Tutti insieme appassionatamente. No, non ci stiamo riferendo al famoso film americano anni ’60, bensì alla neonata associazione Brisighellese “Anima dei tre colli”. Che cos’è Brisighella? È proprio attraverso l’unità che questa associazione intende dare una risposta a questa domanda. Difatti, il vero intento dell’associazione, per usare una frase del presidente Cesare Gallegati, è “alzare il potenziale emozionale del territorio”.
Da sinistra: Davide Gilioli, Cesare Gallegati, Paolo Babini
Non possiamo far altro che dargli ragione. Il potenziale è alto, e questa comunità di produttori (che sono passati da 5 a 16 in appena 2 mesi) ha una consapevolezza diversa rispetto al passato, e cioè di poter fare qualcosa di buono senza scendere a compromessi. Ma se volessimo qualche numero su Brisighella? Ce ne parla Paolo Babini, il vice presidente.
Nel 2009 Brisighella ottiene la doppia zonazione (vinicola e olearia), nel 2011 la sottozona per il Sangiovese nel disciplinare ufficiale del Romagna DOC e nel 2022 la sottozona Bianco nell’appena citato disciplinare. Tre territori principali ma ben 21 tipologie di suoli differenti. Iniziando dai territori pianeggianti dove troviamo terre fini, sabbie gialle, argille rosse e grigio-azzurre. Salendo di quota si trovano i calanchi calcarei e ancor più su la vena dei gessi. Sul pedemontano troviamo infine marne e arenarie, affogate nei boschi sino a 600 m.s.l.m.
L’associazione è nata ad aprile, ha fatto i primi passi nel web verso i primi di luglio, ma il 4 Settembre ha prepotentemente sgomitato nel mondo Ho.Re.Ca. con una presentazione ufficiale tenutasi al Convento dell’Osservanza di Brisighella. Brisighella in Bianco. Questo il nome scelto, e azzeccato, per l’evento. Basti pensare che di Albana, a Brisighella, ce n’è il 22% di tutta la Romagna (198 ettari sugli 880 totali). La Regina Romagnola incastonata assieme agli altri bianchi, autoctoni e non, fanno di questo territorio l’habitat naturale per potersi esprimere al meglio.
Tu chiamale se vuoi emozioni. Prendiamo in prestito un riferimento al mondo della canzone Italiana per riprendere il concetto di “potenziale emozionale”. Per questo merito è stato scelto Davide Gilioli, noto Sommelier AIS di origini Ferraresi ma trapiantato in Lombardia, che per l’occasione ha guidato i 120 presenti in un seminario composto da una degustazione di alcune fra le migliori espressioni dei bianchi di Brisighella, accuratamente suddivisi in batterie per vitigno.
20Italie era lì per voi, per cui bando alle ciance e via alle danze.
Sauvignon Blanc
La prima batteria è composta da 2 vini.
- Borgo Casale 2020 – Vigna dei Boschi
Fermentazione e affinamento per 2 anni in legno donano a questo vino un’elegante piacevolezza. Il varietale esprime la sua nota erbacea ma il contrasto dolce gli è donato dalla pesca a polpa bianca e dal fiore d’acacia.
- Ficcanaso 2021 – Villa Liverzano
Siamo nella zona dei gessi, e la mineralità difatti si fa sentire donando una piacevole freschezza a questo Sauvignon. L’affinamento in 6 mesi in barrique dona al vino anche larghezza ed espressioni di pesca gialla matura e frutta tropicale/esotica. Equilibrio stravolgente.
Trebbiano
È ora della batteria che ha come protagonista il bianco più bistrattato della Romagna. In questo caso sono 3 i vini che vengono messi a confronto.
- Floresco 2022 – Podere la Berta
Criomacerazione e tutto acciaio per un vino che sorge principalmente su argilla e sabbia. È proprio questo mix di terreni che donano al vino un carattere tutt’altro che neutro. Il nome del vino è forse un richiamo a ciò che avvertiamo nel calice: fiore di sambuco e biancospino. La bocca è intensa con note di mela golden e melone bianco. Finale sapido.
- Tera 2022 – Fondo San Giuseppe
Una vigna letteralmente in mezzo ai boschi, a 450 m.s.l.m. Sono 2 i cloni a partecipare a questo capolavoro: il trebbiano della fiamma e il trebbiano cosiddetto “montanaro”, ognuno che fa la sua parte donando acidità e struttura. Siamo in una zona prettamente calcarea e il vino, dopo una fermentazione in acciaio, fa un passaggio per il 75% della massa in cemento e per la restante parte in barrique. Sottile, teso. Ci parla di erbe di montagna, di roccia. Ma appena si scalda prende volume e invade il palato.
