Casa del Nonno 13: rispolverare i fasti di un tempo si fa anche con serate di prestigio e gli Champagne della Maison Palmer & Co

Ci volle molto lavoro per creare un’immagine consolidata, tale da ottenere la meritata Stella Michelin sotto l’egida del compianto chef-architetto Raffaele Vitale. Ce n’è voluto anche meno per distruggere quanto di buono realizzato, ormai un pallido ricordo di una cultura gastronomica soppiantata da sofismi e virtuosismi a tratti inutili.

Recuperare terreno per la nuova gestione di Casa del Nonno 13 è stato un percorso sicuramente difficile, a cominciare dal restauro della maison-ristorante, tanto chic quanto complicata per manutenzione delle antiche stanze interne e dei magnifici giardini esterni appartenenti alla famiglia Angrisani. La nuova proprietà, rappresentata da Francesco Palumbo già titolare del Crub a Cava dei Tirreni, non ha lesinato risorse economiche ed umane alla ricerca dei fasti d’un tempo. La scelta dello chef Gioacchino Attianese a capo della folta brigata di cucina e di Alessandro Pecoraro a dirigere la sala, esperto del settore food and beverage, sta dando i suoi frutti aiutando i consumatori che conoscevano le altalenanti fortune del locale a recuperare quota di fiducia per il presente e il futuro.

I menu articolati di Attianese e la selezione in crescendo dei vini proposti da Pecoraro rassicurano sul prosieguo del percorso intrapreso; tuttavia in questa fase (e speriamo anche dopo), l’organizzazione di eventi a tema con degustazioni di prestigio rafforzano ulteriormente quel legame perduto con la tradizione e con i clienti. Presente, stavolta, un’altra importante “Maison” a Casa del Nonno 13, da un territorio che non ha bisogno di presentazioni: quello degli Champagne di Palmer & Co dai vigneti nelle propaggini di Reims.

Séléna Cortot, export manager dell’azienda, e Gianluca Martinelli il distributore per la provincia di Salerno, hanno condiviso una buona gamma dei prodotti che comprendeva il Brut Réserve, il Blanc de Noir, il Rosé da metodo Solera e l’Extra Réserve Grand Terroir. Gli stuzzicanti appetizer serviti in giardino comprendevano una pizzetta alla marinara cotta al vapore e forno, un tacos di genovese di tonno, la scapece di zucchine e pan brioche e la parmigiana in una polpetta, quest’ultima davvero sorprendente.

Alessandro Pecoraro all’atto dell’apertura dello Champagne Brut Réserve di Palmer & Co

Il Brut Réserve è stato un valido compagno mai invadente, gustoso anche per un semplice sorso d’estate, ricordando quanto detto dall’armatore Aristotele Onassis che avrebbe bevuto Champagne in ogni ora della giornata se il medico non glielo avesse impedito. Molti sostengono che le bollicine non siano affatto semplici da apprezzare, ma richiedano un palato predisposto e preparato. Io sono tra coloro che all’arte nobile del rifermentato sur lies preferisce i vini fermi senza anidride carbonica, ritenuti meno aggressivi.

Alessandro Pecoraro, interrogato sulla questione offre la sua personale interpretazione: “il problema risiede, oltre naturalmente nella qualità del prodotto, anche nella temperatura di servizio. Un eccesso di freddo penalizza nella forma e nella sostanza l’assaggio di uno Champagne, anche se questo significa andare contro la moda del momento. Alcuni estimatori, infatti, preferiscono apprezzare la bollicina a qualche grado di temperatura in più”.

Insomma, la frase di Sean Connery – alias James Bond nel film 007 Missione Goldfinger – che paragona un Dom Perignon del ’53 servito oltre i 4 °C peggio solo del frastuono provocato dalle canzoni dei Beatles, può esser valida soltanto in certi romanzi d’avventura (con buona pace per i “4 di Liverpool” che hanno scritto pagine indelebili nella storia della musica).

Al gambero rosso in pasta kataifi e agrodolce di peperone ed alla renfetella di polpo allo spiedo, friggitelli, lime e patate è stato invece abbinato il Blanc de Noir di Palmer & Co, blend in parti uguali di Pinot Noir e Pinot Meunier, forse la miglior etichetta della serata, con le tipiche note di bosco unite a frutti gustosi tra il tropicale ed il selvatico.

Seduti al tavolo nella quiete della coorte interna, la cena è proseguita con riso acquerello, scampi, rosmarino e limone accompagnato del Rosé Solera nettamente rivalutato rispetto ad alcuni anni fa, meno pomposo e più scattante dalla struttura tipica di un Rosé de Saignée a contatto con le bucce.

Chiusura sulla delicata cernia, l’orto e il suo guazzetto e su un dessert strepitoso a base di mousse di latte di bufala, fichi quasi caramellati, champagne e nocciole, con un brindisi finale a base della Grand Terroir millesimo 2015, vino da meditazione oltreché gastronomico.

Chef Attianese sa eseguire le proprie ricette con mano elegante, rispetto per le tradizioni e le materie prime, come un buon direttore fa con le diverse anime di un’orchestra lirica. Nessuna nota stonata, solo tanta voglia di farsi apprezzare per costanza e giuste contaminazioni di sapori.

Casa del Nonno 13

Corso Francesco Caracciolo 13

84085 Sant’Eustachio (SA)

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Luca Matarazzo

Giornalista, appassionato di cibo e vino fin dalla culla. Una carriera da degustatore e relatore A.I.S. che ha inizio nel lontano 2012 e prosegue oggi dall’altra parte della barricata, sui banchi di assaggio, in qualità di esperto del settore. Giudice in numerosi concorsi enologici italiani ed esteri, provo amore puro verso le produzioni di nicchia e lo stile italiano imitato in tutto il mondo. Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco per il 2021 e dell’Albana di Romagna per il 2022, nonché secondo al Master sul Vermentino, inseguo da sempre l’idea vincente di chi sa osare con un prodotto inatteso che spiazzi il palato.

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