Arrivare ad Eboli, all’uscita dell’Autostrada A2 e che fare? Vi sarete chiesti in tanti, complice alcuni passi clou della narrativa italiana, perché menzionare proprio Eboli quale crocevia del Sud Italia. Una sorta di ombelico del mondo mediterraneo, posto equidistante tra le bellezze paesaggistiche della costiera e le porte d’ingresso sul Cilento e sul Vallo di Diano. Luogo intriso di storia e cultura, come testimoniano i numerosi reperti archeologici rinvenuti nei secoli.
Un passaggio tra le vie cittadine, in direzione Ermice, a contatto con tradizioni e natura. La visita al ManEs – Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele – realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei Campania – testimonia quanto detto. Dal terrazzo ai piani superiori si può ammirare la magnificenza dei tetti colorati, dei campanili e delle chiese, che si spingono fino alla Piana del Sele e di lì, nella quiete agreste, al mar Tirreno.
La stele romana ritrovata di recente riporta la scritta Eburum, antica denominazione di Eboli, chiamata in dialetto locale “Jevule” derivato, con ogni probabilità, da Eu bòlos (ευ βώλος, “buona zolla“), o dal mitico fondatore Ebalo, figlio della ninfa Sebeti e di Telone, re di Capri, menzionato da Virgilio alla fine del settimo libro dell’Eneide.
Tanta storia e altrettanta modernità, grazie al fiorente sviluppo del settore enogastronomico. Terra di mozzarella di Bufala, forse il territorio che più di altri ne produce per quantità nel rispetto dei protocolli tesi a un formaggio a pasta filata unico nel suo genere, dal sapore inconfondibile. Il Caseificio Fattorie Di Guida, tramite le parole del fondatore Enzo Di Guida, espressione vulcanica di cosa significhi fare imprenditoria di qualità, ci racconta delle difficoltà iniziali, nonché dello stile produttivo e della mozzatura, la fase conclusiva di un processo nato nelle stalle dal latte genuino di razze selezionate e curate con amore.
La differenza, spiega Di Guida, la fa l’artigiano della mozzarella, colui che riesce a curare ogni minimo particolare, valutando i mangimi naturali di propria creazione per le bufale, le attrezzature per la mungitura e l’occhio dell’uomo, unica unità di misura di incredibile precisione nella scelta della pezzatura, tra bocconcini, mozzarelle e la “Mammellona di Eboli”, marchio registrato e garantito.
Non sarà l’unica parentesi gastronomica del nostro racconto, che prosegue con l’incanto e la pace spirituale del Convento dei Cappuccini di S. Pietro alli Armi, ritornando sulle alture ove si intravede lo skyline di Eboli. Ad accoglierci padre Modesto Fragetti, già parroco del Convento dell’Immacolata di Salerno, Padre provinciale, maestro di novizi, missionario in Congo. Una vita per la Chiesa (oltre 50 anni di sacerdozio) al servizio dei più poveri e bisognosi. Ci accoglie come un amico fraterno, condividendo la casa dei monaci dotata di un chiostro del ‘600 di tale bellezza da togliere il fiato.
Il primo nucleo fu eretto nel 1080 dai frati Benedettini, autentici protettori della cultura e delle tradizioni romane e medievali, amanti della vite e delle piante officinali, abili copisti e traduttori. Furono chiamati a salvaguardare e bonificare il territorio, nel principio ecumenico del Ora et Labora, prega e lavora. La Chiesa fu trasformata in stile barocco nel XVIII secolo e riportata ai fasti di una volta nel 1928 dopo il crollo parziale del tetto. Una tappa obbligatoria per chi cerca nella calma serafica, nella riflessione e nella preghiera, un antidoto vitale ai ritmi forsennati che ci si impone nella vita odierna.
Quando lo spirito è rilassato, non resta che gratificare il corpo, procedendo spediti verso il Ristorante Il Papavero, dove ad accoglierci è lo Chef Executive – una stella Michelin – Fabio Pesticcio e la pastry chef Benedetta Somma, figlia di Maurizio Somma, il founder dalla mente lucida e visionaria. Portare il riconoscimento prestigioso della Guida Michelin a Eboli è stato merito di un progetto iniziato ben prima del lontano 2011, anno della stella, e che prosegue con qualità e ricerca continua con uno staff giovane e preparato.
Straordinario il piatto firma di chef Pesticcio: pasta mista con ragù di polpo, spuma di patate e coulis di pomodoro affumicato con olive. Un trompe-l’oeil di chiara efficacia, che gioca all’esaltazione delle materie prime, perfettamente riconoscibili nella loro mescolanza.
Non può mancare l’arte dell’abbinamento cibo-vino con la proposta di una talentuosa produttrice autoctona doc: Rossella Cicalese. Sua l’idea di recuperare, poco più che ventenne, gli antichi poderi dell’infanzia, preservando e presidiando l’ambiente circostante. Tre gli ettari coltivati a Eboli e quasi 2 a Perdifumo per un totale di bottiglie oscillante fra le 12 e le 15 mila annue.
Il Rosato 2022 Ephýra, ad esempio, Aglianico in purezza, è un vino di carattere molto versatile con le proposte culinarie della Campania, su pietanze di terra e di mare.
Arte, storia, cultura enogastronomica e spiritualità: Eboli è davvero una fermata di gusto per l’anima.
2 commenti su “Eboli: una fermata di gusto”
Un bellissimo scrittoarti che ti lascia il desiderio di venire a Eboli. Di approfondire i tanti argomenti. Grazie dalla Pro Loco Eboli
Un commento così ripaga delle tante fatiche che stiamo facendo con 20Italie per dare voce a territori, cantine, ristoranti e tutto ciò che concerne la gastronomia e l’agroalimentare. Grazie per il Suo supporto.