- Trés Bien 2022 – Baccagnano
Molto bene questo trebbiano, non solo nel nome polisemico. In realtà un 40% è composto da Chenin Blanc che dona quella parte di speziatura dolce/orientale. Il frutto è inconfondibilmente riconoscibile in una mela tagliata e lasciata ossidare. Il trebbiano torna prepotentemente donando acidità e sapidità. Chiusura piacevolmente amaricante.
Sangiovese
Ma cosa c’entra il Sangiovese? Avevamo detto “Brisighella in Bianco”!
- Via Zia 2021 – La Collina
I Romagnoli, compreso il sottoscritto, non sono dei grandi amanti del Sangiovese fermo vinificato in bianco. Forse un po’ per pregiudizio, o forse un po’ per gli scarsi risultati ottenuti da altri produttori. C’è da dire che il lavoro di Mirja ha stupito. Merito dei numerosi tentativi che hanno portato a questo vino tutt’altro che scontato e inquadrato nella qualità. Le note varietali richiamano inevitabilmente la fragolina di bosco, il lampone e il ribes, nonostante sia bianco dorato il suo colore. La parte mentolata amalgama il tutto con freschezza. Croccante.
Albana
La batteria più ricca, composta da 6 vini, è dedicata all’unica DOCG Romagnola.
- Corallo Giallo 2022 – Gallegati
Come dice il nome, siamo sul monte Corallo, dove terreni fini calcarei donano un’esplosività aromatica al vino. La parte agrumata di mandarino e scorza d’arancia ci fa restare ancora in estate, come avessimo una spremuta in mano. Poi arriva lei, la scorbutica Albana, col suo carattere di potenza e spessore, a rendere il vino tutt’altro che semplice. DNA Albana.
- Belladama 2021 – Poggio della Dogana
Fermenta in acciaio e poi sosta 10 mesi in cemento. Siamo su sabbie gialle, e lo si capisce anche dall’estrema finezza e complessità dei profumi. Agrume giallo, scorza di pompelmo, ginestra, miele millefiori e pesca nettarina. Entra in bocca agile e teso e poi la sferzata tannica completa le durezze ad equilibrare la struttura identitaria del vitigno.
- Toni Bianco 2021 – Zinzani
Siamo probabilmente alle quote più basse, al confine col comune di Faenza, per un vino che tocca solo acciaio. Qual errore faremmo a farci condizionare dalle premesse! Un vino ricco, caldo, dal buon tenore alcolico che tuttavia mantiene alte le freschezze e ci stupisce con una particolare nota balsamica.
- Albagnese 2021 – Casadio
Non solo pianura per il produttore Cotignolese che detiene vigneti anche nel bel mezzo della vena dei gessi e che dedica alla bionda nipote Agnese, il vitigno romagnolo biondo per eccellenza. Criomacerazione e poi fermentazione e affinamento in solo acciaio. La mineralità è ben presente ma non invadente. L’olfatto si arricchisce di delicatezza agrumata per anticiparci una bevuta equilibrata che non si perde dopo la deglutizione.
- Bicocca 2021 – Vespignano
Prima annata e primo esperimento di Albana per la nuovissima azienda agricola Vespignano. Siamo sugli ultimi calanchi prima del gesso e le uve provengono da una vigna del 1941 allevata a pergoletta Romagnola. 1 giorno di macerazione sulle bucce con un risultato tutto sommato buono ma sicuramente da perfezionare.
- Anam Orange 2021 – Vigne di San Lorenzo
Scende in campo l’estroso Filippo Manetti e fa subito gol con questa superba espressione di Albana. Ben 1 mese di macerazione in anfora georgiana per poi concludere l’affinamento sulle sue fecce fini in acciaio per un anno senza chiarifiche né filtrazioni. Agrume candito, nespola e albicocca matura per un orange wine che non stanca mai.
- Marcello 2022 – Terrabusi
Siamo precisamente a Fognano, per conoscere un’altra realtà piuttosto giovane del mondo del vino Brisighellese. La loro Albana viene macerata per 5 giorni e affinata circa 6/7 mesi in legno. Profilo aromatico ricco, di grande profondità. Sorso di grande spessore che richiama il frutto maturo. Vitigno che si nasconde un po’ nella tecnica di vinificazione.
Famoso
Unico della sua batteria e ultimo assaggio dedicato al traminer Romagnolo.
- Doronico 2022 – Bulzaga
Argille e calanchi sono la culla di un vitigno che solitamente si esprime, per il territorio Ravennate, solo nelle pianure a destra della Via Emilia. Vinificazione totalmente in acciaio per una finezza di profumi molto particolare. Che sia un modo per rispondere al Famoso di Mercato Saraceno?