Il tempo delle rose è finito, forse per sempre. Adesso, se si vuol godere appieno del Sangiovese in versione Chianti Classico, bisogna puntare dritto sul frutto, costi quel che costi. Di certo un cambiamento è in atto, anno dopo anno, nella potenza del sorso, nell’integrità dei tannini, nella piacevolezza complessiva.
La 2022 ha mostrato i toni caldi di una stagione che ha messo a dura prova la resistenza delle vigne ed i nervi dei produttori. La pioggia benefica primaverile e autunnale del passato è ormai un lontano ricordo, lo notiamo girando per Firenze a febbraio in manica di camicia. Restano gli eventi estremi che svaniscono con la stessa velocità con la quale causano anche danni devastanti. Nel difficile scenario odierno, si studia come diminuire le concentrazioni alcoliche e migliorare la parte antocianica sempre più sfalsata rispetto ai tempi ideali di vendemmia.
Non stupisce che il marcatore quasi ossessivo dei vini sia la spezia scura, che scatta con velocità precedendo di qualche lunghezza la celebre ciliegia. Quest’ultima si esprime su linee di confettura o di marasca sotto spirito, a discapito delle nuance tenere e delicate dei periodi freschi. Il futuro è già scritto e anche il gusto di chi giudica dovrà necessariamente adattarsi senza rimpianti.
Qualche sussulto a fasi alterne nella 2021, con maggiori picchi espressivi in positivo insieme a steccature inattese. Il tannino eccessivamente piacevole, o per meglio dire piacione della 2022, diventa ispido e difficile da elaborare. Domina un’immagine generale in chiaroscuro come fu per la 2018, con l’attenuante di speranza per il domani, grazie all’eleganza e alle sfumature ancora acerbe che promettono buona evoluzione.
È certamente un momento di festa per il centenario del Consorzio Vino Chianti Classico e per l’intera denominazione d’origine. Sfruttiamone i tempi felici per prepararci a dovere a qualsiasi mutamento climatico e di stile. Ora o mai più.
Ecco i nostri migliori assaggi, effettuati durante l’evento Chianti Classico Collection 2024, in ordine alfabetico così come proposto dalla tabella di degustazione riservata alla stampa. Sono i vini che si sono attestati su un livello pari almeno a 90 centesimi. Il panel è stato composto dai redattori di 20Italie: Alberto Chiarenza, Adriano Guerri, Ombretta Ferretto e dal direttore Luca Matarazzo
Chianti Classico Docg 2022
Brancaia
Castello di Ama – Ama
Castello di Querceto
Fattoria San Michele a Torri – Tenuta la Gabbiola
Gagliole – Rubiolo (campione da botte)
La Montanina
Monteraponi
Montesecondo
Mori Concetta
Oliviera – Lavoro
Podere Terreno alla via della Volpaia
Riecine
Rocca delle Macie
Tolaini – Vallenuova
Chianti Classico Docg 2021
Cafaggio
Carpineta Fontalpino – Fontalpino
Castello della Peneretta
Castello di Bossi
Castello di Radda
Cinciano
Dievole – Petrignano
Fontodi – Filetta di Lamole
La Croce
Le Fonti/Panzano – Le Fonti
Losi Querciavalle – Querciavalle (campione da botte)
Ottomani
Pensieri di Cavatina
Podere Capaccia
Podere Cianfanelli – Cianfanello
Pomona
Rinchiari Porciglia – Porciglia
San Giorgio a Lapi
Savignola Paolina – Ora
Tenuta di Lilliano – Lilliano
Tenute Squarcialupi – Cosimo Bojola
Valvirginio – Nero dei Venti
Villa Vallacchio
1 commento su “100 anni dalla nascita del Consorzio Vino Chianti Classico: le nostre impressioni sulla tipologia “annata” 2022 e 2021”