarsi integralmente solo alla produttività di questa terra. Alla fine ho deciso di fare il salto, cercando di creare una ricchezza che partisse proprio da qui”.

Correva l’anno 2016 e Ditto apriva i battenti con la sua microazienda: “era un goccificio più che birrificio. Con una produzione di appena 600 ettolitri. Con Achille Certezza – il nostro mastro birrario – cercavamo la cotta perfetta, il luppolo giusto .. e poi finalmente è arrivata. “Ua e che birr” la prima esclamazione quando ci siamo guardati! E da qui è nato anche il nome della nostra azienda.”

Chissà se avrebbe immaginato che dal suo piccolo sogno sarebbe nata un’eccellenza imprenditoriale nel mondo. Con oltre trecentomila litri annui prodotti – oggi Kbirr – si appresta, infatti, a diventare una delle più interessanti realtà brassicole artigiane del nostro Paese.

Eppure di acqua (anzi di birra) ne è passata prima che arrivassero gli elogi del marcato. “Distinzione. E’ questo quello che serve. Perché se nell’industria della birra numeri e volumi raggiungono cifre da capogiro, in quelle artigianali la competizione sta tutta nella capacità di sapersi distinguere attraverso la qualità”.

Per far questo serviva anzitutto un mastro birrario attento e appassionato, come Achille Certezza che, dismessi gli abiti da architetto, è oggi completamente immerso nel fermentato di malto, con una cura ed una passione che paiono tangibili in ogni Kbirr che porti la sua firma.

Di certo non bastava più neanche il “goccificio”: era necessario uno stabilimento di avanguardia che potesse sostenere grandi volumi senza dimenticare i crismi del passato. Da qui, la scelta di una cantina verticale – retaggio dei vecchi birrifici di un tempo quando non c’erano le pompe di sollevamento – con sistemi a caduta tra i tini di bollitura e quelli di ammostamento posizionati esattamente nel piano inferiore, per scendere in ultimo verso le sale delle cotte.

E’ un impianto completamente automatizzato che strizza l’occhio alla sostenibilità ambientale: “tutte le nostre birre non sono filtrate né pastorizzate. Bisogna stare, quindi, attenti alle possibili contaminazioni batteriche ed è necessaria una pulizia maniacale ad ogni singola produzione. Per questo abbiamo creato anche un sistema di recupero delle acque che vengono riutilizzate in fase di ammostamento”. Non esiste al mondo un progetto simile, anche questo vuol dire Campania!

Achille Certezza

Senza dimenticare che, oltre ad evitare sprechi, si recuperano anche fonti di energia rinnovabili: “contiamo a breve di diventare pienamente autosufficienti”, dimostrando anche una forte attenzione verso gli standard ambientali dell’UE.

Ma fare bene per Kbirr passa non solo attraverso un’economia sostenibile, ma anche circolare: “la maggior parte dei nostri fornitori sono tutti campani. Al massimo arriviamo alla Toscana ed al centro Italia”.
Oggi il brand esplode letteralmente, con distribuzioni in mezzo mondo: “esportiamo in quasi tutta Europa, in Giappone e una parte degli Stati Uniti. E dal mese prossimo anche in Australia”.

Una qualità che sa viaggiare all’unisono con i trend del momento attraverso grafiche coinvolgenti e nomi spiritosi che inneggiano al Neapolitan style. Un bel biglietto da visita per parlare così anche ad un pubblico meno edotto su luppoli e tecniche di produzione.
Perché la “Beer Revolution” passa anche da qui: essere al passo coi tempi e le mode, senza dimenticare l’arte ancestrale della sapienza del lavoro e della ricerca delle materie prime.

Rincara la dose Fabio Ditto: “volevo rendere fruibile la qualità attraverso un prodotto popolare come la birra. Ma c’è qualcos’altro che volevo che fosse, poi, a disposizione di tutti: l’arte. Sono convinto che per rasserenare gli animi bisogna circondarsi costantemente di bellezza. Per questo ho scelto la collaborazione con artisti come Alessandro Flaminio, Pasquale Manzo e Luca Carnevale ai quali va il merito di aver contribuito alla realizzazione del progetto #drinkneapolitan con la realizzazione di etichette stilose ed iconiche”. Così come al pari le reinterpretazioni grafiche di Maura Messina o le continue ispirazioni fornite dalla collaborazione con l’artista Roxy in the box.

Oggi il progetto Kbirr conta sette etichette tra Lager, Strong Lager, Scotch Ale, Imperial Stout, Red Strong Ale, American Pale Ale e Golden Ale. E ogni tipologia sembra avere un preciso compito, quello di narrare, tra profumi e gusto, l’eclettismo di una città viva e scaramantica come Napoli a partire dai nomi che ognuna di esse ha, dai significati estrinsecamente napoletani. “Sono tutti termini venuti fuori all’improvviso durante le continue chiacchierate con Achille, tra una discussione su una nuova ricetta o una prova di degustazione”.

La degustazione

In una giornata riservata alla stampa di settore – occasione per visitare anche l’ampliamento produttivo del birrificio e della sala degustazione con le nuove opere artistiche del digital artist Luigi Gallo e del designer Luigi Masecchia – un lungo leit motiv tra birra e cibo è stato garantito dallo chef Domenico Iavarone – stella Michelin del ristorante Josè Villa Guerra di Torre del Greco – e dal maestro cioccolatiere Giovanni Borreca della Pasticceria Pink House di Aversa attraverso proposte culinarie realizzate attraverso l’utilizzo – tra gli ingredienti – anche delle birre Kbrirr.

Assafà Natavota – La birra dello scudetto
Una birra da bere tutti i giorni, di quelle che hai voglia di berla “natavota” (un’altra volta). Ed effettivamente questa Lager si lascia bere con facilità, senza mai essere scontata grazie a quel retrogusto di fiori gialli e frutta esotica che sembrano andare incredibilmente d’accordo. E’ un #musthave dell’azienda, presentata quest’anno in un’edizione speciale realizzata da Luca Carnevale per ricordare la vittoria calcistica napoletana 2023.

Pullicenhelll – una Hoppy Ale che cela – tra note di agrumi e scorza di arancia – non solo un elogio alla maschera simbolo di Napoli, ma anche a quella parte di Napoli più “rovente”, a quel popolo fatto di pizzaioli che vive tra i calori incandescenti dei forni a legna e così dando vita all’altro simbolo della città. E qui il connubio grafico è tutto merito dall’artista Pasquale Manzo.

#CuorediNapoli – l’American Pale Ale (APA) la cui etichetta riprende il marchio registrato dall’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Un vero e proprio brand della città che in Kbirr si esprime tra agrumi olfattivi e tanta vivacità gustativa dove è il luppolo a mostrare la sua nota in evidenza.

Paliata – un Imperial Stout giocata tra le sensazioni dolci del malto e quelle speziate di liquirizia. Un gusto impegnativo e strutturato. Esattamente come una “paliata”, che tra morbidezza e dotazione alcolica quasi si impone al palato lasciando una scia di notevole persistenza sul finale.

Cap’e Fierro -l’ultima nata in casa Kbirr è’ una Strong Lager le cui vesti sono state affidate ad Alessandro Flaminio, scultore napoletano che dell’iconografia di San Gennaro ne ha fatto anche la sua principale firma artistica. L’austerità di un santo come San Gennaro la si ritrova in un gusto deciso di note dolci – tra miele e noci – e in un corpo pieno che chiude tra lidi amaricanti e una potente avvolgenza gustativa.

Birrificio Kbirr
Via Salvatore Piccolo, 133
Zona Industriale ASI, Giugliano in Campania